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La nonviolenza e' in cammino. 422



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 422 del 21 novembre 2002

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: piantiamola di fare gli scemi
2. Movimento Nonviolento: sovversivi e nonviolenti
3. "Nigrizia" ed altre prestigiose riviste: lettera aperta ai nostri lettori
4. Lidia Menapace: disobbedienza civile e prospettive future
5. Giuliana Sgrena, fame in Palestina
6. Marina Rossanda ricorda Marisa Musu
7. Valentino Parlato ricorda Marcella Ferrara
8. Adriano Voltolin ricorda Enzo Morpurgo
9. Benito D'Ippolito: nell'anniversario della morte di Leone Tolstoj
10. Don Albino Bizzotto subentra a padre Angelo Cavagna nel digiuno per una
finanziaria di pace e la difesa popolare nonviolenta
11. Enrico Peyretti, una nuova Rambouillet?
12. Giancarla Codrignani, un modo di dire
13. Angela Dogliotti Marasso, un "partigiano nonviolento"
14. Grazia Honegger Fresco, la tragedia
15. Riletture: Dina Bertoni Jovine, Storia della didattica
16. Riletture: Margherita Isnardi Parente, Introduzione allo stoicismo
ellenistico
17. Riletture: Anna Morisi, La guerra nel pensiero cristiano dalle origini
alle crociate
18. Riletture: Pierre Vidal-Naquet, Gli ebrei, la memoria e il presente
19. La "Carta" del Movimento Nonviolento
20. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: PIANTIAMOLA DI FARE GLI SCEMI
Un primo, immenso, e per noi catastrofico, risultato politico questa oscura
vicenda degli arresti di venti militanti di gruppi cosiddetti "no global" lo
ha gia' regalato ai padroni della globalizzazione neoliberista.
Per la stupidita' di tanti sedicenti ed autoproclamatisi (o proclamati dai
mass-media piu' narcotici, autoritari ed osceni: che e' anche peggio)
"portavoce" del movimento per la pace che si oppone ai crimini della
globalizzazione neoliberista, la maggioranza del popolo italiano e' resa
convinta che chi si batte contro la guerra e l'ingiustizia sia rappresentato
da personaggi impresentabili e moralmente peggio che discutibili come i
leader dei cosiddetti Disobbedienti.
Congratulazioni.
*
Tutti coloro che all'accusa delirante di essere sovversivi hanno
insensatamente risposto di si' ci hanno messo tutti in un cul di sacco.
Complimenti vivissimi.
Tutti coloro che militarescamente e cameratescamente "insorgendo come un sol
uomo" hanno detto che le posizioni degli arrestati (e ingiustamente
arrestati, a mio avviso, dopo che ho letto una per una tutte le pagine
dell'ordinanza - che comunque contengono molte cose assai diverse da quel
che i giornali e le tivu ne hanno cavato per il loro frettoloso pubblico
consumista) sono "le nostre posizioni", ebbene, costoro hanno appiattito
tutto il "movimento dei movimenti" su posizioni moralmente inammissibili,
logicamente deliranti ed effettualmente violentiste.
Grazie di cuore.
*
Ed invece questo occorre dir chiaro, e almeno noi lo abbiamo detto chiaro e
non ci stancheremo di ripeterlo:
1. chi vuole lottare contro la guerra e contro l'ingiustizia globale deve
essere costruttore di pace, operatore di giustizia, deve fare la scelta
della nonviolenza, che e' anche nonmenzogna.
La scelta della nonviolenza e' la discriminante fondamentale, chi non la fa
non e' affatto un nostro compagno di lotta contro la violenza, il sessismo,
il razzismo, lo sfruttamento, l'inquinamento, la guerra.
Chi non fa la scelta della nonviolenza e' un nostro avversario.
2. Il "movimento dei movimenti" e' cosa complessa, germinale, ambigua,
ingenua, giustamente senza capi e senza burocrati; ma e' anche cosa gia'
purtroppo largamente infiltrata da gruppi e logiche peggio che discutibili;
ma nulla e' gia' deciso, questo movimento e' giovanissimo e puo' prendere
ancora vie assai diverse.
Battiamoci perche' tenga fermo il criterio del ripudio assoluto della
violenza e della menzogna.
Chi ci propone unanimismi idioti con chi propugna o giustifica la violenza
e' un nostro nemico. E dei peggiori.
3. Difendiamo i diritti umani degli arrestati, e chiediamone la
scarcerazione se essi sono detenuti soltanto per i fin qui resi noti
fatti-reato (non dico le qualificazioni di essi in articoli penali, che sono
per piu' versi insensate e persino ridicole in questo caso), poiche' essi
fatti-reato (che sono comunque gravi se al termine del procedimento dovesse
risultare confermata l'ipotesi accusatoria di un agire con metodi violenti;
ma questo e' appunto cio' che il processo deve dimostrare o smentire, e
ognuno deve essere considerato innocente finche' non se ne provi l'eventuale
colpevolezza) non sono tali a me sembra da giustificare una carcerazione
preventiva.
4. Difendiamo la magistratura da chi vuole delegittimarla a vantaggio della
destra eversiva al potere.
E chiediamo che l'azione giudiziaria, in questo come in tutti gli altri
casi, proceda serenamente, rapidamente, e senza alcun condizionamento,
finalizzata solo all'accertamento della verita' e all'affermazione del
diritto.
5. Cerchiamo di uscire al piu' presto dalla trappola in cui troppi sono
caduti: di accettare il linguaggio e le accuse piu' turpi e irragionevoli, e
di replicare a chi ti insulta dicendo che si', siamo proprio cio' che lui
dice. Dare ragione ai calunniatori - sia pure per incredulita' e in guisa di
scherno - e' sciocchezza grande ed effettuale complicita' con essi.
6. Come ebbero a dire Platone, Sant'Agostino, Marx, Luce Irigaray e Vandana
Shiva (perche' sicuramente almeno una volta nella vita lo avranno detto
anche loro): piantiamola di fare gli scemi.
7. Per aver sottovalutato il fatto che la violenza corrompe tutto ed e'
sempre nostra nemica, negli anni '70 un movimento giovane, ingenuo e
generoso, fu (certo, soprattutto anche perche' indottovi dalle trame
eversive dei potenti; ma del proprio agire ognuno e' responsabile) travolto
nella follia e nel sangue. Impediamo che possa accadere di nuovo.
Solo la nonviolenza puo' salvare la nostra lotta.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

