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Gli indovinelli mediatici del "Corriere"



Gli indovinelli mediatici del "Corriere"

di Carlo Gubitosa - c.gubitosa@peacelink.it

Che razza di mondo e' quello in cui viviamo? I nonviolenti, descritti come 
pusillanimi complici delle dittature, sfidano i bulldozer con un megafono e 
sono pronti a scommettere la propria vita sul briciolo di umanita' che 
immaginano ancora presente in chi sta per ucciderli. Rachel Corey quella 
scommessa l'ha persa, e domani i suoi amici dell'International Solidarity 
Movement verranno ancora una volta insultati e dipinti come "amici dei 
kamikaze", "pacifisti a senso unico" e "antisemiti", mentre cercano 
solamente di occupare quei metri di terra che separano un bulldozer dalla 
vita e dagli affetti di famiglie gia' mutilate nel corpo e nell'anima. E 
tutto questo avviene mentre gli apparati militari, descritti come 
coraggiosi liberatori di popoli oppressi, non se la sentono di mandare a 
terra i loro uomini e preferiscono difendere i diritti umani da diecimila 
metri di quota, per avere la certezza di riportare a casa "i nostri 
ragazzi" senza nemmeno un graffio.

Che razza di mondo e' quello in cui viviamo? Oggi [18 marzo, ndr] il 
"Corriere della Sera" pubblica in prima pagina una bella cartina dell'Iraq, 
decorata con aeroplanini, omini e barchette che indicano le forze militari 
presenti sul territorio: tre basi usa con bombardieri B-1 in Oman, cinque 
portaerei nel Golfo Persico, due nel Mar Mediterraneo e migliaia di soldati 
in Turchia, Arabia Saudita, Gibuti, Kuwait, Emirati Arabi, Quatar e 
Bahrain. In un piccolo riquadro, intitolato "le forze irachene", scopriamo 
tutta la potenza del terribile esercito di Saddam Hussein: un esercito tra 
i 350 mila e il 425 mila soldati, che in base al principio di "dieci uomini 
in logistica per uno in battaglia" corrisponde a un massimo di 40/50 mila 
combattenti, e a questi vanno aggiunti circa 50 mila uomini della guardia 
repubblicana, 2.200/2.600 carri armati e circa 300 aerei da combattimento. 
Punto.
Come nei giochi di enigmistica dove si deve scovare l'errore in una 
illustrazione, anche quella cartina/risiko contiene un particolare 
mancante. Dove sono le armi di distruzione di massa? Dove sono le boccette 
di antrace sventolate da Powell, le bombe atomiche denunciate da Condoleeza 
Rice, le armi chimiche, i missili balistici, i satelliti laser e l'alabarda 
spaziale?

Possiamo annoverare delle armi di distruzione di massa nell'arsenale 
dell'Iraq? Se si', perche' il Corriere della Sera non le elenca tra le 
dotazioni dei "cattivi"? Se la risposta e' no, come mai l'autorevole 
quotidiano italiano non ha chiaramente spiegato ai suoi lettori che la 
questione del disarmo iracheno e' solamente un pretesto per una aggressione 
militare che non ha niente da invidiare all'invasione tedesca della 
Polonia? Come mai si lascia intuire questa agghiacciante verita' solo ai 
"solutori piu' che abili", in grado di svelare gli enigmi mediatici del 
"Corrierone" scovando le informazioni non scritte sulle cartine? Perche' 
nessuno si e' chiesto come mai Colin Powell e' stato autorizzato a 
sventolare una boccetta di Antrace alle Nazioni Unite senza maschere, tute 
protettive o protezioni di alcun genere, rischiando la sua vita e quella di 
altre persone? Se quella boccetta fosse sfuggita di mano cadendo al suolo, 
avremmo assistito a una strage di tutti i delegati del consiglio di 
sicurezza dell'Onu oppure allo smascheramento dell'ennesima farsa mediatica 
orchestrata dai teorici dell'"information warfare"?
"Basta questa per sterminare tutto il Senato Usa", ha detto il freddo Colin 
agitando la sua boccetta, e non so se ha detto la verita', ma so che quella 
boccetta, qualunque fosse il suo contenuto, sara' sufficiente a sterminare 
migliaia di vittime civili in Iraq.

Ron Paul, parlamentare Usa repubblicano eletto in Texas, ha rivolto al suo 
governo alcune domande scomode: "non è vero che il motivo per il quale non 
bombardammo l’Unione Sovietica al culmine della Guerra Fredda era che 
sapevamo che poteva reagire? Non è vero anche che adesso siamo disposti a 
bombardare l’Iraq perché sappiamo che non può reagire - il che conferma che 
non esiste nessuna minaccia reale?"

Insomma, si chiede Paul, perche' facciamo finta di combattere delle armi di 
sterminio di cui conosciamo perfettamente l'inesistenza? Perche' anche i 
nostri esperti, i nostri politici e i nostri editorialisti si prestano a 
questa farsa colossale, mentre la realta' di morte che stiamo per creare 
con la nostra complicita' sara' ben diversa dalla finzione che stiamo 
assecondando? Che razza di mondo, mio dio, e' quello in cui viviamo?
Che razza di mondo e' quello in cui viviamo, dove si confonde la guerra con 
la pace, la sicurezza con il sicuritarismo, la giustizia con i giustizieri, 
i pacifisti con i terroristi, i nonviolenti con i kamikaze, la legalita' 
con l'arbitrio, il dissenso con l'antiamericanismo, la democrazia con la 
legge del piu' forte, il diritto internazionale con la "realpolitik", le 
armi della pace con la pace delle armi?

Torno a casa e assisto all'ennesima farsa. Dopo aver sentito parlare per 
giorni della "temibile minaccia irachena", a poche ore dall'ultimatum sul 
teatrino del piccolo schermo si comincia a parlare di "guerre lampo" da 
chiudere in fretta con poche "bombe intelligenti". Come si fa a chiudere in 
fretta una guerra con un paese che dispone di armi di distruzione di massa? 
Disgustato, spengo il teleschermo, e mi chiudo nei miei pensieri.

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Carlo Gubitosa e' un giornalista freelance che collabora con l'associazione 
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