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La nonviolenza e' in cammino. 433



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 433 del 2 dicembre 2002

Sommario di questo numero:
1. Benito D'Ippolito, agli imprigionati per la pace
2. Movimento Nonviolento: albo d'onore 2002 dei prigionieri per la pace
3. Elettra Deiana, la Nato e il coinvolgimento incostituzionale dell'Italia
nella "guerra preventiva"
4. Lucia Vantini recensisce il libro di Wanda Tommasi su Etty Hillesum
5. Clara Jourdan recensisce "Lingua e verita'" di Luisa Muraro e le sue e i
suoi studenti dell'Universita' di Verona
6. Da un'altra epistola di Misone, questa volta all'amatissimo amico suo
Eleandro
7. Letture: Andrea Taviani (a cura di), Guarire dalla tortura
8. Da tradurre: Emilia Ferreiro, Vigencia de Jean Piaget
9. Riletture: AA. VV., Dizionario sessuato della lingua italiana
10. Riletture: Margarete Buber-Neumann, Milena, l'amica di Kafka
11. Riletture: Aldo Capitini, Il potere di tutti
12. Riletture: Antonino Drago, Matteo Soccio (a cura di), Per un modello di
difesa nonviolento
13. I tediosi distinguo di Brontolo: rivoluzionari vs sovversivi
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. BENITO D'IPPOLITO: AGLI IMPRIGIONATI PER LA PACE, NELLA GIORNATA IN CUI
SI RENDE LORO ONORE
[Il primo dicembre, in occasione della giornata internazionale degli
imprigionati per la pace, aderendo all'iniziativa della War Resisters'
International (Internazionale dei resistenti alla guerra, in sigla WRI) e
del Movimento Nonviolento (che e' anche articolazione italiana della WRI),
il Centro di ricerca per la pace di Viterbo ha realizzato un incontro di
riflessione e di testimonianza. Per l'occasione il nostro collaboratore
Benito D'Ippolito ha scritto il seguente sonetto]

Fedeli alla coscienza, salvatori
del mondo che l'orrore della guerra
minaccia, nella cella che li serra
stanno sereni e forti gli obiettori

imprigionati perche' costruttori
di pace e di giustizia, e sulla terra
sono i piu' liberi perche' non erra
chi ha dato piu' che incensi e piu' che ori

in dono splendido alle genti tutte:
se stesso ha dato, ed un esempio forte;
li' tra le sbarre, le pupille asciutte,

nulla curando i ceppi e le ritorte,
si oppone a che altre vite sian distrutte
e sbarra il passo alle stragi e alla morte.

2. MOVIMENTO NONVIOLENTO: ALBO D'ONORE 2002 DEI PRIGIONIERI PER LA PACE
[Dal Movimento Nonviolento (per contatti: e-mail: azionenonviolenta@sis.it;
sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e difondiamo]
In occasione del primo dicembre 2002, Giornata mondiale dei prigionieri per
la pace, la War Resisters' International (Internazionale dei Resistenti alla
Guerra - di cui il Movimento Nonviolento e' la sezione italiana) diffonde
l'elenco di obiettori di coscienza e di attivisti per la pace attualmente
incarcerati in vari paesi del mondo. Quest'anno l'attenzione e' rivolta in
modo particolare all'area del Caucaso e dell'Asia Centrale, dove la
situazione degli obiettori di coscienza e' particolarmente critica.
Invitiamo i lettori  ad inviare cartoline o biglietti di sostegno a questi
testimoni di pace, anche con lo scopo di far sapere alle autorita' di quei
paesi che i prigionieri pacifisti non sono isolati.
Per maggiori informazioni si visiti il sito del Movimento Nonviolento
(www.nonviolenti.org) e quello della War Resisters' International
(www.wri-irg.org).
*
Armenia
Amayak Karapetyan: 03/11/2000-02/05/2003
Armen Yeghiazaryan: 30/03/2001-29/03/2004
Artashes Atoyan: 03/12/2001-02/12/2003
Araik Sargsyan: 2001/12/12-2003/12/11
Armen Vardanyan: 17/01/2002-16/01/2004
Spartek Sargsyan: 23/01/2002-22/07/2004
Rafael Alaverdyan: 30/01/2002-20/01/2004
Araik Bagdasaryan: 01/02/2002-31/07/2004
Vardan Torosyan: 01/02/2002-31/07/2004
Yerem Kh'lkhatyan: 26/02/2002-25/02/2004
Karen Ambartsumyan: 12/03/2002-11/09/2003
Andrey Alaverdyan: 15/03/2002-14/03/2005
Abgar Minasyan: 25/03/2002-24/03/2003
Arman Avetisyan: 09/04/2002-08/04/2004
Hovannes Serobyan: 17/04/2002-16/04/2004
Gagik Gevirkyan: 25/04/2002-24/04/2004
Ambartsum Nersisyan: 30/04/2002-29/04/2004
Kosh Corrective Labour Colony, Kosh

Armen Alikhanyan: 29/04/2002-28/10/2003
Vanadzor Prison: Saak Oganesyan: 02/06/2002 -
Sarkis Oganesyan: 02/06/2002 -
Zhirayr Sukiasyan: 03/06/2002 -
Nubarashen Prison

Henrik Hovinikyan: 14/01/2002-30/07/2004
Nubarashen - 2 Prison, Nubarashen, Yerevan

Vahan Mkroyan: 12/12/2000-20/12/2003
Artik Corrective Labour Colony, Artik

Artur Kazaryan: 18/09/2002-17/09/2003
Hratch Tatoyan: 15/08/2002-14/08/2004
Vagan Bayatyan: 29/10/2002-29/04/2004
indirizzo della prigione sconosciuto

Sono tutti Testimoni di Geova.
*
Bielorussia
Yuri I Bendazhevsky: 01/06/2001-01/06/2009
Prigione di Minsk, ul Kavarijskaya 36, PO Box 36 K, Minsk
Investigatore e divulgatore dei fatti di Chernobyl, fraudolentemente
accusato di corruzione.
*
Finlandia
Oskar Lindman: 31/07/2002-17/02/2003
Helsingin tyosiirtola, PL 36, 01531 Vantaa

Janne Kuusisto: 06/05/2002-23/11/2002
Turun tutkintavankila, avo-osasto, PL 55, 20251 Turku

Heikki Ulmanen: 30/09/2002-17/04/2003
Satakunnan vankila / Huittisten osasto, PL 42, 32701 Huittinen

Toni Rautiainen: 26/06/2002-22/12/2002
Iskolan avovankila, PL 2, 74345 Kalliosuo

Sono tutti in carcere per obiezione totale.
*
Israele
Mordechai Vanunu: 30/09/1986-29/09/2004
Ashkelon Prison, Ashkelon, Israel
Divulgatore di avvenimenti relativi alle questioni nucleari,  accusato di
spionaggio e tradimento - rapito il 30 settembre 1986 in Italia.

