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[comunicati_lilliput] Se la cultura politica tradizionale noncomprende la nonviolenza.
Nota stampa Rete Lilliput
Ufficio Stampa: Cristiano Lucchi 339/6675294 - ufficiostampa@retelilliput.org
Domande aperte a chi, inserito nel solco della cultura politica
tradizionale, anche progressista, non comprende il valore della nonviolenza.
FIRENZE, 25 FEBBRAIO - Rete Lilliput nota l'estrema difficoltà che la
cultura politica tradizionale dimostra nell'ascoltare, nel capire e
nell'uscire da una considerazione stereotipata del "nonviolento" e
dell'"azione nonviolenta". Ilvo Diamanti su Repubblica, Piero Ostellino sul
Corriere della Sera, Luciano Violante sull'Unità, per citare solo alcuni
casi, accolgono e propongono della nonviolenza soltanto la parte
'a-violenta', tutta inscritta nell'ordine e nella tradizione legalitaria.
Si è nonviolenti solo promuovendo assemblee, dibattiti, manifestazioni,
comunque forme di protesta tradizionale verso un sistema giudicato nel suo
complesso negativo. Vorremmo cogliere l'occasione aprire un dibattito su
alcune questioni.
A) Lo sciopero o l'obiezione di coscienza al servizio militare sarebbero
mai diventati un valore condiviso dei paesi democratici se qualcuno non
avesse iniziato a praticarli illegalmente?
B) Non credete che sia proprio ora il tempo di provare ad contaminarsi con
culture e tradizioni 'altre', facendo proprie, almeno in via sperimentale,
pratiche di obiezione e di boicottaggio generalizzate, al fine di
rinnovarsi e di rendere più efficace la propria azione politica?
C) Non pensate che il dissociarsi da queste pratiche provochi proprio una
perdita di consenso, ma alla rovescia, cioè vada a pregiudicare
definitivamente il rapporto tra il popolo pacifista ed il centrosinistra,
predisponendolo ad una nuova, ineluttabile debacle elettorale?
D) Non pensate che proprio questo vostro 'star distanti' renda più facile e
probabile - proprio come è accaduto a Genova - il fatto che 'disobbedienti'
e 'lillipuziani' vengano sistematicamente picchiati e repressi, socialmente
isolati e perdano così, anche per vostra responsabilità, il consenso
sociale?