21
febbraio 2003 Gaza Strip: Considerazioni su di un check point
Le
conseguenze delle nostre scelte.
Quando si fa un azione, la si compie per ottenere
degli effetti desiderati. Ma anche ogni azione porta ad effetti non cercati.
Cosi anche per chi ha costruito il sistema di check point che spezza in tre
parti la Striscia di Gaza.
Le
conseguenze attese.
Venerdì 21 febbraio. Coda lunghissima per moltissimi
che tornavano dal pellegrinaggio dalla Mecca...taxi stracarichi di valigie,
gente ferma anche da tre giorni perché aveva perso l’orario (sconosciuto a
tutti) di apertura del check point che collega la parte sud e nord della
striscia. Famiglie intere in attesa. Giorno e notte. "Senza sapere quando sarà
una luna nuova."
Il giorno prima il passaggio era aperto solo dalle 3
alle 4 di notte, senza preavviso. Oggi aperto il pomeriggio. Questi blocchi alla
viabilità interna della Striscia contribuiscono a indebolire ulteriormente la
già debolissima economia della Striscia.
N. fa il tassista; dopo il primo mese di questo nuovo
acuirsi del conflitto (ottobre 2000, con conseguente chiusura di tutti i
passaggi con Israele) ha dovuto vendere le 3 auto che aveva per mantenere la
famiglia. Oggi ha un auto sola. Poco lavoro, pochissimi soldi, famiglia
numerosa.
N. è uno che stava bene e ora sta peggio, però ha pur
sempre mantenuto il lavoro, anche se con molti meno introiti. E tutti quelli che
il lavoro lo hanno perso?
La caduta dell’economia palestinese insieme alle
lunghe attese snervanti con ciò che ne consegue (blocco scambi commerciali,
niente scuola, niente visita all’ospedale, niente presenza sul posto di lavoro,
rinvio di impegni, spese aggiuntive per dormire fuori casa,ecc...) sono degli
effetti cercati da chi vuole che più palestinesi possibile se ne vadano da qua.
La povertà nella Striscia è aumentata di molto dal settembre 2000, inizio di
questa nuova fase del conflitto.
Molta gente ha perso il lavoro e i prezzi sono
aumentati. Cosi oggi 1 milione e 250 mila persone vivono sul 58% dell’intero
territorio della Striscia di Gaza; il 70% degli abitanti della Striscia vive al
di sotto della soglia di povertà (cioè con meno di 1.300.000 schekel, 260 euro).
Il 20% dei bambini sotto i 16 anni hanno smesso di andare a scuola per
intraprendere un lavoro (ovviamente in nero). Nel rimanente 42% del territorio
della Striscia vivono 5.000 coloni israeliani.
Domenica 16 febbraio. A. a 10 figli, tutti sposati.
Sta andando a trovare la famiglia di una figlia nella parte sud della Striscia;
lui vive nella parte nord. Ci incontriamo sul taxi. Parla bene inglese.
Arrivati al check point, lunga coda di attesa. Dopo
20 minuti il tassista decide di tornarsene indietro. Noi scendiamo e , come
consuetudine qua, ci cerchiamo posto su uno dei mezzi fermi in coda. Dopo altri
20 minuti la coda si muove. Arriviamo in prossimità del passaggio, ma il
semaforo che regola il transito diventa rosso. Saranno passate circa 10 auto. Ci
fermiamo. Ma una mano sbuca dalla torretta - bunker a 10 metri da noi. Ci dice
di tornare indietro. Siamo troppo vicini a loro. Cosi con manovre tra blocchi
enormi di cemento che delimitano le due corsie della strada ma la rendono anche
molto strette, torniamo indietro nella nostra attesa. A. dice: "E una vita dura stare qua. Ditelo in Italia
come siamo costretti a vivere".
Le consegue
inattese
Per motivi di sicurezza (e non per la riduzione del
traffico come in Emilia Romagna il giovedì e la domenica), al check point si
passa solo se sull’auto si è almeno 3 persone. Ovviamente, come in Italia,
ognuno ha i suoi impegni ed i suoi orari, per cui è difficile che ci si accordi
per spostarsi da una città all’altra.
Ci sono famiglie qua che non hanno da sfamare tutti i
figli. Cosi i più grandicelli si arrangiano come possono per mangiare e magari
portare qualcosa anche a casa.
Tutto il giorno, sulla strada, molti bambini,
aspettano che le auto che passano li carichino. Ogni bambino guadagna 1 schekel
(350 lire circa, ci puoi comprare mezzo chilo di pane o due snack) se si fa
portare oltre il check point. Serve a far numero se sull’auto si è meno di 3.
Cosi tutto il giorno e fino a sera inoltrata, spesso senza tornare a casa per
giorni, dormendo qua in strada vicino al check point, diventando grandi troppo
in fretta.
In Sud America li chiamano “ninos de
rua”..
Salam Shalom
Piergiorgio
www.operazionecolomba.org
|