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Da Taranto: COSA VUOL DIRE IL CONDONO FISCALE?



Michele De Benedetto
TARANTO

Cosa vuol dire "condono fiscale"? Essenzialmente tre cose.

1) Vuol dire che chi ha evaso le tasse ha fatto bene e può vantarsene 
persino in Tribunale. Chi ha sottratto milioni, se non miliardi di vecchie 
lire, alle casse dello Stato è stato furbo e la sua furbizia, dopo un po' 
d'ansia patita negli anni dell'Ulivo (ma neanche tanta...), viene 
finalmente premiata.
Chi invece ha pagato le tasse scrupolosamente è stato un cretino. Gli 
imprenditori onesti, i professionisti, i commercianti, tutti coloro che 
hanno pagato le tasse fino all'ultima lira - e che magari hanno pure votato 
Berlusconi - sono stati presi per i fondelli. Senza contare che costoro, 
per far quadrare i bilanci statali, hanno pagato anche la parte di quei 
furbi che in questi giorni si stanno accalcando dai commercialisti.

2) Condono fiscale vuol dire anche che c'è un'ingiustizia. Perché chi, per 
arricchirsi, ha sottratto milioni allo Stato deve restare impunito mentre 
il poveraccio che, magari per sfamare i propri figli, ha rubato 20.000 lire 
da un portafogli rischia la galera? Per coerenza si faccia dunque anche un 
condono per i furti nei reparti salumi e ortofrutta dei supermercati.

3) Condono fiscale vuol dire soprattutto un'ultima cosa. Vuol dire che non 
c'era bisogno di Forza Italia, di Berlusconi, dell'autorevole Tremonti e 
dei suoi amici padani per fare una politica finanziaria del genere; bastava 
anche Paolo Cirino Pomicino o un qualunque ministro economico democristiano 
degli anni Ottanta. Ecco, dunque, cosa vuol dire in sintesi condono 
fiscale: che fra Tremonti e Pomicino non c'è poi molta differenza.