Comunicato Stampa
Striscia di Gaza, 17/03/03
10 uccisi nella Striscia di Gaza, di cui una ragazza
americana.
Tra il 16 e 17 marzo, dieci persone sono rimaste
uccise dal fuoco israeliano nella Striscia di Gaza.
Una di queste persone era un attivista nonviolenta
americana, membro dell'International Solidarity Movement (ISM),
un'organizzazione pacifista che da diversi mesi lavora nel sud della Striscia di
Gaza, nella città di Rafah.
Nel pomeriggio del 16 marzo, bulldozer dell'IDF
(Israeli Defense Force) sono penetrati in un sobborgo nei pressi del campo
profughi della città di Rafah, nell'estremo sud della Striscia, per effettuare
la demolizione di abitazioni palestinesi. Nel tentativo di bloccare
l'operazione, 8 attivisti dell'ISM si sono interposti tra le case e un
bulldozer; tra questi, Rachel Corey, ventitreenne statunitense, che e' rimasta
seppellita da un cumulo di macerie riversato sopra di lei dal bulldozer,
nonostante i suoi compagni urlassero al conducente di arrestarsi.
Un ragazzo di 17 anni e' invece rimasto ucciso nel
quartiere di el-Amal, nella città di Khan Younis, colpito dal fuoco israeliano
mentre giocava a calcio con alcuni amici tra i quali tre sono rimasti feriti,
mentre un uomo di 43 anni e' morto a Rafah.
Nella prima mattinata del 17 marzo nel campo profughi
di Nuseirat, sei palestinesi, tra cui una bambina di tre anni, sono rimasti
uccisi in seguito ad un raid effettuato dalle forze di sicurezza israeliane;
mentre nel nord della Striscia, nella cittadina di Beit Lahia, tre persone sono
state uccise e centinaia di palestinesi di età superiore ai 15 anni sono stati
arrestati, riuniti in una scuola e lì interrogati.
Questi fatti, purtroppo parte della normalità dei
Territori Palestinesi Occupati, aggravano la già critica situazione della gente
che vive nella Striscia di Gaza.
La presenza internazionale nei territori occupati e
nella striscia di Gaza in particolare, rappresenta in questo momento l'unico
strumento di protezione e sostegno per la popolazione civile palestinese; si
connota decisamente come una presenza nonviolenta, è capace di affiancare la
sofferenza e la disperazione dei civili costretti a vivere da più di due anni
nell'implacabile morsa militare israeliana. Non si tratta di persone che cercano
la morte eroica, né di esagitati ; si tratta di ragazzi di diverse parti del
mondo che mettono a repentaglio la propria vita per difendere nonviolentemente
quella di donne, bambini anziani come loro.
Non è la prima volta che gli internazionali diventano
obiettivo militare ed il prezzo in vite umane diventa sempre più alto, ma ci
sembra irrinunciabile l'opera di denuncia delle violazioni dei diritti umani, di
interposizione nonviolenta, di accompagnamento della popolazione , in cui sono
coinvolte persone di tante parti del mondo , in prima fila i gruppi nonviolenti
israeliani .
I volontari dell’Operazione Colomba - Associazione
Papa Giovanni XXIII, pur esprimendo forte preoccupazione per quanto accaduto,
confermano la loro presenza a fianco della gente comune, le prime vittime di
questo conflitto, le ultime ad essere ricordate.
Comunità Papa Giovanni XXIII- Operazione Colomba
Nonviolent Peace Corp
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