2. RIFLESSIONE. MOVIMENTO NONVIOLENTO: SOVVERSIVI E NONVIOLENTI
[Riceviamo e diffondiamo questo comunicato del Movimento Nonviolento (per
contatti: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta@sis.it, sito:
www.nonviolenti.org) che apporta utili elementi di chiarificazione
intellettuale e morale]
A qualche giorno dall'arresto di alcuni esponenti di gruppi "no global"
meridionali, il Movimento Nonviolento si riconosce pienamente nelle
posizioni espresse dalla Rete di Lilliput e propone qualche ulteriore
riflessione.
Ci auguriamo che gli arrestati siano liberati al piu' presto e ci preoccupa
l'utilizzo del Codice Penale per colpire un'opposizione politica. Abbiamo
sempre chiesto l'abolizione dei reati d'opinione (per le nostre opinioni
nonviolente siamo stati spesso processati e condannati). Siamo da sempre
attivi sostenitori dei diritti umani e percio' stiamo dalla parte delle
vittime della violenza, e ci sta a cuore anche il destino e il riscatto dei
carnefici (ogni vittima ha il volto di Abele... ma e' detto: "nessuno tocchi
Caino").
La magistratura deve essere rispettata nel suo lavoro, sempre. Rispettare
non significa non criticare l'operato dei magistrati, o la gestione delle
inchieste. Le critiche sono non solo legittime, ma necessarie ed utili
all'accertamento stesso della verita' dei fatti. Abbiamo visto molti
processi, sia dal banco degli imputati che dai banchi del pubblico. Sappiamo
che gli errori sono possibili e frequenti.
Non si esprime solidarieta' agli arrestati unicamente condividendone le
posizioni e le responsabilita'. Contrastiamo ogni ideologia e prassi
favorevole alle violenza. Fin da Seattle sottolineiamo che nell'azione, tesa
a rendere possibile un mondo migliore, non deve entrare neppure il sospetto
della violenza. Per questo abbiamo ritenuto e riteniamo dannosi atti e
proclami che non rispettino tale orientamento.
Ci sentiamo dei "sovversivi" solo nel senso pieno d'amore utilizzato da Aldo
Capitini: "la nonviolenza e' il punto della tensione piu' profonda tesa al
sovvertimento di una societa' inadeguata".
Non siamo d'accordo con alcuni proclami che pretendono che in Italia ogni
residuo barlume di liberta' sia spento. Tra una democrazia anomala ed un
regime  autoritario c'e' ancora una bella differenza. Non vogliamo in alcun
modo accodarci ai partiti di potere nel loro attacco alla magistratura,
all'ordinamento giuridico democratico e infine alla Costituzione.
Chiediamo a quanti sono impegnati nel movimento per la pace, per i diritti
umani e un'economia di giustizia, e contro l'ingiustizia globale, di
prendere una posizione netta contro la violenza, davvero "senza se e senza
ma".
E' la miglior risposta.

3. RIFLESSIONE. "NIGRIZIA" ED ALTRE PRESTIGIOSE RIVISTE: LETTERA APERTA AI
NOSTRI LETTORI
[Riportiamo questo comunicato sottoscritto lunedi' 18 novembre 2002 da
alcune prestigiose riviste impegnate per la pace, la solidarieta',
un'economia di giustizia, la nonviolenza]
Cari lettori,
e' inusuale per noi scrivervi una lettera aperta, l'abbiamo fatto in poche
circostanze. Ma vogliamo condividere con voi alcune preoccupazioni e
riflessioni. E vogliamo insieme prendere posizione, dire una parola sugli
arresti e sui provvedimenti ordinati dalla procura di Cosenza. Perche'
venerdi' mattina siamo rimasti sgomenti. Avevamo ancora negli occhi e nella
testa le emozioni dei giorni del Forum Sociale Europeo di Firenze e le
notizie che sono arrivate dal Sud d'Italia sono state un colpo durissimo. La
prima reazione e' stata di sgomento per la gravita' delle accuse e dei
provvedimenti adottati (non solo avvisi di garanzia, ma 20 arresti, di cui
13 in carcere). Poi sono subentrati sbigottimento e amarezza perche' accuse
tanto pesanti non sono sostenute da fatti consistenti. Ci saremmo aspettati
di leggere notizie di reato circostanziate, prove documentate e indagini
convincenti, ma da quello che e' emerso non c'e' nulla di tutto questo.
E allora?
Potremmo aspettare, come si dice, che la giustizia faccia il suo corso.
Aspetteremo, certo. Ma, per il lavoro che facciamo, crediamo che la
responsabilita' non sia soltanto quella di stare a guardare, ma conoscere,
approfondire, e prendere posizione.
Siamo tra quelli che credono che l'indipendenza della magistratura sia un
valore imprescindibile per uno Stato democratico. Ma difendere
l'indipendenza della magistratura non significa chiudere gli occhi o
abdicare al principio di responsabilita': mezzi di informazione e lettori
hanno il diritto/dovere di entrare nel merito delle indagini, di verificare
la fondatezza delle accuse, delle prove, dei metodi utilizzati. Questa
attenzione fa parte del nostro lavoro e della nostra passione. La dobbiamo
ai tanti che ci leggono e che condividono con noi l'impegno per un "mondo
altro". E allora diciamo che c'e' qualcosa di anomalo e di inquietante in
quello che sta avvenendo a Cosenza.
Molti dei reati contestati si prestano ad una strumentalizzazione politica.
Uno di questi e' "la cospirazione politica mediante associazione al fine di
turbare l'esercizio di governo" previsto dall'articolo 305 del codice
penale. Scrive Giuseppe D'Avanzo su "Repubblica" del 16 novembre: "La
cospirazione politica e' un reato che Alfredo Rocco ha elaborato per il
codice fascista del 1930; permette di liquidare, come ha fatto in un lontano
passato, sindacati, partiti, ogni forma di libera associazione... Il giudice
di Cosenza brandisce il senso autoritario di quella norma come un'arma.
Nella cospirazione politica mediante associazione, scrive, e' sufficiente
che il pericolo sia presunto. Quel reato 'non esige ne' un numero di adepti
determinato, ne' la consistenza di mezzi idonei alla realizzazione dei fini,
ne' concreto pericolo per lo Stato essendo il pericolo presunto... la
costituzione dell'associazione'".
Tutto questo ci preoccupa, perche', tra l'altro, rischia di mettere sotto
accusa tutti i movimenti che si oppongono all'attuale modello economico che
produce miseria, ingiustizie, guerre, degrado ambientale. Proprio perche' il
nostro primo obbligo e' di capire, nei prossimi giorni cercheremo di mettere
a disposizione sui nostri siti l'ordinanza del giudice di Cosenza (quelle
390 pagine che, per il loro numero, sono sembrate a qualche commentatore e a
qualche politico gia' prova "quantitativa" di un ottimo lavoro d'indagine);
e gli articoli di colleghi giornalisti che conosciamo per l'affidabilita'
del loro lavoro. Non solo opinioni quindi.
A Firenze c'eravamo, abbiamo seguito i lavori del Forum e, da cronisti,
abbiamo percorso piu' volte la grande manifestazione di sabato. Ci e'
sembrato, in quei giorni, di assistere alla nascita di qualcosa di nuovo.
A quelli che a Firenze c'erano diciamo che bisogna continuare, che le
intuizioni per un "mondo diverso", piu' giusto e solidale stanno aprendo
delle brecce nel muro di indifferenza e dogmatismo delle opinioni pubbliche,
degli organismi internazionali, dei politici. Diciamo anche che bisogna
continuare ad avere fiducia nelle regole democratiche e nelle istituzioni.
A Firenze il dialogo, anche serrato, anche aspro, ma leale e responsabile
fra movimento e istituzioni e' stato fertile di risultati e, credevamo, di
un nuovo clima politico. Gli arresti di Cosenza sono un brusco risveglio.
Agli arrestati e agli indagati dalla procura di Cosenza - alcuni dei quali
abbiamo conosciuto o incrociato - in questo momento diciamo che siamo vicini
e solidali con tutte le nostre forze. Con loro non sempre siamo stati
d'accordo su idee e metodi e, probabilmente, non lo saremo neanche in
futuro. Ma stanno subendo accuse che ci sembrano ingiustificate, come
ingiusta e' la carcerazione inflitta ad alcuni di loro. E' anche per dare
concretezza ed efficacia a questa solidarieta' che scriviamo questa lettera
con la promessa di continuare a occuparci di questi fatti cosi'
preoccupanti.
Altreconomia - www.altreconomia.it
Nigrizia - www.nigrizia.it
Peacelink - www.peacelink.it
Unimondo - www.unimondo.org
Linus - www.linus.net
Mosaico di Pace - www.peacelink.it/users/paxchristi
Terre di mezzo - www.terre.it

