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rossonotizienet n. 21



ROSSONotizieNet
numero 21
ottobre 2002

periodico elettronico dell'Associazione Culturale Punto Rosso


FERMIAMO LA GUERRA - FERMIAMO IL MASSACRO
Fermiamo la mano degli apprendisti stregoni che, pur di mantenere il
dominio sulle risorse strategiche, di occupare regioni del mondo cruciali,
di perpetuare un ordine mondiale iniquo, non recedono di un passo dallo
scatenare l'inferno. Basta con lo scempio dei corpi, dell'ambiente, della
democrazia, della cultura, della vita. Basta morti, basta dolori, basta
distruzioni. Basta con la banda di avventurieri che pretende di governare
il mondo.
L'Associazione Culturale Punto Rosso e il Forum Mondiale delle Alternative
daranno come sempre il loro contributo, assieme al movimento, alle forze
politiche, agli uomini e alle donne di buona volontà, di contrinformazione,
di controcultura e di mobilitazione per affermare la giustizia e la pace. 



Sommario:

Il Punto Rosso-Forum Mondiale delle Alternative al Forum Sociale Europeo di
Firenze
1) seminario sulla guerra ed imperialismo Usa
2) seminario su movimento e politica
3) seminario sulla non-violenza
4) seminario sull'acqua
5) seminario su spesa pubblica e diritti sociali
6) seminario su partecipazione, rappresentanza e non-violenza

Corsi della LUP-Libera Università Popolare
- corso di danze brasiliane

Milano: iniziativa contro la guerra

Iniziative dei Punto Rosso locali
Punto Rosso Carrara
Punto Rosso Fermo-Porto San Giorgio

Porto Alegre Notizie n. 3
(Alleghiamo a questo numero di RossoNotizieNet il numero 3 di Porto Alegre
Notizie, perché, per un disguido informatico, non è andato a tutti nella
spedizione di qualche giorno fa. Prossimemente e separatamente riceverete
il n. 4 con notizie dettegliate sul Forum Mondiale prossimo, oltre che
informazioni tecniche per la partecipazione)

Materiali:
Un testo di Arundhati Roy (traduzione di Emma Zuffellato) (in allegato)



FORUM SOCIALE EUROPEO

I seminari proposti al Forum Sociale Europeo di Firenze (6-10 novembre
2002) da parte del Punto Rosso-Forum Mondiale delle Alternative in
collaborazione con altri organismi sono vari.
Ve li segnaliamo. Invitiamo tutti a partecipare al Forum Sociale Europeo.

Iscrizioni e Informazioni sul sito http://www.fse-esf.org


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seminario al FSE



"LA TERRA NON E' UN MAPPAMONDO CON CUI GIOCARE"



L'EGEMONISMO-IMPERIALISMO USA, LA GUERRA

E IL MOVIMENTO DI OPPOSIZIONE MONDIALE



Filosofia e pratica della guerra permanente globale. Le mire
dell'amministrazione Usa per il controllo delle aree strategiche mondiali,
delle risorse indispensabili (petrolio, gas, acqua) e per impedire il
sorgere di potenze rivali. La guerra in corso in Afghanistan e in Palestina
e i preparativi per l'offensiva contro l'Iraq, il Plan Colombia ecc. nel
contesto di una politica europea inesistente o puramente subalterna agli
Stati Uniti. Il pacifismo storico e il nuovo pacifismo nella riflessione e
nella mobilitazione del popolo di Porto Alegre.

La possibilità della pace è messa in grave pericolo dalla politica di
guerra permanente inaugurata dopo l'11 settembre dal governo degli Stati
Uniti. E' la prosecuzione dell'egemonia e della guerra unipolare Usa
(Guerra del Golfo e Guerra dei Balcani) dopo la fine della guerra fredda.

Il tentativo di allargare a livello planetario l'egemonia militare e
politica degli Usa sta provocando la crescita pericolosissima
dell'instabilità geopolitica a cui si risponde con l'opzione della guerra.
Come sempre ne fanno le spese i popoli, e tra questi soprattutto gli strati
sociali poveri e più indifesi. Dall'Afghanistan all'Iraq, dalla Palestina
alla Cecenia, dalla Colombia ai tanti teatri di guerra in Africa. L'Europa
sta a guardare, se non collabora attivamente, dimostrando una statura
politica minima e una evidente contraddizione con le premesse ideali e
politiche di pace su cui si dovrebbe fondare l'Unione. Una speranza può
venire dal basso. Il popolo di Porto Alegre riprende le grandi ragioni
storiche del vecchio pacifismo ed è impegnato a riflettere e a elaborare un
nuovo pacifismo. Esso promana dalla teoria e dalla pratica antiliberista
come radicale rifiuto del modello egemonico-imperialistico su scala
mondiale, distruttore della vita associata e della vita del pianeta, del
quale la guerra è uno degli aspetti più criminali.



FIRENZE - VENERDI' 8 NOVEMBRE 2002 ore 14.30-18.30

FORTEZZA DA BASSO



intervengono

KEN COATES (Bertrand Russell Peace Foundation), SAMIR AMIN (Forum Mondiale
delle Alternative), AHMED BEN BELLA (Fondazione Nord-Sud), EDMILSON
RODRIGUES (sindaco Belem-Forum Panamazonico), MUSTAFA BARGHOUTI (Ass. naz.
palestinese), CARLOS TABLADA (Centro di Ricerca sull'economia
mondiale-Cuba), HAMIYA KUMAR BAGCHI (economista indiano-Forum Sociale
Asiatico). Siamo in attesa di risposta di ARUNDHATI ROY (scrittrice
indiana), di SCOTT RITTER (ex ispettore dell'Onu in Iraq)

VITTORIO AGNOLETTO (Cons. Int. FSM), GIULIETTO CHIESA (giornalista e
saggista, Megachip), ISIDORO MORTELLARO (Università di Bari), MANLIO
DINUCCI (saggista), LIDIA MENAPACE (Conv. perman. di donne contro le
guerre), RAFFAELE SALINARI (pres. Terre des Hommes), GIOVANNI BERLINGUER
(Associazione Aprile)

coordinano GIORGIO RIOLO e JOSÉ LUIZ DEL ROIO (Punto Rosso-Forum Mondiale
delle Alternative).

organizzano

BERTRAND RUSSELL PEACE FOUNDATION, ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO-FORUM
MONDIALE DELLE ALTERNATIVE, FEDERAZIONE INTERNAZIONALE TERRE DES HOMMES,
MEGACHIP, ATTAC ITALIA, RIVISTA ALTERNATIVE



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seminario al FSE





"SORTIRE DA SOLI E' L'AVARIZIA,

SORTIRE ASSIEME E' LA POLITICA"

don Lorenzo Milani





LA POLITICA COME BENE COMUNE:

IL MOVIMENTO CONTRO IL NEOLIBERISMO

DISCUTE CON LA SINISTRA EUROPEA

Nell'epoca per eccellenza della crisi della politica, un necessario
confronto per la ridefinizione dell'agire politico, della rappresentanza
politica, della democrazia rappresentativa ai fini di una feconda
interazione tra istanze e culture del movimento antiliberista e forze
politiche europee  



Intendere la politica come bene comune significa sottrarla all'idea che
essa debba rispondere esclusivamente agli interessi sociali ed economici
della parte dominante della società o che essa debba considerarsi una delle
tante occupazioni sul mercato. Significa impegnarsi per riappropriarsene e
per rifondarla. Un bene comune riguarda tutti e deve essere condiviso tra
tutti.

Le istituzioni politiche e la rappresentanza sono occasioni, tra le altre,
perché la politica come bene comune possa svolgere il suo compito. Ancor
più nel caso dei valori propri di una sinistra politica che dovrebbe
assumersi in pieno e costitutivamente tale questione cercando di proporre
una rifondazione radicale della attuale sfera politica, oggi quasi
totalmente subalterna agli imperativi del neoliberismo. Per questo crediamo
sia utile un confronto aperto tra chi, come noi, ha posto a fondamento di
ogni azione collettiva il rifiuto della logica neoliberista e la ricerca di
un legame sociale fondato sull'uguaglianza e la solidarietà, con chi, nei
partiti e nelle istituzioni in Europa, si definisce di sinistra in forza
dell'impegno per la piena e almeno tendenziale realizzazione di questo
binomio.



FIRENZE - GIOVEDI' 7  NOVEMBRE 2002 ORE 14.30-19

FORTEZZA DA BASSO



 intervengono

FRANÇOIS HOUTART (Segr. Fma), SUSAN GEORGE (Pres. TNI), MICHAEL BRIE (pres.
Fondazione Rosa Luxemburg), VITTORIO AGNOLETTO (Fsm), CHRISTOPHE AGUITON
(Attac France), MIGUEL RIERA (Edit. El Viejo Topo), BORIS KAGARLISTKY
(Moscow Times, Tni), EUSTACHE KOUVELAKIS (Actuel Marx), MARCO BERSANI
(Attac Italia), JOSÉ BOVÉ (Via campesina), EMILIO MOLINARI (Punto
Rosso-Fma), HILARY WAINWRIGHT (Red Pepper, Uk), MARIA LUISA BOCCIA(Crs)

interventi di rappresentanti forze politiche:

Sinistra Unita Europea: FRANCIS WURTZ (Francia), FAUSTO BERTINOTTI
(Italia), NICOS KONSTANTOPOULOS (Grecia).