Salman Salameh: 04/09/2002 -
Military Prison No4, Military Postal Number 02507, IDF, Israel
Accusato di diserzione, in attesa di giudizio. Obiettore di coscienza druso.

In Israele si assiste quasi quotidianamente all'incarcerazione di obiettori
di coscienza. La maggior parte di loro sconta una pena di 28 giorni, alcuni
scontano piu' condanne a 28 giorni una di seguito all'altra.
Per aggiornamenti: http://wri-irg.org.
*
Porto Rico
Pedro Colon Almendes: un anno - scadenza 03/01/2003
MDC Guaynabo POB 2147, San Juan, PR 00922-2147
A seguito di tafferugli di scarsa importanza, avvenuti durante una protesta
contro i ROTC (Corpi di Addestramento degli Ufficiali Riservisti) del
30/04/01 presso l'Universita' di Porto Rico, Almendes e' stato dichiarato
colpevole di aggressione aggravata.

Cacimiar Zenon Encarnacion
Pedro Zenon Encarncion
Regaladon Miro Corcino
Tutti e tre in attesa di giudizio, previsto per il 2 novembre 2002, per la
violazione dell'area di bombardamento di Vieques a  Porto Rico lo scorso
settembre 2002.
*
Federazione Russa
Grigory Pasko: 25/12/2001-25/12/2005
SIZO IZ - 25/1, Partisanskij Prospekt 28b, 690106 Vladivostock, Russia
Giornalista militare russo accusato di alto tradimento per aver dato notizia
dello smaltimento di scorie nucleari ad opera della flotta russa. Aveva gia'
trascorso in prigione 20 mesi prima che gli fosse comminata la pena.
*
Corea del Sud
In Corea del Sud piu' di 1.200 Testimoni di Geova sono finiti in carcere a
causa della loro obiezione di coscienza al servizio militare. Solitamente e'
prevista una condanna a tre anni di prigione. Ultimamente anche obiettori di
coscienza laici hanno cominciato ad organizzarsi. Dodici studenti hanno
dichiarato pubblicamente la loro obiezione di coscienza lo scorso settembre
2002.
*
Turchia
Mehmet Bal: 24/10/02 -
Adana 6. Kolordu Askeri Cezaevi, Adana, Turkey
Obiettore di coscienza dichiaratosi tale dopo aver svolto parzialmente il
servizio militare. Si e' consegnato spontaneamente il 24 ottobre ed ora e'
in carcere in attesa di giudizio.
*
Turkmenistan
Nikolai Shelekhov: 02/07/2002-01/01/2004
indirizzo della prigione sconosciuto

Kurban Zakirov: 23/04/1999-22/04/2008
Turkmenbashi labour colony Respublika
Turkmenistan, BPT - 5,p/p V.S. g. Turkmenbashi

Entrambi sono testimoni di Geova.
*
USA
Charles Booker-Hirsch: 10/09/2002-10/12/2002
FCI McKean, P.O. Box 8000, Bradford, PA 16701

Joanna Cohen: 10/09/2002-10/12/2002
Federal Prison Camp Phoenix, 37930 N 45th Ave, Phoenix, AZ 85086

Kenneth F Crowley: 10/09/2002-10/03/2003
Federal Prison Camp Beaumont, PO Box 26010, Beaumont, TX 77720

Susan Daniels: 10/09/2002-10/12/2002
Nancy Gowen: 10/09/2002-10/12/2002
Abigail Miller: 10/09/2002-10/12/2002
Kathleen Boylan: 19/09/2002-10/12/2002
Federal Prison Camp Alderson, Box A, Alderson, WV 24910

Mary Dean: 10/09/2002-10/03/2003
Kathleen Desautels: 10/09/2002-10/03/2003
Kate Fontanazza: 10/09/2002-10/03/2003
Federal Prison Camp Greenville, PO Box 6000, Greenville, IL 62246

Toni Flynn: 12/07/2002-12/01/2003
Jerry Zawada: 12/07/2002-12/01/2003
Crisp County Jail, 196 South Highway 300, Cordele, GA 31015

Chantilly Geigle: 10/09/2002-10/03/2003
Federal Prison Camp Dublin, 5775 8th Street, Camp Paks, Dublin, CA 94568

Peter Gelderloos: 12/07/2002-12/01/2003
FCI Cumberland, 14601 Burbridge Road, SE, Cumberland, MD 21502-8771

John Heid: 10/09/2002-10/04/2003
Federal Prison Camp Schuylkill, Camp 2, Range B, PO Box 670, Minersville, PA
17954-0670

Eric Johnson: 10/09/2002-10/03/2003
FCI Manchester, PO Box 3000, Manchester, KY 40962

Janice Sevre-Duszynska: 10/09/2002-10/12/2002
FMC Lexington, 3301 Leestown Road, Lexington, KY 40511

Niklan Jones-Lezama: 12/09/2002-12/03/2003
Sherburne County Jail,13880 Highway 10NW, Elkriver, MN 55330-4609

Rae Kramer: 10/09/2002-10/03/2003
FCI Danbury, Route 37, Danbury, CT 06811

Palmer Legare: 10/09/2002-10/12/2002
FMC Devens PO Box 879, Devens, MA 01432

Tom Mahedy: 10/09/2002-10/12/2002
FCI Fort Dix, PO Box 38, Fort Dix, NJ 08640

Bill O'Donell: 10/09/2002-10/03/2003
Atwater USP, PO Box 01900, Atwater, CA 95301

Michaele Pasquale: 10/09/2002-10/03/2003
Federal Prison Camp Allenwood, PO Box 1000, Montgomery, PA 17752

Richard M. Ring: 10/09/2002-10/12/2002
Federal Prison Camp Lewisburg, PO Box 2000, Lewisburg, PA 17837

