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Newsletter n. 9



Critica del consumo per la democrazia
Missione attuale: la fine del monopolio dell'informazione televisiva
http://www.cunegonda.info


Newsletter n.9, 30 ottobre 2002




"La gente ha cominciato a manifestare sensibilità in proposito e le aziende
produttrici si sono adeguate. Tutti continueremmo a essere ottimi
consumatori, tranne che saremmo consumatori selettivi; il che è indice di
maturità e motore di sviluppo economico.
A nuove forme di governo, nuove forme di risposta politica. Questa sì che
sarebbe opposizione.
Vediamo quanti italiani si sentono di farla. Altrimenti la smettano di
lamentarsi, e si tengano il monopolio dell'informazione."

Umbero Eco,
<http://www.repubblica.it/online/politica/econsumo/econsumo/econsumo.html>
Lo sciopero dei consumatori della pasta Cunegonda, La repubblica, 20 aprile
2002.


Chi sono i terroristi?
 Apriamo questa newsletter in ricordo degli oltre 160 morti di Mosca. Oltre
160 e non 119 come vuole il computo dell'informazione televisiva. Per noi
anche i ceceni sono esseri umani ai quali è stata tolta la vita. I
telegiornali si sono affrettati a produrre servizi speciali sui corpi
d'élite russi, sulle loro micidiali strategie d'assalto e sui loro
equipaggiamenti ultratecnologici, ma nessun Tg ha messo da subito in
risalto la vera notizia: il governo della confederazione russa ha usato
un'arma chimica di distruzione di massa contro dei civili, proprio una di
quelle armi che noi occidentali stiamo cercando negli arsenali iracheni. La
nuova ragion di stato del terzo millennio è passata con la sua falce e ha
usato 160 vite, lo ha fatto per un'operazione di immagine di fronte al
mondo, lo ha fatto per dimostrare la sua forza, lo ha fatto utilizzando
armi proibite da tutte le convenzioni internazionali, e senza lasciare
spazio! al dialogo, alla trattativa, al compromesso. Il messaggio è stato
chiaro: lo status quo non si tocca e non si scende a patti, la vita umana
non ha alcun valore quando è in gioco l'ordine mondiale con i suoi
interessi economici. Si direbbe terrorismo contro terrorismo. Ma allora chi
sono i terroristi?