4. RIFLESSIONE. LIDIA MENAPACE: DISOBBEDIENZA CIVILE E PROSPETTIVE FUTURE
[Questo prezioso intervento di Lidia Menapace (per contatti:
menapace@tin.it) che, cosi', quasi senza parere, dice cose profonde e
aggettanti, e' stato una gioia per noi riceverlo e pensiamo sia una gioia
per i lettori e le lettrici. Lo estraiamo da una lettera personale che
riflette su alcuni articoli apparsi nel notiziario di ieri, di uno dei quali
coglie anche un punto debole - e' vero, e io che lo ho scritto ne faccio
ammenda - che assai opportunamente corregge. Lidia Menapace, gia' partecipe
della resistenza al fascismo, e' una delle figure piu' vive del movimento
delle donne e della nonviolenza in cammino. Tra le sue opere in volume cfr.:
(a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani,
Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia
politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in
collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra
indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo
accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna,
Milano 2001]
Leggo con grande interesse cio' che dici a proposito delle strampalate
proposte sugli arrestati  che ora sono a Viterbo: secondo me vi e' una sorta
di riflesso condizionato o di coazione a ripetere, che non sono mai segni di
limpida razionalita', anzi piuttosto patologie.
Agli arresti si risponde meccanicamente "Tutti liberi" e "siamo tutti
colpevoli", una vera sciocchezza.
La pratica dell'autodenuncia e' pure una forma di disobbedienza civile e fu
messa in atto - ad esempio - durante la lunga lotta per la 194: molte che
non avevano mai abortito e che erano personalmente magari anche contrarie ad
abortire si autodenunciarono per ottenere una legge che desse facolta' a
quelle che si sentivano di voler abortire di farlo: molte si
autodenunciarono e naturalmente furono processate e non protestarono perche'
sapevano che la disobbedienza serve per affermare una visione piu' alta del
diritto non senza personale impegno anche gravoso.
Analogamente durante la lunga lotta per il riconoscimento che la violenza
sessuale e' un reato contro la persona e non - come diceva il codice Rocco -
contro la morale, avevamo l'abitudine di presentarci ai processi gridando -
dato che non e' stato mai riconosciuto alle associazioni di donne di
costituirsi parte civile,  a sostegno in aula delle prime che avevano il
coraggio di denunciare che erano state violentate: "Per ogni donna stuprata
e offesa siamo tutte parte lesa".
Come vedi si tratta di cosa del tutto diversa dalle pratiche pappagallesche
di oggi: per fortuna anche le proteste non sono pero' violente.
Mi pare che gli avvocati siano molto piu' prudenti e consiglino ai detenuti
di "avvalersi della facolta' di non rispondere" (magari peggiorando la loro
posizione se parlano), perche' cercano di tirarli fuori attraverso il
tribunale del riesame, data la fumosita' ed enormita' dei capi
d'imputazione: solo qui non sono del tutto d'accordo con te: non e'
indifferente che uno/a sia denunciato per "radunata sediziosa" o per
"diffusione di notizie false e tendenziose  atte a turbare l'ordine
pubblico" (questo e' capitato anche a me) oppure per cospirazione contro il
governo e per sovvertire il sistema economico o qualcosa di simile, e non e'
indifferente che tali capi d'imputazione forse ancora del tempo fascista
vengano riesumati oggi. Non credi?
Seguito a suggerire di "distnguere con frequenza", serve.
Sono invece appassionatissima del dibattito sullo stato, che a mio parere e'
una istituzione intrinsecamente violenta, ma come diceva Churchill della
democrazia non se ne e' trovata finora una migliore: agire in modo da
produrre una sorta di sedimento, che a un certo punto produca una messe
inattesa e riduca a humus e concime lo stato di oggi mi sembrerebbe una
pratica da indagare.
Non si tratta del vecchio gradualismo, o dei patti socialdemocratici che
anche quando benintenzionati non portano molto avanti, o dei progetti
liberaldemocratici che spesso portano addirittura indietro, ma di qualcosa
di diverso, differente del tutto, un altro modo possibile di costruire
relazioni tra le persone: non si potrebbe organizzare un qualche
incontro-seminario in proposito, magari verso la primavera con calma,
prendendoci con lenta fretta  (festina lente) il tempo giusto?

