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[quartopotere] Digest Number 371




Questo numero contiene 1 messaggio.

Argomenti in questa selezione:

       1. TG5/La redazione chiede al CDR di restare (da TG 5)
            Da: TG5


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Messaggio: 1
      Data: Fri, 3 Jan 2003 01:04:00 +0100
        Da: TG5
   Oggetto: TG5/La redazione chiede al CDR di restare (da TG 5)

Quarantadue giornalisti del Tg5 hanno firmato un documento in cui si
chiede il ritiro delle dimissioni del comitato di redazione, presentate
all'indomani della messa in onda del telegiornale Mediaset nonostante lo
sciopero generale della categoria, lo scorso 20 dicembre.
Paolo Di Mizio, membro del Cdr insieme a Sandro Provvisionato, spiega
che i firmatari del documento, affisso in bacheca, «approvano in pieno»
il contenuto della lettera di dimissioni del Cdr, in cui si denunciava
in particolare «la mancanza di una effettiva democrazia interna» e si
chiedeva «la creazione di una vera dialettica sindacale aziendale,
di fatto assente».
«La redazione è molto compatta», dice Di Mizio, specificando che la
maggior parte dei firmatari sono giornalisti della sede romana del Tg5 e
che ovviamente nel documento mancano le firme dei 20 giornalisti che non
hanno scioperato («anche se alcuni di loro hanno comunque firmato il
documento di solidarietà al cdr», sottolinea).
«Al Tg5 non c'è mai stata una dialettica sindacale vera - afferma Di
Mizio - ma un'atteggiamento paternalistico dell'azienda nei confronti
dei giornalisti. Il meccanismo di concordia sociale e
aziendale si è incrinato in coincidenza con la notizia del passaggio a
La 7 del direttore Mentana, poi recuperato con un costo altissimo. In
quel momento in
molti si sono chiesti come mai per l'azienda investire nell'informazione
significava investire in una sola persona. Rispetto ai giornalisti della
Rai noi siamo molti di meno, abbiamo stipendi probabilmente più bassi e
abbiamo un tasso di produttività altissimo».
Ma non è tutto: i redattori del tg Mediaset sono ora «molto preoccupati»
perchè dal 7 gennaio il rotocalco <Verissimo> verrà allungato di un'ora.
«Mentana  lo ha definito 'quasi un'edizione straordinaria al giornò -
spiega Di Mizio - per cui oltre ai 18-19 redattori assegnati al
programma, ci dovrà essere anche il contributo di tutte le forze del
Tg5, con un carico di lavoro in più e con il rischio di un collasso
delle strutture tecniche». Tra l'altro, aggiunge, la questione di
<Verissimo> «non è stata regolamentata: abbiamo chiesto un incontro per
definire la fattura del giornale e avere garanzie dal punto di vista
editoriale, giornalistico e produttivo.
Non si possono spremere i giornalisti all'infinito
e a costo zero. Su questo Mentana è stato piuttosto vago».
Molte le critiche a Mentana e alla sua «conduzione verticistica» del
telegiornale. «Dopo la nostra lettera di dimissioni - sottolinea tra
l'altro Di Mizio - non ha resistito ed è scoppiato in insulti verso me e
Provvisionato definendoci 'farabuttì».
Dopo il documento, il Cdr ora deve decidere se ritirare le dimissioni:
«Non so cosa succederà, la situazione è molto complicata», afferma il
giornalista, che conclude: «Il 9 gennaio la Fnsi ha convocato tutti i
cdr Mediaset per un incontro con i legati della Federazione della Stampa
e della Stampa Romana per verificare se nel giorno dello
sciopero sono stati commessi atti illeciti e antisindacali. Poi
vedremo». (ANSA).
Il Comitato di Redazione del Tg5 aveva rassegnato le proprie dimissioni
all'indomani dello sciopero del 20 dicembre. Di seguito pubblichiamo la
lettera con la quale i componenti del Comitato di redazione avevano
annunciato laloro decisione.
