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La nonviolenza e' in cammino. 389



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO



Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it



Numero 389 del 19 ottobre 2002



Sommario di questo numero:

1. Una proposta del Centro di ricerca per la pace di Viterbo: "ogni vittima
ha il volto di Abele"

2. Centotrentuno parlamentari italiani: non voteremo per la guerra

3. La famigerata "legge Bossi-Fini" finisce dinanzi alla Corte
Costituzionale per incostituzionalita'

4. Un appello per non criminalizzare l'islam indonesiano

5. Movimento Internazionale della Riconciliazione, circolare agli iscritti
dell'ottobre 2002

6. Alessandro Marescotti, in uscita l'Annuario della pace

7. Ettore Masina ricorda David Maria Turoldo

8. Hans Jonas, l'etica della responsabilita'

9. Tommaso Di Francesco, Neta e Nizar

10. Marina Forti, i segreti delle centrali nucleari in India

11. Augusto Cavadi, la scuola di formazione etico-politica dedicata a
Giovanni Falcone

12. Riletture: Laura Conti, Ambiente Terra

13. Riletture: Meri Franco-Lao, Trovatori dell'America Latina

14. Riletture: Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine

15. La "Carta" del Movimento Nonviolento

16. Per saperne di piu'



1. APPELLI. UNA PROPOSTA DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO:
"OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"

[Il seguente appello e' stato diffuso il 17 ottobre 2002]

"Ogni vittima ha il volto di Abele".

Il 4 novembre in tutta Italia promuoviamo iniziative pubbliche di pace in
ricordo delle vittime di tutte le guerre affinche' mai piu' vi siano guerre.

In occasione del 4 novembre, anniversario della conclusione della "inutile
strage" della prima guerra mondiale, il "Centro di ricerca per la pace" di
Viterbo invita tutti i movimenti pacifisti, nonviolenti e per i diritti
umani a commemorare e onorare le vittime di tutte le guerre e a rendere
visibile con cerimonie pubbliche, in dolore e compostezza, in silenzio e in
meditazione, l'impegno corale delle persone ragionevoli, delle istituzioni
democratiche e delle buone leggi affinche' mai piu' si facciano guerre.

"Ogni vittima ha il volto di Abele" (Heinrich Boell).



2. DOCUMENTAZIONE. CENTOTRENTUNO PARLAMENTARI ITALIANI: NON VOTEREMO PER LA
GUERRA

[Questo documento sottoscritto da 131 parlamentari italiani, al quale gli
stessi hanno allegato l'intervento tenuto da Oscar Luigi Scalfaro in Senato
durante il dibattito sulla crisi del Golfo, abbiamo ripreso dla quotidiano
"Il manifesto" del 18 ottobre 2002]

Noi, deputati e senatori contrari ad un attacco armato all'Iraq, rivolgiamo
un appello a tutti i rappresentanti del popolo che siedono in parlamento:
fermiamo la macchina di questa guerra.

Noi non vediamo il collegamento con la indispensabile lotta al terrorismo
internazionale, che costituisce una minaccia per l'umanita'.

Noi temiamo piuttosto il piano inclinato di uno scontro tra civilta',
destinato ad alimentare il fondamentalismo islamico e a rendere sempre piu'
ingovernabile il mondo.

Noi avvertiamo i rischi immanenti per la sicurezza del nostro e di ogni
altro paese, in particolare quelli dell'area del Mediterraneo.

Ora molte contrarieta' e dubbi, tra gli stati membri delle Nazioni Unite e
dello stesso Consiglio di sicurezza, sembrano contrastare le certezze di un
conflitto inevitabile.

Siamo convinti che le Nazioni Unite debbano agire in piena autonomia e non
subire l'imposizione di una risoluzione che accolga il principio della
"guerra preventiva", contrastante con la loro Carta fondativa:

- perche' un tale deliberato di autorizzazione alla guerra non potrebbe
trasformare una scelta sbagliata in una scelta giusta;

- perche', lungi dal rafforzare il ruolo delle Nazioni Unite potrebbe
essere causa della loro delegittimazione agli occhi della gran maggioranza
dell'opinione pubblica mondiale.

Per questo i nostri sforzi vogliono essere orientati:

- ad esigere dall'Iraq di accettare le ispezioni sugli armamenti e in tutti
i siti;

- ad evitare la guerra, rappresentando in questo modo gli orientamenti
maggioritari dell'opinione pubblica europea e di una parte importante di
quella degli Stati Uniti;

- a proporre che l'Onu avvii un processo negoziale sul disarmo, relativo
agli armamenti nucleari e chimico-batteriologici, in tutta l'area medio
orientale, anche nel quadro della soluzione del conflitto
israeliano-palestinese.

Sono queste le posizioni che sosterremo nel parlamento e nel paese,
riaffermando il valore e l'efficacia, nell'era della globalizzazione,
dell'articolo 11 della Costituzione italiana. Noi non voteremo per la
guerra all'Iraq.

