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Il no alla guerra di CL
COMUNIONE E LIBERAZIONE, 13 Febbraio 2003
No, come non ci aveva convinto Bush padre, così non ci convince Bush
figlio. Non riusciamo a capire perché Saddam sia il più cattivo di tutti,
perché sia il più pericoloso, perché il suo abbattimento sia così
indispensabile alla lotta contro il terrorismo. Anzi: rispetto ad altri
regimi, la tirannia di Saddam appare più moderata. Valga per tutti la
tolleranza nei confronti delle Chiese cristiane, che in Iraq esistono; in
altri Paesi, no.
Siamo contro questa guerra; siamo con il Papa, che la vede sproporzionata
come metodo e come scopo e sta ricorrendo a tutti i mezzi leciti per
evitarla: per evitare che i poveri irakeni, oltre alloppressione umana e
politica, debbano essere esposti ai ben più mortali bombardamenti aerei. E
tutti noi alle conseguenze di un inutile conflitto.
Noi siamo con il Papa non solo contro la guerra, ma soprattutto a favore
della sua opera di costruzione della pace. Il Papa non delegittima
lAmerica; non dice che è la sentina di tutti i vizi del ricco Occidente;
non sbattezza, né scomunica i soldati cattolici che sono partiti per lIraq;
ma tutti invita a unirsi a lui nella preghiera («Solo un intervento
dallAlto può far sperare in un futuro meno oscuro& invito tutti a prendere
in mano la Corona per invocare lintercessione della Vergine Santissima»;
Angelus del 9 febbraio 2003) e nella ricerca del modo più adeguato per
combattere la violenza che grava su di noi.
Di questo modo più adeguato noi vediamo un aspetto irrinunciabile: la
salvaguardia della libertà. La libertà di credere, la libertà di
esprimersi, la libertà di operare per un futuro migliore; la libertà della
Chiesa e la libertà dello Stato; la libertà delle istituzioni e la libertà
della democrazia. LAmerica è un esempio di questo; ne è così esempio che
risulta quasi come un sogno, soprattutto per i più diseredati. Per questo
anche se il governo americano, nel frangente attuale, sbaglia, noi
allAmerica non rinunciamo, anche perché in America si può essere contro la
guerra dellAmerica. In troppi Paesi una simile libertà non è nemmeno
sognata. Noi siamo cittadini dellItalia, alleata degli Stati Uniti, noi non
bruciamo le bandiere americane, non inseguiamo lutopia di società talmente
perfette che sia inutile essere buoni. Non ci sentiamo a posto perché
facciamo dichiarazioni approvate dalla maggioranza.
Noi sentiamo responsabilità, amarezza e pena per le contraddizioni che non
si riescono a sciogliere; per limpotenza degli organismi internazionali;
per i condizionamenti che, inevitabilmente, legano i rapporti tra gli
Stati. Sappiamo che la nostra libertà deve essere usata per cambiare le
cose con fatica, determinazione e civiltà di scelte.
Il vero movimento per la pace è un movimento di educazione, in cui si
affermi come coscienza di popolo la scelta che il male - terribilmente
presente anche in ciascuno di noi e non solo in un nemico esterno (che
cambia a seconda della parte con la quale ci si schiera) - non vinca sul
bene. Così che ogni giudizio e azione siano fattori di pace, di giustizia e
di civiltà. Appunto.