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La nonviolenza e' in cammino. 491
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 491 del 29 gennaio 2003
Sommario di questo numero:
1. Peacelink, tutti giu' per terra
2. Peppe Sini, Caparbiamente cinque cose da fare contro la guerra
3. Ancora una volta sull'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere della
pace
4. Una documentazione minima per l'azione diretta nonviolenta delle
mongolfiere della pace (alcuni materiali diffusi nel 1999)
5. Per una definizione del concetto di nonviolenza
6. Ausilia Riggi Pignata, pensieri sulla nonviolenza
7. Nuto Revelli, il libro della verita'
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
1. PROPOSTE. PEACELINK: TUTTI GIU' PER TERRA
[Dagli amici di Peacelink (sito: www.peacelink.it) riceviamo e volentieri
diffondiamo. Anche se il linguaggio puo' apparire inadeguato, la proposta e'
ragionevole e rilevante. Naturalmente mettera' conto chiarire che un'azione
nonviolenta ha caratteristiche peculiari e non puo' essere confusa con
banalita' e pagliacciate; e mettera' conto chiarire che si tratta di trovare
iniziative che concretamente si opppongano alla macchina bellica e non si
limitino a testimonianze ininfluenti ed in quanto pretesamente
autoassolutorie finanche ipocrite]
Quella che segue e' la proposta che vi facciamo da Peacelink, per
raccogliere il fermento che ha invaso le liste di tutto il movimento,
nell'attesa degli eventi nefasti che ci attendono.
Fioccano idee e iniziative nonviolente da numerose aree della societa'
civile; temendo che queste idee vadano disperse ecco la nostra proposta:
"TuttiGiuPerTerra": sito dove raccogliere le proposte e cercare una
risposta.
Il giorno che verra' dichiarata guerra all'Irak, hai idea di cosa fare nelle
24 ore successive?
Il giorno che il Parlamento italiano votera' se concedere lo spazio aereo,
hai idea di quale azione nonviolenta condurre per provare a fermarlo?
Il tempo e' poco ma le persone sono molte: siamo molte persone in grado di
cominciare un'azione nonviolenta nel giorno X. Un'azione nonviolenta, ma
quale?
Buttarsi per terra di fronte al Parlamento? Bloccare le prefetture con le
telefonate? Potenziare staffette di scioperi della fame? Far volare
mongolfiere?
Non c'e' piu' tempo. Ora, non dopo, e' il tempo di prepararsi. Ora e' il
momento di tirare le corde della rete della nonviolenza.
Vai al sito www.peacelink.it/tuttigiuperterra/ e proponi la tua idea, od
esprimi il tuo consenso su cio' che la societa' civile proporra' da qui al
15 febbraio, giorno in cui saremo a Roma, per dircelo a voce.
Non abbiamo creato TuttiGiuPerTerra per proporre l'ennesima idea, piuttosto
lo strumento che ci sembrava piu' urgente adesso, un sito dove:
1) inserire un'idea;
2) proporre un commento;
3) verificare il panorama delle proposte;
4. e infine, sapere cosa fare.
Se ci credi, diffondi l'idea. Abbiamo bisogno di sapere in quanti saremo.
2. PROPOSTE. PEPPE SINI: CAPARBIAMENTE CINQUE COSE DA FARE CONTRO LA GUERRA
Tutte le iniziative che vadano nel senso dell'opposizione alla guerra, alle
dittature, al terrorismo, alla violenza, sono apprezzabili: ma perche' esse
siano tali devono essere contemporaneamente contro la guerra, le dittature,
il terrorismo e la violenza: poiche' altrimenti si rischia che in nome
dell'opposizione a uno di quei mali se ne favoreggino o promuovano o
realizzino altri.
Tutte le iniziative che vogliono opporsi alla guerra (e alle dittature, al
terrorismo, alla violenza) devono essere altresi' costruttrici di pace e di
riconciliazione, nel metodo e nel merito.
Perche' sia efficace l'azione contro la guerra (e contro le dittature, il
terrorismo, la violenza), e quindi essa sia effettuale azione per la pace e
di pace, occorre che sia qualificata dalla scelta della nonviolenza.
Abbiamo gia' scritto con caldo apprezzamento di come molti amici si vadano
orientando verso la presa di responsabilita' personale e l'azione diretta
nonviolenta per difendere la legalta' costituzionale e il diritto
internazionale, per salvare innumerevoli vite umane e contrastare una
minaccia gravissima all'intera famiglia umana e all'unica terra che abbiamo,
per contrastare la guerra (e le dittature, il terrorismo, la violenza). E
questa e' cosa buona.
Ma la presa di responsabilita' personale e l'azione diretta nonviolenta
richiedono chiarezza e rigore intellettuale e morale; e la pratica della
nonviolenza richiede un impegno che non si improvvisa, richiede una scelta
nitida e persuasa, criticamente vagliata, consapevole, sperimentale ed
aperta.
*
E' certo utile - e lo abbiamo gia' detto - "scrivere e telefonare a tutti i
decisori politici ed i rappresentanti istituzionali per ricordare loro che
il potere che amministrano in tanto e' legittimo in quanto e' inteso a
salvare le vite e non a distruggerle, e che la guerra e' un crimine sempre,
e di tutti i crimini il piu' grande. Scrivere a tuti i mezzi d'informazione
affinche' diano notizia della volonta' di pace e non dimentichino che pace
significa vita, e guerra morte. Promuovere informazione, riflessione,
discussione, coscientizzazione insomma, ovunque e fra tutti, con la pazienza
e l'umilta' necessarie a tal fine: la pace si costruisce ascoltando le
altrui ragioni, riconoscendo l'umanita' di tutti e di ognuno, avendo a cuore
la vita e la dignita' di ogni essere umano. Render visibile l'opposizione
alla guerra anche attraverso le forme comunicative meno ovvie e piu'
creative: le bandiere di pace sono un esempio, ogni giorno altre nuove e
ritrovate se ne aggiungono".