Socialisti Europei: CESARE SALVI (Italia), ANNE VAN LANCKER (Belgio)

Verdi: ALFONSO PECORARO SCANIO (Verdi),  MONICA FRASSONI (pres. gruppo eur.
Verdi)

coordinano MARIO AGOSTINELLI (Punto Rosso-Fma), ELISABETH GAUTHIER
(Transform!), BRID BRENNAN (Tni)

organizzano

ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO-FORUM MONDIALE DELLE ALTERNATIVE, RETE
TRANSFORM!, TRANSNATIONAL INSTITUTE

in collaborazione con RIVISTA ALTERNATIVE, ATTAC ITALIA



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Forum sociale europeo





LA NON-VIOLENZA COME RIVOLUZIONE:

ALLE RADICI DELLA VIOLENZA E DELLA GUERRA

NELLE NOSTRE SISTEMAZIONI RELIGIOSE E CULTURALI





La non-violenza non è più solo utopia da sognatori: sta soppiantando il suo
opposto, cioè la violenza, come nuovo fondamento della razionalità. La
lotta per la sopravvivenza della specie ha inventato l'antagonismo e la
guerra e le ha dato i connotati della razionalità, informando di violenza
tutti gli aspetti della civiltà: economia, culture, diritto, religioni,
relazioni interpersonali. Oggi, di fronte alla mostruosità distruttiva
degli arsenali bellici e di fronte alla percezione nuova che ha l'umanità
di essere un'unica famiglia in una minuscola fragile casa, la stessa lotta
per la sopravvivenza sta inventando la non-violenza come unica riserva di
vita. E' un vero processo rivoluzionario lento e sotterraneo che a noi
vedenti/ciechi è appena percepibile per segni. Ed è una rivoluzione globale
che cioè investe tutti i campi del convivere. Investe in particolare le
religioni e i grandi sistemi ideologici. Occorre aprire gli occhi, andare
oltre le consuete politiche che motivano settorialmente e in base a
contingenze il no alla violenza e alla guerra, analizzare le radici della
violenza ovunque esse si annidino, in modo da partecipare più
consapevolmente ed efficacemente alla scommessa della non-violenza come
rivoluzione globale. Occorre anche recuperare in positivo i valori della
liberazione nella tradizione cristiana e delle altre religioni e nella
elaborazione ed esperienza marxista.





FIRENZE GIOVEDI' 7 NOVEMBRE ore 14.30

FORTEZZA DA BASSO



Intervengono:



ENZO MAZZI (Comunità dell'Isolotto) Esistono radici della violenza nelle
religioni monoteiste e più in particolare nel cristianesimo?
GIULIO GIRARDI (teologo della liberazione, Forum Mondiale delle
Alternative) La funzione della violenza nei grandi sistemi ideologici:
liberale/capitalista e marxista/comunista
ELISABETH GREEN (teologa femminista e saggista) Le radici della violenza e
della guerra nella cultura patriarcale.
Coordina FRANCOIS HOUTART (Segr. FMA).

promuovono

Comunità cristiane di base, Pax Christi, Associazione Culturale Punto
Rosso-Forum mondiale delle alternative, ARCI , Centro ecumenico Agape
(valdesi), Noi siamo Chiesa, , Cgil Lavoro Società Cambiare Rotta e altri
in via di definizione fra cui Rete di Lilliput, Fiom, Agesci.



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Acqua, aria, terra e energia: l'Europa contro lo sviluppo insostenibile.



SEMINARIO  DI  APPROFONDIMENTO

Beni e Diritti : 

ecosistema ed acqua quale strategia  per il loro riconoscimento

come beni comuni mondiali



Firenze -  8 novembre -  Ore 14,30-17,30

Fortezza da Basso - Firenze



Enti promotori

Comitato italiano per il Contratto Mondiale per l'Acqua -CIPSI - Campagna
Acqua  Bene  comune

Legambiente  - Ass. Culturale Punto Rosso - Rete di Lilliput-

in collaborazione con  ATTAC  Italia   -- Campagna ACME Francia -Campagna
ACME Québec

( Canada) - Coalizione Svizzera ONG contro la privatizzazione - Coalizione
Europea contro la privatizzazione -- Forum del Terzo Settore -Tavola della
pace -



Obiettivo e temi di approfondimento :

aggiornamento  sulle iniziative della società civile a sostegno del
Contratto Mondiale dell'acqua, dopo il vertice di Johannesburg

alleanze a livello europeo a  difesa dell'ecosistema  e dell'acqua  come
beni comuni patrimoniali dell'umanità

strategie a difesa dell'acqua come diritto e bene comune in funzione dei
prossimi appuntamenti internazionali  ( Forum di Porto Allegre - Conferenza
di Kyoto)



Relatori .

14,30 - Apertura lavori

       Saluto introduttivo e coordinamento lavori

       Rosario Lembo ( CIPSI - Campagna Acqua ben comune)

 La rivoluzione dell'acqua

  Riccardo Petrella      -  Segretario Comitato internazionale Contratto
Mondiale Acqua

Interventi

Acqua e Ambiente

Roberto della Seta  / Roberto Ferrante     - Legambiente

Acqua e Terra 

Gianfranco Bologna  -   Rete Lilliput                                -

Acqua e Diritti              

Emilio Molinari  -  Comitato italiano Acqua - Punto Rosso



Contributi al dibattito

Italia       -    Massimo Rossi    -  Enti locali per l'Acqua

Francia   -    Jean Luc Tuly     -  Comitato Francese per il Contratto Mondiale

Canada   -    Serge Roy           -  Associazione Quebec per il Contratto
Mondiale

Europa   -   -   Coordinamento europea ONG (Austria -Germania - Svizzera )
contro la privatizzazione

    Dibattito



Ore 17.00  - La proposta del Contratto Mondiale dopo Johannesburg : l'Altro
Kyoto

                    con Riccardo Petrella



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Forum Sociale Europeo 

Gioved" 7 novembre  - Ore 14.30 - 17.30

Fortezza da Basso



Seminario dal titolo:

SPESA PUBBLICA E DIRITTI SOCIALI

Il ruolo delle politiche economiche e dell'intervento pubblico in Europa

Per la qualità sociale ed ambientale dello sviluppo



Organizzato da:

Lunaria-Sbilanciamoci

Mani Tese-Social Watch

Punto Rosso

Associazione per la Rinascita della Sinistra



Relatori:



FRANCINE MESTRUM, economista francese

Gli spazi delle politiche pubbliche per il Welfare nella globalizzazione
neoliberista



SIMON STOCKER, direttore di Eurostep

Sviluppo umano e sostenibile nel rapporto tra Europa e "resto del pianeta"



SABINA SINISCALCHI, Segretario nazionale di Mani Tese

"Il Social Watch, strumento per una qualità sociale dello sviluppo"



MARTINO MAZZONIS, Lunaria

Sbilanciamoci: come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace, l'ambiente



ROBERTO PIZZUTI, Università di Roma

Politiche pubbliche, stati nazionali e Welfare



NICOLA NICOLOSI, Associazione Culturale Punto rosso

Un nuovo e rinnovato  Welfare europeo



GIOVANNA RICOVERI, CNS

Sostenibilità, sviluppo, politiche economiche: critica e prospettive



ANDREW TIMMS, New economic Foundation

Privatizzazioni, politiche economiche e spesa sociale: il caso della Gran
Bretagna



FRANCESCO GARIBALDO , ARS

Democrazia economica e crisi finanziaria



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Seminario FSE

Firenze, data da definire, Fortezza da Basso



PARTECIPAZIONE, RAPPRESENTANZA, NON VIOLENZA.



Le connessioni tra queste parole chiave nello sviluppo dei movimenti
democratici di massa, sia "tradizionali", come il movimento operaio e
sindacale, che nuovi, come quelli sociali a dimensione globale che oggi
entrano in campo contro la guerra ed il liberismo.

Il percorso storico delle scelte maturate e le prospettive del conflitto
legittimato dal consenso e dalla verifica della rappresentatività.



Proponenti : RETE LILLIPUT, FORUM MONDIALE DELLE ALTERNATIVE, FIOM-CGIL
LOMBARDIA



Intervengono.  Mario Agostinelli (Forum Mondiale Alternative), Davide
Biolghini (Rete Lilliput), Mauro Berselli (CGIL Reggio Emilia), Anna Fazi (
Rete Lilliput),

Tiziano Rinaldini (CGIL Emilia Romagna), Maurizio Zipponi (Fiom Lombardia)







LUP- LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE


prossimi corsi

Dipartimento di studi internazionali
Patrice Lumumba

Introduzione alla Storia dell'India
Quattro incontri introduttivi alla storia dell'India, con un approccio
interpretativo critico rispetto ai paradigmi storiografici tradizionali,
attento alle dimensioni proprie, culturali, sociali e politiche, del grande
paese asiatico. Un contributo per comprenderne il ruolo e le prospettive
nell'attuale globalizzazione.

Durata: quattro incontri.
Luogo: Punto Rosso, via Morigi 8, 20123 Milano.
Quota di partecipazione: 25 Euro

Marted" 1 ottobre 2002, ore 18.30-20.30
Introduzione alla storia dell'India Relatore: Michelguglielmo Torri
(Università di Torino)
Nell'occasione presentazione del libro di M. Torri, Storia dell'India,
Laterza, Roma 2000.

