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"ERAVAMO ALLA DIAZ, PER FAVORE PROCESSATECI"
"ERAVAMO ALLA DIAZ, PER FAVORE PROCESSATECI"
Eravamo dentro la scuola Diaz la notte del 21 luglio 2001. Oggi abbiamo una
richiesta da fare: chiediamo di essere processati. Il pm l'altro ieri ha
chiesto al gip di archiviare le accuse contro di noi: resistenza a pubblico
ufficiale, lesioni plurime aggravate, detenzione di armi. Secondo il pm,
quelle accuse vanno archiviate (resta aperta l'inchiesta per assozciazione
a delinquere) perché - scrive - "è risultata carente da parte della polizia
giudiziaria l'individuazione soggettiva dei responsabili delle varie
ipotesi criminose". In sostanza si propone al gip il proscioglimento perché
non è possibile stabilire chi, fra i 93 finiti nella mattanza di quella
notte, avrebbe opposto resistenza, aggredito i poliziotti, custodito le armi.
Noi diciamo no a questa motivazione. Preferiamo un processo: vogliamo che
tutte le accuse siano esposte pubblicamente. Noi non abbiamo nulla da
temere e soprattutto crediamo che tutti i cittadini abbiano diritto di
sapere se e come qualcuno ha mentito nel ricostruire i fatti della Diaz.
Nell'ordinanza del pm si parla di aggressioni subite dai poliziotti, ma per
l'episodio più grave, l'accoltellamento denunciato dalll'agente Nucera, lo
stesso pm cita la perizia dei Ris dei carabinieri che smentisce la sua
versione. E sempre il pm scrive che "altri agenti riportavano lesioni di
modestissima entità, per alcuni indipendenti dall'azione degli occupanti".
Ci risulta che gran parte di questi agenti di fronte ai magistrati si siano
addirittura avvalsi della facoltà di non rispondere: avevano forse paura di
raccontare le aggressioni subite?
Il pm ci accusa di resistenza anche perché appena prima dell'irruzione
qualcuno, dall'interno, chiuse il cancello e il portone della scuola. Cita
anche il lancio di oggetti dalla finestre. Sono ipotesi di reato che
potremmo valutare durante il dibattimento, per una ricostruzione accurata
di tutti i fatti accaduti alla Diaz e durante i giorni del G8. Dentro
quella scuola siamo stati pestati selvaggiamente. Ne siamo usciti in
barella e in stato d'arresto, mentre il portavoce della polizia spiegava ai
giornalisti che il nostro sangue, le nostra ossa rotte dai managanelli,
erano "ferite pregresse". L'arresto era motivato dal ritrovamento di
"armi", ossia due molotov, all'interno della scuola. Oggi sappiamo, dalle
testimonianze degli stessi agenti, che le due molotov furono portate lì
dalla polizia: per questa ragione agenti e funzionari sono sotto inchiesta.
E' normale tutto questo? E' normale che la polizia ricostruisca un
pestaggio mascherato da "perquisizione" (63 persone finirono in ospedale)
in modo così fasullo e spesso infamante? Noi vogliamo il massimo della
trasparenza, perciò non accettiamo un'archiviazione così ambigua. Il blitz
alla Diaz è stato un sistematico pestaggio, corredato da ricostruzioni
ufficiali false e reticenti. Come vittime e come cittadini abbiamo il
diritto di chiederne conto. Vogliamo il processo, in modo che i poliziotti
possano esporre pubblicamente le loro accuse. Noi diremo la nostra. Abbiamo
il vantaggio di non avere nulla da nascondere.
Arnaldo Cestaro, Lorenzo Guadagnucci, Matteo Bertola, Sara Gallo Bartesaghi
info: Lorenzo Guadagnucci 3803906573
www.veritagiustizia.it