*
Ma occorre anche qualcosa di piu', e vorremmo riassumerlo ancora una volta
come segue (e ci scusiamo per la ripetitivita'):
a) occorre l'accostamento alla nonviolenza, perche' solo la nonviolenza puo'
contrastare la guerra in modo limpido ed intransigente; e per questo occorre
la formazione e l'addestramento alla nonviolenza di quanti alla guerra
vogliono opporsi;
b) occorre preparare l'azione diretta nonviolenta con cui contrastare
operativamente, sul terreno, la macchina bellica: per noi qui in Italia
significa mettere in scacco e rendere inoperanti le strutture militari
italiane, Nato e Usa che nella guerra illegale e criminale operativamente
venissero coinvolte: in primo luogo le basi aeree militari; abbiamo una sola
esperienza storica significativa di riferimento: l'azione diretta
nonviolenta delle mongolfiere per la pace, con cui occupare lo spazio aereo
antistante e sovrastante le basi dell'aviazione militare ed impedire i
decolli dei bombardieri;
c) occorre preparare una campagna di disobbedienza civile di massa che miri
a paralizzare la catena di comando e il potere operativo dei criminali
golpisti e stragisti che alla guerra illegale e criminale aderissero;
d) occorre preparare lo sciopero generale ad oltranza contro la guerra, che
in caso di scatenamento della guerra contrasti i golpisti stragisti e ne
imponga la cacciata dal potere;
e) occorre denunciare alla magistratura i golpisti stragisti che violando la
legge l'Italia in guerra precipitassero: occorre denunciarli, ed occorre
chiedere l'intervento delle forze dell'ordine affinche' siano messi in
condizioni di non nuocere, siano "assicurati alla giustizia", siano tratti
in giudizio, siano giudicati e puniti secondo la legge.
Naturalmente sperando che non occorra arrivare a questo, sperando cioe' di
riuscire a impedire che la guerra scoppi (ed e' possibile, e possiamo
riuscirci). Ma fin d'ora e' bene chiarire, a noi stessi, alla pubblica
opinione, ai decisori politici, ai comandi militari, che se la guerra
dovesse scoppiare noi agiremo per contrastarla (e contrastare altresi'
dittature, terrorismo, violenza) con la forza della nonviolenza. Senza
illusioni, senza pusillanimita', senza subalternita': in difesa della vita
umana, della civilta' umana, del diritto internazionale, della legalita'
costituzionale, della nostra stessa dignita' di esseri umani.
3. REPETITA IUVANT. ANCORA UNA VOLTA SULL'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA DELLE
MONGOLFIERE DELLA PACE
[dal n. 475 del notiziario riprendiamo questo testo]
L'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere della pace" con cui ostruire
lo spazio aereo di decollo dei bombardieri, realizzata con successo per
alcune ore ad Aviano nel 1999 durante la guerra dei Balcani, aveva tre
caratteristiche fondamentali:
a) la concretezza anziche' la mera simbolicita', l'efficacia anziche' la
mera testimonialita';
b) il fatto che la nonviolenza contrastava una potentissima macchina
militare, lo faceva durante una guerra, lo faceva efficacemente e
concretamente, operativamente e per cosi' dire "sul campo", valorizzando
alcune condizioni a nostro vantaggio (la legislazione italiana; il rispetto
e l'amicizia da parte delle forze dell'ordine impegnate cola' - peraltro
ovviamente reciproci; la limpidezza del nostro agire ed una preparazione
accurata anche nella costruzione di un rapporto corretto con tutti gli
interlocutori incluse le controparti);
c) la chiarezza nell'assunzione di responsabilita' in difesa della legalita'
costituzionale, dello stato di diritto e della democrazia, del diritto
internazionale, della pace e della vita umana; e la nitida scelta di
tutelare l'incolumita' di tutti, di promuovere il diritto alla vita di
tutti.
Si e' trattato di uno dei pochissimi casi di azione diretta nonviolenta di
effettivo, operativo contrasto di una macchina bellica impegnata in guerra.
Uno dei pochissimi casi di azione diretta nonviolenta in difesa della
legalita' costituzionale, dello stato di diritto e della democrazia, del
diritto internazionale, della pace e della vita umana.
E' nostra convinzione che se questa azione diretta nonviolenta venisse fatta
propria da un movimento di massa - che naturalmente si attenesse nel modo
piu' rigoroso alla nonviolenza - essa potrebbe mettere in effettiva profonda
difficolta' la macchina bellica almeno per quanto concerne la parte di essa
dislocata nel territorio italiano.
4. REPETITA IUVANT. UNA DOCUMENTAZIONE MINIMA PER L'AZIONE DIRETTA
NONVIOLENTA DELLE MONGOLFIERE DELLA PACE (ALCUNI MATERIALI DIFFUSI NEL 1999)
[dai nn. 475-476 del notiziario riprendiamo questi stralci dalla nostra
"Guida pratica all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace
con cui bloccare i decolli dei bombardieri", che diffondemmo in migliaia di
copie durante la guerra dei Balcani nel 1999]
Quattro regole di condotta obbligatorie per partecipare all'azione diretta
nonviolenta delle mongolfiere per la pace
I. A un'iniziativa nonviolenta possono partecipare solo le persone che
accettano incondizionatamente di attenersi alle regole della nonviolenza.
II. Tutti i partecipanti devono saper comunicare parlando con chiarezza, con
tranquillita', con rispetto per tutti, e senza mai offendere nessuno.
III. Tutti i partecipanti devono conoscere perfettamente senso e fini di
questa azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", vale a
dire:
a) fare un'azione nonviolenta concreta:
- per impedire il decollo dei bombardieri;
- opporsi alla guerra, alle stragi, alle deportazioni, alle devastazioni, al
razzismo;
- chiedere il rispetto della legalita' costituzionale e del diritto
internazionale che proibiscono questa guerra;
b) le conseguenze cui ogni singolo partecipante puo' andare incontro
(possibilita' di fermo e di arresto), conseguenze che vanno accettate
pacificamente e onestamente, ed alle quali nessuno deve cercare di
sottrarsi.
