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Lettera aperta al Ministro di Grazia e Giustizia, On. Roberto Castelli
* Lettera aperta al Ministro di Grazia e Giustizia
ON. Roberto Castelli
E.p.c.
Presidente della Repubblica ON. Azeglio Ciampi;
Presidente del Consiglio dei Ministri ON. Silvio Berlusconi;
VC. Presidente del Consiglio dei Ministri ON. Gianfranco Fini;
Presidente del Senato ON. Marcello Pera;
Presidente della Camera dei Deputati ON. Pier Ferdinando Casini;
tutti gl’indirizzi e-mail delle Istituzioni, della politica, dei giornali,
delle tv;
tutti i cittadini di cui si conosce l’indirizzo e-mail: a questi ultimi
chiedo d’aiutarmi, in questa disperata richiesta di Verità e Giustizia,
facendo viaggiare via e-mail verso tutti gl’indirizzi conosciuti nel mondo,
la denuncia che segue...
La seguente lettera aperta al Ministro di Grazia e Giustizia, On. Roberto
Castelli, seppure a piccoli gruppi (per motivi tecnici), è stata inviata a
circa 3.900 persone.....
Oggetto: sete di Giustizia ....
Signor Ministro,
dopo l’argomentata e documentata missiva dell’11 gennaio 2002, torno a
scriverLe con la speranza che questa lettera aperta stimoli il Suo
autorevole intervento.
Precisato che "mafia" è tutto ciò che s’occulta trasversalmente nei palazzi
e nei tuguri del potere con il preciso ruolo di negare anche l’evidenza ed
il diritto alla dignità ed alla Giustizia agli uomini ed alle donne, che
osano recitare fino in fondo il loro diritto civile e politico e che "cosa
nostra" e le altre organizzazioni criminali di natura endogena sono invece
l’infame appendice subculturale che nei territori del sud per conto di
quella indegna filosofia del potere, direttamente o indirettamente,
governano attraverso le loro violente funzioni regolatrici, il malessere e
l’illegalità che produce reddito per la moltitudine di cittadini di quei
territori, con la compiacente ignavia di molti politici "selezionati" in
quelle Regioni, porto alla Sua autorevole attenzione quanto segue....
Sono Gioacchino Basile, un cittadino che si trova ancor oggi, sotto
protezione nella struttura del Servizio Centrale Protezioni nella qualità
di teste, non perché un maledetto giorno mi trovai spettatore involontario
in uno scenario delittuoso o perché fui preso di mira dai criminali per un
qualsiasi motivo personale... ma, perché tenendo fede al giuramento fatto
di fronte ai cadaveri di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, (due compagni
vittime dei killer di "cosa nostra" a Palermo il 30 aprile del 1982),
decisi di non vivere più passivamente una vita condizionata da quella
quotidiana ingiustizia, che massacrava con le armi dei criminali i migliori
fra noi che osavano opporsi con estrema determinazione alla politica del
tanto peggio, tanto meglio.
In quel tempo sapevo già quanto fosse profondamente trasversale la
compromissorietà politica, economica e Istituzionale con l'organizzazione
criminale denominata "cosa nostra".... ero pienamente consapevole del fatto
che, "tirando sassi nello stagno per colpire le rane, avrei costretto poi,
i coccodrilli a venire fuori dalle limacciose acque della palude".
L’arrivo a Palermo del Generale Dalla Chiesa aveva sconfitto ogni mia
prudenza esistenziale e come la grandissima moltitudine dei miei
concittadini, respiravo a pieni polmoni il bellissimo profumo d’una
possibile svolta epocale.
La sera del 3 settembre 1982, l’infamia criminale e mafiosa prevalse su
tutto, anche sulla stessa credibilità d’uno Stato che nella sua esposizione
dominante, non amava quel suo leale servitore, e qualcuno scrisse sul luogo
della strage:<< qui è morta la speranza dei Palermitani onesti...>>
Ma ciò non valse a farmi arrendere: anche se 15 anni dopo l’unica
possibilità, che l’isolamento politico mi lasciò per mettere al sicuro la
mia famiglia, fu quella d’andare via da Palermo, nella qualità di testimone
di giustizia...(?)
Il 28 luglio 1997 cinque leali cittadini dovettero abbandonare la loro
casa, l’attività commerciale, il loro lavoro, archiviare le loro storie, i
loro affetti ed i loro tantissimi amici: erano colpevoli d’aver creduto,
che i valori della nostra Repubblica e del nostro Stato si riaffermavano,
partendo dall’eroismo di tanti uomini delle Istituzioni, che malgrado le
dure evidenze, avevano continuato a recitare fino al 1992, il loro ruolo e
le loro funzioni Istituzionali, con alto senso dell’onore e pagato con il
sangue dei giusti, la nostra vana speranza d’un futuro di cittadini liberi
in uno Stato democratico e civile.