5. DIRITTI UMANI. GIULIANA SGRENA: FAME IN PALESTINA
[Questo articolo abbiamo estratto dal quotidiano "Il manifesto" del 20
novembre 2002]
Il 50-60 per cento dei palestinesi vive sotto il livello di poverta', il 62
per cento della popolazione dei territori occupati e' considerata
"vulnerabile" in quanto non puo' procurarsi il cibo, disporre di una casa
adeguata od usufruire di un servizio sanitario.
A colpire i palestinesi tuttavia non e', come sta succedendo in Africa, la
siccita', bensi' l'occupazione militare, la repressione, il coprifuoco e
l'isolamento di villaggi e citta'.
Ai quali va aggiunto il taglio delle entrate all'Autorita' nazionale
palestinese dopo lo scoppio della seconda intifada - settembre 2000 - e la
perdita di una occupazione per il 50 per cento dei palestinesi.
Questi dati allarmanti sono forniti dall'Unrwa (l'agenzia dell'Onu per i
rifugiati impegnata in Cisgiordania e a Gaza) che ha lanciato un drammatico
appello: occorrono 200 milioni di dollari per finanziare un programma di
aiuto alimentare per sfamare 1,3 milioni di palestinesi nel 2003, una cifra
venti volte superiore a quella necessaria all'inizio dell'intifada.
Si tratta del piu' importante programma di aiuto alimentare mai proposto
nella regione. Per l'anno in corso la richiesta era stata di 170 milioni di
dollari, coperti al 60%, ma, a causa degli ostacoli frapposti dall'esercito
israeliano, l'agenzia non e' nemmeno riuscita a spenderli. La situazione e'
particolarmente drammatica per i bambini.
Secondo uno studio realizzato nell'agosto del 2002 dall'Usaid, l'americana
Agenzia per lo sviluppo internazionale, la malnutrizione e l'anemia tra i
bambini palestinesi sta raggiungendo i livelli di emergenza dell'Africa
subsahariana.
Secondo l'Unrwa la malnutrizione grave colpisce un quinto dei bambini
palestinesi, affetti da sottopeso e difetto di crescita. Quattro bambini su
cinque presentano carenze di ferro e zinco, all'origine di anemie (ne sono
affetti quasi la meta' dei bambini tra i 6 e i 59 mesi, secondo un rapporto
dell'Organizzazione mondiale della sanita', che si puo' trovare in
www.palestina-balsam.it) e di indebolimento del sistema immunitario.
Peraltro, secondo il ministero della sanita' palestinese, i programmi di
medicina scolastica, a causa del blocco della mobilita', sono stati ridotti
del 60 per cento con effetti soprattutto sulla copertura vaccinale, le cui
conseguenze saranno verificabili a medio e lungo termine. Il problema nasce
gia' a monte, le donne durante la gravidanza e l'allattamento consumano il
15-20 per cento in meno di calorie al giorno rispetto al passato
compromettendo lo sviluppo futuro del bambino. Peraltro scarseggiano i cibi
ad alto contenuto proteico come pesce, pollame e latticini e i prezzi stanno
continuamente salendo. Ad aumentare i rischi per la salute, soprattutto dei
bambini, e' il deterioramento delle infrastrutture igieniche.
Per una rapida risposta alla malnutrizione tra i bambini palestinesi
l'organizzazione americana Anera ha lanciato una campagna - sostenuta in
Italia dalle Donne in nero e dall'Assopace - per fornire il latte agli asili
di Gaza e Cisgiordania che ospitano bambini tra i 3 e i 6 anni.
Questa situazione e' peraltro destinata a peggiorare visto l'incertezza
della situazione. I prossimi tre mesi saranno molto difficili "dato che
nessuno sa quale sara' la nuova dirigenza in Israele e quale sara' la
situazione in Iraq", ha affermato ieri al Cairo l'inviato dell'Unione
europea per il Medioriente Miguel Moratinos, al termine di un colloquio con
il ministro degli esteri egiziano, Ahmed Maher, e con il segretario generale
della Lega araba, Amr Mussa.
E infatti Israele e' gia' entrata in pieno nella campagna elettorale. Ieri
era la giornata dei laburisti che dovevano scegliere chi guidera' il partito
nello scontro di fine gennaio con il Likud. In lizza tre contendenti:
l'attuale leader del partito, l'ex-ministro della difesa, il "falco"
Benyamin Ben Eliezer, le cui dimissioni hanno portato alle elezioni
anticipate, l'ex-sindacalista gia' a capo dell'Histadrut, Haim Ramon, e il
sindaco di Haifa, Amram Mizna. E' stato scelto quest'ultimo, la "colomba"
dello schiramento, sicuramente meno ostile ai palestinesi, che lo
ricambiano. Mizna propone il ritiro incondizionato dalla striscia di Gaza e
la ripresa delle trattative di pace. Non e' la prima volta che si scontra
con Sharon, sempre se sara' lui il candidato a guidare il Likud (che
scegliera' tra lui e Netanyahu). La strada di Mizna si e' infatti gia'
incrociata con quella di Sharon in Libano, durante l'invasione del 1982 e
proprio ad allora risale la sua reputazione di "colomba", per aver osato
criticare le strategie dell'allora ministro della difesa che avrebbe coperto
le stragi di Sabra e Chatila. Generale dei carristi, Mizna, come la maggior
parte dei politici israeliani proviene dall'esercito, ma preferisce portare
a proprio credito politico l'esperienza civile di amministratore della
citta' di Haifa, dove ha risanato il bilancio e ne ha fatto un esempio di
possibile convivenza tra ebrei, palestinesi, immigrati russi.