IV. Tutti devono rispettare i seguenti principi della nonviolenza:
- non fare del male a nessuno (se una sola persona dice o fa delle
stupidaggini, o una sola persona si fa male, la nostra azione diretta
nonviolenta e' irrimediabilmente e totalmente fallita, e deve essere
immediatamente sospesa);
- spiegare a tutti (amici, autorita', interlocutori, interpositori,
eventuali oppositori) cosa si intende fare, e che l'azione diretta
nonviolenta non e' rivolta contro qualcuno, ma contro la violenza (in questo
caso lo scopo e' fermare la guerra, cercar di impedire che avvengano altre
stragi ed atrocita');
- dire sempre e solo la verita';
- fare solo le cose decise prima insieme con il metodo del consenso ed
annunciate pubblicamente (cioe' a tutti note e da tutti condivise); nessuno
deve prendere iniziative personali di nessun genere; la nonviolenza richiede
lealta' e disciplina;
- assumersi la responsabilita' delle proprie azioni e quindi subire anche le
conseguenze che ne derivano;
- mantenere una condotta nonviolenta anche di fronte all'eventuale violenza
altrui.
Chi non accetta queste regole non puo' partecipare all'azione diretta
nonviolenta, poiche' sarebbe di pericolo per se', per gli altri e per la
riuscita dell'iniziativa che e' rigorosamente nonviolenta.
*
Possibili conseguenze penali per chi promuove e per chi partecipa all'azione
diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace"
- Chi promuove, propaganda, sostiene ed invita a realizzare l'azione diretta
nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" puo' essere incriminato per
Istigazione a delinquere, reato previsto e punito dal Codice Penale.
La pena prevista e' da uno a cinque anni di reclusione; l'arresto e'
facoltativo in flagranza (vale a dire che si puo' essere effettivamente
arrestati); sono consentite le misure cautelari personali (compresa la
carcerazione preventiva); la procedibilita' e' d'ufficio.
- Chi esegue o tenta di eseguire l'azione diretta nonviolenta delle
"mongolfiere per la pace" puo' essere incriminato per Attentato alla
sicurezza dei trasporti, reato previsto e punito dal Codice Penale.
Anche per questa fattispecie di reato la pena prevista e' da uno a cinque
anni di reclusione; l'arresto e' facoltativo in flagranza (vale a dire che
si puo' essere effettivamente arrestati); sono consentite le misure
cautelari personali (compresa la carcerazione preventiva); la procedibilita'
e' d'ufficio.
*
Una breve descrizione della nostra proposta (del 15 aprile 1999, diffusa
all'assemblea nazionale del movimento per la pace a S. Maria degli Angeli,
aprile 1999)
- Passare dalla testimonianza dell'orrore e dell'impotenza all'azione
diretta nonviolenta: aggiungere alle manifestazioni locali diffuse ed alle
manifestazioni nazionali, una pratica concreta di specifica lotta
nonviolenta che contrasti direttamente la macchina bellica; qualificare
l'impegno pacifista nel senso della concretezza e dell'intervento diretto
nel conflitto con le tecniche della nonviolenza.
- Una proposta di azione diretta nonviolenta: qui in Italia concretamente
occorre fermare i bombardieri, che appunto partono dall'Italia; si puo'
fermarli al decollo, che e' l'unico momento in cui cio' e' realmente
possibile con mezzi nonviolenti (e quindi senza provocare pericoli per la
vita di alcuno); l'idea e' di cercare di farlo invadendo lo spazio aereo
circostante e sovrastante le basi da cui partono i raid; e di invadere
questo spazio aereo con mongolfiere di carte e palloncini gonfiati ad elio
con appesi festoni e striscioni con motti pacifisti, e fogli di alluminio o
piccoli elementi metallici - fil di ferro e simili - che possano essere di
disturbo sia alla visibilita', sia per gli apparecchi elettronici militari
di guida dei decolli e di controllo dello spazio aereo.
- Solo con la nonviolenza si puo' contrastare efficacemente la guerra:
l'iniziativa deve essere rigorosamente nonviolenta, e non prestare il fianco
ne' ad equivoci, ne' a strumentalizzazioni e falsificazioni; l'iniziativa
deve essere visibile, creativa, facilmente comprensibile e tale da poter
essere accolta e diffusa da tutti, ed altresi' dai mass-media, senza che ne
venga distorto il significato, che e' semplicemente quello di cercar di
impedire i bombardamenti, di essere una iniziativa per cercar di fermare la
guerra, le stragi, le deportazioni; questa iniziativa ha una vera
possibilita' di efficacia concreta; ci sembra anche che essa sia
riproducibile su ampia scala (perche' e' economica - i materiali usati sono
di poco costo -; perche' e' facile da realizzare da parte di chiunque;
perche' non implica pericoli ne' per se' ne' per altri); infine tale
iniziativa puo' dimostrare a nostro avviso che con la nonviolenza si puo'
intervenire concretamente ed efficacemente nel conflitto, e contrastare
realmente i bombardamenti; per quelli di noi che sono "amici della
nonviolenza" la realizzazione di questa iniziativa ed il suo successo nel
bloccare od ostacolare il decollo dei bombardieri sia pure per poche ore,
sarebbe un forte argomento a sostegno della tesi che la nonviolenza, con la
sua carica di creativita' ed amore, puo' essere piu' forte anche dei piu'
giganteschi e feroci apparati di morte e di distruzione...
- Per concludere: l'opposizione alla guerra deve essere fatta su posizioni
limpide e che vadano alla radice; ergo a noi pare che l'opposizione alla
guerra debba essere rigorosamente nonviolenta...
- Alcuni suggerimenti pratici: Una iniziativa nonviolenta richiede che si
comunichi preliminarmente alle autorita' cosa si intende fare; richiede che
i partecipanti siano addestrati alla nonviolenza e si attengano strettamente
ad essa, e siano disposti a subire le conseguenze anche giudiziarie del loro
gesto; richiede che in nessun caso si faccia del male ad alcuno; richiede
una condotta limpida e coerente ed una disponibilita' ad accettare le
sofferenze che il proprio impegno richiede; noi sconsigliamo che ad azioni
dirette nonviolente partecipino persone non preparate e non informate, o che
non accettino le regole condivise della condotta nonviolenta.
*
Modello di cartellino di riconoscimento da indossare durante l'azione
diretta nonviolenta
Premessa: e' indispensabile che tutti coloro che sono presenti all'azione
diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace indossino sugli abiti
(attaccandolo con lo scotch in posizione visibile sul petto) un cartellino
di riconoscimento: esso costituisce un elemento di responsabilizzazione
personale e collettiva, ed un elemento di rassicurazione per tutti (quindi
anche per i mass-media, le forze dell'ordine, gli interlocutori, gli
eventuali oppositori dell'iniziativa) poiche' tutti sanno perfettamente chi
hanno di fronte.