Oggi l’attuale Governo, nel ruolo Istituzionale del Sottosegretario Alfredo
Mantovano e la Commissione da Lui presieduta, (ai quali è doveroso un
nostro sentito ringraziamento) mi ha messo nelle condizioni di raccattare i
pezzi economici della mia vita e quella dei miei familiari; fra l’altro mi
è anche stato affidato un contratto di consulenza esterna (retribuito) con
il Ministero degli Interni per attestare nelle scuole, nei Convegni
pubblici delle aree del sud del nostro Paese e con articoli stampa, che lo
Stato Italiano vuole debellare le organizzazioni criminali, che la
Giustizia è un valore sacro della nostra Costituzione Repubblicana e che
noi cittadini abbiamo il dovere di combattere questa battaglia di libertà,
insieme ai nostri referenti Istituzionali.
Ma, Le chiedo:<<cosa dovrei farne di più d’un ventennio di sofferenze
inaudite e della mia dignità di uomo libero, sapendo che dovrei mentire
spudoratamente?...>>
Se almeno una volta, lungo l’arco del mio duro impegno esistenziale contro
l’organizzazione criminale denominata "cosa nostra" e la mafia dei palazzi
del potere, avessi avuto un minimo di Giustizia, oggi per misera
convenienza e per la consapevole impotenza determinata della mia
solitudine, "saggiamente" (?) potrei rinunciare al mio sogno di libertà,
arrendermi alla mia morte civile e dire basta...!
Potrei prendere atto della strutturale debolezza politica delle nostre
Istituzioni ed inchinarmi alle palesi ingiustizie consumate contro la mia
storia, da pezzi importanti della Procura di Palermo, che nel maggio del
1987 elusero sfacciatamente un mio Esposto sottoscritto da 120 lavoratori:
per la prima volta nella storia della comunità siciliana, le vere vittime
denunciavano con coraggio le infiltrazioni criminali e mafiose dentro il
mondo del lavoro delle Partecipazioni Statali: la potentissima FINCANTIERI.
Potrei anche arrendermi alla speranza d’ottenere giustizia contro quel PM
che nel giugno del 1992 eluse la significativa funzione, di un mio
argomentato e documentato Esposto contro "cosa nostra" consentendo ai
criminali ed ai loro compagni di merenda di operare ancora indisturbati per
altri cinque anni.
Arrendermi "agli sbagli procedurali" che costrinsero il Tribunale, che
finalmente nell’anno 1998 processava quei criminali, a non accogliere la
mia richiesta di costituzione di parte civile [......] perché dagli atti
non si evincevano (?) i danni arrecati allo scrivente ed alla sua famiglia:
uno dei due PM che rappresentavano l’accusa era la stessa persona del 1992;
lo stesso che poi davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia, (mesi
prima che iniziasse quel Processo) aveva dovuto ammettere che sulle
infiltrazioni criminali ai cantieri navali di Palermo non erano mai state
fatte indagini, anche a fronte dei gravissimi fatti criminosi di cui
s’erano resi protagonisti i Galatolo, i Madonia ed il loro clan, che per
circa vent’anni "utilizzarono indisturbati" come base operativa, proprio il
cantiere navale ed il porto di Palermo...
Quanto quella mia ingiusta esclusione dal Processo abbia favorito i
criminali ed i tristi attori, che operano dentro il circuito economico,
politico, sindacale e Istituzionali della comunità Palermitana, non credo
necessiti d’alcun commento...
Anche quella volta le sedi della Giustizia furono governate per mandare in
scena quel copione che ha trasformato un infimo fenomeno d’estrazione
rurale in tragedia nazionale.
Si dovevano processare solo i criminali e nascondere alla visibilità
nazionale ed internazionale le convenienze e le pesantissime responsabilità
dei tanti sciacalli e delle tante iene che banchettarono sulla
deindustrializzazione e sulla dignità della già sofferente comunità
palermitana, governando l’infame patto consociativo, con l’inganno, con il
clientelismo, con il ricatto della cassa-integrazione, con l’omertà
ambientale garantita dai criminali, con la totale assenza Istituzionale e
con la certezza di poter vanificare ogni ricorso nei tribunali del lavoro
da parte dei tanti lavoratori che speravano nella Giustizia.....