Michael Sobol: 10/09/2002-10/12/2002
FCI Engelwood, 9595 w Qincy Ave, Littleton, CO 80123

Fr. Louise Vitale: 02/10/2002-02/01/2003
indirizzo della prigione sconosciuto

Tutti questi prigionieri hanno preso parte ad un'azione dimostrativa
svoltasi  a Fort Benning, Georgia (USA), contro la School of the Americas
(SOA - lett. "Scuola delle Americhe") lo scorso settembre 2002. La SOA e'
una scuola di addestramento al combattimento per soldati latino-americani
che ha sede a Fort Benning. La SOA, spesso soprannominata "School of
Assassins" (Scuola di Assassini), ha lasciato una scia di sangue e
sofferenza in tutti i paesi a cui i suoi diplomati hanno fatto ritorno.
Centinaia di migliaia di persone in America Latina sono state torturate,
rapite, fatte sparire, massacrate e costrette all'esilio, dai militari
addestrati dalla SOA. Nel gennaio del 2001 la SOA e' stata sostituita dal
Western Hemisphere Institute for Security Cooperation (Istituto
dell'Emisfero Occidentale per la Cooperazione alla Sicurezza) ma la sostanza
delle cose non e' affatto cambiata.

3. DOCUMENTAZIONE. ELETTRA DEIANA: LA NATO E IL COINVOLGIMENTO
INCOSTITUZIONALE DELL'ITALIA NELLA "GUERRA PREVENTIVA"
[Ringraziamo Elettra Deiana (per contatti: deiana_e@camera.it) per averci
inviato il testo della sua interpellanza sulla Nato dopo il vertice di
Praga, del suo intervento alla Camera dei Deputati del 28 novembre 2002 di
illustrazione dell'interpellanza, della risposta del sottosegretario Mario
Baccini, e della sua replica finale. Riportiamo qui di seguito il testo
dell'interpellanza e della replica conclusiva di Elettra Deiana, che e'
parlamentare del Prc e da sempre impegnata contro la guerra]
1. Testo dell'interpellanza scritta di cui Elettra Deiana e' prima
firmataria
I sottoscritti chiedono di interpellare i ministri degli affari esteri e
della difesa, per sapere - premesso che:
- il vertice Nato di Praga ha stabilito un mutamento di natura giuridica e
di funzione politica dell'Alleanza atlantica, sulla scia di quanto gia' in
parte delineato in occasione del vertice di Washington del 1999 con il
"Nuovo concetto strategico della Nato";
- in base a tale mutamento, viene di fatto abbandonato il principio di
natura difensiva che presiedeva al trattato e viene accettato quello di
"guerra preventiva" sostenuto dall'amministrazione Bush;
- va in tale direzione la decisione di istituire una forza di reazione
rapida pronta a intervenire anche preventivamente in tutti quei luoghi dove
l'Alleanza ritenga necessario, a proprio insindacabile giudizio, intervenire
per arginare e contrastare conflitti, controversie o fenomeni di qualsiasi
natura giudicati pregiudizievoli per la sicurezza dei Paesi membri;
- in occasione del viaggio presso le capitali dei due nuovi Stati membri
della Nato, Lituania e Romania, il presidente George W. Bush ha avuto modo
di spiegare la sua interpretazione della nuova Nato, sottolineando
esplicitamente sia la validita' e cogenza della dottrina relativa alla
guerra preventiva, sia la necessita' che la Nato agisca d'ora in poi senza
ambiguita' ne' tentennamenti;
- i giornali hanno dato notizia della richiesta ai "piu' stretti alleati",
fra i quali l'Italia, di partecipare alla possibile guerra contro l'Iraq;
- l'impegno italiano potrebbe essere concentrato sull'uso illimitato dello
spazio aereo e delle basi in territorio italiano;
- la notizia, che segnerebbe l'avvio del nostro coinvolgimento diretto nelle
operazioni contro l'Iraq, e' stata confermata ufficialmente dal presidente
del Consiglio dei ministri, onorevole Berlusconi;
- il sottosegretario americano per la sicurezza, John Bolton, ha
sottolineato che l'Italia, ancora di recente, ha dimostrato una solida
alleanza con Washington decidendo l'invio di un migliaio di nostri alpini in
Afghanistan: in questo contesto l'uso delle basi e dello spazio aereo appare
una richiesta del tutto plausibile;
- queste notizie si intrecciano con i recenti bombardamenti di alcune
postazioni irachene - colpevoli di aver violato l'imposizione decisa da
americani e inglesi e inizialmente francesi (ma non dall'Onu) di non levarsi
in volo nel cielo iracheno al di sopra del trentaseiesimo parallelo e al di
sotto del trentaduesimo, la cosiddetta "no fly zone" - mentre a Baghdad
cominciavano gli incontri formali tra i due capi degli ispettori, Blix e El
Baradei, e le autorita' irachene e mentre uno dei due, il capo dell'Agenzia
per l'energia atomica, Muhammad El Baradei, diceva pubblicamente che l'Iraq
e' pronto, come impone la recente risoluzione 1441 del Consiglio di
sicurezza, a dichiarare formalmente entro l'8 dicembre 2002 "tutto cio' che
possiede riguardo alle armi di distruzione di massa, se ancora ne ha, ed
anche a dichiarare tutte le sue attivita' in merito ai settori chimico,
biologico e nucleare, anche quelli di uso civile";
- azioni militari unilaterali, frettolose ed egoistiche, attuate aggirando
lo statuto dell'Onu, rappresenterebbero un pericolo per tutto il mondo oltre
che una violazione degli accordi internazionali;
- tutto questo avviene senza che vi sia stato nessun tipo di discussione
nelle sedi parlamentari -:
* in che modo il Governo ritenga che siano conciliabili i risultati del
summit di Praga con l'articolo 11 della nostra Costituzione;
* se l'opinione espressa dal presidente del Consiglio dei ministri sul
coinvolgimento italiano in una eventuale guerra contro l'Iraq sia gia' la
posizione ufficiale del governo;
* se il governo non ritenga di dover tenere conto del vincolo posto in sede
internazionale dalla risoluzione 1441 e del termine dell'8 dicembre 2002.
*
2. Replica di Elettra Deiana alla risposta del sottosegretario Mario Baccini
Signor presidente, sono rimasta abbastanza stupefatta - si fa per dire -
della risposta fornita dal sottosegretario.
Infatti, gli analisti, gli studiosi, gli addetti ai lavori che si sono
occupati del vertice di Praga, hanno tutti sottolineato il fatto che ci
troviamo di fronte ad un mutamento complessivo, dichiarato e legato alla
trasformazione dei rapporti internazionali, al primato degli Stati Uniti,
all'imposizione di un modello di strategia militare, quello che pesa, che
conta e che determina.
Se il sottosegretario - come penso abbia fatto - ha letto i commenti della
stampa internazionale che hanno seguito i lavori di Praga, avra' compreso
che il mutamento della Nato non rappresenta un'idea peregrina. Si tratta,
infatti, di una percezione diffusa in tutti coloro che si occupano
seriamente di questi problemi.
Ci troviamo di fronte ad un mutamento; d'altra parte, le scelte che sta
costruendo e imponendo il maggior alleato dell'Alleanza atlantica, per
assuefare l'opinione pubblica internazionale, vanno esattamente nella
direzione di presentare la Nato come uno strumento di intervento preventivo.
Il nuovo concetto strategico della Nato, messo a punto nel vertice tenutosi
a Washington nel 1999 e a cui questa dichiarazione fa esplicito riferimento,
si riferisce proprio alla capacita' di intervento preventivo contro tutti i
pericoli, compreso quello del terrorismo. Quindi, il terrorismo viene
combattuto in maniera preventiva in vario modo, compresa la guerra.
D'altra parte, il capo di stato maggiore Mosca Moschini, intervenendo
all'inaugurazione dell'anno accademico del Centro alti studi della difesa,
si e' mosso sulla stessa linea, affermando che lo strumento militare
italiano d'ora in poi, nel XXI secolo, dovra' essere in grado di graduare lo
sforzo militare in relazione ad una varia intensita' delle operazioni
preventive, dall'operazione di peacekeeping a quella di combat operation,
cioe' alla guerra guerreggiata.
Siamo, quindi, di fronte ad un abbandono del contesto giuridico che presiede
al concetto di difesa nella Costituzione italiana ed e' per tale motivo che
insisto sulla seguente domanda: che fine ha fatto l'articolo 11 della
Costituzione?
Lei, signor sottosegretario, non mi ha risposto, forse perche' proviene da
una cultura e da una tradizione politica che poco hanno a che fare e a che
vedere con la Costituzione del 1948, che ritiene carta straccia.
Noi non la riteniamo tale, poiche' pensiamo che il dettato costituzionale
sia vincolante e che i passi che l'Italia deve compiere nella trasformazione
delle relazioni internazionali debbano essere subordinati al rispetto e
all'obbedienza del dettato costituzionale.
Pertanto, lei non ha risposto alla domanda principale che le ho posto
perche' nega qualcosa che, di fatto, tutti vedono, mentre voi del governo e,
purtroppo, non solo voi, non volete vedere.
Per quanto riguarda l'Iraq ed il coinvolgimento dell'Italia in una eventuale
e, purtroppo, sempre piu' possibile guerra contro l'Iraq, vorrei ricordare
che il ministro Martino, che speravo fosse presente in aula (non e' mai
presente e, quindi, non e' possibile dialogare con lui), ha rilasciato
dichiarazioni estremamente impegnative, anche se, con un gioco delle
tavolette, afferma certe cose (lo fa con grande eleganza, ma continuamente)
e poi le nega.
Sempre intervenendo all'apertura dell'anno accademico del Centro alti studi
della difesa, ad alcuni giornalisti che gli chiedevano come si comportera'
l'Italia in occasione di una guerra contro l'Iraq, ha risposto dicendo che
vi sono cose su cui e' meglio tacere. Probabilmente scherzava. Al riguardo,
ha fatto anche battute affermando che, essendo di origine siciliana,
presenta una componente di omerta'. Probabilmente, anzi sicuramente
scherzava, ma voglio ricordare al ministro della difesa - e affido le mie
parole a lei, signor sottosegretario - che sulle questioni della guerra non
vi e' nulla da tenere nascosto.
Perche' si deve tacere su questa materia? Il nostro paese - lo ricordo - e'
vincolato all'articolo 11 della Costituzione. E' un paese in pace in cui vi
e' inoltre una stragrande opinione pubblica in favore della pace, che non
vuole la guerra in generale, ed, in particolare, non vuole la guerra contro
l'Iraq.
Pertanto, i luoghi, i modi e le cose che il governo dice, discute e progetta
intorno a questioni quale quella della guerra non possono essere nascoste o
celate dal segreto militare (potrebbe esservi, e' una questione di codice
penale militare di guerra, solo in caso di guerra dichiarata).
Chiedo, invece, che su tale materia debbano esservi una illustrazione ed una
presa di posizione chiarissime da parte del governo, nonche' la
possibilita', per questo Parlamento, di discutere a fondo e seriamente di
tutte queste questioni.