Noi proponiamo due possibili qualifiche sul cartellino: "partecipante",
ovvero persona che concretamente partecipa al lancio delle mongolfiere e
quindi si assume anche il rischio della denuncia, del fermo e dell'arresto;
ed "osservatore", ovvero persona che non partecipa al lancio delle
mongolfiere, ed il cui ruolo e' unicamente quello di osservare lo
svolgimento degli eventi, di essere imparziale testimone, di contribuire con
la sua sola presenza osservante a rasserenare tutti ed a garantire la
denuncia di tutte le violenze ed i soprusi che dovessero eventualmente
verificarsi (ed a tal fine e' utile che gli osservatori abbiano anche
macchine fotografiche, videocamere, registratori).
Proponiamo il seguente modello di cartellino di riconoscimento:
Luogo e data
Azione diretta nonviolenta per la pace e la legalita' costituzionale
Nome e cognome:
Qualifica:
Firma del movimento promotore dell'iniziativa
*
Sulla necessita' dei training nonviolenti
Sottolineiamo che e' indispensabile che chi vuole partecipare all'azione
diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace abbia precedentemente
partecipato ad almeno un ciclo di incontri di addestramento alla
nonviolenza.
*
Schema di richiesta di autorizzazione
Al Sindaco del Comune di ...; al Segretario Comunale; al dirigente dell'
Ufficio Tecnico Comunale; al dirigente della Polizia Municipale; a tutti i
consiglieri comunali di ...; al Prefetto di ...; al Questore di ...; al
Presidente della Provincia di ...; al Comandante della Stazione Carabinieri
di ...; al Ministro della Difesa; al Ministro dei Trasporti; al Ministro
dell'Interno; al Ministro degli Affari Esteri; e per opportuna conoscenza:
al Comandante della base Nato di ...; al Presidente del Consiglio dei
Ministri
Oggetto: richiesta di autorizzazione per realizzare a ... a partire dal
giorno ... una azione diretta nonviolenta denominata "mongolfiere per la
pace" consistente nell'innalzamento di mongolfiere di carta, di palloncini
gonfiati ad elio e di aquiloni con appesi festoni di carta con motti
umanitari e pacifisti, striscioni di leggere stoffe, corti fogli di
alluminio; lancio di mongolfiere che ha lo scopo di invadere lo spazio aereo
circostante e sovrastante la pista di decollo delle basi da cui partono i
bombardieri che stanno provocando devastazioni e stragi in Jugoslavia, con l
'intento di impedire il decollo dei bombardieri cosi' impedendo l'esecuzione
dei bombardamenti stragisti (bombardamenti illegali e criminali ai sensi
della Costituzione della Repubblica Italiana, dello Statuto dell'Onu e dello
Statuto della Nato).
[Il testo integrale puo' essere letto nel n. 475 del notiziario]
*
Lettera aperta al personale delle basi Nato
Lettera aperta a tutto il personale delle basi aeree da cui partono i
bombardamenti sulla Jugoslavia in cui si enuncia il senso e il fine
dell'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" con cui
cercheremo di impedire il decollo dei bombardieri che stanno provocando
stragi in Jugoslavia, e si invita a far prevalere le ragioni dell'umanita' e
della legalita'
Egregi signori,
con questa lettera aperta, nell'impossibilita' di farlo singolarmente, vi
informiamo della nostra intenzione di realizzare un'azione diretta
nonviolenta consistente nel tentativo di invadere con delle piccole
mongolfiere lo spazio aereo sovrastante e circostante le basi da cui si
levano in volo gli aerei impegnati nei bombardamenti che stanno massacrando
le popolazioni della Jugoslavia; con tale tentativo cerchiamo di impedire
che gli aerei assassini decollino, e quindi speriamo di riuscire a salvare
delle vite umane, le vite di coloro che le bombe ed i missili scagliati dai
bombardieri Nato stanno appunto sopprimendo.
Vi preghiamo pertanto di tener conto di questa nostra iniziativa e di
rinunciare a far decollare i bombardieri.
Cercando di impedire i bombardamenti, con questa nostra iniziativa
nonviolenta intendiamo anche:
1. fare appello alla vostra coscienza di esseri umani;
2. impedirvi di essere corresponsabili degli omicidi causati dai
bombardamenti;
3. proporvi di rifiutare di partecipare ad una guerra assolutamente
fuorilegge sia in relazione alle basi stesse del diritto internazionale, sia
in relazione agli accordi e le norme dell'alleanza atlantica;
4. con particolar riferimento a quanti di voi sono cittadini italiani (e
comunque tutti vi trovate in territorio italiano), vi richiamiamo altresi'
al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana, che vi proibisce
di prender parte a questa guerra che in base alla nostra Costituzione e'
illegale (cfr. art. 11 Cost.).
Abbiamo voluto scrivervi questa lettera perche' vi sia chiaro che non
abbiamo alcuna intenzione di nuocere alle vostre persone, e che anzi la
nostra iniziativa nonviolenta finalizzata ad impedire, se possibile, il
decollo dei bombardieri e quindi le stragi, ha anche la funzione di aiutarvi
a veder chiaro in questa terribile situazione e nella vostra stessa
coscienza, di aiutarvi a far prevalere la vostra umanita', di pregarvi di
non volervi macchiare di crimini efferati.
Un fraterno saluto di pace.
*
Lettera aperta ai responsabili delle basi Nato
Al responsabile della base di ... da cui decollano i bombardieri stragisti
Egregio signore,
come le e' gia' noto, a partire dal pomeriggio del ... eseguiremo l'azione
diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", con le quali invaderemo
lo spazio aereo circostante e sovrastante la base di ... posta sotto la sua
responsabilita', per impedire cosi' il decollo dei bombardieri che portano
devastazione e morte in Jugoslavia.
La preghiamo pertanto di soprassedere ai decolli dei bombardieri finche' lo
spazio aereo sara' ingombrato dalle nostre mongolfiere di carta, dai nostri
palloncini gonfiati ad elio, dai nostri aquiloni di carta.
