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Lettera aperta al regista Franco Zeffirelli



Lettera aperta al regista Franco Zeffirelli

Di Santi Greco <santigreco@katamail.com>

Caro maestro Zeffirelli,
ho letto sul numero 11 dell'Espresso alcune sue dichiarazioni a proposito 
della necessita' della guerra e dell'orrore che prova nei confronti del 
pacifismo che sta dilagando in Italia, soprattutto quello di origine cristiana.
Lei afferma che la pace non esisterebbe se non ci fosse la guerra e che 
sono proprio i pacifisti ad alimentarla. Molte sono le cose che possiamo 
definire solo facendo riferimento al loro contrario, per cui possiamo 
parlare di pace perche' conosciamo la guerra e l'abbiamo provata sulla 
nostra pelle, cosi' come possiamo parlare di salute perche' abbiamo 
sperimentato la malattia. Ma non le pare che proprio come cerchiamo di 
evitare le malattie, potremmo cercare di evitare la guerra? Ritiene che non 
possano esserci alternative?
Non e' un prezzo troppo alto da pagare la morte di migliaia di persone 
innocenti al solo scopo di riuscire a catturare un dittatore o un 
terrorista? Noi, che ci definiamo i piu' sapienti tra tutti gli esseri 
viventi, possibile che non riusciamo a trovare un'alternativa valida alla 
violenza per risolvere i conflitti? E se il dittatore riesce a fuggire? Chi 
potra' ripagare il sangue sparso? Magari potessimo ridare la vita a chi e' 
morto inultilmente! Ma non sappiamo farlo ed allora e' meglio riflettere 
bene prima di agire, visto che e' impossibile tornare indietro.
Non credo che, come afferma lei, essere contro la guerra significhi 
proteggere criminali come Saddam Hussein ne' che chi sventola le bandiere 
arcobaleno pensi che non ci sia piu' il male e creda di vivere nel paradiso 
terrestre. Anzi, mi pare che sia proprio il contrario. Non mi sembra che 
uccidere si possa definire bene, per cui finche' ci saranno guerre il male 
stara' sempre davanti ai nostri occhi.
Secondo il suo parere anche la Chiesa sta sbagliando, perche' dovrebbe 
limitarsi ad agire nell'ambito della sfera religiosa senza sbavare sugli 
interessi materiali di un governo o dell'altro. Non mi pare che le cose 
stiano in questo modo. Se si e' credenti lo si e' sempre, in ogni luogo, di 
notte e di giorno, quando si dorme e quando si e' svegli, quando si lavora 
e quando si riposa. Se un governante e' credente lo e' sempre, anche quando 
si occupa di politica. Nel momento in cui comincia a separare le due cose, 
a condurre una doppia vita, non e' piu' credente. Non credo che si possa 
avere una fede a giorni o ore alterne. La Chiesa vuole ricordare questo ed 
anche che non si puo' essere cattolici ed uccidere.
C'e' un nostro comune amico che aveva le idee ben chiare al proposito e, in 
piena guerra, oso' presentarsi ad un mussulmano e parlargli di pace: non 
venne ascoltato ma ci provo'. Proprio come ha provato a fare il Papa con 
Tarek Aziz.
Un gesto di tolleranza o un compromesso puo' sortire un risultato migliore 
di un gesto di violenza e, nel caso fallisca, lo si puo' ripetere ancora e 
poi ancora...
Sono certo che nel suo cuore anche lei desideri la pace per tutti ed in 
nome di questa pace le invio un cordiale saluto.