Gioved" 17 ottobre 2002, ore 18.30-20.30
L'india coloniale e la lotta per l'indipendenza Relatrice: Marzia Casolari

Gioved" 24 ottobre 2002, ore 18.30-20.30
L'India indipendente Relatrice: Marzia Casolari

Gioved" 31 ottobre 2002, ore 18.30-20.30
L'india nella globalizzazione Relatrice: Marzia Casolari



Dipartimento di storia della filosofia e del pensiero umano
Ernst Bloch

Il pensiero occidentale attraverso le sue grandi opere
A seguito del grande interesse suscitato dai corsi svolti nei due anni
passati sulla storia del pensiero occidentale, riprendiamo questo percorso
a partire dalle grandi opere di questo pensiero, come momenti paradigmatici
della storia della filosofia.

Settimo corso:
L'Etica di Spinoza

Durata: 3 lezioni
Luogo: Punto Rosso, Via Morigi 8, Milano
Quota di iscrizione: 15 Euro

Marted" 8 ottobre 2002, ore 18.30-20-30
Introduzione alla filosofia di Spinoza Relatore: Giorgio Giovannetti

Marted" 15 ottobre 2002, ore 18.30-20-30
L'Etica (I) Relatore: Vittorio Morfino

Marted" 22 ottobre 2002, ore 18.30-20-30
L'Etica (II) Relatore: Vittorio Morfino

Ottavo Corso:
L'illuminismo e J. J. Rousseau

Durata: 3 lezioni
Luogo: Punto Rosso, Via Morigi 8, Milano
Quota di iscrizione: 15 Euro

Marted" 12 novembre 2002, ore 18.30-20-30
L'illuminismo, la politica e J. J. Rousseau Relatore: Giorgio Giovannetti

Marted" 19 novembre 2002, ore 18.30-20-30
L'illuminismo, l'antropologia e J. J. Rousseau Relatore: Mario Domina

Marted" 26 novembre 2002, ore 18.30-20-30
L'illuminismo, la pedagogia e J. J. Rousseau Relatore: Francesco Muraro

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CORSO DI DANZE BRASILIANE
"25.000 EURO PER PORTO ALEGRE"
Organizzato dall'Istituto Brasile Italia (IBRIT) e da Punto Rosso

Lo scopo del corso e' duplice:
1. RACCOGLIERE FONDI per far partecipare almeno 20 persone provenienti da
Asia e Africa al prossimo Forum Sociale Mondiale di PORTO ALEGRE. E'
infatti noto che la partecipazione ai forum mondiali da parte soprattutto
di chi vive nei paesi poveri e' spesso impedita dal banale e concretissimo
fatto materiale di non potersi pagare il prezzo del biglietto aereo.
2. E poi anche, naturalmente, contribuire a diffondere fra di noi la
conoscenza delle culture musicali latino americane, mediante la
partecipazione diretta all'evento musicale, e cioe' tramite il ballo.

Il corso e' articolato nei 3 moduli seguenti:

Primo Modulo - Inizio: mercoledi 6 novembre 2002
Samba Enredo - Samba del Carnevale (Rio, S. Paolo)
Samba (Sud Est)
Pagode (Rio)
Gafieira (Rio, S. Paolo)

Secondo Modulo - Inizio: seconda meta' di gennaio 2003
Forro' (Nord Est)
Lambada (Bahia, Nord Est)
Xaxado (Nord Est)
Baiao (Nord Est)

Terzo Modulo - Inizio: prima meta' di aprile 2003
Xote (Nord Est)
Frevo - Frevo del Carnevale (Pernanbuco)
Bossa Nova (Rio)
Chorinho (S. Paolo)

I moduli hanno struttura similare, sono fra di loro indipendenti, il che
significa che si puo' partecipare anche ad uno solo di essi, e sono tutti e
tre a livello di base.
Il primo modulo prevede 6 lezioni di 2 ore ciascuna, piu' una piccola
festa/ripasso di fine corso, per un totale di 14 ore. Le lezioni si tengono
ogni mercoledi dalle 19 alle 21, a partire dal 6 novembre, nella bellissima
sede dell'IBRIT, in via Borgogna 3 (sopra la Casa della Cultura - MM S.
Babila). Insegnante e' il maestro brasiliano José Sarrubi. Il costo di
partecipazione a questo primo modulo e' di 120 euro.

L'insegnante
Josè Sarrubi, attore e cantante, ballerino e coreografo brasiliano, ha
studiato danza classica, moderna, contemporanea, tip tap, e ha lavorato per
il teatro e per la TV brasiliana, anche come aiuto regista. Da tredici anni
risiede in Italia, dove organizza spettacoli e insegna balli brasiliani e
caraibici. Dirige un proprio gruppo musicale, i Ku Semba.

Per ulteriori informazioni e iscrizioni: Bruno: 339/2237866 -
bruno.carchedi@tiscali.it






Fuori l'Italia dalla guerra

Nulla di più falso che definire una guerra "giusta" ed "umanitaria"
Di vero c'è solo la violenza dei potenti e la sofferenza delle vittime

Per la pace e per i diritti, contro il terrorismo

Contro l'arroganza di chi vorrebbe governare il mondo

Per il rispetto della  Costituzione e per affermare il diritto internazionale



Assemblea Regionale Lombarda

dei lavoratori e delle lavoratrici, delle delegate e dei delegati dei
luoghi di lavoro

dei movimenti contro la guerra, degli uomini e delle donne convinti

che la giustizia e la pace siano diritti di tutti



gioved" 24 ottobre - ore 20,30

Camera del Lavoro di Milano

C.so di Porta Vittoria 43 (salone Di Vittorio)



Intervengono

Nicola Nicolosi - Segreteria Cgil Lombardia

Gian Paolo Patta - Segreteria Cgil Nazionale

Gianni Rinaldini - Segretario Generale Fiom Nazionale

Teresa Sarti -  Emergency

Lidia Menapace - Donne contro la guerra

Vittorio Agnoletto - Forum Sociale Europeo

Josè luis Del Roio - Forum mondiale delle Alternative



Coordina:  Antonio Lareno -  Segretario Camera  del Lavoro di Milano



Promuovono:  "LavoroSocietà" della Cgil Lombardia - FIOM Lombardia -
Lila-Cedius - Emergency - Gruppo Abele di Milano - Associazione Culturale
Punto Rosso-Forum Mondiale delle Alternative









INIZIATIVE DEI PUNTO ROSSO LOCALI


PUNTO ROSSO CARRARA ORGANIZZA DUE INCONTRI:

IL MONDO NELL'EPOCA DELLA GUERRA GLOBALE

MASSA - GIOVEDI 24 OTTOBRE ORE 21
SALETTA DEL TEATRO GUGLIELMI
VIA DEL BASTIONE

LA DEMOCRAZIA DOPO L'11 SETTEMBRE
IL CASO DI BATASUNA


PARTECIPANO
Mauro Bulgarelli
deputato Verde
Euzkadi Josè Antonio Egido,
esponente della sinistra basca
Marco Santopadre  
Giornalista di Radio Citta' Aperta

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CARRARA - VENERDI 25 OTTOBRE ORE 21
SALA DI RAPPRESENTANZA DEL COMUNE
PIAZZA 2 GIUGNO

OBIETTIVO IRAQ

LE STRATEGIE USA NELL'AREA DEL MEDIORIENTE

PARTECIPA

MANLIO DINUCCI

SAGGISTA E COLLABORATORE DE "IL MANIFESTO"

L'INCONTRO SARA' SVOLTO CON L'AUSILIO DELLA PROIEZIONE DI DOCUMENTI,
IMMAGINI E SCHEDE


per informazioni
Ernesto Ligutti cell. 347-1085533 e-mail: puntorosso.carrara@tin.it



Punto Rosso Fermo-Porto San Giorgio

NO WAR
Cari compagni ed amici,
l'Associazione Punto Rosso di Fermo e Porto San Giorgio organizza un
incontro pubblico sull' Iraq e la "guerra preventiva" degli Usa il giorno
Mercoled" 23 Ottobre alle ore 21.00  a Fermo, Sala Multimediale ( di fronte
al Municipio ). Interverrà Marinella Correggia  ( giornalista )
 dell'Associazione UN PONTE PER.... e verrà proiettato il video Payng the
price: killing the children of Iraq di John Pilger, un documento mai fatto
vedere sulle terribili conseguenze dell'embargo e uno straordinario atto
d'accusa contro l'ipocrisia dell'Occidente.








Porto Alegre Notizie n. 3






Forum Sociale Mondiale

Porto Alegre 2003



Nei prossimi numeri del nostro bollettino daremo informazioni sui contenuti
politici e culturali del Forum.

Qui trovate ancora informazioni tecniche su viaggi e sistemazioni. E'
URGENTE prenotare gli alberghi e gli aerei. Già ora i posti si stanno
esaurendo velocemente.



Sono aperte le iscrizioni al FSM che si terrà a Porto Alegre dal 22 al 28
gennaio 2003. Il gruppo da noi organizzato partirà il 21/1 e il 22/1 alle
ore 21 da Malpensa e ritornerà il 28/1 alle ore 20.

Alcuni di noi parteciperanno al Forum panamazonico che avrà luogo a Belém
do Parà dal 16/1 al 19/1. Nei prossimi numeri vi daremo notizie su questo
evento che precederà il FSM.





