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Appello "agli estremi confini della speranza"
Segnalo il seguente appello, che gira in rete da alcuni giorni e che sta
ricevendo parecchie adesioni fra il popolo della Pace, fra cui quella
illustre dello scrittore Ettore Masina.
Luca Salvi, VR
5 marzo 2003
APPELLO A PAPA GIOVANNI PAOLO II PER UN VIAGGIO A BAGHDAD,
"AGLI ESTREMI CONFINI DELLA SPERANZA".
Santo Padre,
Nel giorno di digiuno e preghiera da Lei indicato per la Pace, come membri
della società civile, esponenti di associazioni, gruppi, coordinamenti e
singoli cittadini mobilitati contro la guerra, intendiamo esprimerLe la
nostra ammirazione e riconoscenza per quanto sta facendo per la Pace e
rivolgerLe un estremo appello.
Condividiamo con Lei e con tutti gli uomini di buona volontà la convinzione
che bombardare gli uomini, le donne e i bambini iracheni per "prevenire"
future azioni del loro governo sia inaccettabile, contribuirebbe
all'ulteriore sviluppo del terrorismo, destabilizzerebbe tutto il Medio
Oriente. E soprattutto porterebbe nuovi e gravi lutti ad una popolazione
già provata da oltre un decennio di embargo, che ha l'unica colpa di essere
governata da un tiranno. E' davvero folle e diabolico pensare di accanirsi
ulteriormente contro un popolo che vede morire in media 250 bambini al
giorno e affrontare così incoscientemente il rischio di aprire le porte
dell'inferno in Medio Oriente e di gettare il mondo intero nel caos.
Santo Padre, milioni di persone in tutto il mondo da mesi si sono
mobilitate e lavorano instancabilmente per la Pace, ma alcuni fra i potenti
della terra sembrano aver deciso che la guerra ci sarà comunque e rimangono
sordi perfino ai Suoi appelli. Giunti a questo punto, solo la preghiera e
un miracolo sembra in grado di fermare la guerra, ma anche un Suo gesto
clamoroso:
Un suo viaggio a BAGHDAD, fino "agli estremi confini della speranza",
rappresenterebbe un gesto straordinariamente forte e profetico,
sconvolgerebbe i piani di chi ha già deciso la guerra e, da quella terra
martoriata, la Sua voce potrebbe richiamare con ancora più forza i potenti
alle loro responsabilità, gridando al mondo che il problema dell'Iraq si
può risolvere non continuando a minacciarlo o attaccandolo ma
dichiarandogli PACE, cominciando ad abolire l'embargo e a fornire cibo,
medicine ed aiuti alla popolazione stremata. Solo così potrà ripartire il
dialogo e la ricerca di una soluzione pacifica sotto l'egida dell'ONU che
porti al disarmo e al ripristino dei diritti umani, non solo in Iraq ma, in
seguito, anche in tutto il mondo!