''Cari colleghi - e' scritto nella lettera-comunicato firmata da Paolo
Di Mizio e Sandro Provvisionato - al termine di una giornata a dir poco
convulsa, crediamo sia giunto il momento di tirare le somme e ritenere
conclusa la nostra esperienza in un Comitato di Redazione che avevate
eletto con forte partecipazione''. ''Quando nel maggio del 2000 molti di
voi chiesero a noi e a Vito Oliva di impegnarci nel sindacato - inizia
il lungo comunicato - volevate, in modo dichiarato, affrontare due
questioni che da anni assillano questa redazione: la mancanza di una
effettiva democrazia interna e la creazione di una vera dialettica
sindacale aziendale, di fatto assente.
C' era inoltre da affrontare la delicata scadenza del contratto
integrativo aziendale. Nessuno di noi tre aveva grande entusiasmo ad
affrontare un lavoro duro e oscuro anche a discapito della nostra
professione che e' quella di giornalisti e non di sindacalisti. Eppure
lo facemmo, forti del vostro sostegno che si espresse subito dopo in una
massiccia partecipazione al voto e con una elezione forte''. Il
comunicato prosegue quindi ricordando alcuni successi ottenuti dal
sindacato prima di tornare alle ultime vicende: ''quanto e' accaduto
oggi ~ la messa in onda di quattro edizioni complete del telegiornale in
una giornata di sciopero nazionale indetto dalla FNSI ~ porta al pettine
questo nodo: non viviamo, non vivete in una redazione normale, ma in una
redazione 'normalizzata'. Vogliamo ringraziare i 48 colleghi che oggi
hanno scioperato assieme a noi. Ma ci resta un dubbio: non siamo
convinti che tutti quelli di voi che hanno lavorato anziche' scioperare
si siano resi conto del danno che la loro scelta ha arrecato. Una scelta
dirompente nei confronti della categoria che ora e' piu' debole; del
sindacato nazionale che ora e' piu' debole; nei confronti di voi stessi
che ora siete ancora piu' deboli; nei confronti del vostro sindacato che
ne esce impossibilitato a proseguire. Ne escono inoltre schiantate le
ragioni per le quali avevate eletto questo Cdr e le relazioni sindacali
di tutti i giornalisti Mediaset, che per un lungo tempo non saranno piu'
quelle che sono state in questo anno e mezzo. Insomma voi che avete
disatteso lo sciopero (alcuni perfino tornando dal riposo o dalla
corta), avete gettato al vento le prospettive future e anche quello che
~ poco o molto ~ e' stato fatto finora''. Il comunicato parla anche del
ruolo del direttore Mentana: ''e' riuscito a dividere la redazione sulla
base di motivazioni che appaiono del tutto personali nei confronti del
segretario della FNSI (galeotta fu un'intervista!) e al solo scopo di
sferrare un attacco alla Rai. Quest'ultimo aspetto, e' inutile
nascondercelo, acquista anche un valore quanto mai deteriore, tutto
interno ai giochi della politica''.
Il Cdr sostiene inoltre che ''se la non adesione allo sciopero di 25
colleghi su 100 e' stata sufficiente alla messa in onda di tutte le
edizioni del Tg5, questo significa che, il direttore e una minoranza
possono prevalere sulla maggioranza. Questo significa che d' ora in
avanti, sara' il direttore a decidere o meno la riuscita di uno sciopero
nazionale o di redazione che sia e non la vostra libera scelta di
aderire o meno ad una forma di lotta''. ''Ne consegue - conclude la nota
che - in questa redazione non c' e' alcuna agibilita' sindacale.
Figurarsi una dialettica o la possibilita' di un confronto appena
costruttivo tra direttore e redazione. Non ci resta che prendere atto di
questa tristissima situazione e rassegnare quindi le nostre
dimissioni''.



[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]




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