Campagna Asia e Africa a Porto Alegre

 Come abbiamo anticipato nel numero precedente, anche quest'anno sarà
organizzata una campagna di sostegno affinché delegati e delegate
provenienti da diversi paesi dell'Asia e dell'Africa possano partecipare
numerosi a Porto Alegre 2003. Barbara Pietrasanta e Antonio Dalle Rive
dell'Agenzia pubblicitaria Anyway collaborano con noi perché l'iniziativa,
che ha diffusione mondiale, abbia successo e sia possibile raggiungere in
breve tempo l'obiettivo che ci siamo proposti: E 25.000 di sottoscrizioni .
Nel prossimo numero contiamo di inviarvi il nuovo appello della campagna.





Viaggi

Per i voli, come l'anno scorso, possiamo avvalerci della preziosa
collaborazione di Pindorama, un'agenzia di Milano che si occupa di turismo
responsabile e che si sta impegnando a trovare le offerte più
vantaggiose per raggiungere Porto Alegre.

Per il momento abbiamo le seguenti proposte di Varig e Tam.



Gruppi con Varig:

25 posti con partenza da Malpensa il 21/01 (ore 21.00) e ritorno da Porto
Alegre il 28/01 (ore 19.45)
25 posti con partenza da Malpensa il 22/01 (ore 21.00) e ritorno da Porto
Alegre il 28/01 (ore 19.45)           

La tariffa è di E 800 più le tasse.



Prenotazioni singole con Tam:

In questo caso disponiamo della sola tariffa: 720 Euro + tasse da Milano a
Porto Alegre e ritorno.

Per ulteriori informazioni e per prenotare bisogna contattare al più più
presto Pindorama.



PINDORAMA

VIA VENIERO 48 - MILANO

tel. 02-39218714

E' comunque preferibile la comunicazione via e-mail. L'indirizzo di
Pindorama è: pindorama@iol.it





Alloggio a Porto Alegre

Per trovare alloggio a Porto Alegre è necessario prenotare al più presto
rivolgendosi a:



Camile Benedetti

Agenzia Astratur

Felix Da Cunha Street, 836 Room 102

Moinhos De Vento Quarter

Zip Code: 90570 - 000 Porto Alegre - RS

Tel. 00-55-51-32225004

e-mail: mailto:astra@astratur.com.br

sito web: http://www.astratut.com.br



oppure  a:



Vera Machado

e-mail: veramachadoturismo@terra.com.br che offre le seguenti possibilità
di alloggio:



Hotel Master Express:

36 stanze doppie (US$ 36,00 a notte)

Arvoredo Residence

20 stanze triple (US$ 28,00 a notte)
17 stanze quadruple (US$ 38,00 a notte)

Dal 2 /01 al 28/01 è richiesta una permanenza di almeno tre notti. Una
volta confermata la prenotazione individuale, si dispone di quattro giorni
per il pagamento della caparra, che copre tre notti di permanenza.

Per le prenotazioni di gruppo è possibile rivolgersi all'Associazione Punto
Rosso. In questo caso la caparra copre una notte di pernottamento. La
conferma della prenotazione e il pagamento della caparra devono
tassativamente pervenire presso di noi entro e non oltre il 23 ottobre.

Tutte le camere sono state prenotate a nome di Punto Rosso e quindi quando
telefonate o comunicate per prenotare individualmente la vostra camera fate
riferimento al pacchetto di camere di Punto Rosso.



Aggiornamenti

Tenete presente che è attivo il nuovo sito del FSM:

www.forumsocialmundial.org.br

Questo sito fornirà notizie aggiornate sul FSM. Potrete inviare commenti e
suggerimenti scrivendo all'indirizzo:

fsm2003site@uol.com.br intestato a Patricia Giuffrida.





Indicazioni per effettuare l'iscrizione



Iscrizione dei delegati.

Entrate nel sito, cliccate "How to participate", entrate in "Register
delegates", cliccate "Pre-registration Form" e "I want to register".
Compilate il modulo, salvate e seguite le procedure di iscrizione per altri
delegati o per altri workshops.

All'indirizzo e-mail che avrete digitato sul modulo, riceverete una
password che consentirà di accedere alla ricevuta dell'iscrizione e di
aggiungere altri delegati o altre attività a cui si desidera partecipare.

L'iscrizione è sottoposta a un vaglio e successivamente confermata via e-mail.

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Testo del discorso tenuto presso il "Lensic Performing Arts Center"  di
Santa Fe, Nuovo Messico, il 29 settembre 2002

Arundhati Roy

Grazie. Vorrei  potervi vedere meglio, ma è piuttosto buio. Sono felice di
essere qui, e sono anche felice che sia Howard Zinn a presentarmi a voi,
perché pur non avendolo mai incontrato prima d'ora, penso che sia un essere
umano veramente magico. Grazie, Howard.

Proprio in questo momento Howard mi chiede con quale criterio decido se
accettare  o no di partecipare  ad un evento o ad una conferenza. La mia
risposta è  che in media accetto di partecipare una volta su cinquanta, e
che sono felice e orgogliosa di essere qui perché so che le persone che mi
hanno preceduta sono persone che ammiro e rispetto. Ringrazio quindi la
Fondazione Lannan per avermi invitata.

Ho tante cose da dire e spero di non dilungarmi troppo. Sono una
scrittrice, ed ho preferito scrivere  le cose che desidero dirvi, per due
motivi. Primo, perché sono certa che siate più interessati al mio modo di
scrivere che al mio modo di parlare. Secondo, perché le cose che desidero
dire sono complicate,  pericolose in questi tempi pericolosi, e credo sia
mio dovere essere molto precisa circa quello che dico, su come lo dico e
con quale linguaggio. Mi auguro quindi che siate d'accordo se leggerò.

Il mio discorso oggi ha per titolo Settembre

Gli scrittori pensano di cogliere le loro storie dal mondo. Sto cominciando
a credere che sia la vanità a farglielo pensare. Perché  è esattamente il
contrario. Sono le storie che scelgono gli scrittori. Le storie si rivelano
a noi. La narrativa pubblica, quella privata, ci colonizzano. Ci
commissionano. Insistono nel volere essere raccontate. Narrativa e
saggistica sono solo tecniche diverse per raccontare una storia. Per
ragioni a me non del tutto comprensibili, la narrativa danza fuori da me e
la saggistica viene strappata fuori dal mondo dolente e spezzato in cui mi
risveglio ogni mattina.

Il tema di molto di ciò che scrivo, sia di narrativa che di saggistica, è
la relazione tra potere e assenza di potere e il conflitto eterno e
circolare in cui essi sono impegnati. Il bravissimo scrittore John Berger
scrisse: "Mai più una singola storia sarà raccontata come se fosse l'unica
storia". Non ci può mai essere una sola storia. Ci sono solo più modi di
vedere. Così, quando racconto una storia, non la racconto come un ideologo
che desidera contrapporre una ideologia assolutista ad un'altra, ma come un
narratore che vuole condividere il suo modo di vedere. Sebbene possa
sembrare il contrario, io non descrivo nazioni e storie, io descrivo il
potere. Descrivo la paranoia e l'inesorabilità del potere. La fisica del
potere. Io credo che l'accumularsi di  potere vasto e incontrastato da
parte di uno stato o di un paese, di una grande impresa o di una
istituzione - o perfino di un individuo, un coniuge, un amico, un compagno
- non importa di quale ideologia, porta con sé eccessi come quelli che io
qui riferisco.

Vivendo come vivo, come milioni di noi, all'ombra dell'olocausto nucleare
che i governi di India e Pakistan continuano a promettere alla loro
cittadinanza cui è stato fatto il lavaggio del cervello, e nella vicinanza
globale della Guerra Contro il Terrorismo (che il presidente Bush ha
denominato abbastanza biblicamente "Missione Senza Fine"), sono costretta a
pensare insistentemente al rapporto tra Cittadini e Stato.
In India, quelli tra di noi che hanno espresso pareri sugli Ordigni
Nucleari, sulle Grandi Dighe, sulla Globalizzazione delle grandi imprese e
sulla minaccia insorgente del fascismo indù - pareri che sono in disaccordo
con quelli del Governo Indiano - sono tacciati di 'antipatriottismo'.
Questa accusa non mi riempie di indignazione, non la considero una
valutazione esatta di ciò che faccio o penso.