4. MAESTRE. LUCIA VANTINI RECENSISCE IL LIBRO DI WANDA TOMMASI SU ETTY
HILLESUM
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo questo articolo. Wanda Tommasi e' docente di storia della
filosofia contemporanea all'Universita' di Verona, fa parte della comunita'
filosofica di "Diotima"; opere di Wanda Tommasi: La natura e la macchina.
Hegel sull'economia e le scienze, Liguori, Napoli 1979; Maurice Blanchot: la
parola errante, Bertani, Verona 1984; Simone Weil: segni, idoli e simboli,
Franco Angeli, Milano 1993; Simone Weil. Esperienza religiosa, esperienza
femminile, Liguori, Napoli 1997; I filosofi e le donne, Tre Lune, Mantova
2001; Etty Hillesum. L'intelligenza del cuore, Edizioni Messaggero, Padova
2002. Etty Hillesum e' nata nel 1914 e deceduta ad Auschwitz nel 1943, il
suo diario e le sue lettere costituiscono documenti di altissimo valore e in
questi ultimi anni sempre di piu' la sua figura e la sua meditazione
diventano oggetto di studio e punto di riferimento per la riflessione. Opere
di Etty Hillesum: Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996; Lettere
1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001. Opere su Etty Hillesum: AA. VV., La
resistenza esistenziale di Etty Hillesum, fascicolo di "Alfazeta", n. 60,
novembre-dicembre 1996, Parma. Piu' recentemente: Nadia Neri, Un'estrema
compassione, Bruno Mondadori Editore, Milano 1999; Pascal Dreyer, Etty
Hillesum. Una testimone del Novecento, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Sylvie
Germain, Etty Hillesum. Una coscienza ispirata, Edizioni Lavoro, Roma 2000;
Wanda Tommasi, Etty Hillesum. L'intelligenza del cuore, Edizioni Messaggero,
Padova 2002]
Wanda Tommasi, Etty Hillesum. L'intelligenza del cuore, Edizioni Messaggero,
Padova 2002.
La traccia di uno straordinario percorso di autoformazione e di condivisione
del destino di ogni essere umano: ecco quello che ci rimane di Etty
Hillesum. Segni di un cammino che, bruscamente e violentemente interrotto,
esige di essere ripercorso e proseguito, sotto il segno di una sostanziale
continuita'.
Il testo di Wanda Tommasi si configura come la torcia che permette l'entrata
in questo singolare laboratorio esistenziale in cui l'io ritrova se stesso e
nello stesso tempo si sperimenta come sorprendentemente e inesauribilmente
capace di relazioni autentiche, anche in un contesto cosi' minaccioso come
quello della persecuzione nazista vissuta da una donna ebrea.
Gia' il titolo, L'intelligenza del cuore, introduce ad un'esperienza di vita
avvicinata sempre in un registro che accosta armoniosamente il comprendere
al sentire emozionale.
Donna eternamente alla ricerca di quel segreto che permette di conciliare
l'interiorita' con l'esteriorita', la potenzialita' con la realizzazione,
Etty Hillesum percorre un itinerario esemplare.
I momenti che scandiscono il suo viaggio all'interno di se stessa, lontano
da ogni tipo di chiusura solipsistica, si configurano come la difficile ma
progressiva affermazione di un'esistenza pervasa da capacita' simboliche, da
risorse che permettono di tenere uniti aspetti che sono percepiti invece,
per lo piu', come inconciliabili.
Etty Hillesum vive spezzando tutte le false dicotomie, un talento che, nella
lettura di Wanda Tommasi, viene ascritto alla differenza femminile.
Cosi' Etty Hillesum riesce a comporre molte fratture esperenziali.
Puo' mirare alla riconciliazione fra corpo e spirito, fra cielo e terra,
puntando sulla capacita' creaturale di accogliere e ospitare il desiderio
come mancanza e come apertura all'altro, e coltivando il silenzio interiore
come luogo in cui Dio puo' accadere.
Puo' superare il contrasto fra la tendenza al rientro in se', alla
profondita' del sentire personale, e l'interesse verso tutto cio' che
riguarda il mondo presente qui e ora (interessante risulta a questo
proposito la sottolineatura del nesso fra depressione e creativita').
Puo' annullare la tensione distruttiva fra cio' che si vorrebbe essere e
quello che si e'. Anziche' rinchiudersi nel senso di inadeguatezza, Etty
Hillesum non rinuncia mai alla speranza, alla fiducia in una relazione fra
realta' e desiderio, a quell'atteggiamento di "passivita' attiva" che
l'immagine della gestazione chiarisce bene: dove tutto sembra immobile e
rassegnato, c'e' ancora spazio per una rielaborazione interiore che
prosegue, in modo inconsapevole, anche quando le energie sembrano esaurite,
in attesa di una nuova nascita.
Puo' vivere cosi' il duro passaggio fra la realta' pacifica della sua
scrivania e il dramma di Westerbork: la tragicita' della vicenda e' dominata
dalla sua capacita' di lettura, che continua a cogliere una ricchezza di
significato in ogni cosa e che riesce a trasmetterne il senso.
Puo' non avvertire rottura nemmeno fra silenzio e dialogo. Quello spazio di
raccoglimento di cui la sua anima si nutre, difeso costantemente dal peso
del dramma e della sofferenza, mantiene sempre una struttura dialogica, che
permette la relazione con Dio e con l'altro.
Puo' cancellare anche la differenza fra il male dell'altro e l'innocenza
dell'io: le radici del male e dell'odio non si trovano solo nel nemico, ma
anche nella vittima che prova odio per il suo carnefice. Il male non e'
qualcosa di distante e mostruoso, ma qualcosa di vicinissimo, che nasce
dentro di noi.
Etty Hillesum e' riuscita a diventare "una": il silenzio interiore, che lei
ha chiamato Dio, e' cio' che le ha permesso di non perdere il filo di se
stessa pur in mezzo a circostanze cosi' drammatiche.