A onor del vero la preghiamo anche, e qui le parliamo da esseri umani ad
essere umano, di cessare definitivamente di far decollare i bombardieri che
portano devastazione e morte su popolazioni innocenti, che non sono certo
responsabili dei crimini dei loro governanti.
E la preghiamo anche di desistere dai bombardamenti, nella nostra qualita'
di cittadini italiani, e lei e' ospite del nostro paese, quindi alle nostre
leggi deve obbedienza: lei sa, o dovrebbe sapere, che la legge fondamentale
dello Stato italiano, la Costituzione della Repubblica Italiana, proibisce
all'Italia di avallare o partecipare ad una guerra come questa: illegale
secondo la nostra Costituzione (art. 11), illegale secondo i principi del
diritto internazionale, illegale secondo la Carta delle Nazioni Unite,
illegale secondo lo stesso Statuto della Nato.
Come lei sa, sciaguratamente il nostro governo ha violato la nostra
Costituzione, ma questo non rende inefficace la Costituzione della
Repubblica Italiana, semplicemente rende fuorilegge il governo che l'ha
violata.
Quindi, dal profondo del cuore la preghiamo: desista dal contribuire al
protrarsi di stragi, desista da una guerra illegale e criminale. Ascolti la
voce delle leggi scritte e delle leggi non scritte che illuminano la sua
coscienza di essere umano.
Vorremmo infine che lei fosse certo che la nostra e' un'iniziativa
rigorosamente nonviolenta: non nutriamo odio per nessun essere umano, non
vogliamo far del male a nessun essere umano. Ci sta a cuore anche l'
incolumita' sua e dei suoi uomini.
Un fraterno saluto di pace.
*
Contro la violenza: sette argomenti piu' uno
Elenchiamo alcune ragioni essenziali per cui occorre essere rigidamente
contro la violenza. Citiamo da Giuliano Pontara, voce Nonviolenza, in AA.
VV., Dizionario di politica, Tea, Milano 1992:
I. il primo argomento "mette in risalto il processo di escalation storica
della violenza. Secondo questo argomento, l'uso della violenza (...) ha
sempre portato a nuove e piu' vaste forme di violenza in una spirale che ha
condotto alle due ultime guerre mondiali e che rischia oggi di finire nella
distruzione dell'intero genere umano";
II. il secondo argomento "mette in risalto le tendenze disumanizzanti e
brutalizzanti connesse con la violenza" per cui chi ne fa uso diventa
progressivamente sempre piu' insensibile alle sofferenze ed al sacrificio di
vite che provoca;
III. il terzo argomento "concerne il depauperamento del fine cui l'impiego
di essa puo' condurre (...). I mezzi violenti corrompono il fine, anche
quello piu' buono";
IV. il quarto argomento "sottolinea come la violenza organizzata favorisca
l'emergere e l'insediamento in posti sempre piu' importanti della societa',
di individui e gruppi autoritari (...). L'impiego della violenza organizzata
conduce prima o poi sempre al militarismo";
V. il quinto argomento "mette in evidenza il processo per cui le istituzioni
necessariamente chiuse, gerarchiche, autoritarie, connesse con l'uso
organizzato della violenza, tendono a diventare componenti stabili e
integrali del movimento o della societa' che ricorre ad essa (...). 'La
scienza della guerra porta alla dittatura' (Gandhi)".
A questi argomenti da parte nostra ne vorremmo aggiungere altri due:
VI. un argomento, per cosi' dire, di tipo epistemologico: siamo contro la
violenza perche' siamo fallibili, possiamo sbagliarci nei nostri giudizi e
nelle nostre decisioni, e quindi e' preferibile non esercitare violenza per
imporre fini che potremmo successivamente scoprire essere sbagliati;
VII. soprattutto siamo contro la violenza perche' il male fatto e'
irreversibile (al riguardo Primo Levi ha scritto pagine indimenticabili
soprattutto nel suo ultimo libro I sommersi e i salvati).
Agli argomenti contro la violenza Pontara aggiunge opportunamente un ultimo
decisivo ragionamento: "I fautori della dottrina nonviolenta sono coscienti
che ogni condanna della violenza come strumento di lotta politica rischia di
diventare un esercizio di sterile moralismo se non e' accompagnata da una
seria proposta di istituzioni e mezzi di lotta alternativi. Di qui la loro
proposta dell'alternativa satyagraha o della lotta nonviolenta positiva, in
base alla duplice tesi a) della sua praticabilita' anche a livello di massa
e in situazioni conflittuali acute, e b) della sua efficacia come strumento
di lotta" per la realizzazione di una societa' fondata sulla dignita' della
persona, il benessere di tutti, la salvaguardia dell'ambiente.
- La nonviolenza non e' un corpus dogmatico, ma e' una teoria-pratica
sperimentale che si sviluppa creativamente nel corso della lotta contro la
violenza.
Un bel libro per una prima conoscenza e' la raccolta ragionata (a cura di
Giuliano Pontara) di alcuni scritti di Mohandas Gandhi, Teoria e pratica
della nonviolenza, Einaudi, Torino.
*
La nonviolenza e' lotta
E' lotta. E' lotta contro la violenza, contro l'ingiustizia, contro la
menzogna. E' lotta perche' ogni essere umano sia riconosciuto nella sua
dignita'; e' lotta contro ogni forma di sopraffazione; e' lotta di
liberazione per l'uguaglianza di tutti nel rispetto e nella valorizzazione
della diversita' di ognuno.
E' la forma di lotta piu' profonda, quella che va piu' alla radice delle
questioni che affronta. E' lotta contro il potere violento, cui si oppone
nel modo piu' completo, rifiutando la sua violenza e rifiutando di
riprodurre violenza.
Afferma la coerenza tra i mezzi ed i fini, tra i metodi e gli obiettivi. Tra
la lotta e il suo risultato c'e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e
la pianta. Chi lotta per la liberazione di tutti, deve usare metodi
coerenti. Chi lotta per l'uguaglianza deve usare metodi che tutti possano
usare. Chi lotta per la verita' e la giustizia deve lottare nel rispetto
della verita' e della giustizia.
E' lotta contro il male, non contro le persone. E' lotta per difendere e
liberare, per salvare e per convincere, e non per umiliare o annientare
altre persone.