Perché un 'antipatriotta' è una persona che è contro la propria nazione e,
di conseguenza, è a favore di qualche altra nazione. Ma non si è
necessariamente 'antipatriottici' se si diffida  profondamente di ogni
forma di nazionalismo, se si è 'contro il nazionalismo'. Tutte le forme di
nazionalismo furono causa del maggior numero dei genocidi del ventesimo
secolo. Le bandiere sono pezzi di stoffa colorata che i governi usano
dapprima per i fasciare i cervelli della gente atrofizzandoli e poi come
sudari per seppellire i morti. Quando la gente che normalmente ragiona in
modo indipendente (e non includo qui i mezzi di comunicazione legati alle
corporations) inizia a radunarsi sotto bandiere, quando scrittori, pittori,
musicisti, registi, mettono da parte le loro opinioni e pongono ciecamente
la loro arte al servizio della "Nazione", è giunto il momento per noi di
svegliarci e di preoccuparci. In India l'abbiamo visto accadere subito dopo
gli esperimenti nucleari del 1998 e durante la Guerra  tra Kargil e
Pakistan nel 1999. Negli Stati Uniti l'abbiamo visto durante la Guerra del
Golfo e lo vediamo ora con la "Guerra contro il Terrorismo". Quel turbinio
di bandiere americane "Made in China".
Di  recente, chi ha criticato le azioni del governo degli Stati Uniti (me
compresa) è stato definito "antiamericano". Non ci vorrà molto prima che
l'"Anti-Americanismo" venga considerato una ideologia. Il termine
"antiamericano" viene normalmente usato dalla classe dirigente americana
per screditare e definire (non voglio dire in modo falso, ma piuttosto
impreciso)  chi li critica. Per chi venga marchiato anti-Americano c'è la
possibilità di venire giudicato prima ancora di essere ascoltato, e la
controversia si perderà nel tumulto dell'orgoglio nazionale ferito.
Ma cosa significa il termine anti-americano? Significa che si è anti-jazz?
O che si è contrari alla libertà di linguaggio? Che non si prova piacere
leggendo Toni Morrison o John Updike? Che si è contro le sequoie giganti?
Significa forse che non si nutre ammirazione per le centinaia di migliaia
di cittadini americani che hanno marciato contro le armi nucleari, o le
migliaia di oppositori alla guerra che costrinsero il loro governo a
ritirarsi dal Vietnam? Significa forse che si odiano tutti gli americani?
Questa subdola fusione di cultura americana,  musica,  letteratura,
bellezza mozzafiato del paese, piaceri comuni della gente comune con la
critica alla politica estera del governo degli Stati Uniti (di cui,
purtroppo, grazie alla "libera stampa" d'America, la maggior parte degli
americani è molto poco informata), è una strategia deliberata ed
estremamente efficace. Un po' come un esercito in ritirata che si nasconde
in una città densamente popolata, sperando che la prospettiva di colpire
obiettivi civili funga da deterrente al fuoco nemico.
Ma ci sono molti americani che si sentirebbero umiliati di essere associati
alle politiche del governo. Le critiche più colte, mordaci, incisive,
ironiche, mosse all'ipocrisia ed alle contraddizioni nella politica del
governo degli Stati Uniti vengono proprio da cittadini americani. Quando il
resto del mondo desidera sapere cosa sta combinando il governo degli Stati
Uniti, noi ci rivolgiamo a Noam Chomsky, Edward Said, Howard Zinn, Ed
Herman, Amy Goodman, Michael Albert, Chalmers Johnson, William Blum e
Anthony Amove, perché ci raccontino cosa sta realmente accadendo.

Allo stesso modo, in India, non centinaia, ma milioni di noi si
vergognerebbero e si sentirebbero offesi se fossero in qualche modo
associati alle politiche fasciste dell'attuale governo indiano che, oltre a
perpetrare il terrorismo di stato nella valle del Kashmir (in nome della
battaglia contro il terrorismo) ha anche ignorato il recente progrom di
stato contro i Musulmani del Gujarat.
Sarebbe semplicemente assurdo pensare che chi critica il governo indiano
sia anti-indiano, sebbene il governo stesso non esiti a pensarla così. E'
pericoloso concedere al governo indiano o al governo americano o a
chiunque, il diritto di definire cosa "India" o "America" siano o
dovrebbero essere. Definire qualcuno anti-americano (o allo stesso modo
anti-indiano o anti-timbuctuano) non è solo razzista, ma è anche un
fallimento dell'immaginazione. Una incapacità di vedere il mondo in termini
diversi da quelli che la classe dirigente ha stabilito per voi. Se non sei
un "bushiano" sei un Talebano. Se non ci ami, ci odi. Se non sei Buono, sei
il Male. Se non sei con noi, sei con i terroristi.

Lo scorso anno anch'io, come molti altri, ho commesso l'errore di
ironizzare su questa retorica del dopo 11 settembre, considerandola pazza e
arrogante. Ma mi sono resa conto che non è per niente pazza. E' in realtà
uno scaltro reclutamento per una malconcepita e pericolosa guerra.
Ogni giorno scopro con sorpresa quanti credono che opporsi alla guerra in
Afghanistan significhi appoggiare il terrorismo, parteggiare per i
talebani. Ora che lo scopo principale della guerra - catturare Bin Laden
(vivo o morto) - sembra essere incappato nel "cattivo tempo", gli obiettivi
prefissi sono stati spostati. Si sta sostenendo che il punto focale della
guerra era rovesciare il regime dei talebani e liberare le donne afgane dai
loro burka, e a noi si chiede di credere che i marines degli Stati Uniti
sono impegnati in una missione femminista. (Se è così, la loro prossima
fermata sarà presso l'alleata militare dell'America, l'Arabia Saudita?).
Mettiamola così: in India vi sono alcune riprovevoli pratiche sociali
contro gli "intoccabili", contro cristiani e musulmani, contro le donne.
Pakistan e Bangladesh hanno perfino modi peggiori di trattare le minoranze
e le donne. Dovrebbero essere bombardati? Si dovrebbero distruggere Delhi,
Islamabad e Dacca? E' possibile estirpare con le bombe il fanatismo
dall'India? Possiamo aprirci con le bombe una strada per il paradiso
femminista? E' così che le donne hanno conquistato il diritto di voto negli
Stati Uniti? O che la schiavitù è stata abolita? Si può riscattare il
genocidio dei milioni di nativi Americani sui cui cadaveri furono fondati
gli Stati Uniti bombardando Santa Fe?

Nessuno di noi ha bisogno di anniversari per ricordarci ciò che non
possiamo dimenticare. E' solo una coincidenza che io sia qui, sul suolo
americano, in settembre - questo mese di tremendi anniversari. Sopra a
tutto, nella memoria di tutti, in particolare qui in America, è l'orrore di
ciò che viene conosciuto come 9/11. Quasi tremila civili persero le loro
vite in quell'attentato terroristico letale. Il dolore è ancora profondo.
La rabbia ancora acuta. Le lacrime non si sono ancora asciugate. Ed una
strana guerra mortale infuria intorno al mondo. Tuttavia, chiunque abbia
perso una persona cara sa per certo, in segreto, nel più profondo del suo
intimo, che nessuna guerra, nessun atto di vendetta, nessuna mina anti-uomo
lasciata cadere sulle persone care di qualcun altro o sui figli di qualcun
altro, potranno attenuare la  sua pena o restituirgli la persona amata. La
guerra non può vendicare i morti. La guerra è solo una brutale profanazione
della loro memoria.

Alimentare ora un'altra guerra - questa volta contro l'Iraq -manipolando
con cinismo il dolore della gente, confezionandone le immagini per servizi
televisivi sponsorizzati da società che producono detersivi o scarpe
sportive, significa sminuire e svalutare il dolore, privarlo del  suo
significato. Quello a cui assistiamo è una volgare ostentazione del
"business" del dolore, del commercio del dolore, il saccheggio perfino dei
sentimenti umani più intimi, a scopo politico. Che uno stato faccia questo
alla sua gente, è una cosa terribile, violenta.

Forse non è argomento abbastanza intelligente di cui parlare da un pubblico
palco, ma ciò di cui mi piacerebbe veramente parlare con voi è la Perdita.
La Perdita ed il Perdere. Dolore, fallimento, disperazione, insensibilità,
incertezza, paura, la morte dei sentimenti, la morte dei sogni.
L'assolutamente implacabile, infinita, scontata ingiustizia del mondo. Cosa
significa per gli individui la perdita? Cosa significa per intere culture,
intere popolazioni che hanno imparato a vivere in sua costante compagnia?

Dato che stiamo parlando  dell'11 settembre, forse è giusto che ricordiamo
cosa significa quella data, non solo per chi ha perso i suoi cari in
America lo scorso anno, ma anche per coloro per cui, in altre parti del
mondo, quella data ha da lungo tempo un significato. Questo scavare nella
storia  non vuole essere una accusa o una provocazione. Vuole solo che sia
condiviso il dolore della storia. Diradare un poco le nebbie. Dire ai
cittadini d'America nel modo più gentile ed umano: " benvenuti nel mondo".

Ventinove anni fa, in Cile, l'11 settembre 1973, il generale Pinochet
rovesciò il governo eletto democraticamente di Salvador Allende, con un
colpo di stato appoggiato dalla CIA. "Al Cile non dovrebbe essere permesso
di diventare Marxista solo perché la sua gente è irresponsabile" disse
Henry Kissinger, premio Nobel per la pace e allora segretario di stato
degli Stati Uniti.