E’ bene precisare che si arrivò a quel processo, solo dopo che l’azione
investigativa sulle infiltrazioni criminali dentro la Fincantieri passò
(forse per circostanze impreviste dai manovratori) nelle competenze del PM
Luigi Patronaggio che poi lasciò, o dovette lasciare, la Procura di Palermo
per andare a fare il Pretore in provincia...(?)
Per non sconfiggere la feccia umana militante in "cosa nostra" e la cultura
che li produce, fino agli anni 80’, il triste teatrino del potere si era
dovuto impegnare fino all’indecenza per affermare anche di fronte
all’evidenza, che essa non esisteva.
Poi sono scesi in campo "i moralisti" ed i pseudo "intellettuali
dell’ultima ora", allevati nelle scuole della più infima ipocrisia, gestita
dai padroni del potere e dai cattivi maestri che, attraverso il settore
mediatico, hanno costruito nuove "verità assolute".
...... Si, proprio quei tanti che hanno realizzato sceneggiati deficienti,
scritto articoli e romanzacci, impiantato programmi televisivi di prima
serata, utilizzato la carta stampata e le operazioni mediatiche, per cucire
addosso ad affidabili e velenosissimi nani il vestitino d’eroi di carta,
per poi mandarli in Parlamento, dove le Istituzioni della Democrazia
dovevano attestare che il paese è ostaggio dei Riina, dei Galatolo, dei
Pipitone, dei Madonia, dei Graviano, dei Brusca, dei Buscetta, dei
Provenzano, del "pentito" Giuffrè e di molti altri scadenti articoli umani
come loro.
Grazie a loro da più di un decennio va in scena quel cinico buonismo che,
attraverso il vittimismo, stravolge consapevolmente la realtà profonda
delle cose anche alla presenza del tanto sangue versato dai nostri eroi,
riuscendo così ad allontanare la gente, dalla voglia di partecipazione a
quella battaglia morale e ideale, che dovrebbe essere invece patrimonio di
tutti gli Italiani.
Se così deve essere, potrei anche prendere atto che la mia gente, ubriacata
per intere generazioni, non vuole credere più in nulla e sì fa "una e
centomila" per sopravvivere e resistere al triste copione della struttura
di potere selezionata dalla mafiosità che manda sempre in scena
l’ingiustizia, le verità reinterpretate, l’inganno e la morte.
Anch’io, se così sì vuole, posso arrendermi al sogno di vedere sconfitti
"cosa nostra" e la mafia di pezzi importanti del potere reale che nel sud
del Paese relega inesorabilmente la mia gente ai bisogni più aberranti per
garantirsi un ampio bacino elettorale..... in questi contesti la dignità
umana costa pochissimo...
Posso anche rassegnarmi al fatto che, questo Paese che ho tanto amato,
debba essere ad ogni costo il Paese dove la velenosa ipocrisia dei potenti
e dei loro sgherri possono anche uccidere la speranza d’un sogno difficile
ma possibile da concretizzare nel tempo;
Dove la feccia umana poi "pentita" non paga i suoi infami delitti ed è
innalzata ad oracolo di verità per saziare la propaganda politica e le
debolezze Istituzionali;
Dove sono state consegnate medaglie d’oro al valore
civile ai calunniatori;
Dove da truffatori è facile passare al ruolo di vittima innocente di "cosa
nostra" o di altre organizzazioni criminali per saziare la propaganda che
vuole attestare la partecipazione dei cittadini in questa battaglia di
libertà, ormai svuotata di leali contenuti.
Ma, non m’arrenderò mai alla convenienza personale ed a farmi attore
ingannevole nei confronti della mia gente: proprio io che ho visto sempre
compiuta l’ingiustizia contro le mie ragioni che interpretano le ragioni
negate alla mia gente...
Non mi rassegnerò a subire in servile silenzio l’ingiustizia dello stesso
PM del 1992, 1997 (era rientrato in scena dopo l’uscita del PM Luigi
Patronaggio) del 1998 e del 1999, che gratuitamente ed arbitrariamente mi
ha imprigionato dentro un labirinto Kafkiano è mi costringe a difendere la
mia onorabilità dentro i Tribunali.
Signor Ministro,
non Le chiedo d’impegnare il Parlamento in una nuova legge e tantomeno di
bloccare l’ingiusto processo che mi vede imputato senza aver commesso alcun
reato: voglio ancora oggi, malgrado gli scandalosi fatti di cui sono
vittima, avere fiducia nel giudizio della Magistratura Palermitana.