5. MAESTRE. CLARA JOURDAN RECENSISCE "LINGUA E VERITA'" DI LUISA MURARO E LE
SUE E I SUOI STUDENTI DELL'UNIVERSITA' DI VERONA
[Anche questo articolo abbiamo estratto dal sito della Libreria delle donne
di Milano (www.libreriadelledonne.it). Luisa Muraro insegna all'Universita'
di Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di "Diotima". Dal
sito delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo una sua scheda
biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei sorelle e cinque
fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza), in una regione
allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita' Cattolica di
Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una carriera
accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare nella
scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia
dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba
Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista
dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al
femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della
differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva:
La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981,
ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La
Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti,
Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla
nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria
delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via
Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima
(1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero
della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della
maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel
1997"]
Luisa Muraro e le sue e i suoi studenti dell'Universita' di Verona, Lingua e
verita'. Emily Dickinson, Teresa di Lisieux, Ivy Compton-Burnett, Quaderni
di Via Dogana, supplemento al n. 23 di "Via Dogana", settembre-ottobre 1995.
In cinque anni di redazione di "Via Dogana", abbiamo spesso avuto per le
mani scritti, idee, proposte che non potevano diventare articoli della
rivista, per la sua scelta di pubblicare testi brevi. Materiali provenienti
da convegni, universita', viaggi, letture, ricerche soprattutto femminili,
di tale interesse che e' davvero un peccato restino conosciuti solo da chi
ha la fortuna di accedervi direttamente. I "Quaderni di Via Dogana" nascono
dal desiderio di offrire a lettrici e lettori di oggi e di domani, senza
passare attraverso le scelte e i tempi lunghi delle case editrici, quei
piccoli gioielli che troviamo o che chiediamo di creare per noi, e che
cerchiamo di incastonare con cura e sobrieta' perche' possano risplendere
della loro propria luce.
Lingua e verita' e' il primo, distribuito nelle librerie dove si vende "Via
Dogana". Il titolo viene dal corso di ermeneutica filosofica che Luisa
Muraro ha tenuto nell'anno accademico 1994-1995 all'Universita' di Verona.
Il Quaderno nasce precisamente da un avvenimento: "l'entrata in filosofia"
delle circa venticinque tra studentesse e studenti che l'hanno seguito.
E' dedicato a Emily Dickinson, Teresa di Lisieux, Ivy Compton-Burnett, tre
grandi - poetessa, santa, romanziera -, tutte e tre maestre del "lavoro
linguistico per la dicibilita' dell'essere", in cui consiste, per Luisa
Muraro, l'impegno filosofico.
Colpisce, in questo lavoro, che la santa venga accostata a una miscredente
come Ivy Compton-Burnett, senza contrapposizione. La contrapposizione tra
cattolicesimo e laicismo caratterizza gli studi italiani, come in Ida Magli,
che ha dato di Teresa di Lisieux una interpretazione interessante ma secondo
la tradizione laicista di questo paese. Qui non esiste contrapposizione ma
nemmeno commistione. Non ci sono piu' appartenenze alle grandi formazioni
storiche della cultura italiana, a causa dell'unica differenza che non si
intende annullare, la differenza femminile. E' questo un guadagno della
pratica politica proveniente dal movimento delle donne, che ha gia' prodotto
altri originali sviluppi nel lavoro della comunita' filosofica Diotima.
Un secondo guadagno e' il poter mettere a tema la verita', oltrepassando la
strettoia del fondamentalismo da una parte, del convenzionalismo dall'altra.
La verita' come gioco simbolico che non diventa mai possesso di nessuno, ma
che non si perde neanche nella pura operazione letteraria, senza
trascendimento. Qui la polemica piu' vicina e' con la critica letteraria
postmoderna. Anche sotto questo aspetto l'impegno filosofico di Luisa Muraro
si lega alla politica della differenza sessuale, che e' nata in Italia con
Carla Lonzi.
Lingua e verita' invita a farsi giocatrici piu' che commentatrici della
realta': della storia, della filosofia... del mondo in cui viviamo, dando
significato innanzitutto a cio' che siamo. Lo possiamo in quanto parliamo
una lingua: e' nella lingua appresa dalla madre che la dimensione del
simbolico non si separa dalla dimensione della verita'. Lingua e verita' ci
apre a questo gioco.

