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Omicidio Giuliani, spunta il perito che scrive troppo
Fonte: il manifesto - 19 Marzo 2003
Omicidio Giuliani, spunta il perito che scrive troppo
Romanini, il balistico che ha firmato la tesi del "calcinaccio assassino"
aveva detto la sua fin dal 2001: legittima difesa
ALESSANDRO MANTOVANI
Carlo Giuliani "e' stato ucciso da un suo coetaneo terrorizzato e ferito,
mentre infieriva con inaudita violenza contro un mezzo dei Carabinieri,
cercando con tutto se stesso di arrecare danno e nocumento ai militari.
Questo e' tutto (...) La reazione del giovane carabiniere aveva evidenti e
giustificate connotazioni difensive, ma qui la cosa si prestava allo scopo,
tutto era perfetto, il frangente gli attori e la scenografia. Cosi' il
banchetto degli avvoltoi griffati e' iniziato, a cadavere caldo, con il
sangue che ancora colava: finalmente un martire, un buono ucciso da
squadracce repressive e violente guidate dai grandi burattinai. Finalmente
uno sbirro assassino!". Questa prosa un po' sanguinolenta appartiene al
professor Paolo Romanini, perito balistico che va per la maggiore ed e' tra
i pochi italiani insigniti del diploma internazionale in Firearms
Examination della Forensic Science Society britannica. I brani riportati li
ha firmati come editoriale sulla rivista d'armi che dirige, "Tacarmi", nel
numero 9 del settembre 2001, due mesi dopo il G8. E fin qui niente di male.
Se non fosse che Romanini, nel febbraio 2002, assumera' l'incarico di
consulente del pm genovese Silvio Franz, titolare del procedimento contro
il carabiniere Mario Placanica per l'omicidio di piazza Alimonda. Sara', di
fatto, il "coordinatore" di un pool di specialisti formato dal suo collega
Pietro Benedetto, direttore del Poligono della Beretta e degli industriala
armieri a Gardone Val Trompia (Brescia), dal "profeta" della Sacra sindone
Pietro Balossino come consulente per le immagini video e da Carlo Torre
(medico legale). Come e' noto il collegio formulera', sulla base di una
presunta anomala frammentazione della pallottola (mai ritrovata),
l'incredibile teoria del calcinaccio assassino, sostenendo che il
proiettile sparato verso l'alto era stato deviato verso lo zigomo del
23enne Giuliani dall'impatto con un grosso sasso, scagliato dai
manifestanti contro la jeep dei cc. Quelle conclusioni, contestate dagli
avvocati della famiglia Giuliani, Giuliano Pisapia e Lea Vinci, e dai loro
consulenti, sono indicate dal pm Franz come "la ricostruzione in assoluto
piu' attendibile" nella richiesta di archiviazione del procedimento
Placanica (discussione il 17 aprile). Anche se, per la verita', il pm non
dev'essersi fidato cosi' tanto se e' vero che ha riconosciuto comunque la
legittima difesa.
E' sconcertante che a dirigere il collegio, dopo due perizie in contrasto
tra loro, Franz abbia chiamato proprio Romanini, che anche al netto delle
chiacchiere da sbirri che lo vogliono piu' simpatico all'arma che non alla
polizia, aveva espresso con tanta veemenza le sue opinioni sul G8 ("immonda
caciara sfociata in tragedia") e persino su piazza Alimonda, ironizzando su
Giuliani "ragazzo che detestava la violenza" (virgolette sue). E visto che
Franz non legge "Tacarmi", poteva essere Romanini afare un passo indietro,
sia pure senza esservi obbligato (non era perito del giudice ma consulente
del pm) ma per ragioni di opportunita'. "Non ce n'erano - ha risposto ieri
Romanini - Quando scrivevo quell'articolo ero in veste giornalistica,
quando ricevo un incarico io assumo una veste tecnica e chiudo la porta a
tutto". Anche a se' stesso, par di capire. "Scrivevo di difesa giustificata
- ha insistito - ma noi abbiamo fatto solo la ricostruzione tecnica.
Peraltro non ero da solo, chiesi di essere affiancato. E il discorso del
sasso nasce nella parte analitica di Torre, e' stato lui a tirarlo fuori,
non io, e il Balossino ha poi lavorato sulle immagini".