La libertà secondo il Polo delle libertà
 Più di un anno fa la coalizione di destra vinse le elezioni e a formare il
Governo fu Silvio Berlusconi. Cosa è cambiato nel panorama
dell'informazione? Vediamo un po'. Il comandamento del premier, impartito
immediatamente ai nuovi responsabili della televisione pubblica recitava
così: "la televisione pubblica deve essere imparziale e non faziosa. Biagi,
Santoro eŠ come si chiama quell'altroŠ Luzzatto, LuzzottiŠ ah sì, Luttazzi:
fuori dalla Rai!". Ora, si può osservare che tale comandamento mostra una
struttura bifronte: la prima parte recita un principio generale, la seconda
parte fa invece riferimento a persone in carne ed ossa. Ci troviamo di
fronte a un'argomentazione entimemica, ovvero a un ragionamento in forma
minima. Se dovessimo linguisticamente sviluppare l'argomentazione celata
nel comandamento berlusconiano potremmo tradurlo con queste parole: "Biagi
Santoro e Luttazzi sono faziosi; i personaggi faziosi e impa! rziali vanno
eliminati dai palinsesti, pertanto Biagi Santoro e Luttazzi vanno eliminati
dai palinsenti". Ma è proprio in questo ragionamento minimale che possiamo
scorgere le contraddizioni e gli errori della gestione della televisione
pubblica di questo Governo.
In primo luogo, sono stati giudicati come faziosi oggetti culturali che non
possono per definizione essere passibili di tale attributo. In particolare,
è stata definita faziosa e imparziale la satira, e Luttazzi ha pagato in
prima persona. Ora è venuto il turno della trasmissione Blob, il cui
speciale "Berlusconi contro tutti" è stato censurato dal presidente Saccà.
Ma per definizione la satira non può che essere faziosa e imparziale, e fa
parte di quel rumore umano che incessantemente percorre il nostro pensiero
e il nostro agire. E' la componente dionisiaca del nostro pensiero che mira
a stravolgere l'ordine delle cose, serve a ridere di cose serie e serve a
rendere serie cose ridicole. E alla satira si può rispondere solo con una
risata, e con altra satira. Zittire la satira è quindi l'atto più grave che
si possa compiere da parte di chi si occupa di comunicazione, è un atto
dittatoriale, di quelle d! ittature che mirano all'autocensura. Un'ultima
osservazione: il Blob censurato era un collage documentaristico di brani
d'annata che vedono protagonista il nostro attuale premier. La censura di
Saccà è risultata soprattutto un atto offensivo verso il presidente del
Consiglio, i cui atteggiamenti sono stati giudicati inopportuni,
ineleganti, in definitiva non presentabili, quindi non convenienti per una
messa in onda.
In secondo luogo, è stata considerata imparziale e faziosa l'informazione
giornalistica, e Biagi e Santoro per questo hanno pagato. Ma il lavoro del
giornalista è andare là dove lo porta la notizia, senza paura di fare
domande, senza timori reverenziali, dal momento che la funzione del
giornalista è capire e informare. Il giornalismo non si può quindi zittire
se non offendendo gravemente anche chi deve essere informato, cioè noi, e
non possono esistere giornalisti imparziali, dal momento che le notizie
stesse, la realtà stessa, non sono mai imparziali e neutre di fronte agli
occhi di chi vuole esprimere un atteggiamento di critica, intesa in senso
kantiano. Questo atteggiamento umano è l'opposto della satira, dal momento
che mira a bloccare il quadro della realtà, a renderlo più trasparente, più
leggibile, e a spiegare in modo razionale le premesse delle sue
argomentazioni. I desaparecidos de! ll'informazione sono una realtà tragica
che non conoscevamo ancora in Italia: le epurazioni di giornalisti sono
atti gravi sui quali ogni italiano dovrebbe riflettere seriamente.
Eccola dunque la libertà del polo delle libertà, una libertà che ci ha
fatto raggiungere all'Italia il quarantesimo posto in una speciale
graduatoria sulla libertà di espressione, una libertà che non assomiglia
per nulla a quella descritta e sostenuta ripetutamente dall'Unione europea
attraverso risoluzioni sull'argomento (ricordiamo quella del 17 maggio
2001). Eppure la libertà di espressione e il pluralismo dei mezzi di
informazione sono riconosciuti dall'articolo 11 della Carta dei diritti
fondamentali, e sono applicati in tutti gli Stati membri dell'Unione
europea. Allora viene da chiedersi: l'Italia fa ancora parte dell'Europa?

Tagli e ridimensionamenti. Il caso Radiotre
 Il ridimensionamento di Radiotre, il canale radiofonico culturale che da
più di cinquant'anni costituisce l'orgoglio dell'Italia, è stato decretato
fin dalla fine del giugno scorso, quando Sergio Valzania ha comunicato, a
Cannes, la sua decisione di accorparla con Radiodue. Sparirà così uno dei
rarissimi motivi capaci di additarci all'invidia di tutto il mondo. Dal 16
Settembre sono entrati in vigore i nuovi palinsesti e queste sono le
novità, già decise nero su bianco:

- Scompare Mattinotre (oltre 2.000.000 di ascoltatori);
- Lucifero - la parte più mattutina di Mattinotre - è già uscita dai
programmi da circa un mese;
- Scompare L'Arcimboldo, la bella trasmissione di cronache dell'arte del
sabato mattina;
- Si dimezzano i tempi concessi a Fahrenheit, il contenitore pomeridiano
dedicato ai libri, alla scienza ed all'attualità culturale;
- Le Oche di Lorenz restano, ma solo fino a fine anno per ragioni di
contratto. Si tratta di una stupenda trasmissione di attualità scientifica,
condotta con brio, disincanto e grande professionalità da Sylvie Coyaud,
Matteo Merzagora e Silvia Baglioni;
- Scompare Budha Bar, breve spazio postprandiale quotidiano dedicato alle
musiche etniche e sperimentali;
- Rimane Prima Pagina, la ormai trentennale rassegna stampa delle 7:30;
- RadioTreMondo, la rassegna della stampa online europea ed internazionale
delle 7:15, viene spostata in tarda serata. Che è certamente l'ora più
adatta per la lettura dei quotidiani;
- Rimane, ma forse subirà variazioni, RadioTreSuite, con i concerti in
diretta della sera;
- Restano La Strana Coppia, Hollywood Party e, (pare) La Barcaccia;
- Secondo un autorevole quotidiano nazionale verrebbe anche tolta ai
conduttori la facoltà di scegliere le musiche che - si dice - saranno
scelte da un computer secondo criteri di adeguamento ai gusti correnti
degli ascoltatori. Un brivido ci percorre la schiena
- Non è chiara la sorte di Uomini e Profeti, importante trasmissione che
ogni sabato e domenica mattina parla di spiritualità, teologia e storia
delle religioni.