6. NOI RIGATTIERI. DA UN'ALTRA EPISTOLA DI MISONE, QUESTA VOLTA
ALL'AMATISSIMO AMICO SUO ELEANDRO
Eleandro carissimo,
tu dai per certa una positiva e direi quasi pressoche' irreversibile
evoluzione verso piu' miti consigli da parte dei settori folli,
irresponsabili e violentisti del cosiddetto "movimento dei movimenti" da
Genova in qua: ahime', mi permetto di dubitarne assai.
Ancora un paio di mesi fa i soliti deliranti provocatori cianciavano di
pazzesche azioni dirette nelle banche a Firenze, il cui risultato - come
capisce perfettamente chiunque sia entrato almeno una volta in una banca (e
persino io che non ho un conto in banca, anche perche' sono povero davvero e
non avrei praticamente niente da metterci, qualche volta in una banca ci
sono entrato) - sarebbe stato di esporre le persone che quella follia
avessero commesso al rischio che una guardia giurata sparasse loro addosso
prima di chiedere cosa lorsignori desiderassero mai.
Credo che il successivo dietro-front da quella ennesima provocazione di
assoluta scempiaggine suicida sia dipeso anche dalla reazione finalmente
ferma e secca di molti di noi (altri hanno continuato a fare i pesci in
barile, e significhera' pur qualcosa).
*
Non voglio convertire nessuno, meno che mai i signori "disobbedienti"; non
faccio ne' il maestro ne' il missionario (e neppure il giudice, e
naturalmente ancor meno il giudice dei giudici); mi limito quindi a
esprimere le mie fallibilissime opinioni, ma - come sai - parto dal
principio che proprio perche' siamo tutti fallibili e' meglio non usare mai
e poi mai violenza contro nessuno, proprio perche' a) la violenza compiuta
e' irreversibile, la sofferenza inflitta a chicchessia non potra' essere mai
piu' cancellata; e b) anche perche' nulla garantisce che noi abbiamo ragione
e gli altri torto, puo' darsi benissimo che un domani noi si debba
convincerci di aver sbagliato e quanto mortificante sarebbe, ed
indicibilmente amaro, allora dover pensare di aver provocato iniquo ad altri
dolore (e la sofferenza e' sempre iniqua) oltretutto sulla base di errate e
ripudiate convinzioni; cosicche', nel dubitare di tutto il resto, tengo per
fermo che occorre io conduca la mia lotta sempre e solo in modo
rigorosamente nonviolento, senza mai rompere o far rompere o lasciar rompere
teste o anime.
La scelta della nonviolenza mi pare una necessita' non solo come esigenza
psicologica, struttura relazionale e canale comunicativo, valore morale e
civile, ma anche, per cosi' dire, come inferenza epistemologica, e direi
persino come costitutivamente connessa alla nostra condizione esistenziale
se rettamente intesa come costantemente e costitutivamente "esposta"
(l'ex-sistere, appunto).
Capisci che muovendo da queste convinzioni non sono disposto ne' ad
avallare, ne' a giustificare, e men che meno a coccolare chi ancora ieri le
teste spaccava e faceva spaccare: e per essere chiari, la storia e la via
dell'autonomia, padovana e non solo, e' lastricata di aggressioni e pestaggi
e peggio; non facciamo finta di non saperlo; e non facciamo finta di essere
cosi' tonti da credere che basti cambiar denominazione ogni qualche anno per
non essere piu' gli stessi di ieri.
Non solidarizzo e non solidarizzero' giammai coi violentisti e i
picchiatori, ne faccio una questione di principio; poi ovviamente spero che
cambino opinioni e costumi, ma questa speranza - o questo auspicio - non e'
un motivo sufficiente per ritenerli nostri amici: sono nostri avversari; lo
ripeto: sono hic et nunc nostri avversari. Analogamente sarei felicissimo
se - per esempio - i leghisti cessassero di essere razzisti, ma il semplice
sperare che cambino opinioni e costume, non e' un motivo sufficiente per
ritenerli nostri amici: sono nostri avversari. Solo dopo che avranno
cambiato condotta, e solo dopo che si saranno riconciliati con le loro
vittime chiedendo il loro perdono ed avendolo ottenuto, solo allora
cambiera' il mio giudizio, perche' loro saranno cambiati e le loro vittime
avranno acconsentito alla comune elaborazione del lutto ed alla
riconciliazione necessaria (e' l'insegnamento grande dell'esperienza della
"commissione per la verita' e la riconciliazione" sudafricana). Finche'
perdurano le ambiguita', e peggio la propaganda, l'apologia e la
realizzazione di violenze, non credo siano ammissibili giustificazionismi
che costituiscono gia' di per se' effettuali complicita'.
*
Non dirmi che dopo Firenze tutto e' cambiato: e' bastata questa vicenda
cosentina (nella gestione politica e mediatica della quale certo sono
evidentissimi numerosi aspetti di provocazione, tali che chiunque abbia un
po' di sale in zucca subito capisce che in una siffatta provocazione non si
deve assolutamente cadere) perche' in una sorta di reazione pavloviana un
sacco di gente - non solo i soliti "leader massimi" col delirio di
onnipotenza, anche persone di solito misurate - abbiano cominciato a
esternare sciocchezze e peggio; ad esibire il solito armamentario basato sul
cinismo e sulle mezze verita' ergo sulla menzogna; a lanciare slogan
farneticanti e irresponsabili; a traviare tanti giovani generosissimi ed
ingenuissimi su posizioni peggio che stupide, degradate e degradanti.
Ahime', la conosco la canzone: e' la solita solfa stalinista per cui quelli
che "stanno con noi" (cioe' con loro) non sbagliano mai e se sbagliano hanno
ragione lo stesso, anzi di piu'. Ho letto Orwell da giovane, e nella mia
personale esperienza di militante politico e di pubblico amministratore mi