E' lotta fatta da esseri umani che non dimenticano di essere tali. Che non
si abbrutiscono, che non vogliono fare del male, bensi' contrastare il male.
E' lotta per l'umanita'.
La nonviolenza e' il contrario della vilta'. E' il rifiuto di subire
l'ingiustizia; e' il rifiuto di ogni ingiustizia, sia di quella contro di
me, sia di quelle contro altri. La nonviolenza e' lotta. E' lotta per la
verita', e' lotta per la giustizia, e' lotta di liberazione e di
solidarieta', e' lotta contro ogni oppressione.
*
L'azione diretta nonviolenta: una sintesi in nove punti
Per una prima informazione una utile sintesi e' offerta dal fondamentale
lavoro di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, vol. I, alle pp.
132-133, che qui riassumiamo: "E' opinione comune che l'azione nonviolenta
possa portare alla vittoria solo in tempi molto lunghi, piu' lunghi di
quelli necessari alla lotta violenta. Cio' puo' essere vero in alcuni casi,
ma non e' necessariamente sempre cosi' (...). Esaminando e correggendo i
pregiudizi nei confronti dell'azione nonviolenta siamo spesso in grado di
farne risaltare con piu' evidenza le caratteristiche positive:
I. (...) questo metodo non ha niente a che vedere con la passivita', la
sottomissione e la codardia; queste devono essere prima rifiutate e vinte,
proprio come in un'azione violenta.
II. L'azione nonviolenta non deve essere messa sullo stesso piano della
persuasione verbale o puramente psicologica (...); e' una sanzione e un
metodo di lotta che comporta l'uso del potere sociale, economico e politico
e il confronto delle forze in conflitto.
III. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'uomo sia
fondamentalmente 'buono', ma riconosce le potenzialita' umane sia al 'bene'
che al 'male' (...).
IV. Coloro che praticano l'azione nonviolenta non sono necessariamente
pacifisti o santi; l'azione nonviolenta e' stata praticata il piu' delle
volte e con successo da gente 'qualsiasi'.
V. Il successo di un'azione nonviolenta non richiede necessariamente
(sebbene possa esserne facilitato) basi e principi comuni o un alto grado di
comunanza di interessi e di vicinanza psicologica tra i gruppi in lotta
(...).
VI. L"azione nonviolenta e' un fenomeno occidentale almeno quanto orientale
(...).
VII. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'avversario si
astenga dall'uso della violenza contro i nonviolenti, ma prevede di dover
operare, se necessario, contro la violenza.
VIII. Non c'e' nulla nell'azione nonviolenta per prevenire che venga usata
tanto per cause 'buone' quanto per cause 'cattive', sebbene le conseguenze
sociali in quest'ultimo caso siano molto diverse da quelle provocate dalla
violenza impiegata per lo stesso scopo.
IX. L'azione nonviolenta non serve solo nei conflitti interni a sistemi
democratici, ma e' stata largamente praticata contro regimi dittatoriali,
occupazioni straniere e anche contro sistemi totalitari".
*
Le tecniche della nonviolenza
Il piu' ampio repertorio di tecniche della nonviolenza e' costituito dal
secondo volume della fondamentale opera di Gene Sharp, Politica dell'azione
nonviolenta: 2. le tecniche, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986. Sharp
descrive 198 tecniche di azione nonviolenta.
L'elenco proposto da Sharp e' organizzato nel modo seguente: 1. tecniche di
protesta e persuasione nonviolenta, comprendenti dichiarazioni formali,
forme di comunicazione rivolte a un pubblico piu' vasto, rimostranze di
gruppo, azioni pubbliche simboliche, pressioni su singoli individui,
spettacoli e musica, cortei, onoranze ai morti, riunioni pubbliche,
abbandoni e rinunce. 2. Tecniche di noncollaborazione sociale, comprendenti
ostracismo nei confronti delle persone, noncollaborazione con eventi,
consuetudini ed istituzioni sociali, ritiro dal sistema sociale. 3. Tecniche
di noncollaborazione economica, comprendenti a) i boicottaggi economici:
azioni da parte dei consumatori, azioni da parte di lavoratori e produttori,
azioni da parte di mediatori, azioni da parte di proprietari e negozianti,
azioni di natura finanziaria, azioni da parte di governi; b) gli scioperi,
tra cui gli scioperi simbolici, scioperi dell'agricoltura, scioperi di
gruppi particolari, scioperi normali dell'industria, scioperi limitati,
scioperi di piu' industrie, combinazioni di scioperi e blocchi economici
(tra cui l'hartal, ed il blocco economico). 4. Tecniche di noncollaborazione
politica, comprendenti rifiuto dell'autorita', noncollaborazione di
cittadini col governo, alternative dei cittadini all'obbedienza, azioni da
parte di personale governativo, azioni governative interne, azioni
governative internazionali. 5. Tecniche di intervento nonviolento,
comprendenti intervento psicologico, intervento fisico, intervento sociale,
intervento economico, intervento politico.
Un bel libro sulle tecniche della nonviolenza e' ancora quello classico di
Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, di recente ristampato da Linea
d'Ombra Edizioni, Milano.
*
L'addestramento alla nonviolenza
Citiamo da Aldo Capitini (Le tecniche della nonviolenza, p. 127): "Una parte
del metodo nonviolento, tra la teoria e la pratica, spetta all'addestramento
alla nonviolenza. Le ragioni principali per cui e' necessaria questa parte
sono queste:
I. l'attuazione della nonviolenza non e' di una macchina, ma di un
individuo, che e' un insieme fisico, psichico e spirituale;
II. la lotta nonviolenta e' senza armi, quindi c''e' maggior rilievo per i
modi usati, per le qualita' del carattere che si mostra;
III. una campagna nonviolenta e' di solito lunga, e percio' e' utile un
addestramento a reggerla, a non cedere nemmeno per un istante;
IV. la lotta nonviolenta porta spesso sofferenze e sacrifici: bisogna gia'
sapere che cosa sono, bisogna che il subconscio non se li trovi addosso
improvvisamente con tutto il loro peso;
V. le campagne nonviolente sono spesso condotte da pochi, pochissimi, talora
da una persona soltanto; bisogna che uno si sia addestrato a sentirsi in
minoranza, e talora addirittura solo, e perfino staccato dalla famiglia".