Gli spazi lasciati liberi dalle trasmissioni cancellate sono stati occupati
da letture di testi, o da rassegne culturali dedicate a quello o a
quell'altro scrittore, pittore, saggista. Ben vengano anche le letture alla
radio e le recensioni discorsive su libri e autori, ma a molti sembra che
si sia sacrificato il dialogo, la riflessione, la discussione,
l'approfondimento, la partecipazione degli ascoltatori, cioè tutto quello
che faceva, e fa ancora ma in misura minore, di Radiotre una radio viva e
attenta, intelligente e dialogica. Insomma, una radio pensante.

Sylvie Coyaud intervistata da Cunegonda
 La giornalista scientifica Sylvie Coyaud, conduttrice del programma Le
oche di Lorenz, in onda tutti i giorni alle 16 su Radiotre, ci ha
gentilmente concesso questa breve intervista che vi proponiamo
integralmente qui di seguito.

Che ruolo possono avere le radio, in particolare Radio Tre, nel panorama
italiano dell'informazione, dominato da un monopolio.
Oddio, di queste cose so così poco che non sono certa di capire cosa
intendi con la parola "informazione". Se parli di aggiornamenti su quanto
accade nel mondo, penso che l'informazione - anche nella sua versione
perversa di disinformazione - si trovi su Internet. Radio3 è un mezzo di
comunicazione del servizio pubblico, marginale, cui i governi precedenti
hanno concesso pochi trasmettitori rispetto alle altre reti perché doveva
dedicarsi alla cultura. In Italia, questa è ritenuta roba da élite, per
pochi intellettuali. Che poi Radio3 abbia 2 milioni di ascoltatori fa
pensare che la cultura non sia elitaria o che gli intellettuali italiani
sono 2 milioni, un record mondiale. A proposito di radio, voglio dire
qualcosa a te e agli amici di Cunegonda che siete specialisti della
comunicazione. Alcuni vostri colleghi avrebbero "misurato" che gli
ascoltatori hanno un tempo medio di attenzione attorno ai 5 minuti (la
durata varia a seconda del! le fonti, ma non supera i 7 minuti), quindi per
avere audience le radio dovrebbe spezzettare le proprie trasmissioni
parlate in formati brevi, intervallati con musica. Infatti è quello che
fanno quasi tutte le radio. Quel tempo di attenzione riguarda il prodotto
delle radio commerciali che fanno brusio di fondo e hanno esigenze di
incasso pubblicitario. Siccome sono la maggioranza, la mediana sarà
statisticamente corretta, ma come diceva Stephen Jay Gould in un famoso
saggio, "non è il messaggio". Le radio di informazione e cultura, pubbliche
o private, sanno che gli ascoltatori rimangono inchiodati per ore se quello
che viene detto li interessa, li stimola o li diverte. Basti pensare alle
cronache sportive, o ai monologhi di Paolini, di Lella Costa o di Grillo.
Purtroppo, alla RAI sembra che nessuno abbia letto Stephen Jay Gould. E per
me che da anni ne scrivo e ne parlo, è un bello smacco.

Che aria si respira in questo momento a Radio Tre e quali sono le sorti
delle vostre trasmissioni? In particolare, che fine faranno le Oche di
Lorenz?
A Milano, Radio3 e' presente unicamente con un settimanale del sabato,
molto ridotto nel nuovo palinsesto, e con il nostro quotidiano che
nell'ultimo anno ha perso 10 dei suoi 30 minuti per decisione del
responsabile di Fahrenheit, il contenitore pomeridiano in cui è inserito.
Decisione legittima, visto che Fahrenheit è stato decurtato di oltre
un'ora, ma presa senza consultare né noi né lo sponsor, la Fondazione
Sigma-Tau. Questa si è dichiarata disposta a rinnovare i propri accordi con
la rete per il 2002, ma non è stata ancora contattata dalla nuova direzione.