e' capitato non una ma cento e forse mille volte di trovar persone che
pretendevano come la cosa piu' naturale del mondo per i loro colleghi di
partito o di lobby o di movimento l'irresponsabilita' e l'impunita' a
priori, indipendentemente da qualunque cosa potessero aver fatto. E questa
pretesa di irresponsabilita' e impunita' a priori e' gia' il totalitarismo.
Cosa apprendono decine di migliaia di ragazzi in questi giorni dagli
striscioni dietro cui sono invitati a marciare, dagli slogan che sono
pungolati a urlare? Apprendono a far propria la personalita' autoritaria che
cosi' acutamente indago' Fromm. E lo trovo ripugnante. Io la penso come
Gramsci e come Dolci: occorre innanzitutto studiare le questioni, cercare di
capire la realta' nella sua complessita' e nelle sue contraddizioni; chi
invece solo e' bramoso ed ebbro di slogan e cortei non fa un buon servizio
ne' a se' ne agli altri.
*
Su Lilliput, infine: suvvia, lo sai che vi voglio bene, che vi stimo e vi
ammiro e per quanto posso - magari con un po' di disincanto - vi sostengo di
tutto cuore; e che se sull'esperienza di Lilliput da inguaribile brontolone
ho alcune riserve, esse derivano da una certa confusione che mi par di
vedervi su questioni su cui credo che confusi non si dovrebbe essere, e su
quella che mi pare essere una effettiva minimalita' e per piu' versi
astrattezza e subalternita' (che sono la stessa cosa, come sapeva il vecchio
Marx) di posizioni che vi regna (forse e' inevitabile che sia cosi', forse
e' addirittura necessario, forse no; non so).
Cosi' mi pare che questa esperienza sia non quella novita' grande - e manco
a dirlo epocale - sbandierata nella percussiva ma piuttosto stucchevole e
persino poco scaltra propaganda dei comunicati stampa, bensi' - dal mio
modesto punto di vista - una delle conseguenze ed uno dei riflessi di una
sconfitta e di una ritirata: la sconfitta della sinistra novecentesca, e la
ritirata consumatasi nell'arco di un ventennio di molti militanti politici,
o possibili militanti politici, nella cosiddetta societa' civile (che non e'
quel fiore, specchio e rocca di virtu' a fronte della politica corrotta e
delle istituzioni decrepite, ma semplicemente l'altra faccia della medaglia
di una crisi complessa e complessiva), nel cosiddetto terzo settore (dove
c'e' tutto e il contrario di tutto, molte cose egregie e molte cose
pessime), nelle onlus e nelle ong con tutte le ambiguita' che questo
implica: in termini di trasparenza e di democrazia, di chiarezza nei bilanci
e di controllabilita' e revocabilita' dal basso degli organigrammi, puo'
darsi - a me pare - che la piu' sgangherata istituzione pubblica sia ancora
meno oscura - e dico oscura, ma forse in riferimento a certi casi potrei
usare l'aggettivo torbida - di qualche magnificata organizzazione privata
che spesso campa dei soldi pubblici che e' riuscita a saccheggiare e poi
sputa nel piatto in cui mangia.
Una ritirata che ovviamente tuttavia non puo' non reincontrare l'esigenza
della politica, della politica grande, e lo fa, e fa bene a farlo, ma forse
avrebbe potuto e potrebbe farlo ancor meglio, con piu' chiarezza, con meno
confusioni, con minor (chiedo scusa) subalternita'. Mi limito a questo,
capisco che dovrei fare degli esempi, ma quelli che ho in mente
richiederebbero un davvero lungo e complesso discorso (che a voce ripeto
quasi ogni giorno poiche' sovente ne sono richiesto), sara' per un'altra
volta.
Inoltre, per quel che mi concerne non mi convince aver assunto come
riferimento la proposta di Brecher e Costello - cosi' sintomatica della
debolezza e delle confusioni e per piu' versi persino dell'infantilismo e
della subalternita' del movement americano - e a dirsela tutta non mi
convince nemmeno quella denominazione, che di tutte quelle desumibili dal
capolavoro di Swift mi pare delle meno valide ed opportune sul piano
dell'autopercezione ed autorappresentazione. Avessi dovuto dare un
suggerimento avrei invitato piuttosto a rifarci ai saggi Houyhnhnms, ma
naturalmente adesso sto scherzando.
Apprezzo molto la Rete di Lilliput ma non mi pare che sia la pietra
filosofale.
*
Il nocciolo della questione, dal modesto mio punto di vista e' il seguente:
vorrei che il nostro movimento - che con tutte le sue ingenuita', tutti i
suoi errori, tutte le sue collusioni col privilegio e con la menzogna,
tuttavia vuole battersi contro l'ingiustizia e la guerra, e questa e'
veramente cosa buona e giusta - ebbene, vorrei che non commettesse errori,
vorrei che migliorasse se stesso, vorrei che sempre piu' si accostasse nella
pratica concreta agli ideali che lo animano e che nei momenti di maggior
lucidita' nitidamente enuncia. Vorrei che facesse la scelta
dell'accostamento alla nonviolenza, cosi' come quel personaggio borgesiano
si accosta ad Almotasim.
*
Cerchiamo di fare quel che ci pare giusto e necessario; e piu' di ogni altra
cosa mi pare che giusto e necessario sia opporsi alla violenza e alla
menzogna (ed anche a quella forma di violenza che e' la tracotanza, e a
quella forma di menzogna che e' l'ignoranza). Per amor delle persone e del
mondo, e della dignita' propria ed altrui.
La scelta della nonviolenza veramente mi pare necessaria se vogliamo sperare
di salvare l'umanita' dalla catastrofe. So che su questo, che e' cio' che in
ultima analisi davvero conta, il nostro sentire e' il medesimo, e cosi' il
nostro impegno. E mi conforta questo nostro sentirci ed essere vicini.
Misone

