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L'eutanasia silenziosa della piccola editoria



Fonte: http://www.ilbarbieredellasera.com/article.php?sid=6446

25.02.2003
Non si uccidono così anche i piccoli editori?
di Anonimo

Berlusconi aumenta le tariffe postali di 3 volte per i partiti e le 
associazioni, ma salva i giornalini religiosi. L'ANES (Confindustria) 
ricorre al TAR, l'USPI minaccia azioni legali

La vicenda è di quelle che ti fanno capire come per "normalizzare" 
l'opinione pubblica non sempre sia necessario il bastone. Basta un 
normalissimo decreto.

A novembre, con un decreto del Presidente del Consiglio, Berlusconi ha 
triplicato le tariffe postali per tutte le testate che spediscono meno del 
60% di abbonamenti "a titolo oneroso" e non sono iscritte al Registro per 
gli Operatori della Comunicazione.

Come dire: non potendo tappare la bocca a partiti, associazioni di 
categoria e sindacati, gli taglio le gambe in maniera trasversale. La 
tariffa passa da 9 centesimi di euro a 28 centesimi, e facendo una mano di 
conti si capisce che spedire 12 numeri all'anno di un mensile che tira 5 
mila copie comporta un esborso di oltre 10 mila euro in più rispetto ai 
budget preventivati (vedi il decreto al sito 
http://www.uspi.it/dpcm27.11.02.html).

I risultati sono scontati: in Italia diventa praticamente impossibile 
svolgere attività di sensibilizzazione e propaganda (anche elettorale) 
facendosi "in casa" il proprio giornale.

Piangono i partiti, le associazioni economiche ed i sindacati, ma non le 
parrocchie e gli enti religiosi, espressamente esclusi (guarda caso) dal 
decreto. Ridono i grandi editori, le cui testate non sono minimamente 
toccate dal problema, potendo contare su un bacino di abbonamenti onerosi 
superiore al 60%.

Poi, dal caos emerge una certezza: oltre a tagliare le gambe alla società 
civile, il nuovo tariffario azzera l'attività di centinaia di editori 
tecnici specializzati, in particolare quelli iscritti all'ANES, che fa 
riferimento a Confindustria. Apriti cielo. Le Poste fanno dietrofront e in 
una interpretazione diramata il 21 gennaio 
(http://www.uspi.it/chiarimentoposte.html) si precisa che gli abbonamenti a 
titolo oneroso potranno essere sottoscritti sia direttamente dai 
destinatari che indirettamente da terzi. L'escamotage consente ad 
un'associazione o ad un partito, ad esempio, di cedere la propria testata 
ad un piccolo editore e continuare a fruire delle agevolazioni postali, 
pagando l'abbonamento non solo per i propri soci, ma per tutti coloro che 
sono in indirizzario (in genere amministratori, politici, simpatizzanti e 
così via).

Immagino che da gennaio ad oggi si siano stipulati centinaia di contratti 
di quel tipo.

Sembrava tutto chiarito. Invece, il 20 febbraio, un nuovo colpo di scena. 
Le Poste si rimangiano la parola, fornendo una nuova interpretazione del 
decreto, ancora una volta a firma del Direttore della Divisione 
Corrispondenza di Poste Italiane S.p.A., Dott. Giuseppe Pantano: "si 
precisa che gli abbonamenti a titolo oneroso, obbligatori nella misura di 
almeno il 60% del totale degli abbonamenti relativi alle pubblicazioni 
edite dai soggetti iscritti al ROC, devono essere stipulati dai destinatari 
e non anche indirettamente da terzi" 
(http://www.uspi.it/nuovainterpretazione.html). L'esatto contrario di un 
mese prima.

Panico fra gli editori, che hanno stipulato contratti sulla base di costi 
di spedizione che lievitano di tre volte.

Questa volta è guerra. L'ANES ricorre al TAR (www.anes.it), mentre l'USPI 
minaccia addirittura di trascinare in tribunale i responsabili della 
modifica interpretativa. Di sicuro c'è che il decreto mette a rischio la 
sopravvivenza di centinaia di testate ed altrettanti posti di lavoro, di 
grafici e giornalisti specializzati che usufruiscono del CCNL.

Molti posti di lavoro. Compreso il mio, purtroppo. Ma la FNSI non può 
prendere posizione su una cosa di questo genere?