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Michail Gorbachev: "Putin non poteva accettare pretese sulla resa"



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Michail Gorbachev, "Putin non poteva accettare pretese sulla resa" - 
30.10.2002 - Rossijskaja
Gazeta, n. 206 , pag. 4.

In Russia è accaduta una tragedia senza precedenti per crudeltà e 
disumanità. Molte circostanze
attendono ancora di essere chiarite, ma ciò che è successo, è una tragedia 
sia per l'Europa che per
tutto il resto del mondo. La si può paragonare a ciò che il mondo ha subito 
l'undici settembre 2001.
Sia in questa che nell'altra circostanza, l'attacco è stato realizzato da 
terroristi kamikaze. A
Mosca, in mezzo al gruppo dei suicidi si trovavano anche delle donne.
Mi è già capitato di dire che i problemi del mondo contemporaneo sono 
troppo grandi ed ancora
lontani dall'essere risolti. Ma è del tutto inammissibile che vengano 
risolti con metodi della
violenza e, tanto più, con  metodi terroristici, soprattutto quando si 
danneggiano persone non
colpevoli di nulla. I problemi, invece, non solo non vengono risolti, ma 
vengono ricacciati ancor
più in profondità.

Ma quando osservo tutto ciò che sta accadendo nel mondo, mi pervade 
un'enorme angoscia. Sotto i
nostri occhi, da Bali a Mosca, è scattato un disegno diabolico, come se 
fosse stato escogitato per
gettare il pianeta nella follia. Dietro il gruppo, che si è impadronito del 
teatro sulla Dubrovka,
c'è uno "stato maggiore" del terrore, che ha progettato questa operazione. 
Non dobbiamo avere alcun
dubbio, né esitazione sul fatto che la lotta al terrorismo deve essere 
rafforzata, affinché diventi
più efficace e venga indirizzata, prima di tutto, verso la prevenzione di 
atti terroristici.

La coalizione antiterrorismo non solo dev'essere conservata, ma anche 
ampliata. Da molti anni è
imminente una difficile lotta, con la quale l'umanità, nel corso della sua 
storia, non si era ancora
imbattuta. Nei prossimi anni eserciterà un'influenza sulla vita delle 
persone in tutto il mondo. Ma
questa lotta deve essere organizzata. E' però necessario rendersi conto - e 
non dimenticare mai -
che l'eliminazione dei gruppi terroristici delle sette terroristiche 
internazionali, non sarà in
grado di liberare l'umanità da questa terribile malattia. Allora, sarà 
necessario risolvere molti
problemi reali e concreti di carattere economico, sociale, culturale e 
religioso. Occuparsi, cioè,
profondamente dell'eliminazione delle cause, che generano ogni sorta di 
conflitti. E la nostra
attenzione dev'essere rivolta anzitutto a quelle vaste regioni, in cui 
dominano miseria, fame, sete
e malattie. Se non si tiene presente tutto ciò e si cerca di sconfiggere il 
terrorismo soltanto con
strumenti di guerra, allora questo si rivelerà sia inadeguato, sia 
inefficace. E' impossibile
risolvere il problema da solo, chiudersi all'interno dei confini del 
proprio stato. Riguarda tutti i
paesi, compresa anche l'unica superpotenza rimasta sul pianeta - gli Stati 
Uniti d'America.
L'amministrazione russa trae già una conclusione dalla tragedia accaduta e 
realizza l'intero
complesso di provvedimenti per tutto ciò che riguarda la sicurezza dei 
cittadini. Il pericolo non è
passato. E tutti i centri di importanza vitale del paese devono proteggersi 
in modo scrupoloso e con
risolutezza.