Mi piace ancora pensare che il GIP rinviandomi a Giudizio, anche alla
presenza delle mie illuminanti dichiarazioni che ho preteso fossero
registrate, si sia voluto lavare le mani da un problema scandaloso per quel
palazzo di Giustizia che non fu certamente un’isola felice per gli ormai
archiviati, speculati e dimenticati; Cesare Terranova, Rocco Chinnici,
Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Gaetano Costa...
Alla luce degli ultimi scenari riportati dalla cronaca, ho ragione di
ritenere che forse ancora oggi le condizioni ambientali di quella Procura
non siano cambiate per i tantissimi Magistrati, veramente degni di tanta
responsabilità umana, civile e Istituzionale, che operano ancora oggi in
quella Procura, dovendo fare i conti con una filosofia della Giustizia
condizionata dalle strutturali debolezze ambientali.
Sono però fiducioso, che le mie inoppugnabili ragioni verranno accolte
anche nel caso, che a giudicarmi fosse il migliore amico del PM degli anni
1992/ 97/ 98/ 99....
Le chiedo solo di ricevermi, per poterLe argomentare e documentare la mia
storia: un classico da scuola, una vergogna inesorabilmente fotografata,
che al di là d’ogni ragionevole dubbio, spiega come alla gente del sud è
stata sempre negata la Giustizia e la speranza di un futuro libero e civile.
Vorrei offrirLe umilmente l’opportunità d’una riflessione eziologica dalla
quale poter far emergere la circostanza che vede, lo stesso PM che nel
recente passato non ha "saputo" esercitare il suo ruolo per affermare la
legalità ed il valore della Giustizia, oggi irritualmente ed
arbitrariamente rinviare a giudizio (..e non solo questo..) nelle aule dei
tribunali l’uomo che non si è inchinato alle sue "amichevoli" proposte tese
a salvaguardare l’interesse della propaganda politica e l’immagine d’una
"vittima innocente" della mafia da utilizzare nei processi...
Di una "vittima innocente" che importanti pentiti hanno indicato nei
tribunali con il ruolo di ex socio dei criminali..... (?)
Per questi fatti, in data 19 dicembre 2001 ho presentato un argomentato e
documentato esposto alla Procura di Caltanissetta ma, alla luce dei fatti,
ho la triste sensazione che a Caltanissetta non ci sia molta buona volontà
a far luce sull’esposto in oggetto...
Signor Ministro,
in questa battaglia di libertà insieme alla mia favolosa famiglia abbiamo
ormai speso i migliori anni della nostra vita.
Tutto mi è stato sempre ripagato con durissime beffe che ho sempre subito
in silenzio per amore di quella battaglia ideale, che pensavo potesse prima
o poi trovare uno sbocco positivo per il futuro della mia gente e per la
credibilità delle nostre Istituzioni ma, non permetterò che a ciò
s’aggiunga anche l’onta d’essere costretto, per meschina convenienza
personale, ad essere proprio io l’artefice dell’inganno che uccide
definitivamente la mia dignità di uomo libero, la mia storia ed il mio
impegno civile con la rassegnazione, non solo a dover convivere con
l’ingiustizia, che osa ridermi in faccia dopo averla combattuta per 21 anni
ma, anche a venderla ai ragazzi del sud ed alla mia gente camuffata di
verità...
Chiedo e pretendo Giustizia: la chiedo, perché malgrado le tante beffe e le
tante ingiustizie subite ci credo ancora; la pretendo, per poter
testimoniare ai nostri ragazzi ed alla nostra gente, che il volto della
Democrazia e della Giustizia assumono sempre le sembianze del nostro
impegno di cittadini e, che i valori del nostro Stato non sono solo quelli
bollati o azionari ma, soprattutto quelli della democrazia, della giustizia
e della dignità umana.
Ho sconfitto la paura della morte con la serenità delle mie ragioni, i
tradimenti con la forza d’animo, la solitudine con la tenacia.... ora è il
tempo di sconfiggere l’odioso, l’infimo tarlo della rassegnazione...
Signor Ministro, La prego umilmente, m’aiuti a sconfiggerla con le armi
della ragione!
Cordialmente
Gioacchino Basile
PS: Alcuni piccoli accenni sulla mia storia si possono trovare nella
seguente pagina web:
http://www.centroimpastato.it/publ/online/cantieri/intro.htm
Altre notizie più approfondite sono contenute nella relazione Antimafia su
Fincantieri approvata all’unanimità nel gennaio 1999. (relatore ON. Alfredo
Mantovano)
Tel. 328/ 2726227