E' aperto un dialogo con la dirigenza Rai che possa cambiare le sorti del
vostro canale radiofonico, o tutto ormai è stato deciso?
Nessun dialogo, almeno con noi delle Oche.

Nel panorama dell'informazione in pochissimi hanno parlato del vostro caso,
vi sentire abbandonati?
No - per quanto riguarda le Oche almeno - grazie ai mail e alle telefonate
preoccupate degli ascoltatori e di scienziati che collaborano con noi e
sentono la trasmissione come "loro". A me sembra che si parli di Radio3 -
sui giornali dell'opposizione soprattutto, ma questo è normale - e del
brusco decadimento della sua qualità. Già questa primavera c'è stata una
protesta di intellettuali e artisti di ogni colore, dalla A come Abbado
alla Z come Zeffirelli. Una protesta vana.

Grazie Sylvie, e buon lavoro!

(Punta sulla foto per sapere chi sono quelli...)

Regaliamo la Costituzione al ministro Gasparri
 Vogliamo ricordare al ministro delle comunicazioni Maurizio Gasparri che
la libertà di informazione è sancita dalla nostra Carta costituzionale.
Prima dell'estate un'iniziativa di comunicazione simile a questa ci aveva
portato sulle pagine del settimanale Diario: 250 le lettere arrivate nella
redazione del settimanale (ma ora gli iscritti alla newsletter di Cunegonda
sono più di tremila!). Il ministro Gasparri è anche il nostro ministro, e,
dopo gli ultimi fatti, pensiamo ci debba delle risposte.
Potete procurarvi una bella edizione della Costituzione italiana cliccando
qui (http://www.cunegonda.info/news/costituzione_italiana.zip) o
scaricandola dal nostro sito direttamente dalla pagina dei Downloads, e poi
inviarla in allegato all'indirizzo di posta elettronica del ministro
Gasparri. La Costituzione è in versione Pdf e può sempre tornare utile a
noi e ai nostri figli. A noi, semplici cittadini, per confrontare le azioni
di questo governo con il testo sul quale si basa la nostra convivenza
civile; ai nostri figli, perché siano più consapevoli che quei princìpi
sono costati molto e che è a loro che noi li affidiamo affinché li
difendano. Speriamo torni utile anche al nostro ministro, ché tuteli il
diritto all'informazione di tutti i cittadini italiani. Ecco gli indirizzi
e il testo della lettera da riportare con un semplice copia e incolla.

A: gasparri@comunicazioni.it

Cc: ildirettore@ilfoglio.it lettere@ilfoglio.it larepubblica@repubblica.it
politica@liberazione.it posta@liberazione.it informazione@liberazione.it
societa@liberazione.it cronaca@ilmessaggero.it redazione@ilmanifesto.it
redazione.cronaca@ilrestodelcarlino.it posta@ilmattino.it
segreteria@classcity.it lettere@avvenire.it redazione.milano@ilgiorno.it
italiaoggi@class.it online@lastampa.it lettere@lastampa.it lettere@unita.it
politiche@unita.it attualita@unita.it economia@unita.it cultura@unita.it
direttore@diario.it

Gentile Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri,
Le scrivo in qualità di cittadino italiano, di abbonato Rai e di aderente
al movimento di Cunegonda. Non le ruberò molto del suo tempo prezioso, solo
poche righe per comunicarLe la mia disapprovazione per quanto sta accadendo
in Italia nel panorama dell'informazione radiotelevisiva.

Io sono un abbonato Rai che amava vedere trasmissioni come Sciuscià di
Michele Santoro.
Ora non lo posso più fare.

Io sono un abbonato Rai che amava vedere trasmissioni come Il Fatto di Enzo
Biagi.
Ora non lo posso più fare.

Io sono un abbonato Rai che amava ridere alle battute del programma
Satyricon di Daniele Luttazzi.
Ora non lo posso più fare.