6. MEMORIA. MARINA ROSSANDA RICORDA MARISA MUSU
[Anche questo articolo abbiamo tratto dal quotidiano "Il manifesto" del 20
novembre 2002]
Leggevo Marisa su "l'Unita'", vi scrivevo a volte anch'io. Ci parlammo la
prima volta per criticare la deriva a destra del giornale.
Non molti anni dopo la vidi nei Territori Palestinesi occupati, ultima tappa
di una vita dedicata appassionatamente alle vittime e ai combattenti di
tutto il mondo contro l'oppressione. La prima tappa era stata, lei
giovanissima partigiana, la resistenza contro i tedeschi fino all'azione di
via Rasella, nove mesi dei quali non parlava molto, ma impressi in lei come
la sua piu' grande esperienza di vita. Nel 1990, col marito Ennio seguiva i
bambini che nell'Intifada avevano un grande ruolo d'immagine, pietre contro
fucili, pestaggi, prigione, torture - ne ricordo uno di Sh?fat con le gambe
spezzate dopo essere stato appeso a un elicottero a molti metri di altezza e
lasciato cadere. Marisa raccoglieva racconti, disegni, fotografie e li fece
conoscere in Italia nel 1991 ne I bambini dell'Intifada (con Ennio Polito,
Editori Riuniti), poi in una delle biennali riunioni di Castiglioncello
organizzate dal Coordinamento dei Genitori Democratici, e in vari altri
modi. Nel libro che ho citato gia' usciva un elenco di 185 minori di 15 anni
uccisi in due anni, per lo piu' con armi da fuoco, oltre a 39 neonati
vittime di gas lacrimogeni. (Nel biennio settembre 2000-2002 sono piu' del
doppio).
Dal 1991 al 1995 lei ed Ennio aiutarono la nascita della rivista trimestrale
"Balsam" dedicata alla salute in Palestina, ma non solo, che mori' dopo
Oslo, per rinascere con la seconda Intifada come sito internet,
(www.palestina-balsam.it). Un filo di amicizie ci tenne collegate e fu cosi'
che tornammo insieme nei Territori palestinesi a un mese dall'inizio della
sollevazione, restando colpite dalla virulenza della repressione,
contrastante con i segni della nascente Autonomia palestinese. In quella
settimana del 2000 vidi Marisa all'opera con tenacia tranquilla, al mattino
a recuperare i nostri contatti, prendere dati sulle vittime, manifesti,
libri; la sera, quando io crollavo, lei scriveva i suoi servizi per
"Liberazione". Nablus inaccessibile, potemmo andare a Ramallah, poi a Hebron
dove trovammo in ospedale Ghazalah, ferita alla testa da uno sparo, che
divenne "Gazzella", simbolo della campagna per l'adozione a distanza dei
bambini feriti.
La', nel deserto della zona militarizzata mi disse - lei! - di aver avuto
paura. La' vedemmo il disastro e, nell'odore di gas, ascoltammo madri
fierissime infuriate dell'accusa di farsi schermo dei loro figli.
A Gaza riusci' a entrare lei sola come giornalista ed avvio' la campagna di
adozioni cui dedico' poi uno sforzo continuo che ancora prosegue, con Agnese
Manca e nuovi giovani.
Pur nella situazione di guerra, riescono a portare ogni tre mesi il denaro
raccolto direttamente alle famiglie individuate dal Medical Relief, l'Ong
palestinese fondata da Mustafa Barghouthi.
Un'ultima volta incontrai Marisa a Gerusalemme l'anno successivo, poi la sua
malattia le sbarro' la via della Palestina. Ora l'ha portata via
fisicamente: il suo spirito rimane tra quelli che danno speranza al mondo.

7. LUTTI. VALENTINO PARLATO RICORDA MARCELLA FERRARA
[Anche questo articolo abbiamo estratto dal quotidiano "Il manifesto" del 20
novembre]
Marcella Ferrara e' morta, se n'e' andata, con la stessa determinata
discrezione con la quale aveva vissuto. Verso le sei di lunedi' sera ha
detto di non sentirsi bene, ha chiesto una pasticca e prima di prenderla,
con una stretta di mano a chi l'assisteva, e' morta. Nessuna lunga e
dolorosa agonia, nessuna sirena d'ambulanza, ma solo la sua determinata
discrezione. Marcella la ricordo cosi' e quando ieri l'ho vista, l'ho
guardata immobile, ho ritrovato l'antica e solida amica. Mai prima donna,
nonostante la sua storia, ma sempre donna forte, cioe' mai prevaricatrice,
prepotente. Partigiana, segretaria di Togliatti, moglie di Maurizio Ferrara,
speciale segretaria di redazione di "Rinascita", non ha mai tradito se
stessa e chi con lei si trovava a lavorare.
Ho conosciuto, ho cominciato a lavorare con Marcella, nel 1964, quando
casuali circostanze (la morte di Togliatti e le dimissioni di alcuni cari
compagni) mi portarono a lavorare a "Rinascita", diretta da Gian Carlo
Pajetta e Luca Pavolini. Ci arrivavo, lo dissi a Pavolini, un po' frantumato
da insuccessi politici e sentimentali e in quel contesto, che era peraltro
un bel contesto, trovai Marcella. C'erano Aniello Coppola, Ottavio Cecchi,
Franco Bertone, Bruno Schacherl, Eliana Gallico e altri ancora ai quali
chiedo scusa del mio invecchiare e non ricordare. In quel contesto, nel
quale Marcella non si intratteneva mai in confidenze o indiscrezioni,
Marcella tuttavia fu un'amichevole maestra di razionalita' e anche di
allegria. Ricordo una volta che andammo insieme alla Pirelli per
intervistare i lavoratori e i loro leader su nuove forme di lotta, lo
sciopero del bilancino. Diligentemente ci portammo appresso i registratori,
ma al ritorno, in redazione, i registratori avevano registrato solo
musichette. Ci fu un momento di panico, ma poi lavorando insieme
ricostruimmo tutta la storia, che ando' bene al direttore e anche ai
lettori.
I cinque anni di lavoro insieme con Marcella per me sono ancora importanti e
formativi; e anche quando, nel 1969, ci fu la rottura del "Manifesto", che
poteva essere un mio tradimento del gruppo, Marcella, ma anche gli altri
compagni di "Rinascita" si dispiacquero, ma furono assolutamente leali.
Quando si parla di un amico che ci ha lasciato il rischio (lo diceva un
saggio) e' quello di parlare di se stessi piuttosto che dell'amico che ci ha
lasciato. Anche io sto cadendo in questa tentazione. Parliamo dunque di
Marcella da sola, per quel che e' stata. Secondo me e' stata un personaggio
discreto e fondamentale della storia del Pci e della sofferenza, ma
assolutamente razionale, della sua eclissi. Negli ultimi anni avevamo
cominciato a ritrovarci. Non parlavamo mai direttamente delle vicende
politiche e della crisi della sinistra, ma in metafora o per accostamenti
amicali e sintomatici, parlavamo solo di questo. Eravamo entrambi due vecchi
soci del Pci, di un'impresa che non c'era piu', ma che era stata la nostra
vita.
Stamani ai funerali di Marcella saremo sicuramente in tanti, tanti e
diversi. Ci saranno anche quelli del "Foglio" di Giuliano, un figlio molto
amato, molto diverso, ma con un fondo di filiale razionalita'. Ci vedremo
tutti, ci scambieremo i saluti, piu' o meno convinti, ma tutti dovremmo
imporci di conservare la memoria di Marcella, che tutti ci ha conosciuto e a
tutti, anche senza parlare, solo con il suo sorriso intelligente, ha
suggerito qualcosa. Soprattutto di non rinunziare a pensare, di continuare a
studiare il mondo per tentare di trasformarlo. Sarebbe un po' esagerato,
forse grottesco, se dicessi che Marcella fino alla fine ha pensato a un
"altro mondo possibile", la sua distanza dai no global era abissale, ma
Marcella anche a 82 anni non aveva rinunciato alla sua giovinezza, quella ha
governato anche il suo ultimo passaggio.