Dopo il colpo di stato il presidente Allende fu trovato morto all'interno
del palazzo presidenziale. Se sia stato ucciso o se si sia suicidato non lo
sapremo mai. Nel regime di terrore che seguì, furono uccise migliaia di
persone. Molti, più semplicemente, "scomparirono". Squadre armate
effettuarono esecuzioni pubbliche. In tutto il paese furono istituiti campi
di concentramento e camere di tortura. I morti furono sepolti nei pozzi
delle miniere o in tombe anonime.Per 17 anni la gente del Cile visse nel
terrore di udire bussare alla porta in piena notte, nel terrore delle
abitudinarie "scomparse", di improvvisi arresti e di torture. I cileni
raccontano di come il musicista Victor Jara ebbe ambedue le mani amputate
nello stadio affollato di Santiago. Prima di sparargli, i soldati di
Pinochet gli buttarono la sua chitarra e gli chiesero sarcasticamente di
suonarla.
Nel 1999, in seguito all'arresto del generale Pinochet in Inghilterra,
migliaia di documenti segreti furono declassificati. Essi contengono la
prova inconfutabile del coinvolgimento della CIA nel colpo di stato ed
anche che il governo degli Stati Uniti possedeva informazioni dettagliate
sulla situazione in Cile durante il regime del generale Pinochet. Tuttavia,
Kissinger garantì il suo appoggio al generale. " Come voi sapete, negli
Stati Uniti siamo solidali con quanto voi state tentando di fare", egli
disse, "auguriamo bene al vostro governo".
Per quelli di noi che hanno vissuto in una democrazia, per quanto
imperfetta, sarebbe difficile immaginare cosa significa vivere in una
dittatura e soffrire la perdita assoluta di libertà. Non si deve pensare
solo a tutti quelli che Pinochet ha ucciso, ma anche a tutte le vite che ha
rubato a chi è rimasto in vita.
Purtroppo il Cile non fu l'unico paese in Sud America a subire le
"attenzioni" del governo degli Stati Uniti. Guatemala, Costa Rica, Ecuador,
Brasile, Perù, la Repubblica Dominicana, Bolivia, Nicaragua, Honduras,
Panama, Salvador, Messico e Colombia, sono stati tutti terreno di
operazioni (sotto copertura -e ufficiali) della CIA. Centinaia di migliaia
di latino-americani sono stati uccisi, torturati o sono semplicemente
scomparsi sotto i regimi totalitari che furono favoriti nei loro paesi. Se
questo non fosse sufficientemente umiliante, le popolazioni del Sud America
dovettero subire anche l'umiliazione di essere marchiate come incapaci di
democrazia - come se colpi di stato e massacri  fossero in qualche modo
insiti nei loro geni.
Naturalmente la lista non comprende i paesi in Africa o Asia  che hanno
subito interventi militari statunitensi - Vietnam, Corea, Indonesia, Laos e
Cambogia. 
Per quanti mesi di settembre, per decine di anni, milioni di asiatici sono
stati bombardati, bruciati e massacrati? Quanti mesi di settembre sono
passati dall'agosto del 1945, quando centinaia di migliaia di civili
giapponesi soccombettero nelle esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki?
Per quanti mesi di settembre quelle migliaia di persone che ebbero la
sfortuna di sopravvivere a quelle esplosioni hanno dovuto subire
quell'inferno vivente che aveva investito loro, i loro figli non ancora
nati, i figli dei loro figli, la terra, il cielo, l'acqua, il vento, e
tutte le creature che camminano, che strisciano e che volano? Non lontano
da qui, ad Albuquerque, c'è il Museo Atomico Nazionale, dove "Fat Man" e
"Little Boy" ( affettuosi soprannomi dati alle bombe che furono sganciate
su Hiroshima e Nagasaki) si possono acquistare come orecchini ricordo. I
giovani alla moda li indossano. Un massacro che pende da ciascun orecchio.
Ma sto andando fuori tema. E' di settembre  che stiamo parlando, non di
agosto.