Io sono un abbonato Rai che amava ascoltare su Radio3 trasmissioni come
Mattinotre, L'Arcimboldo, RadioTreMondo, Budha Bar, Fahrenheit.
Ora non lo posso più fare.

Io sono un abbonato Rai che ama vedere il programma Blob.
Ora anche questo programma è stato sottoposto a censura preventiva.

Caro ministro, non dubito che Lei la conosca molto bene, ma Le faccio
ugualmente omaggio di una copia della Costituzione italiana (la trova in
allegato a questa mia e-mail). L'articolo 21 recita così: "Tutti hanno
diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo
scritto e ogni altro mezzo di diffusione".

Spero vivamente che Lei voglia tutelare questo nostro diritto.

Grazie e buon lavoro.

Nome e Cognome

Un aderente al Movimento di Cunegonda (www.cunegonda.info)

Berlusconi e il consumo responsabile
 "Italiani, state sereni, tanto i vostri stipendi non diminuiscono. Al
massimo, guadagnate come l'anno scorso. Continuate a spendere e non
risparmiate": è l'invito rivolto da Silvio Berlusconi da Copenaghen, dove
partecipava al vertice Asem. Secondo il premier, il catastrofismo
sull'economia rischia di innescare davvero una "contrazione" dei consumi,
con riflessi "negativi per tutti noi". "Tutte queste voci sull'economia che
va male, quanti mal di stomaco inutili provochiamo. Non leggete tutte
queste storie - ha ribadito - Lasciate che siano gli esperti del settore a
strapparsi i capelli. Il presidente del Consiglio di capelli ne ha pochi,
ma non se ne strappa nemmeno uno". Testuali parole del nostro premier che
sembrano tracciare un vero e proprio invito ad un consumo responsabile da
parte degli italiani, chiamati nell'occasione a salvare le sorti della
nostra precaria economia che, si sa, si regge sul ciclo di produzione e
consumo! . Ma se queste parole a molti economisti sono sembrate l'ultimo
disperato appello di un leader senza più risorse né idee, a molti italiani
sono apparse invece offensive. Anche a noi, e almeno per due motivi.
Ci chiediamo infatti come possa il capo del governo dimenticarsi che in
Italia ci sono centinaia di migliaia di famiglie che ogni mese a fatica
riescono a sbarcare il lunario, con lavori precari (o "flessibili", come
vuole la più tranquillizzante terminologia ufficiale), senza riuscire a
mettere un soldo da parte, con la preoccupazione di poter anche perdere il
posto di lavoro come sta accadendo in questi giorni per quanto riguarda la
crisi della Fiat. E ci chiediamo anche come il nostro premier possa
dimenticarsi di essere invischiato in un conflitto di interessi di
dimensioni colossali in virtù del quale il suddetto invito a comprare di
più si tradurrebbe automaticamente in un maggiore introito per le casse
delle mille attività in mano al nostro presidente del Consiglio, dai libri
alle assicurazioni, dalla grande distribuzione alle videocassette. E
intanto, i piu' attenti si saranno accorti che proprio in questi giorni,
guarda caso, co! mincia a circolare sulle reti Rai e Mediaset uno spot che
ci invita tutti a far "girare" l'economia. Vallo a dire a Termini Imerese
di far "girare" l'economia. Laggiu' è qualcos'altro che gira in questo
momento.
Ma allora che politica è una politica che affida i suoi destini unicamente
alle leggi del mercato? Solo la spinta al consumo, peraltro
"responsabilizzato", può costituire la via maestra verso la stabilità del
nostro sistema economico, sociale e politico? Ma allora che politico è
colui che di fronte a una congiuntura economica negativa non sa fare altro
che invitare a comprare, comprare, comprare? Allora non c'è il rischio che
il messaggio trasmesso consista nell'apologia di una sorta di stile di vita
etico che coincida necessariamente con uno stile di vita ispirato al
consumo? Sono queste le domande che noi speriamo si ponga la nuova
sinistra, la nuova classe politica che dovrebbe opporsi a questo miope
apparato ideologico. Consumare di meno e, quando possibile, non consumare
affatto: questo è il principio sul quale poter costruire un futuro
sostenibile. A questo proposito, cosi' recita Franca Rame nel suo ultimo
spettacolo! : "cosa succederà quando il Terzo Mondo fra poco monterà a sua
volta nello sviluppo tecnologico? Non abbiamo altra soluzione. Come dice il
Premio Nobel per la fisica Arthur Bumbenstein: "Di qui non si esce: o
diminuiamo il consumo, o diminuiamo i consumatori". La soluzione più
semplice è naturalmente eliminare i consumatori o almeno dimezzarli. Per
nostra fortuna ormai nel mondo le nazioni che possiedono l'atomica sono la
grande maggioranza. Cosa aspettate a usarle per il bene dell'umanità?".

