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Carlo Giuliani, che oggi avrebbe 25 anni



Fonte: http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=24051

Carlo Giuliani, che oggi avrebbe 25 anni

di Giuliano Giuliani

Oggi ricordiamo Carlo, al Gran Teatro romano di viale di Tor di Quinto. 
Compirebbe venticinque anni.

Carlo e' nato a Roma il 14 marzo del '78, pochi minuti dopo le venti (delle 
cose straordinariamente belle si perde spesso la precisione cronometrica). 
L'ho visto prima di Haidi, il cesareo le aveva tolto l'indiscutibile 
privilegio. Mentre lo guardavo, con l'emozione immensa che ti da' la 
grandezza della vita racchiusa nel piccolo corpo di un bimbo, mi sono messo 
a contare le dita delle mani e dei piedi. Era il modo, troppo banale, di 
rispondere all'invito pressante di controllare che fosse tutto intero.

Poi sono arrivate quelle maledette 17.27 del 20 luglio 2001. E dall'ora di 
questo terribile giorno ad oggi sono trascorsi un attimo e un secolo. Un 
attimo per il dolore terribile che resta, e restera' sempre, immutato. Un 
secolo per le tante cose che sono gia' successe, gli abbracci, le strette 
di mano, la vicinanza di tanti, gli incontri, le attestazioni di 
solidarieta', la ricerca della verita' e la consapevolezza crescente di 
tante persone libere e oneste.

Ricordiamo Carlo soprattutto per rimettere insieme questo secolo. 
Cominciando proprio dalla verita', con una tavola rotonda e un dibattito 
sul modo in cui e' stata ed e' tutt'ora informata l'opinione pubblica su 
quanto e' accaduto in piazza Alimonda.

Ho potuto godere della lezione di grandi maestri (uno di questi era 
Fortebraccio, quando si firmava emme e dirigeva un giornale del pomeriggio 
a Milano, agli inizi degli anni sessanta), che insistevano sulla necessita' 
di tenere distinta la cronaca dal commento, sempre legittimo. Una lezione 
scarsamente ascoltata. La frase "Carlo Giuliani, il no global ucciso a 
Genova mentre, con in mano un estintore, assaltava una camionetta dei 
carabinieri rimasta isolata e circondata" e' stata ricorrente e 
martellante, anche come didascalia di una fotografia altrettanto 
martellante e ricorrente. E' cronaca? Assolutamente no, e' un commento, per 
di piu' falso, se si eccettua il fatto che Carlo e' stato ucciso.

Non fermiamoci a quella sola fotografia. Guardiamo anche le altre, tutte le 
altre, guardiamo bene i filmati. La camionetta non e' isolata, e neppure 
circondata, a meno che non si vogliano attribuire intenzioni aggressive ai 
numerosi colleghi di reparto che sono vicini alla sua parte anteriore. 
Carlo non partecipa a nessun "assalto". Sopraggiunge fra gli ultimi. Quando 
raccoglie l'estintore da terra la pistola e' puntata da tempo. Vuole 
aggredire o disarmare? Il mio convinto commento e' che voglia disarmare, 
una cronaca obiettiva deve sempre porsi l'interrogativo. E l'estintore? In 
una fotografia (non se ne osservano mai abbastanza) si vede chiaramente che 
uno dei carabinieri che corrono dal primo tratto di via Caffa verso piazza 
Alimonda (perche' scappano dopo aver attaccato anche di fianco il corteo in 
via Tolemaide, per paura o, come qualcuno sospetta, per preparare la 
trappola?) ha in mano un estintore in tutto simile. E' lo stesso? 
Difficile, adesso, provarlo o negarlo, dopo che quello incriminato e' stato 
ridotto maluccio con le prove di tiro decise dai consulenti del pubblico 
ministero (e questa e' cronaca)! E si potrebbe continuare, per ore, per 
giorni, per un secolo, appunto. E parlare di corso Italia, della Diaz, di 
Bolzaneto, delle presenze politiche inquietanti nelle sale operative 
dell'ordine pubblico.

E parlare della guerra, del che fare per evitarla mentre e' gia' iniziata. 
Carlo ci ha insegnato ad amare la pace, a negare la guerra. A diffidare del 
potere, tanto piu' perfido quanto piu' si ammanta abusivamente di 
obbiettivi di democrazia, di valori (ma quali!), di consensi, estorti con 
le false promesse, le lusinghe, piu' frequentemente con la costrizione (che 
vergogna la campagna acquisti nei confronti dei paesi poveri per cercare di 
arrivare a contare fino a nove!).
Ci ha insegnato a distinguere. La resistenza dall'aggressione. La difesa 
dall'offesa. Ecco perche' offende e disgusta l'uso ignobile del nome di 
Carlo per operazioni di vigliacco sciacallaggio. Scellerato e vergognoso, 
perche', oltretutto, un volantino puo' scriverlo chiunque.

Ma non e' meno grave la scellerataggine di chi accusa i pacifisti di stare 
con Saddam. Basta e avanza rispondere che essere contro Saddam non dovrebbe 
significare essere contro i cinquecentomila iracheni morti con le prime 
bombe, come e' stato previsto e conteggiato.

Ho letto con commozione l'altro giorno, su questo giornale, il caro 
articolo di Nando Dalla Chiesa. Con la commozione che deriva dalla 
condivisione, ma prima ancora perche' il felice resoconto dell'accesa 
discussione con suo figlio mi ha fatto riandare per l'ennesima volta a 
simili confronti. E' proprio vero, Nando, una delle cose straordinarie che 
stanno succedendo, che sono gia' accadute, e' che sono i figli ad insegnare 
ai padri.

Carlo ci ha insegnato ad amare la vita, e quindi anche quella dei piu' 
deboli, dei piu' indifesi, anzi a cominciare da quella dei piu' deboli e 
degli indifesi.

E' per questa ragione che al Gran Teatro ci saranno anche la musica, le 
poesie, la satira. Come gia' a Genova nel luglio del 2002, vogliamo che sia 
una festa della vita, la festa del diritto alla vita, ai tanti, troppi 
diritti negati. Tutto cio' che ha ispirato e continuera' ad ispirare le 
canzoni, i versi, la serenita' e la naturalezza. E' il riscatto di una 
morte ingiusta. Ma vuole essere anche un messaggio di speranza. Per 
ritrovare strade di speranza verso un mondo migliore. Chi sara' li', ci 
sara' anche per questo.