8. LUTTI. ADRIANO VOLTOLIN RICORDA ENZO MORPURGO
[Anche questo articolo abbiamo ripreso dal quotidiano "Ill manifesto" del 20
novembre 2002]
La scomparsa di Enzo Morpurgo, avvenuta sabato scorso a Milano, priva il
mondo culturale milanese di un intellettuale che insieme ad altri tra cui
Ottiero Ottieri, Enzo Paci, Silvio Ceccato, Franco Fornari, Cesare Musatti,
aveva cercato di unire, tra gli anni '50 e i '70, l'impegno etico e civile
alla riflessione culturale e alla ricerca specifica. Ancora di piu', la
psicoanalisi italiana perde, con Morpurgo, la figura piu' emblematica del
suo difficile rapporto con l'impegno sociale e, piu' specificamente, con il
marxismo.
Se Franco Fornari aveva rappresentato in modo compiuto e singolare il felice
connubio tra lavoro psicoanalitico, ideologia del progresso sociale e
impegno politico democratico, cosi' come era stato chiaramente teorizzato in
Inghilterra da Roger Money-Kyrle, ed Elvio Fachinelli aveva dato forma a uno
spirito antiautoritario e creativo che era stato ben presente nel clima
culturale a cavallo tra gli anni '60 e '70, Morpurgo portava su di se' per
intero il peso drammatico della doppia militanza, psicoanalitica e
comunista, cosi' difficile da conciliare da fargli dire e scrivere che chi
era in questa condizione spesso operava una scissione grazie alla quale
poteva rimanere dentro entrambi i campi. Aggiungeva subito, pero', che lui
non accettava questa scissione e che il senso del suo lavoro era una
reciproca fecondazione (cosi' scriveva del consultorio popolare cui diede
vita alla fine degli anni '60 nel quartiere di Niguarda) tra i due campi.
Non conciliazione quindi, ma frizione. Da questa, e non da una pacificazione
alla Erich Fromm, doveva emergere un possibile modo di pensare la
psicoanalisi alla luce del marxismo e la teoria marxiana arricchita dal
pensiero freudiano.
Alla meta' degli anni '70, non certo in modo casuale e improvvisato,
Morpurgo si mise a lavorare con alcuni giovani allievi attorno a una
categoria come quella di feticismo che ha cittadinanza sia nel pensiero di
Freud che in quelle di Marx, e ne mise in rilievo la portata eversiva
cogliendo del feticismo - secondo l'impostazione francofortese che rimane il
tratto distintivo della sua formazione intellettuale - l'aspetto di
nascondimento, dove qualcosa si cela non attraverso la mancata chiarezza,
bensi' per mezzo del suo contrario.
Freud aveva chiamato questo nascondersi nella chiarezza "ueberdeutlich": la
merce, aveva scritto Marx, e' una spiegazione del mondo, una categoria che
da' conto di un'intera struttura sociale. L'indumento feticcio e' compiuto
di per se': odora, rappresenta, evoca; e' meglio della donna che ricopre.
L'autosufficienza del feticcio, la sua potenza esplicativa, ha tuttavia la
funzione di nascondere un altro mondo pur esistente: i rapporti sociali che
rendono possibile il processo di produzione nel pensiero di Marx, l'angoscia
della castrazione in Freud. Il feticcio nasconde quindi il groviglio
violento e terribile dei rapporti sociali, il loro versante esteso nel
rapporto tra le classi, quello piu' intimo, ma non meno terribile, nelle
relazioni tra i sessi. Il sangue, la violenza, il sopruso, l'ingiustizia -
poteva allora scrivere Morpurgo - non appartengono solo, come pare pensare
la psicoanalisi kleiniana, al mondo della nursery. Ma neppure e' vero il
contrario: non solamente i rapporti tra le classi sono impregnati di odio ed
aggressivita'; su questo punto Morpurgo concordava pienamente con un altro
grande intellettuale comunista milanese come Mario Spinella: se il
capitalismo ci avesse consegnato una classe operaia vincente, forte,
composta di tanti individui solidi e capaci, non dovremmo che ringraziarlo.
E' vero che il consultorio popolare di Niguarda cercava una mutua
fecondazione, mutua pero'. Gli psicoanalisti andavano la' anche per curare,
non diversamente da quel che fecero altri psicoanalisti nella Vienna
socialista o i giovani della Tavistock nella Londra degli anni '40 e '50.
Se la pratica militante, cioe' il lavoro "sul territorio", fu uno degli assi
portanti dell'impegno di Morpurgo (il lavoro degli psicologi scalzi lo
chiamo' con un felice richiamo all'esperienza della rivoluzione culturale
cinese Silvia Vegetti Finzi), l'altro fu quello della riflessione critica. A
meta' degli anni '70 fu fondata l'Associazione di Psicoterapia Critica che,
richiamando fin dal nome gli amati francofortesi, si offriva come ambito di
formazione psicoanalitica per psicologi e psichiatri e come luogo di
riflessioni teoriche. Accanto a formule innovative nella formazione come il
primo colloquio simulato, l'associazione promosse importanti convegni
internazionali che avevano a tema il rapporto della psicoanalisi con le
classi sociali e con le scienze. Erano gli anni nei quali la riforma
sanitaria aveva riportato, spinozianamente, la malattia e la salute nel loro
ambito sociale. Morpurgo credette in questa "rivoluzione" e vi lavoro' con
generosita', come sempre. Da militante.

