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Ricordare e condannare i crimini di Saddam



Da: Franco Ragusa <md1607@mclink.it>
A: Presidente del Consiglio <presidente@palazzochigi.it>, "On. Silvio 
Berlusconi" <BERLUSCONI_S@camera.it>
CC: agenziestampa

Egregio Presidente del Consiglio Berlusconi,
è di oggi la sua ennesima sortita tesa a ridicolizzare il movimento della 
pace.
Tra un bombardamento e l'altro su un Iraq che più indifeso non si poteva 
desiderare di trovare, i nostri TG non hanno mancato di raccontarci del suo 
rammarico per non aver visto manifestazioni di condanna dei crimini 
compiuti da Saddam.
Al di là dei toni, mi "consenta" di registrare l'approccio schizofrenico 
che lei continua a mostrare nei riguardi del "problema Saddam" e le 
questioni inerenti al diritto.
Delle due l'una, infatti: o siamo di fronte ad una nuova gaffe, o lei, Sig. 
Presidente, è probabilmente affetto da amnesie fulminanti.
Insomma, Sig. Presidente, senza peli sulla lingua, lei c'è o ci fa?
Ma si figuri se non c'è il desiderio di ricordare, a tutti noi, lei 
compreso, i crimini compiuti da Saddam.
Vogliamo iniziare con quelli compiuti durante la guerra contro l'Iran, con 
il sostegno degli USA e di gran parte dell'occidente democratico?
Vogliamo forse dimenticare l'uso massiccio delle armi di distruzione di 
massa contro i civili iraniani?
Ma allora, come oggi, si doveva scegliere.
Oggi tra Saddam e Bush lei sceglie Bush; durante la guerra Iraq-Iran il 
Bush di turno scelse, invece, di sostenere la guerra provocata dal 
criminale Saddam.
Probabilmente perché le armi di distruzione di massa sono motivo di 
apprensione a seconda dei casi e a seconda di chi le possiede.
Ma paradossalmente, oggi si dice che Saddam va fermato perché le sue armi 
di distruzione di massa ha già dimostrato di saperle usare.
Mi permetta di estendere l'equazione, allora, nei confronti di chi, quando 
Saddam dava simili dimostrazioni, fece come le tre scimmiette: non vedo, 
non sento, non parlo. E più delle tre scimmiette, decise pure di appoggiare 
il dittatore Saddam.
Nulla in contrario, quindi, nel voler inchiodare alle proprie 
responsabilità il criminale Saddam e chi lo ha colpevolmente sostenuto 
quando ancora c'era la possibilità di fermarlo.
Ma sapendo, purtroppo, che così non sarà, e dovendo per altro constatare 
che da parte sua c'è ancora molta voglia di distinguere e di scegliere in 
un simile panorama di "soggetti pericolosi per la pace", la prego, quanto 
meno, di evitarci le prediche e si assuma la responsabilità di chiamare le 
cose con il loro vero nome: tra la forza del diritto e il diritto della 
forza è più conveniente schierarsi dalla parte del più forte, punto e a capo.
Per quello che umilmente riguarda chi le sta scrivendo, non vi sono altre 
scelte da compiere se non quella di stare dalla parte del diritto.

Franco Ragusa

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Franco e' uno dei redattori di SottoVoce
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http://www.sottovoce.it