*
Alcune schede da Alberto L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza
Sull'addestramento alla nonviolenza in italiano c'e' un buon manuale, a cura
di Alberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha Editrice,
Torino 1985; il libro ha per sottotitolo "introduzione teorico-pratica ai
metodi", ed in effetti affianca ad alcuni saggi analitici anche una serie di
esercizi pratici e due utili appendici, una sul teatro politico di strada,
ed una di brevi schede su vari aspetti della nonviolenza.
Riportiamo qui in sintesi alcune schede dal libro curato da L'Abate.
* I quattro principi fondamentali dell'azione diretta nonviolenta: 1.
definite i vostri obiettivi; 2. comportatevi con onesta' ed ascoltate bene;
3. amate i vostri avversari; 4. date agli avversari una via d'uscita.
* Sei mosse strategiche dell'azione nonviolenta: indagate; negoziate;
educate; manifestate; resistete; siate pazienti.
* Quattro suggerimenti pratici: siate creativi; preparate i vostri
partecipanti; comunicate; controllate gli eventi.
* Presupposti validi della nonviolenza: 1. i mezzi devono essere adeguati ai
fini; 2. rispettare tutte le forme di vita; 3. trasformare le opposizioni
piuttosto che annientarle; 4. ricorrere a creativita', spirito, amore; 5.
mirare a cambiamenti incisivi.
* Risposta nonviolenta alla violenza personale: 1. formulate con chiarezza i
vostri obiettivi; 2. non lasciatevi intimorire; 3. non intimorite; 4. non
abbiate timore di affermare cio' che e' ovvio; 5. non comportatevi da
vittime; 6. cercate di tirar fuori la parte migliore della personalita' del
vostro avversario; 7. non bloccatevi al cospetto della violenza fisica; 8.
continuate a parlare e ad ascoltare. La comunicazione e' il fulcro della
nonviolenza.
* Indicazioni procedurali per la discussione e l'azione nonviolenta: 1.
nella discussione praticate il giro degli interventi; 2. condividete le
abilita' e praticate la rotazione delle responsabilita'; 3. valorizzate i
sentimenti; 4. lavorate insieme in modo cooperativo; 5. incontratevi anche
separatamente; 6. incontratevi in piccoli gruppi; 7. usate il metodo del
consenso nel prendere le decisioni.
*
Piano di lavoro per una campagna di lotta nonviolenta
Preliminarmente: chi vuole partecipare ad una campagna di lotta nonviolenta
deve essere disposto a condividere rigorosamente gli obiettivi, i metodi e
la disciplina collettiva, che devono quindi essere preliminarmente discussi
fin nei minimi dettagli affinche' sia chiaro a tutti per cosa ci si impegna
e come: una lotta nonviolenta ha delle regole rigorose e richiede ai
partecipanti un impegno serio, una adeguata preparazione, convinzione e
condivisione, coerenza e disciplina, capacita' critica e creativa, rispetto
per gli altri.
I. conoscere: informarsi; raccogliere documentazione; studiare.
II. definire gli obiettivi: obiettivi finali ed intermedi; tempi
dell'iniziativa; risorse finanziarie ed umane; organizzazione e compiti;
interlocutori da coinvolgere; strumenti di verifica periodica e di eventuale
ridefinizione degli obiettivi.
III. iniziative e loro gradualita': rendere note le proprie
richieste/proposte; notificarle agli interlocutori specifici; diffondere
l'informazione alla societa' in generale; protestare contro l'ingiustizia;
agire contro l'ingiustizia; mantenere sempre aperta la comunicazione.
*
Il Manuale per l'azione diretta nonviolenta di Walker
Uno strumento di lavoro a nostro avviso insuperato e' il breve testo di
Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del
Movimento Nonviolento, Perugia 1982. Ne riportiamo il sommario: 1.
Preparazione. 2. Lancio di un programma costruttivo. 3. Aspetti generali del
metodo. 4. L'addestramento. 5. Il piano dell'azione. 6. I preparativi
dell'azione. 7. Studio della situazione legale. 8. Messa a punto di una
disciplina collettiva. 9. Sviluppo di una campagna di propaganda. 10. Raduno
dei partecipanti. 11. Inizio dell'azione. 12. Come fronteggiare le
rappresaglie. 13. Mantenere la vitalita' del movimento. 14. I dirigenti. 15.
Quando la lotta si prolunga. [Segnaliamo che il testo integrale del manuale
di Walker e' stato riprodotto a puntate su questo notiziario alcuni mesi
fa - ndr -].
5. REPETITA IUVANT. PER UNA DEFINIZIONE DEL CONCETTO DI NONVIOLENZA
[dal n. 427 del notiziario riprendiamo questo testo]
I. Una premessa terminologica
Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato
Capìtini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non
violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola
"nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido
e piu' intransigente.
Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviole
nza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento",
siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della
nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di
muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani
conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di
tutti.
Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e
intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole
densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una
concettualizzazione ricca e preziosa.
Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa
designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero
la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo
ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne'
con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso
forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che
nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza",
ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia",
"scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che
deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita',
riconciliazione.
Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente
con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto
correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se
si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con
l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene,
amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione
della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente
traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione
di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima
traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un
primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva
parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto,
adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza
nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione"
(cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega
ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e'
traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi
molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da
sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero,
che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede
siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.
Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo,
ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una
complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni
banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi
presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.
*
II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione
La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e
gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo
di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa
vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.
Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo
vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo,
"vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca
lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di
lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri
umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli
stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.
Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello
dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di
ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.
Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita'
come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e
pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire
e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la
nostra capacita' di capire).
Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.
Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre
in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.
Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta
e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come
prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o
semplicemente non e'.
Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i
movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad
essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel
conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e
degli uomini in lotta per l'umanita'.
*
III. Tante visioni della nonviolenza quente sono le persone che ad essa si
accostano
Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un
apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore,
e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione
propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che
defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non
dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma
esperimenti: ricerca ed apertura.
*
IV. La nonviolenza come insieme di insiemi
Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della
nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza
e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.
