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Farmaci e proprietà intellettuali.



Farmaci e proprietà intellettuali.

Farmaci e terapie sono il prodotto di complesse attività di ricerca, di
vittorie che l'umanità mette a segno mettendo in campo tutte le sue risorse
tecnologico-culturali. In palio c'e la salvaguardia della specie dalla sua
stessa fine. Il sollievo dalla paura di dover affrontare il fischio finale
della propria esistenza, senza poter sperare nella solidità di una difesa
capace di rilanciare il contropiede vincente. Ma questa speranza pare la si
debba concedere solo ad organizzatori, spettatori paganti, abbonati via
cavo e tutti coloro capaci di pagare in contrassegno, e molto spesso in
anticipo, le spese di tutto il campionato. Gli altri devono rimanere fuori,
con le loro radioline in mano a frugare tra le frequenze, immaginando
fulminei scambi di prima che qualcuno proverà a  ripetere con improbabili
palloni. Nulla di strano, il mercato tutela i propri prodotti, appellandosi
al diritto di proprietà delle ricerche, il "Trips Trade", corrispettivo
farmaceutico del diritto d'autore applicato a musica e libri. Questa
formulazione della proprietà intellettuale, garantisce ai produttori di
nuove molecole e terapie un'esclusiva ventennale su produzione e
distribuzione, in modo da assicurare i proventi necessari per le ricerche
future. In questo modo, però, l'accesso alle terapie viene garantito
solamente a chi può sostenere l'onere dei farmaci personalmente o
attraverso la copertura del sistema sanitario nazionale. Ma, capite bene,
per trenta milioni di sieropositivi in attesa di cure, non possedere
abbastanza denaro per pagare le medicine, non è esattamente come trovarsi
sprovvisti di biglietto per una qualsiasi partita, di un campionato
qualsiasi, di un qualsiasi dannato sport. Tant'è, il Wto (World trade
organizzation) non riesce a superare l'ostruzionismo statunitense, a difesa
degli interessi del colosso stellestrice Big Pharma e di tutti coloro che
non vogliono rinunciare ad un giro d'affari di 50 miliardi di dollari.
Nessuno potrà produrre o importare farmaci salvavita a basso costo almeno
fino al 2016, nonostante gli sforzi di mediazione dell'Unione europea e la
diserzione di Brasile e India, che, di fronte all'emergenza umanitaria,
cercheranno di forzare il blocco delle multinazionali del farmaco
attraverso la copiatura dei principi attivi, ed il commercio clandestino. A
rischio di pesanti sanzioni commerciali e ripercussioni legali, ma
fermamente sostenuti da organizzazioni umanitarie come Medici Senza
Frontiere pronte a far di tutto per impedire alle persone di morire. Le
ragioni del mercato sembrano insuperabili anche di fronte all'emergenza
umanitaria, e non rimane che chiedersi se vi siano possibilità di
salvaguardare le vite umane senza colpire il mercato, o piuttosto non sia
il mercato a crescere come un parassita a ridosso degli spettri della
morte.	     
   								Andrea Piras