Nelle condizioni estreme che ha attraversato la Russia, il Presidente Putin 
ha agito a sangue freddo
ed in modo responsabile. So che ciò gli è costato caro. Ma non poteva 
accettare pretese sulla resa.
Questo non era possibile. Il dialogo con i terroristi si è rivelato 
impossibile. Essi non hanno
neanche accettato la proposta di salvare la loro vita in cambio della vita 
degli ostaggi. Tutti i
tentativi di mediazione sono praticamente andati in fumo. Nel frattempo la 
situazione con gli
ostaggi acquisiva carattere drammatico. Essi non avevano in effetti la 
possibilità di ricevere né
cibo, né acqua, non avevano il diritto di muoversi, né di utilizzare il 
bagno. Non potevano nemmeno
comunicare, trovandosi continuamente sotto la minaccia delle canne dei 
mitra nel locale che era
stato imbottito con un'incredibile quantità di sostanze esplosive, capaci 
di distruggere l'edificio
e tutti - sia gli ostaggi che i terroristi. E le continue minacce di 
iniziare le fucilazioni, se non
si fossero eseguite le loro rivendicazioni. Tutto ciò ha portato al punto 
che lo stato maggiore per
la liberazione degli ostaggi mediante trattative era diventato irreale. La 
situazione poteva,
infatti, farsi catastrofica, se non fossero state intraprese azione 
risolute e rapide. In una
qualche misura, la situazione risultò tale, che un differimento 
nell'adozione di provvedimenti
efficaci, poteva finire in una terribile tragedia. Coloro che attuavano 
un'azione  speciale per la
liberazione degli ostaggi, andavano incontro ad un rischio enorme, poiché 
per far saltare in aria
dieci chilogrammi di esplosivi, erano necessari solo alcuni secondi. 
Proprio tutta la stragrande
maggioranza degli ostaggi è stata salvata. Ma anche le vittime si sono 
rivelate un numero pesante.
Questo dolore non è soltanto delle famiglie, dei parenti prossimi delle 
vittime, ma è anche il
dolore di tutto il paese. Al Presidente Putin è capitata la non facile 
sorte di risolvere i problemi
toccatigli in eredità, quali il disordine, la povertà, la corruzione ed una 
ferita sanguinante - la
Cecenia. L'ultimatum di Boris Eltsin, presentato all'autorità cecena nel 
novembre 1994, si è
trasformato in una lunga guerra, con tutte le disgrazie, le distruzioni, i 
profughi e le perdite
umane. Bisogna rendere giustizia e riconoscere: il Presidente Putin ha 
preso le distanze da coloro
che scatenarono la guerra e ha tentato di iniziare il dialogo e la 
costruzione della pace per la
Cecenia. Può essere che si sia dimostrato che non bastano gli sforzi fatti 
in questa direzione. Essi
però, hanno luogo e non sono stati respinti da parte cecena.

S'intende, si è accumulato molto sangue, molto odio, enormi perdite umane. 
Questo si narra
sull'intero processo di composizione della situazione in Cecenia. Dopo 
tutto ciò che è accaduto, è
ancora una volta imminente, sia con raddoppiata e triplicata energia che 
con efficacia, l'analisi e
la conduzione di una politica di ricostruzione della Cecenia. Malgrado il 
rancore diffuso tra i
ceceni, un'enorme moltitudine di persone comprende la necessità di 
scegliere una prospettiva di
pace. Anche se ciò non conviene a coloro che hanno in effetti creato il 
proprio business sulla
guerra. Eppure in questi giorni siamo venuti a sapere, che, per la 
continuazione della lotta con le
autorità federali, gruppi fuorilegge di guerriglieri hanno ricevuto un 
sostegno di 100 milioni di
dollari.
Non da molto, ho formulato l'ipotesi che qualcuno all'estero desidererebbe 
molto, che la Russia non
uscisse dal pantano nel quale è venuta a trovarsi in Cecenia. Questi sono i 
miei timori che adesso,
come sembra, trovano conferma. Qui, sia l'autorità russa che il cittadino 
hanno diritto di sperare
nella solidarietà e nella comprensione delle nostre difficoltà e dei nostri 
problemi, che vogliamo
risolvere, e risolvere pacificamente, conducendo l'intera situazione in una 
direzione politica. Una
cosa deve essere, però, chiara: Mosca non accetterà la nascita di un 
governo islamico
fondamentalista in Cecenia. E con ciò sono sicuro che Mosca si incamminerà 
verso azioni che vanno
lontano e che manterrebbero la Cecenia quale parte integrante della Russia, 
come regione autonoma,
che avrebbe uno status corrispondente all'interesse originario del popolo 
ceceno.
L'intento degli ideologi del tipo di estremismo ceceno alla Movlad Udogov, 
riguardo alla creazione
di uno stato islamico nel Caucaso settentrionale, non è predestinato ad 
avverarsi.

Sulla stampa, adesso, sono presenti molte informazioni a proposito del 
fatto, che nella situazione
attuale, verrà fatta pressione dall'esterno sul Presidente Putin, con lo 
scopo di costringerlo a
cambiare la sua posizione riguardo all'Iraq. Penso che ciò che è accaduto 
non abbia alcuna relazione
con la guerra in Medio Oriente. Ed i tentativi di stabilire un simile 
collegamento sono destinati a
morire. Semplicemente, non esiste una connessione. E per questa ragione non 
potrà condizionare la
decisione del Cremlino.

[Traduzione di Antonella Serio.]