IV. 1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di
criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e'
quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del
"principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della
coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i
mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).
IV. 2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento
dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della
sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni
senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle
relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica
deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come
esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di
altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la
creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.
IV. 3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse
strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da
due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre
negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare
anche il potere piu' forte.
IV. 4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche):
significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero:
il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una
ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul
nostro agire.
*
V. Un'insistenza
Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi,
poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e
stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche
nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche
nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una
proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di
tecniche nonviolente.
Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.
Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.
Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di
riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come
responsabilita' verso tutte le creature.
La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino
vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il
riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
*
VI. Una grande esperienza e speranza storica
Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze
e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle
donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento
delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza
e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e
dall'annichilimento della civilta' umana.
6. RIFLESSIONE. AUSILIA RIGGI PIGNATA: PENSIERI SULLA NONVIOLENZA
[Ringraziamo Ausilia Riggi Pignata (per contatti:
ausiliariggi@tiscalinet.it) per questo intervento. Ausilia Riggi Pignata,
scrive lei stessa, si e' data un campo circoscritto di impegno per abbattere
la violenza istituzionale quando contrasta con la liberta' di coscienza; e
nello stesso ambito ha particolarmente approfondito il tema "donna e sacro"
(su cui si veda il sito www.donne-cosi.org/)]
La nonviolenza e' il segno di un'evoluzione umana che ha molto cammino da
fare.
Non si tratta di sradicare i segni dell'animalita' nel suo "aggredire, ma di
indirizzare questa forza difensiva ed offensiva dalla rudimentale
aggressione di cui tutti/e siamo dotati, verso l'obiettivo della "crescita"
umana che orienta gli istinti verso forme piu' capaci di soddisfare le
esigenze vitali, senza restarne condizionati. In pratica sono da sviluppare,
assieme alla possibilita' di procurarsi il necessario per vivere, altri
elementi che arricchiscono di senso la vita, oltre l'immediato
soddisfacimento dei bisogni primari.
Questa premessa puo' sembrare scontata; invece e' da tenere sempre presente.
L'arte, ad esempio, amplifica l'orizzonte del quotidiano concreto,
trasferendo gli istinti (mai da sopprimere!) su un altro piano, non solo
appagante, ma anche tale da riempire il vuoto, la solitudine esistenziale
che accompagna il passaggio dall'animalita' all'umanita'. Tutto cio' che e'
culturale non e' contro la naturalita', ma ne e' lo sviluppo sempre piu'
pieno.
Lo stesso processo di evoluzione a cui abbiamo accennato e' tutt'altro che
lineare. Perche' il "limite" e' insito nella dimensione terrena e universale
e non costituisce una decurtazione dell'essenza umana. Anzi il limite
permette di ridimensionare ogni progetto, commisurandolo, da una parte con
la realta' sempre, fondamentalmente incompleta; dall'altra con aspirazioni
sempre piu' grandi che vorrebbero fare sconfinare l'umano con il
"super-umano".
Facciamo subito un grosso salto all'oggi. Cio' che di grande l'essere umano
ha costruito e' stato realizzato con la forza. Ne' fa eccezione cio' che
concerne l'affermarsi delle religioni (discorso che richiederebbe un
discorso piu' articolato).
Siamo arrivati alla condizione estrema in ogni campo: la violenza diventa
piu' raffinata e sempre piu' pericolosa.
Le singole guerre rendono palpabile, per chi sa guardare un po' piu' in la'
del proprio naso, che la violenza regna sovrana a danno dei piu' e dei piu'
poveri.
Accusare questo o quell'altro stato, questo o quell'altro "tiranno" di
turno, prescindendo dalla considerazione del fatto strutturale su cui si
regge ogni potere, puo' rendere tentativi e sogni pacifisti, non solo
utopistici, ma anche ingenui e perfino controproducenti.
Cristo (e con lui altri profeti) e' stato, nella terra, profeticamente
portatore di una via di salvezza attraverso l'amore.
Quale amore? Verso il prossimo, e cioe' il piu' vicino. La lezione che ci
viene data e' che la nonviolenza la si costruisce nelle coscienze e in una
visione che tende ad abbracciare tutti, compresi il nemico, il debole, il
marginale, l'anomalo eccetera.
Di fronte ad un mondo che si regge sulla violenza ben venga un sommovimento
sotterraneo, diffuso a macchia di leopardo, non pilotato da chi ha ambizioni
di sorta; che si proponga di rieducare l'umanita' alla luce delle sue
possibilita', utilizzate finora nella direzione sbagliata.
Siamo in ricerca di metodo, di tenace resistenza contro l'andazzo che ci ha
abituato a lottare per vincere, anziche' a lottare per perdere quanto di
male e' stato costruito.
Qui il discorso richiede una serie di sviluppi che altri e io stessa potremo
fare. A patto di non fermarci a scorgere dove e' il nemico di volta in
volta, e a volerlo soppiantare: in che modo faremo un mondo migliore se ci
serviamo di metodi violenti?
7. MAESTRI. NUTO REVELLI: IL LIBRO DELLA VERITA'
[Da Nuto Revelli, Le due guerre, Einaudi, Torino 2003, p. XIII. Nuto
Revelli, nato a Cuneo nel 1919, ufficiale degli alpini nella tragedia della
campagna di Russia, eroe della Resistenza, testimone della cultura contadina
e delle sofferenze delle classi popolari in guerra e in pace. Le sue opere
non sono letteratura, ma grande testimonianza storica, lucido impegno
civile, e limpida guida morale. Opere di Nuto Revelli: La guerra dei poveri,
La strada del davai, Mai tardi, L'ultimo fronte, Il mondo dei vinti,
L'anello forte, Il disperso di Marburg, Il prete giusto, Le due guerre,
tutti pubblicati presso Einaudi]
Mi disse: "Riconosco di aver sbagliato. Ma le cose che ho detto le ho
imparate nell'ambiente militare. Mi aiuti a capire. Mi indichi un libro in
cui io possa trovare la verita'". Gli risposi che non esiste il libro della
verita'. Gli dissi che doveva leggere dieci o cento libri, e cercarsela la
verita'.
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.
9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it
Numero 491 del 29 gennaio 2003