9. MEMORIA. BENITO D'IPPOLITO: NELL'ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI LEONE
TOLSTOJ
[Nel corso di una intima ma commossa cerimonia di commemorazione di Lev
Tolstoj, tenutasi presso il Centro di ricerca per la pace di Viterbo il 20
novembre 2002, nell'anniversario della morte del grande uomo di pace (il 7
novembre 1910 secondo il calendario ortodosso; il 20 novembre secondo il
nostro), il nostro Benito D'Ippolito ha improvvisato i seguenti versi di
omaggio. Lev Tolstoj, nato nel 1828 e scomparso nel 1910, non solo
grandissimo scrittore, ma anche educatore e riformatore religioso e sociale,
propugnatore della nonviolenza intesa come cristiana "non resistenza al
male", che si potrebbe anche dire: in-nocenza (che, insieme a nonviolenza,
e' una bella traduzione della parola gandhiana ahimsa). Opere di Lev
Tolstoj: tralasciando qui le opere letterarie (ma cfr. almeno Tutti i
romanzi, Sansoni, Firenze; e alcuni dei piu' grandi racconti, come La morte
di Ivan Il'ic, e Padre Sergio), della gigantesca pubblicistica tolstojana
segnaliamo particolarmente almeno Quale scuola, Mondadori, Milano; Perche'
la gente si droga? e altri saggio su societa', politica, religione,
Mondadori, Milano; Il regno di Dio e' in voi, Bocca, Roma, poi
Publiprint-Manca, Trento-Genova; La legge della violenza e la legge
dell'amore, Edizioni del Movimento Nonviolento, Verona; La vera vita, Manca,
Genova. Opere su Lev Tolstoj: dal nostro punto di vista segnaliamo
particolarmente Pier Cesare Bori, Gianni Sofri, Gandhi e Tolstoj, Il Mulino,
Bologna; Pier Cesare Bori, Tolstoj, Edizioni cultura della pace, S. Domenico
di Fiesole (Fi); Pier Cesare Bori, L'altro Tolstoj, Il Mulino, Bologna;
Amici di Tolstoi (a cura di), Tolstoi il profeta, Il segno dei Gabrielli, S.
Pietro in Cariano (Vr). Un riferimento utile: "Amici di Tolstoi", c/o Gloria
Gazzeri, via Casole d'Elsa 13, 00139 Roma, tel. 068125697, e-mail:
amiciditolstoi@tiscalinet.it]

Con quell'aspetto fiero di leone
nell'animo il tormento dell'asceta
che si vuol Lazzaro e si sa Epulone
in lotta contro se', la dura pieta

con fermo sostenendo di profeta
cuore, e con sguardo senza remissione,
e voce alta e fonda di poeta,
di Astapovo arriva alla stazione

un vecchio. Gia' la morte lo sogguarda
e aspetta che si spenga la coscienza
per trarselo nel nulla la beffarda

nera signora, ma nella sua essenza
vive Leone ancora e sempre arda
di luce il suo messaggio: nonviolenza.

10. INIZIATIVE. DON ALBINO BIZZOTTO SUBENTRA A PADRE ANGELO CAVAGNA NEL
DIGIUNO PER UNA FINANZIARIA DI PACE E LA DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA
Il Gavci (per contatti: gavci@iperbole.bologna.it) ha comunicato il 19
novembre che compiuto il ventunesimo giorno di digiuno continuato, su ordine
dei medici, padre Angelo Cavagna (presidente della prestigiosa
organizzazione umanitaria del Gavci, ed una delle figure piu' vive della
nonviolenza in Italia) ha ripreso a nutrirsi. Subentra a lui nel digiuno
continuato don Albino Bizzotto (del movimento nonviolento dei Beati i
costruttori di pace, anch'egli una delle figure piu' autorevoli della
nonviolenza in italia).
Molte altre persone e gruppi si sono aggiunti all'iniziativa con digiuni
limitati nel tempo.
Questo digiuno, come e' noto, ha per tema la promozione di una finanziaria
di pace, il taglio delle spese militari, il sostegno alla difesa popolare
nonviolenta.
Per ulteriori informazioni: www.peacelink.it/users/gavci

11. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: UNA NUOVA RAMBOUILLET?
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti@tiscalinet.it) per
questo intervento. Enrico Peyretti e' una delle figure piu' luminose della
nonviolenza in Italia. Tra le sue opere in volume: (a cura di), Al di la'
del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium,
Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per
perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999. E' diffusa attraverso la rete
telematica il suo utilissimo work in progress Difesa senza guerra.
Bibliografia storica delle lotte nonarmate  e nonviolente (una cui recente
edizione aggiornata abbiamo pubblicato nel n. 390 di questo notiziario)]
La risoluzione Onu 1441 al n. 5 suona cosi': "Il Consiglio di Sicurezza
(...) decide che l'Iraq fornira' (...)  accesso senza ostacoli, senza
restrizioni e privato a tutti i funzionari e altre persone che l'Unmovic o
l'Iaea desiderino intervistare nella maniera o nella sede scelta
dall'Unmovic o l'Iaea conformemente a qualunque aspetto dei loro mandati;
decide inoltre che l'Unmovic e l'Iaea possono a loro discrezione condurre
interviste dentro o fuori l'Iraq, possono facilitare il viaggio degli
intervistati e di loro familiari fuori dall'Iraq".
In pratica, e' possibile agli ispettori che lo vogliano, invitare oppositori
e spie irakene (garantendo un lavoro-premio negli Usa?) a diventare
testimoni e prove per fare - finalmente! - la guerra.
A me resta ancora l'impressione che questo punto, come altri, come il tono
ultimativo generale (ogni ultimatum e' gia' un atto di guerra, disse Bobbio
negli anni '90) ripetano lo stratagemma di Rambouillet: porre condizioni ora
accettate da Saddam (a differenza di Milosevic), ma di difficilissimo e
umiliante adempimento al momento in cui entrino in funzione, per avere il
sospirato casus belli.
Sarebbe la piu' antica delle astuzie statal-belliche. La determinazione
bellica insistentemente manifestata e dichiarata da Bush costringe a
pensarlo.
Quando si pensa solo la guerra, la soluzione pacifica e' impossibile.
Gli stati, come dice Galtung, sono piu' stupidi e malvagi delle persone
comuni, perche' piu' di queste pensano e preparano la guerra e non la pace.
C'e' chi ha calcolato che, fatta uguale a 1 la massa di risorse di ogni
genere destinate dagli stati alla pace, quelle destinate alla guerra sono
tra 1.000 e 10.000. Se io compero solo patate, non posso dire che per cena
non e' possibile cucinare uova.
Queste cose vanno denunciate subito, anche se non servisse a nulla oggi.
Servira' un domani. Prima di venire tutti radunati nella valle di Giosafat.
Nelle ultime recenti manifestazioni ho portato appeso sul petto un cartello
cosi' concepito: "Saddam dittatore dell'Iraq. Bush dittatore del mondo.
Nonviolenza = giustizia = pace".
Altre volte porto la bandiera iridata della pace, oppure il tricolore
italiano: sul bianco, con nastro telato blu, ho scritto "Art. 11
Costituzione". E' il nostro vero stemma, molto piu' glorioso della croce di
Savoia.
Mi sono fatto questo motto, che propongo, per essere coscienti della
tragedia e per non soccombere: "Disperati, non disperiamo". Non disperare
vuol dire sperare, e sperare vuol dire parlare e agire, costruire.

12. MAESTRE. GIANCARLA CODRIGNANI: UN MODO DI DIRE
[Da Giancarla Codrignani, Preavviso di catastrofe, in Fondazione Venezia per
la ricerca sulla pace, Annuario della pace. Italia. Giugno 2001-maggio 2002,
Asterios, Trieste 2002, p. 233. Giancarla Codrignani (per contatti:
giancodri@libero.it) e' una delle figure piu' belle della nonviolenza in
Italia. Tra i suoi libri: L'odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989;
Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura
della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994]
C'e' un modo di dire, "Ciascuno per se' e Dio per tutti", diventato popolare
perche' lascia intatta la pigrizia e i buoni sentimenti, come se gli esseri
umani dovessero avere per orizzonte unico il proprio interesse, la propria
famiglia, la propria nazione. Ma Dio, che, comunque nominato, non puo' che
essere amore universale, ci vuole ciascuno per tutti.

13. MAESTRE E MAESTRI. ANGELA DOGLIOTTI MARASSO: UN "PARTIGIANO NONVIOLENTO"
[Da Angela Dogliotti Marasso, Domenico Sereno Regis, in AA. VV., Periferie
della memoria, Anppia - Movimento Nonviolento, Torino - Verona 1999, p. 139.
Angela Dogliotti Marasso (per contatti: angelaebeppe@libero.it) e' una delle
figure piu' nitide della nonviolenza in Italia. Tra le sue opere segnaliamo
particolarmente Aggressivita' e violenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino]
Come si puo' essere "partigiano nonviolento"?
Si puo', se si aderisce profondamente alla scelta della lotta di liberazione
e dunque si sente il dovere civile e politico di arruolarsi nelle formazioni
partigiane, ma nello stesso tempo non si puo' mettere a tacere l'imperativo
etico del "non uccidere" e percio' si cercano le forme di una resistenza che
non abbia bisogno di ricorrere alle armi per esprimersi. E' su questa strada
che Domenico Sereno Regis e' giunto alla nonviolenza.

14. MAESTRE. GRAZIA HONEGGER FRESCO: LA TRAGEDIA
[Da Grazia Honegger Fresco, Dieci giorni a Bucarest (giugno 1991), in "Il
quaderno Montessori", n. 31-32, autunno-inverno 1991-1992, estratti dalle
pp. 40-42. Grazia Honegger Fresco, educatrice insigne, e' una delle piu'
prestigiose personalita' della nonviolenza in Italia]
Un mare di dolore, da quarantacinqe anni. Dolore e paura. Dolore,
sofferenza, mancanza d'ogni vera sicurezza. La menzogna come sistema. (...)
Nessuno di noi in Occidente puo' avere la misura esatta della tragedia dei
popoli dell'Est. Meno degli altri i politici e gli economisti che parlano in
teoria o i turisti che tornano, decantando le bellezze del Mar Nero, dopo
aver acquistato a prezzi irrisori tesori d'arte. (...) In questa realta'
poverissima e faticosa abbiamo incontrato gente straordinaria, persone di
grande coraggio e lucidita'. Dovremmo parlare di loro a una a una, ma questo
e' ancora piu' difficile.

15. RILETTURE. DINA BERTONI JOVINE: STORIA DELLA DIDATTICA
Dina Bertoni Jovine, Storia della didattica, Editori Riuniti, Roma 1976, 2
voll., per complessive pp. LXIV + 802. Una raccolta di saggi della grande
educatrice, a cura di Angelo Semeraro.

16. RILETTURE. MARGHERITA ISNARDI PARENTE: INTRODUZIONE ALLO STOICISMO
ELLENISTICO
Margherita Isnardi Parente, Introduzione allo stoicismo ellenistico,
Laterza, Roma-Bari 1993, pp. 208, lire 18.000. Una ottima introduzione nella
pregevole collana laterziana de "I filosofi".

17. RILETTURE. ANNA MORISI: LA GUERRA NEL PENSIERO CRISTIANO DALLE ORIGINI
ALLE CROCIATE
Anna Morisi, La guerra nel pensiero cristiano dalle origini alle crociate,
Sansoni, Firenze 1963, pp. 248. Una densa monografia.

18. RILETTURE. PIERRE VIDAL-NAQUET: GLI EBREI, LA MEMORIA E IL PRESENTE
Pierre Vidal-Naquet, Gli ebrei, la memoria e il presente, Editori Riuniti,
Roma 1985, pp. 316, lire 20.000. Una importante raccolta di saggi del grande
storico, oppositore della guerra d'Algeria, amico della verita' e
dell'umanita': da leggere assolutamente.

19. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

20. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it

Numero 422 del 21 novembre 2002