7. LETTURE. ANDREA TAVIANI (A CURA DI): GUARIRE DALLA TORTURA
Andrea Taviani (a cura di), Guarire dalla tortura, Il pensiero scientifico
editore, Roma 2002, pp. VIII + 80, euro 10. Promosso da Amnesty
International e da "Medici contro la tortura", un libro la cui lettura
raccomandiamo caldamente (per richieste: e-mail: pensiero@pensiero.it; sito:
www.pensiero.it).

8. DA TRADURRE. EMILIA FERREIRO: VIGENCIA DE JEAN PIAGET
Emilia Ferreiro, Vigencia de Jean Piaget, Siglo veintiuno editores, Mexico
1999, pp. 136. Una raccota di scritti di Emilia Ferreiro su Piaget, da
leggere sia per l'indimenticabile Piaget che per la nostra grande Emilia.

9. RILETTURE. AA. VV.: DIZIONARIO SESSUATO DELLA LINGUA ITALIANA
AA. VV., Dizionario sessuato della lingua italiana, "Avvenimenti", Roma
1994, pp. 64. Un opuscolo da leggere d'un fiato redatto da Elettra Deiana,
Bianca Madeccia, Marcella Mariani, Silverio Novelli e l'indimenticabile
Edgardo Pellegrini, che e' anche un atto di omaggio alla grande Alma
Sabatini (1922-1988) che apri' vie per tutte e tutti, e ci ha lasciato
un'eredita' forte e impegnativa.

10. RILETTURE. MARGARETE BUBER-NEUMANN: MILENA, L'AMICA DI KAFKA
Margarete Buber-Neumann, Milena, l'amica di Kafka, Adelphi, Milano 1986,
1999, pp. 312, lire 18.000. Nel lager di Ravensbrueck l'incontro di Milena e
Margarete: due testimoni e maestre che ti cambiano la vita.

11. RILETTURE. ALDO CAPITINI: IL POTERE DI TUTTI
Aldo Capitini, Il potere di tutti, La Nuova Italia, Firenze 1969, pp. 450.
Il libro postumo dell'apostolo della nonviolenza in Italia, un messaggio
nitido e meraviglioso come il cielo stellato, e grande e profondo come la
legge morale nel cuore dell'umanita'.

12. RILETTURE. ANTONINO DRAGO, MATTEO SOCCIO (A CURA DI): PER UN MODELLO DI
DIFESA NONVIOLENTO
Antonino Drago, Matteo Soccio (a cura di), Per un modello di difesa
nonviolento, Editoria Universitaria, Venezia 1995, pp. 312, lire 35.000. Gli
atti del IV convegno nazionale di ricerca sulla Difesa popolare nonviolenta,
curati da due dei piu' prestigiosi studiosi di peace-research ed amici della
nonviolenza.

13. I TEDIOSI DISTINGUO DI BRONTOLO: RIVOLUZIONARI VS SOVVERSIVI
Mi si chiedesse: e' forse ella un rivoluzionario? Risponderei: sicuramente
si', mio buon signore, non sono altro da trent'anni in qua.
Mi si chiedesse: sarebbe putacaso un sovversivo? Risponderei: ma va' a
magna' er sapone; sovversivo sara' il presidente del consiglio e tutta la
P2.
Perche', si capisce, le parole hanno una storia. Cosi', quando sento
l'espressione "sovversivo" e l'elogio del sovversivismo (magari fatto da
persone che non farebbero del male a una mosca e non capiscono che col loro
irresponsabile dire avallano in altri ben altro sentire) non posso non
pensare a cosa e' stato il sovversivismo nella storia d'Italia: ovvero a
quel sovversivismo che divenne poi regime sotto la guida del cavalier Benito
Mussolini. Al seguito e sull'esempio del quale ando' poi al potere anche
Hitler. Con tutto quel che ne segui'.
Dove e' la differenza? Il rivoluzionario pensa a piu' alti compiti,
all'"internazionale futura umanita'", alla "riforma intellettuale e morale"
di Gramsci e di Dolci. E' rivoluzionario Piero Gobetti ("la rivoluzione
liberale", appunto), e' rivoluzionaria Rosa Luxemburg, e' rivoluzionaria
Simone Weil, e' rivoluzionario Mohandas Gandhi, e' rivoluzionario anche papa
Giovanni XXIII.
Sovversivo invece e' Pinochet, e' quel ministro che or non e' guari
trucemente motteggiava all'incirca che la vita dei magistrati valeva il
costo di una pallottola, e lo sono tutti gli adoratori della violenza, quale
che sia il colore della casacca che indossano, che spesso anche se a prima
vista si presenta rosso fuoco dopo un buon lavaggio si rivela una camicia
bruna.

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it

Numero 433 del 2 dicembre 2002