Antonio Mazza, Vivere semplice
 "Perché non dovremmo fare altro che consumare merci? Perché abbiamo la
cronica impressione che i soldi oggi non bastano mai? La risposta è che
siamo schiavi di un modello mentale economicistico che ci ha trasformati in
servi del lusso. Ma ormai, bastonati dalle tasse e bombardati dalla
pubblicità, tutti sentiamo il bisogno di sperimentare strategie di
risparmio individuali, semplici, domestiche, che eliminando i consumi
superflui sappiano comunque garantire una buona qualità della vita". Queste
sono le prime parole che leggiamo sulla quarta di copertina di Vivere
semplice, come spendere bene quel poco che c'è rimasto: la filosofia
dell'anticonsumismo felice, un libro che consigliamo a tutti, non solo
perché potrebbe essere accolto in pieno come il manifesto ideologico del
Movimento di Cunegonda, ma anche perché è ricco di idee, riflessioni
illuminanti e tantis! simi consigli pratici. Il volume scritto dal
giornalista Antonio Mazza ed edito da Castelvecchi, si presenta come un
piccolo trattato di filosofia pratica, una sorta di manuale
dell'anticonsumismo, organizzato secondo una struttura bipartita. Nella
prima parte l'autore ripercorre la storia del consumismo, soprattutto di
quel consumismo totalizzante e dilagante che si è sviluppato a partire dal
boom economico degli anni Sessanta e che, con l'aiuto dello Stato, ha messo
"definitivamente alle corde il già abbastanza stressato cittadino, facendo
di lui un patetico, grottesco e terribilmente vulnerabile pollo ruspante".
Gli appelli dell'attuale presidente del Consiglio ad un consumo
responsabile che contribuisca a risanare la macchina economica sembrano
confermare in pieno questa analisi. Nella seconda parte del libro il
lettore trova un ampio glossario in cui, argomento per argomento, vengono
presentate tutte le possibili soluzioni alternative per non far! si
stritolare dai meccanismi del consumo indotto. Così, argomenti come
"assicurazione", "telefonino", "New age", "moda", "tempo libero", e persino
"erotismo" vengono analizzati sotto la lente del fenomeno consumistico per
poi dimostrare come trovare la via d'uscita a questa invisibile morsa
attraverso semplici comportamenti quotidiani. Come recita il titolo, si
tratta di una piccola filosofia dell'anticonsumismo felice, e vorremmo
sottolineare l'aggettivo "felice", perché liberarsi dal bisogno del
superfluo non può che riavvicinarci a uno stile di vita più etico, e, in
definitiva, più sereno. Antonio Mazza, Vivere semplice, Roma, Castelvecchi,
2000, pp.217.

Disintossicarsi dal consumismo
 Una critica del consumo presuppone anche una riflessione sui meccanismi
psicologici che fanno dell'individuo un consumista, in altre parole, una
persona che è anche maggiormente suggestionabile dal continuo bombardamento
mediatico che è poi il vero e proprio motore che spinge ognuno di noi a
comprare cose. A Torino, Adelia Piva ha istituito una comunità che prende
in carico i ragazzi dipendenti dal consumismo, primo esempio in Italia.
Comprare, essere attratti dagli oggetti, sentire la pulsione incontrollata
verso l'oggetto in se stesso, ecco i sintomi di quella che può essere
considerata una vera e propria dipendenza, al pari di quella che danno le
droghe. Sulla base di queste considerazioni è nato a Torino il primo centro
in Italia per la ''disintossicazione'' dal consumo patologico. L'iniziativa
fa capo al Gruppo Abele di Don Luigi Ciotti. La comunità di recupero ha
sede nella ex fabbrica Ceat,! nel quartiere operaio di Barriera Milano, e
viene gestita dai ragazzi del gruppo Acmos da tempo impegnati nel campo del
disagio giovanile. Ma come è fatta una comunità di questo genere? I ragazzi
vengono accolti da uno stile di vita per loro atipico: frugale, a tratti
dal sapore quasi francescano. Dieci sono i posti disponibili, in stanze
arredate in modo spartano, i pasti sono recuperati tra quelli avanzati
nelle mense scolastiche, il panorama materiale che li circonda è sobrio ed
essenziale. Dal vivere il consumismo, il ragazzo si ritrova a vivere per
tre o quattro settimane l'anticonsumismo. L'iniziativa nasce dalle
richieste dei genitori dei ragazzi "malati" di consumismo: l'obiettivo è
capire che si può vivere con il minimo indispensabile e che l'esistenza non
ha bisogno di consumi sfrenati, e soprattutto farlo insieme ad altri
ragazzi. Per saperne di più: <http://www.gruppoabele.it/>www.gruppoabele.it