L'11 settembre ebbe una risonanza tragica anche in Medio Oriente. L'11
settembre 1922, ignorando l'oltraggio fatto agli arabi, il governo
britannico proclamò un ordine in Palestina, conseguente alla Dichiarazione
di Balfour del 1917 che fu sancita dall'impero britannico, e concentrò il
suo esercito  fuori dai confini di Gaza. La Dichiarazione di Balfour
prometteva ai sionisti europei una patria per il popolo ebraico. (A quei
tempi, l'impero su cui il sole non tramonta mai era libero di togliere e
dare patrie così come uno scolaretto arrogante distribuisce palline di
vetro). Con quanta incoscienza il potere imperiale ha vivisezionato antiche
civiltà. Palestina e Kashmir sono i doni avvelenati e grondanti sangue
dell'impero britannico al mondo moderno. Ambedue sono linee  difettose nei
rabbiosi conflitti internazionali di oggi.
Nel 1937 Winston Churchill disse dei palestinesi, "non sono d'accordo che
un cane nella mangiatoia abbia  alcun diritto sulla mangiatoia anche se vi
è stato per lungo tempo. Non riconosco quel diritto. Non credo, per
esempio, che sia stato fatto un grande torto agli indiani d'America o agli
aborigeni in Australia. Non reputo che quelle popolazioni abbiano subito un
torto con il fatto che una razza più forte, una razza superiore, una razza
più saggia se vogliamo metterla in questo modo, sia arrivata ed abbia preso
il loro posto". Ciò influenzò la tendenza dello Stato di Israele nei
confronti dei palestinesi. Nel 1969, il Primo Ministro israeliano Golda
Meir disse: "i palestinesi non esistono". Il suo successore, il Primo
Ministro Levi Eschol disse:" Cosa sono i palestinesi? Quando io sono
arrivato qui (in Palestina), c'erano 250.000 non-ebrei, per lo più arabi e
beduini. Era un deserto, più che sottosviluppato. Il nulla". Il primo
ministro Menachem Begin denominava i palestinesi "bestie a due gambe". Il
primo ministro Yitzhak Shamir li denominava " cavallette" che si possono
calpestare. Questo è il linguaggio dei capi di stato, non sono le parole
della gente comune.
Nel 1947, le Nazioni Unite ripartirono formalmente la Palestina e
assegnarono il 55% del territorio palestinese ai sionisti. Entro un anno
gli stessi si erano impossessati del 76%. Il 14 maggio 1948 fu dichiarato
lo Stato di Israele. Pochi minuti dopo la dichiarazione, gli Stati Uniti
riconobbero Israele. La West Bank fu annessa alla Giordania. La striscia di
Gaza fu posta sotto il controllo militare egiziano, e quella che fu la
Palestina cessò di esistere se non nelle menti e nei cuori di centinaia di
migliaia di palestinesi che divennero profughi. Nel 1967  Israele occupò la
West Bank e la striscia di Gaza. Negli anni che seguirono vi furono
insurrezioni, guerre, intifada. Le vittime sono state decine di migliaia.
Sono stati firmati accordi e trattati. Cessazioni del fuoco sono state
dichiarate e violate. Ma lo spargimento di sangue non ha fine. La Palestina
resta occupata illegalmente. La sua gente vive in condizioni disumane, in
un virtuale Bantustan, dove è soggetta a punizioni collettive, con 24 ore
di coprifuoco su 24, umiliata e brutalizzata quotidianamente. Non sa quando
verranno demolite le sue case, quando i suoi figli verranno uccisi, quando
i suoi preziosi alberi verranno tagliati, quando le sue strade verranno
bloccate, quando avrà il permesso di andare al mercato a comperare cibo e
farmaci. E quando non lo avrà. Vive senza una parvenza di dignità. Senza
molte speranze. Non ha alcun controllo sulla sua terra, la sua sicurezza, i
suoi movimenti, le sue comunicazioni, le sue forniture d'acqua. Così,
quando vengono firmati  gli accordi, e termini come "autonomia" e perfino
"stato" vengono sbandierati, vale sempre la pena di domandare. Che genere
di autonomia? Che genere di stato? Che tipo di diritti avranno i suoi
cittadini? I giovani palestinesi che non riescono a controllare la loro
rabbia si trasformano in  bombe umane e devastano le strade di Israele e i
luoghi pubblici, facendosi saltare in aria, uccidendo gente comune,
iniettando terrore nella vita quotidiana, ed infine aumentando il sospetto
e l'odio reciproco su ambedue i fronti. Ogni attentato suscita una spietata
rappresaglia e maggiori difficoltà per il popolo palestinese. L'attentato
suicida è un'azione di disperazione individuale, non una tattica
rivoluzionaria. Se da un lato gli attacchi palestinesi seminano il terrore
tra i cittadini israeliani, dall'altro essi offrono la perfetta copertura
per le incursioni quotidiane del governo di Israele nel territorio
palestinese, il pretesto perfetto per un colonialismo fuori moda datato
19mo secolo, mascherato da moderna "guerra" del 21mo secolo. Gli Stati
Uniti sono e sono sempre stati gli alleati politici e militari più fedeli
di Israele. Il governo degli Stati Uniti ha bloccato, insieme ad Israele,
quasi tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite che cercavano una soluzione
pacifica ed equa al conflitto. Ha appoggiato quasi ogni guerra che Israele
ha combattuto. Quando Israele attacca la Palestina, sono americani i
missili che radono al suolo le case palestinesi. Ed ogni anno Israele
riceve parecchi miliardi di dollari dagli Stati Uniti - denaro dei
cittadini che pagano le tasse.
Quale insegnamento dobbiamo trarre da questo tragico conflitto? E'
veramente impossibile per il popolo ebraico, che tanto crudelmente ha
sofferto - forse più crudelmente di qualsiasi altro popolo nella storia
-capire la vulnerabilità e lo struggimento di coloro che lui ha scacciato?
Possibile che l'estrema sofferenza generi sempre crudeltà? Quale speranza
lascia tutto questo alla razza umana? Cosa succederà al popolo palestinese
nel caso di una vittoria? Se una nazione senza uno stato proclama uno
stato, che razza di stato sarà? Quali orrori si commetteranno sotto la sua
bandiera? Dobbiamo batterci per uno stato separato, o piuttosto per il
diritto ad una vita di libertà e dignità per tutti, al di là di etnia e
religione?
La Palestina era un tempo baluardo secolare in Medio Oriente. Ma ora il
debole, antidemocratico, a detta di tutti corrotto, ma dichiaratamente non
fazioso OLP, sta perdendo terreno nei confronti di Hamas, che adotta una
ideologia apertamente faziosa e lotta in nome dell'Islam. Per quotare le
parole del loro manifesto " noi saremo i suoi soldati e la legna per il suo
fuoco, che brucerà i nemici". Al mondo viene chiesto di condannare le bombe
umane. Ma si può ignorare il lungo cammino che hanno percorso prima di
arrivare a questo punto? Dall'11 settembre 1922  all'11 settembre 2002 -
ottanta anni è un periodo ben lungo di guerra. C'è qualche consiglio che il
mondo può dare al popolo della Palestina? O devono accettare quello di
Golda Meir e fare di tutto per non esistere? In un'altra parte del Medio
Oriente, l'11 settembre tocca una corda più recente. L'11 settembre 1990
George W. Bush Sr., allora presidente degli Stati Uniti, tenne un discorso
all'assemblea del Congresso, annunciando che il suo governo aveva deciso di
fare guerra all'Iraq. Il governo degli Stati Uniti dice che Saddam Hussein
è un criminale di guerra, un crudele despota militare che ha commesso
genocidio verso il suo stesso popolo. Descrizione sufficientemente accurata
del soggetto. Nel 1988 Saddam Hussein rase al suolo centinaia di villaggi
nel nord dell'Iraq, usò armi chimiche e mitragliatrici  per uccidere
migliaia di kurdi. Oggi noi sappiamo che quello stesso anno il governo
degli Stati Uniti gli dette sussidi per 500 milioni di dollari per
acquistare prodotti agricoli americani. L'anno successivo, dopo che egli
aveva completato con successo la sua campagna di genocidio, il governo
degli Stati Uniti raddoppiò il sussidio a 1 miliardo. Gli fornì inoltre
batteri di antrace di "prima qualità" ed elicotteri e materiali a doppio
uso, che potevano essere usati per fabbricare armi chimiche e biologiche.
Si scopre insomma che, mentre Saddam Hussein compiva le sue peggiori
atrocità, il governo degli Stati Uniti e quello britannico erano i suoi più
stretti alleati. Cosa è cambiato allora? Nel 1990, Saddam Hussein invase il
Kuwait. Il suo peccato non fu tanto l'avere compiuto un atto di guerra,
quanto l'avere agito in maniera indipendente, senza ordini dal suo padrone.
Questa manifestazione di indipendenza fu sufficiente per sovvertire
l'equazione del potere nel golfo. E si decise che Saddam Hussein doveva
essere eliminato, come un cagnolino che è sopravvissuto all'affetto del suo
padrone.
Il primo attacco alleato all'Iraq avvenne nel gennaio del 1991. Il mondo
guardò l'inizio della guerra in prima serata, perché fu ripresa in
televisione. (In quei giorni , in India, bisognava andare nell'atrio di un
albergo a 5 stelle, per potere vedere la CNN). In un mese di bombardamenti
devastanti furono uccise decine di migliaia di persone. Ciò che molti non
sanno è che da allora la guerra non è mai finita.La furia iniziale si
stemperò nell'attacco aereo più lungo che mai sia stato effettuato su un
paese dopo la guerra in Vietnam. Negli ultimi dieci anni, le forze armate
americane e inglesi hanno lanciato migliaia di missili e bombe sull'Iraq.
Nel decennio delle sanzioni economiche che seguì alla guerra, ai civili
iracheni sono stati negati  cibo,  medicine, attrezzature ospedaliere,
ambulanze, acqua potabile - tutto l'essenziale. A causa delle sanzioni ha
perso la vita circa mezzo milione di bambini. Di loro, Madeleine Albright,
allora ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite,
incredibilmente disse:" e' una scelta molto difficile, ma penso che ne
valga la pena" "Equivalenza morale" fu il termine usato per denunciare
quelli di noi che criticarono la guerra in Afghanistan. Madeleine Albright
non può essere accusata di equivalenza morale. Ciò che disse fu
direttamente algebra. Un decennio di bombardamenti non è riuscito a
rimuovere Saddam Hussein, "la bestia di Baghdad". Ora, dopo circa 12 anni,
il presidente George Bush Jr. cade nell'ingranaggio della retorica ancora
una volta. Propone una guerra incondizionata il cui scopo è niente meno che
un cambiamento di regime. Il New York Times dice che l'amministrazione Bush
sta seguendo " una strategia meticolosamente programmata per convincere il
pubblico, il Congresso e gli alleati sulla necessità di affrontare la
minaccia Saddam Hussein". Andrew H. Card Jr, il capo del personale della
Casa Bianca, ha descritto come l'amministrazione stava mettendo a punto i
suoi piani di guerra per l'autunno e:" dal punto di vista del marketing",
ha detto," non si immettono nuovi prodotti in agosto. Questa volta
l'espressione tranello di Washington per "nuovo prodotto" non è la
difficile situazione del popolo kuwaitiano, bensì la dichiarazione che
l'Iraq possiede armi di distruzione di massa. "Dimenticate la
moralizzazione inetta delle "lobbies" pacifiste," ha scritto Richard Perle,
ex- consigliere del presidente Bush, "dobbiamo arrivare a lui prima che lui
arrivi a noi". Gli ispettori agli armamenti hanno stilato rapporti
contrastanti sulle armi di distruzione di massa dell'Iraq, e molti di loro
hanno detto chiaramente che gli arsenali sono stati smantellati e che il
paese non è in grado di costruirne di nuovi. Tuttavia, non c'è alcun dubbio
sull'estensione e sulla gamma dell'arsenale americano di armi nucleari e
chimiche. Accetterebbe volentieri il governo americano la visita di
ispettori agli armamenti? O il governo britannico? O Israele?  Se anche
l'Iraq avesse armi nucleari, può questo giustificare un attacco preventivo
da parte degli Stati Uniti? Gli Stati Uniti possiedono il più vasto
arsenale di armi nucleari al mondo e sono al momento l'unico paese al mondo
che ne abbia fatto uso su popolazioni civili. Se gli Stati Uniti sono
giustificati nello sferrare un attacco preventivo sull'Iraq, allora
qualsiasi potenza nucleare sarebbe giustificata nel fare altrettanto su
qualunque altra potenza nucleare. L'India potrebbe attaccare il Pakistan, o
viceversa. E se il governo degli Stati Uniti sviluppa un'avversione per,
diciamo, il primo ministro indiano, si può "eliminarlo" con un attacco
preventivo? Di recente gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo importante nel
convincere India e Pakistan, sull'orlo della guerra, a rinunciarvi.E' così
difficile seguire il proprio consiglio? Chi è colpevole di moralizzazione
inetta? O di predicare la pace mentre fa la guerra? Gli Stati Uniti, che
George Bush ha definito "la più pacifica nazione della terra", sono stati
in guerra con un paese o un altro ogni anno negli ultimi cinquant'anni.
Le guerre non sono mai combattute per motivi di altruismo. Generalmente lo
sono per egemonia, per ragioni economiche. E poi naturalmente c'è
l'industria della guerra. Proteggere il proprio controllo sul mondo del
petrolio è fondamentale per la politica estera degli Stati Uniti. Il
recente intervento militare degli Stati Uniti nei Balcani e in Asia
Centrale hanno a che vedere con il petrolio. Hamid Karzai, il presidente
fantoccio dell'Afghanistan insediato dagli Stati Uniti, si dice fosse in
precedenza impiegato alla Unocal, la locale compagnia petrolifera
americana. Il pattugliamento paranoico del Medio Oriente da parte del
governo degli Stati Uniti è dovuto al fatto che esso possiede i due terzi
di tutte le riserve petrolifere mondiali. Il petrolio fa ronzare dolcemente
i motori d'America. Il petrolio fa girare il libero mercato. Chiunque
controlli il mondo del petrolio, controlla il mercato mondiale. E come si
controlla il petrolio?
Nessuno lo dice in modo più elegante del giornalista del New York Times,
Thomas Friedman. In un articolo intitolato "la Follia Paga" dice, " gli
Stati Uniti devono mettere bene in chiaro con l'Iraq e con gli alleati che
l'America userà la forza senza negoziazioni, esitazioni o approvazione da
parte delle Nazioni Unite." Il suo consiglio è stato subito messo in
pratica. Con le guerre contro Iraq e Afghanistan e con le quasi quotidiane
umiliazioni che  il governo degli Stati Uniti riversa sulle Nazioni Unite.
Nel suo libro sulla globalizzazione, "The Lexus and the Olive Tree",
Friedman dice " la mano nascosta del mercato non potrà mai lavorare senza
il pugno nascosto. McDonalds non può prosperare senza McDonnel Douglas Še
il pugno nascosto che conserva il mondo affinché le tecnologie di Silicon
Valley prosperino,  è chiamato esercito degli Stati Uniti, Aeronautica
Militare, Marina, e Corpi della Marina." Forse tutto questo è stato scritto
in un momento di debolezza, ma è certamente la descrizione più succinta ed
accurata del progetto di globalizzazione corporativa che io abbia mai letto.
Dopo l'11 settembre 2001e la Guerra contro il Terrorismo, la mano ed il
pugno nascosti  si sono scoperti - e noi abbiamo ora una chiara visuale
dell'altra arma dell'America - il Libero Mercato - che opprime il mondo in
via di sviluppo, con un sorriso contratto e sinistro. La Missione Senza
Fine è la guerra perfetta per l'America, il perfetto veicolo per
l'espansione senza fine dell'imperialismo americano. In Urdu, profitto si
dice Fayda. Al Qaida significa La Parola, La Parola di Dio, la Legge. Così,
in India alcuni di noi chiamano la guerra contro il terrorismo, Al Qaida
contro Al Fayda - La Parola contro il Profitto. (Nessun intenzionale gioco
di parole).
Per il momento sembra che Al Fayda conduca il gioco. Ma non si sa mai.
Negli ultimi dieci anni di sfrenata globalizzazione, le entrate totali del
mondo sono cresciute in media del 2,5% l'anno. Tuttavia il numero dei
poveri del mondo è cresciuto di 100 milioni. Dei cento massimi poteri
economici, 51 sono corporazioni, non paesi. L'1% delle classi dirigenti del
mondo totalizza le stesse entrate del 57% delle classi inferiori e questa
disparità sta crescendo. Ed ora, sotto la dilagante copertura della guerra
contro il terrorismo, questo processo incalza. I colletti bianchi hanno una
fretta inedita. Mentre le bombe piovono sulle nostre teste e i missili
cruise sfrecciano attraverso i cieli, mentre le armi nucleari vengono
ammassate per fare del mondo un luogo più sicuro, si firmano contratti, si
registrano brevetti, si installano oleodotti, si saccheggiano le risorse
naturali, si privatizza l'acqua e si minano le democrazie.
In un paese come l'India, il fine dell'"adattamento strutturale" della
globalizzazione è di attraversare velocemente la vita della gente.Progetti
di "sviluppo", privatizzazioni massicce e "riforme" del lavoro, stanno
spingendo la gente fuori dalla sua terra e dal suo lavoro, determinando una
specie di barbara espropriazione che ha ben pochi esempi nella storia. A
livello mondiale, mentre  il libero mercato protegge spudoratamente i
mercati occidentali e spinge i paesi in via di sviluppo ad eliminare le
loro regole commerciali, i poveri diventano più poveri ed i ricchi più
ricchi. Il fermento civile ha cominciato a ribollire nel villaggio globale.
In paesi come Argentina, Brasile, Messico, Bolivia e India, i movimenti di
resistenza contro la globalizzazione stanno crescendo. Per arginarli, i
governi stanno intensificando il loro controllo. Chi protesta è marchiato
come "terrorista" e come tale viene trattato. Ma il fermento civile non
significa solo marce e dimostrazioni e proteste contro la globalizzazione.
Sfortunatamente significa anche  una disperata spirale verso il basso  di
crimine e caos e di tutti i tipi di disperazione e disillusione che, come
la storia ci insegna ( e da quello che vediamo svolgersi davanti ai nostri
occhi), diventa gradatamente terreno fertile per cose terribili -
nazionalismo culturale, bigottismo religioso, fascismo e, naturalmente,
terrorismo. Tutto questo marcia sotto braccio alla globalizzazione.
Vi è una opinione che sta guadagnando credibilità e cioè che il libero
mercato abbatte le barriere nazionali, e che la destinazione finale della
globalizzazione è un paradiso hippy dove il cuore è l'unico passaporto e
tutti noi viviamo felicemente insieme, in una canzone di John Lennon.
("Imagine there is no countryŠ"). Ma questa è una  menzogna.
Ciò che il libero mercato indebolisce non è la sovranità nazionale, bensì
la democrazia. Quando aumenta la disparità tra ricchi e poveri, ecco dove
entra in campo il pugno nascosto. Le corporazioni multinazionali alla
ricerca di "affari facili" che fruttano enormi profitti non possono portare
a termine quegli affari ed amministrare quei progetti nei paesi in via di
sviluppo senza l'attiva connivenza della macchina dello stato - polizia,
tribunali, a volte perfino l'esercito. Oggi, nei paesi più poveri, la
globalizzazione necessita di una confederazione internazionale di governi
che siano leali, corrotti, preferibilmente dittatoriali, per introdurre
riforme impopolari e reprimere le ribellioni. Serve una stampa che finga di
essere libera. Servono tribunali che fingano di dispensare giustizia.
Servono ordigni nucleari, eserciti permanenti, leggi più severe
sull'immigrazione e attenti ricognitori costieri che assicurino che saranno
globalizzati solo denaro, beni di consumo, brevetti e servizi - non libero
movimento di popoli, non rispetto per i diritti umani, non trattati
internazionali sulle discriminazioni razziali o sugli ordigni chimici e
nucleari, o sulle emissioni di gas nell'atmosfera, sui cambiamenti di
clima, o sulla giustizia. Come se perfino un gesto verso la responsabilità
internazionale potesse far naufragare l'intera impresa.

