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Op Colomba: Striscia di Gaza - Martedì 25 febbraio 2003



 
Martedì 25 febbraio 2003 - 13.52
 
Nello stesso giorno della massiccia incursione delle forze israeliane nell'area di Beit Hanoun, a nord della Striscia di Gaza, costata la vita a 7 palestinesi e più di 25 feriti, nella zona sud della Striscia, a Khan Younis, un soldato dell'IDF (Israeli Defense Force) è rimasto ucciso in seguito al tiro di un cecchino palestinese appostato su di un palazzo disabitato, il più esposto verso un avamposto militare a protezione del blocco degli insediamenti di Katif. L'azione, in seguito rivendicata dal FPLP (Fronte Popolare di Liberazione della Palestina), è stata compiuta a Tufah, l'area del campo profughi di Khan Younis più a contatto con i territori occupati da coloni ed esercito israeliani. In questa zona infatti, che è una prima linea di combattimento, ogni notte si consumano scontri tra la resistenza palestinese e le forze di sicurezza israeliane.
Per "ragioni di sicurezza", dall'inizio di questa seconda Intifada, l'esercito israeliano ha demolito decine di abitazioni creando una sorta di zona cuscinetto tra le case del campo profughi e il muro di cemento che li separa dagli insediamenti sul mare.
Gush Katif (letteralmente "blocco di Katif") è un'area larga circa 4 km ed estesa per 15 km di costa sud della Striscia, separata dai territori palestinesi da reti metalliche e in certi punti da una barriera di cemento (come a Tufah), all'interno del quale vi sono 11 insediamenti israeliani (considerati illegali secondo il diritto internazionale) abitati da quasi 5000 coloni e un'enclave palestinese di circa 8000 persone sparsi in diversi villaggi lungo tutta l'area, che prende il nome di al-Mawasi. La vita per i palestinesi di Mawasi è resa difficile dalla presenza di due check-point che li separa dal resto della Striscia ed essendo l'area priva di alcuni servizi fondamentali (le strutture mediche sono pressoché inesistenti salvo due ambulatori medici e c'è un'unica scuola) diventa indispensabile uscire da al-Mawasi, unicamente dai due check-point controllati dall'esercito israeliano il quale, per "ragioni di sicurezza", regola il flusso dei palestinesi da una e dall'altra parte.
Il locale Centro per i Diritti Umani (www.pchrgaza.org) ha registrato diversi casi di persone a cui non è stato permesso il ritorno alla propria casa nell'area di Mawasi per diversi mesi e alcuni casi di palestinesi che sono stati feriti dai soldati israeliani mentre attendevano di passare il check-point.
All'attacco compiuto nella mattinata del 23 febbraio in cui è rimasto ucciso un capitano dell'IDF è seguita nel pomeriggio una prima risposta da parte israeliana in una zona prossima a Tufah, Namsawi, in cui l'esercito ha aperto il fuoco da un avamposto militare su un campetto di sabbia dove alcuni ragazzi giocavano a calcio: un quindicenne è rimasto ucciso e altri cinque feriti.
Una seconda risposta all'uccisione del militare è avvenuta nella notte, allorché tank e bulldozer dell'IDF sono penetrati nell'area di Tufah demolendo cinque abitazioni, alcune delle quali già rese inabitabili per le passate e ripetute incursioni. Tra le abitazioni demolite anche lo stesso palazzo da cui nella mattinata il cecchino palestinese aveva colpito con un'arma di precisione. Molte famiglie di Tufah avevano evacuato le proprie abitazioni già nelle ore precedenti all'incursione, temendo un'azione di rappresaglia.
L'IDF si è ritirato dalla zona soltanto intorno alle 6 del mattino, lasciando sul campo macerie e nessun ferito.
Durante la stessa giornata infine, incursioni e demolizioni da parte delle forze di sicurezza israeliane sono avvenute nell'estremo sud della Striscia di Gaza (e si registra anche la demolizione di una moschea già resa inutilizzabile dai continui tiri dal vicino avamposto israeliano), nonostante le azioni di interposizione dei volontari dell'ISM (International Solidarity Movement).
Negli ultimi giorni si registra inoltre un massiccio spostamento di tank israeliani all'interno di Gush Katif e lungo la "green line", il confine tra Territori Palestinesi e Israele, mentre anche oggi il traffico palestinese lungo l'unica strada che collega da nord a sud la Striscia di Gaza ha subito rallentamenti in seguito alla chiusura del check-point di Abu Holi (Khan Younis) e della strada che costeggia il mare, nei pressi dell'insediamento di Netzarim: una misura "punitiva" già messa in atto per tre giorni consecutivi nel corso della passata settimana e che ha provocato il completo collasso della circolazione dei palestinesi lungo la Striscia di Gaza, in seguito al lancio di razzi di tipo Qassam da parte palestinese nella località di Sderot, nel deserto del Negev, dove si trova la fattoria del primo ministro israeliano Sharon.
 
Continua la presenza dei volontari dell'Operazione Colomba nel sud della Striscia di Gaza, in sostegno a chi, sia da parte palestinese che da parte israeliana, sostiene che la nonviolenza sia l'unica strada percorribile per la risoluzione del conflitto.
Operazione Colomba rimane al fianco della popolazione palestinese che più di tutti in questo momento sta subendo la violenza della guerra e l'indifferenza dei media e della comunità internazionale di fronte alla continua violazione dei diritti umani perpetrata dalle forze di sicurezza israeliane nei Territori Palestinesi.