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Il Corriere si interroga sulla sconfitta dei pacifisti
Fonte: Corriere della Sera - 20 marzo 2002
CRISI E INIZIATIVE
"Non compriamo prodotti d'Israele"
Cgil, Cisl e Uil: 2 ore di sciopero
Ambasciata Usa
Veglia a Roma
MILANO - "Fermiamo la guerra" era lo slogan ufficiale della grande
manifestazione di Roma. Obiettivo fallito. Non sono bastate le marce nelle
strade, i due milioni e mezzo di bandiere arcobaleno esposte sui balconi.
Non e' bastato urlare "no war": il pacifismo non ha fermato la guerra. Ma
non e' una sconfitta, dicono molti. Nel movimento, pero', si fa strada il
dubbio che le marce e le bandiere non bastino piu' e rischino di restare
solo un simbolo, una testimonianza, un modo per salvarsi la coscienza.
"Nessuno dica che abbiamo perso - spiega Raffaella Bolini dell'Arci -. E'
vero, la guerra non l'abbiamo fermata, ma che tre mesi di mobilitazione
mondiale siano stati utili e' un fatto. Grazie alla pressione dell'opinione
pubblica, gli Stati Uniti sono rimasti isolati: l'Onu si e' chiamata fuori,
molti Paesi si sono schierati contro e anche l'Italia ha dovuto
barcamenarsi: si e' impegnata, ma in maniera marginale". "Certo - aggiunge
don Tonio Dell'Olio di Pax Christi - c'e' il senso della sconfitta,
l'amarezza per quello che sta accadendo. Ma io sono ottimista: abbiamo
ottenuto un grande risultato, la mobilitazione delle coscienze. Pensiamo
alle bandiere della pace: quando abbiamo iniziato credevamo a un fenomeno
minoritario, invece e' diventato di massa". Le manifestazioni pacifiste,
spiega Flavio Lotti , della Tavola per la pace, "non avevano come nemico
Bush o Saddam, ma l'indifferenza. E l'abbiamo sconfitta". "Cadute le prime
bombe - ha scritto Pierluigi Sullo su Carta - non assisteremo al ripiegarsi
del pacifismo, ma, al contrario, a una diffusione di atti concreti di
opposizione. Bush ha gia' perso la guerra". Bandiere della pace e
manifestazioni non sono state inutili, conferma Alessandro Marescotti ,
presidente di Peacelink: "Le bandiere sono una grande novita', un simbolo
trasversale che ha coinvolto persone di solito non sensibili a questi temi.
E la trasversalita' e' stata anche politica".
Eppure a molti non basta. Tra le voci critiche c'e' Pasquale Pugliese di
Lilliput, che ha scritto: "I pacifisti non disturbano il manovratore
imperiale per colpa di una debolezza storica: l'essere prevalentemente
movimenti straordinari e di testimonianza. Che si attivano, cioe', in
occasione dello scoppio delle guerre e, magari, non di tutte". Non e'
d'accordo Lotti: "Si poteva fare di piu' e c'e' stato un ritardo della
comprensione di questa crisi. Ma la responsabilita' e' soprattutto
politica. Pensiamo al Kosovo: quando Rugova venne in Italia a richiamare
l'attenzione sulla resistenza non violenta nessun politico lo ricevette,
noi fummo gli unici a sostenerlo".
Eppure anche il pacifismo sta cambiando volto e natura. "Pero' fermare i
treni e le azioni dimostrative non bastano - spiega don Dell'Olio -
Occorre, per esempio, sostenere il boicottaggio e le campagne contro le
"banche armate", che finanziano il traffico d'armi".
"Qualche volta - ha scritto Norberto Bobbio - e' accaduto che un granello
di sabbia sollevato dal vento abbia fermato una macchina". Questa volta no.
Di granello ce n'era piu' d'uno, ma ancora troppo pochi e nel posto
sbagliato, spiega Rodolfo Tucci , promotore italiano degli Human Shields
(gli scudi umani): "Se invece di 50 a Bagdad fossimo stati 5 mila o 50
mila, forse qualcosa sarebbe cambiato. Invece i movimenti pacifisti ci
hanno boicottato, forse perche' non abbiamo interessi politici. Salvo
venire a fare un salto davanti alle telecamere al momento giusto. Per il
resto hanno preferito usare i loro soldi, tanti, per sfilare con i
fischietti e le trombette nelle marcette per la pace. Hanno urlato "pace
pace", si sono ripuliti la coscienza e sono tornati in poltrona davanti
alla tv".
Due ore di sciopero, dalle 15 alle 17, in tutti i luoghi di lavoro subito
dopo l'attacco all'Iraq. La protesta e' stata decisa da Cgil, Cisl e Uil
che hanno anche previsto, qualora il conflitto scoppiasse tra venerdi' e
sabato, di spostare l'astensione dal lavoro a lunedi' prossimo. I sindacati
hanno anche deciso di accompagnare la protesta con manifestazioni in tutte
le citta' italiane, presidi e sit-in.
Centinaia di persone si sono riunite nella notte davanti all'ambasciata
degli Stati Uniti in via Veneto a Roma per la veglia organizzata dal
comitato "Fermiamo la guerra". I manifestanti, muniti di candele, hanno
srotolato striscioni e bandiere arcobaleno. Anche nei prossimi giorni sono
annunciati presidi davanti all'ambasciata. Le veglie di questa notte si
tenevano in contemporanea anche a Firenze e a Milano.
Boicottare i prodotti made in Israele. Non e' un vero e proprio invito, ma
certo il quotidiano di Rifondazione comunista Liberazione , che dedica una
pagina al "boicottaggio dell'economia di guerra israeliana", dimostra di
apprezzare l'idea. Definendola "un'arma pacifica alla portata di tutti, non
rivolta contro la popolazione". Secondo l'organo del Prc, in Italia sono
gia' in atto "centinaia di iniziative" in questo senso.
Alessandro Trocino