A quasi un anno di distanza da quando la guerra contro il terrorismo fu
ufficialmente sbandierata sulle rovine dell'Afghanistan, in un paese dopo
l'altro le libertà vengono limitate in nome di una libertà da proteggere,
le libertà civili vengono sospese in nome  di una democrazia da
salvaguardare.
Qualsiasi tipo di dissenso viene definito "terrorismo". Qualsiasi legge
viene approvata per occuparsi di questo. Sembra che Osama Bin Laden si sia
dissolto nell'aria. Il Mullah Omar pare sia riuscito a fuggire in
motocicletta. (Avrebbero potuto farlo inseguire da Tin Tin). I Talebani
possono essere spariti ma il loro spirito ed il loro sistema di giustizia
sommaria sta affiorando nei posti più diversi. In India, in Pakistan, in
Nigeria, in America, in tutte le repubbliche centro-asiatiche rette da ogni
sorta di tiranni, e naturalmente in Afghanistan sotto l'Alleanza del Nord
appoggiata dagli Stati Uniti.

Nel frattempo, giù nel centro commerciale c'è una svendita di mezza
stagione. Tutto è scontato - oceani, fiumi, petrolio, corredi genetici,
calabroni, fiori, infanzie, industrie dell'alluminio, compagnie
telefoniche, buonsenso, lande sconfinate, diritti civili, eco-sistemi, aria
- tutti i 4,600 milioni di anni di evoluzione. Viene tutto incartato,
sigillato, etichettato, prezzato ed è lì, a disposizione sullo scaffale.
(Non si accettano resi). Riguardo alla giustizia - mi dicono che anch'essa
è in offerta. Potete procurarvi la migliore che il denaro possa comprare.

Donald Rumsfeld ha detto che il suo incarico nella guerra al terrorismo era
di convincere il mondo che gli americani devono potere continuare ad avere
il loro stile di vita. Quando il re impazzito pesta i piedi, tremano gli
schiavi nei loro alloggiamenti. Così, essendo io qui oggi, mi è difficile
dirlo, ma " lo stile di vita americano" è semplicemente non sostenibile.
Perché non riconosce che c'è un mondo oltre l'America.

Fortunatamente anche il potere ha una data di scadenza. Quando verrà  il
momento, è probabile che questo potente impero, come altri in precedenza,
fallirà ed imploderà. Sembra che siano già comparse delle crepe
strutturali. Mentre la Guerra contro il Terrorismo continua a gettare la
sua rete sempre più ampia, il cuore corporativo d'America sta
dissanguandosi. Con tutte le infinite, vuote chiacchiere sulla democrazia,
oggi il mondo è retto da tre delle istituzioni mondiali più reticenti . Il
Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, e l'Organizzazione
Mondiale del Commercio, e tutte e tre sono, a loro volta, dominate dagli
Stati Uniti. Le loro decisioni vengono prese in segreto. Le persone che le
dirigono vengono scelte dietro porte chiuse. Non si sa nulla di loro, della
loro politica, delle cose in cui credono, delle loro intenzioni. Nessuno li
ha eletti. Nessuno li ha autorizzati a prendere decisioni per nostro conto.
Un mondo diretto da una manciata di banchieri avidi e amministratori
delegati che nessuno ha eletto, non può durare.

Il comunismo sovietico è fallito, non perché fosse intrinsecamente cattivo,
ma perché era difettoso. Permetteva a troppo poca gente di usurpare troppo
potere. Il capitalismo di mercato del XXI secolo, lo stile di vita
americano falliranno per le stesse ragioni. Sono ambedue costruzioni
edificate dall'intelligenza umana, distrutte dalla natura umana.

E' giunto il momento, disse il Tricheco di Alice. Forse le cose
peggioreranno e poi miglioreranno. Forse c'è una piccola divinità in cielo
che si sta preparando per noi. Un altro mondo è non solo possibile, lei sta
venendo. Forse molti di noi non saranno qui ad accoglierla, ma in un giorno
tranquillo, se ascolterò con molta attenzione, potrò sentirla respirare.

Grazie.

Desidero solo dire che ero così spaventata all'idea di venire in America,
perché, quando si leggono i giornali e quando si guarda quello che si può
vedere in televisione, che è "Fox News", sapete, in IndiaŠ, questi mezzi di
comunicazione vi fanno credere che in America tutti sono cloni di George
Bush. Sono così contenta di essere venuta, perché vedere voi qui e non
ricevere pomodori in faccia riconferma la mia fede nell'umanità.