Firma la petizione contro il ponte sullo Stretto
Ci eravamo già occupati del ponte sullo Stretto di Messina, e dei problemi
socioeconomici legati ad una sua effettiva costruzione. E' necessario
mobilitarsi attivamente contro tale progetto ed è necessario che siano i
cittadini italiani ed europei in prima persona a dichiararsi non
interessati alla costruzione di questo assurdo manufatto. Ora è possibile
firmare una petizione popolare contro lo Stretto collegandosi al sito
http://www.messinasenzaponte.it

Par condicio
 Torino. Caso eccezionale. Morto da più di un'ora, resuscita.
Apparentemente senza danni al cervello. Esatto. Arresto cardiaco di
settantadue ore, risveglio senza danno cerebrale. Ma qualcuno nutre dei
dubbi in proposito. La prima frase detta dal paziente al risveglio è stata:
"Meno tasse per tutti". Qualche danno c'è.

Quante polemiche ridicole. Ma in che Paese viviamo? Ho portato un po' di
rassegna stampa. [esibisce un rotolo di carta igienica] Maurizio Gasparri
di AN ha detto che porto iella. E' vero, sono micidiale. Ma la porto solo
alle persone che dico io: caro Gasparri. Auguri.

Su "Libero" di Feltri, Forattini si chiede: "Perché Luttazzi parla del
tumore di Berlusconi e non delle emorroidi di Mussi?". La risposta è
semplice: non sapevo che Mussi avesse le emorroidi. La domanda a questo
punto è un'altra: come fa a saperlo Forattini?

Com'è che hanno Rutelli? Hanno fatto un vertice dell'Ulivo. Dopo lunghe
discussioni hanno scelto un uomo di polso e con notevole vastità di vedute.
Ma quell'uomo ha rifiutato l'incarico e loro hanno ripiegato su Rutelli.
[Tratto da Daniele Luttazzi, Satyricon]

Sostengono il monopolio televisivo
Valida fino al 31 dicembre 2002
Reparto acque
Uliveto
Rocchetta
San Pellegrino
Vera
Ferrarelle
Levissima
Panna
Acqua Parmalat
Reparto formaggi
Vitasnella
Yogurt Joy Parmalat






Reparto sottozero
Gelati Motta
Gelati Algida




Reparto dolciumi
Nesquik
Nestea
Mulino Bianco
Oro Saiwa
Succhi Santal
Succhi "I Briosi"
Reparto Paste
Pasta Barilla
Sughi Barilla
Sughi Star

Reparto oli - alimentari
Tonno e patè Riomare
Maionese Calvè
Latte FrescoBlu

Altro
Sgrassatore Smac
Omino Bianco
Depilatori Veet
Detersivi Sole/Ava Mondadori
Napisan
Borotalco Roberts
Fiat
Prodotti L'Oreal
Sulla base del monitoraggio volontario Core

Ringraziamo Umberto Eco, tutti coloro che ci sostengono e incoraggiano, e
tutti quelli che ci aiuteranno a rendere la nostra cara Italia un po' più
democratica e libera.

Un saluto cordiale

Movimento di Cunegonda
Critica del consumo per la democrazia
Missione attuale: la fine del monopolio dell'informazione televisiva

http://www.cunegonda.info