C. Acciarini, M. Agostini, E. Baio Dossi, F. Bandoli, F. Baratella, G.
Battaglia, T. Bedin, K. Bellillo, G. Bellini, F. Bertinotti, G. Bianchi, V.
Bielli, F. Bimbi, R. Bindi, S. Boco, M. Bonavita, D. Bonfietti, P. Brutti,
G. Buffo, M. Bulgarelli, G. Burtone, V. Calzolaio, F. Carboni, F. Carella,
P. Castellani, M. Cavallaro, A. Cennamo, P. Cento, M. Cialente, L. Cima, F.
Cortiana, A. Cossutta, M. Cossutta, F. Crucianelli, G. D'Andrea, N. Dalla
Chiesa, S. Dameri, S. De Franciscis, E. Deiana, F. De Martino, L. De
Petris, T. De Simone, T. De Zulueta, O. Diliberto, O. Di Serio D'Antona, P.
Di Siena, A. Donati, E. Duca, L. Duilio, A. Falomi, E. Fassone, G. Fioroni,
A. Flammia, A. Fluvi, P. Folena, G. Frigato, M. Fumagalli, A. Gaglione, P.
Gasperoni, L. Giacco, A. Gianni, P. Giaretta, F. Giordano, G. Giulietti, A.
Grandi, G. Grignaffini, F. Grillini, R. Innocenti, A. Iovene, G. Kessler,
C. Leoni, M. Lion, G. Lolli, A. Longhi, M. Magistrelli, L. Malabarba, G.
Malentacchi, R. Mantovani, L. Marcora, L. Marino, F. Martone, G. Mascia, G.
Melandri, L. Meduri, A. Monticone, G. Morgando, D. Mosella, F. Mussi, A.
Muzio, N. Nesi, A. Occhetto, G. Pagliarulo, G. Panattoni, A. Pecoraro
Scanio, L. Pennacchi, G. Petrella, R. Pinotti, S. Pisa, G. Pisapia, G.
Pistone, A. Pizzinato, E. Realacci, G. Reduzzi, N. Ripamonti, M. Rizzo, A.
Rotondo, R. Ruggeri, A. Rusconi, G. Russo Spena, S. Sabattini, C. Salvi, G.
Santagata, R. Sciacca, C. Sgobio, A. Soda, T. Sodano, A. Soliani, A. Sasso,
P. Toia, L. Trupia, S. Turroni, T. Valpiana, S. Vertone, N. Vendola, F.
Vigni, M. Villone, W. Vitali, D. Volpini, G. Zancan, L. Zanella, K. Zanotti



3. GIUSTIZIA. LA FAMIGERATA "LEGGE BOSSI-FINI" FINISCE DINANZI ALLA CORTE
COSTITUZIONALE PER INCOSTITUZIONALITA'

[Dalla cronaca di Viterbo del quotidiano "Il messaggero" del 17 ottobre
2002 riportiamo il seguente articolo. Ad ogni persona di retto sentire
appare evidente che la legge "Bossi-Fini" e' incostituzionale; attendiamo
il pronunciamento della Corte Costituzionale sperando che sia tempestivo e
porti all'abrogazione della legge razzista che sta devastando i diritti
umani nel nostro paese]

Parte dalla Tuscia l'eccezione sulla costituzionalita' della Bossi-Fini.

La legge "Bossi-Fini" finira' in Corte Costituzionale grazie a un avvocato
viterbese. Il legale infatti, difensore d'ufficio di un tunisino arrestato
per non aver ottemperato entro i cinque giorni, come previsto dalla recente
normativa sull'immigrazione, al decreto di espulsione emesso dal Questore
di Roma, ha eccepito l'incostituzionalita' della norma. Dal canto suo il
giudice ha emesso ordinanza di sospensione del procedimento ordinario
ordinando nel contempo la liberazione del detenuto e concedendo il nulla
osta all'espulsione.

La decisione, una delle prime in Italia, che sollevera' sicuramente non
poche discussioni, e' stata presa ieri mattina dal Tribunale di Viterbo
dove, davanti al giudice Centaro, era comparso un tunisino di 30 anni
arrestato dal personale della Questura di Viterbo per non aver ottemperato
all'ordine di lasciare il territorio nazionale emesso lo scorso mese dal
Questore di Roma.

L'imputato, secondo quanto previsto dalla legge "Bossi-Fini", avrebbe
dovuto lasciare l'Italia entro cinque giorni senza la possibilita' di far
ricorso. "In questo modo - ha asserito il difensore d'ufficio del tunisino
- l'imputato non ha alcuna possibilita' di difendersi". L'eccezione, alla
quale non si e' opposto il pm Stefano D'Arma, e' stata accolta dal giudice
che ha rimesso tutto alla Corte Costituzionale. Che dovra' pronunciarsi
sulla costituzionalita' della nuova quanto discussa legge.



4. APPELLI. UN APPELLO PER NON CRIMINALIZZARE L'ISLAM INDONESIANO

[Anche questo appello abbiamo ripreso dal quotidiano "Il manifesto" del 18
ottobre 2002]

L'orribile attentato che ha sconvolto Bali, l'Indonesia e il mondo intero
rischia di diventare l'ennesima freccia all'arco dei fautori dello scontro
tra civilta'.

Benche' ancora non sia chiaro chi abbia armato la mano degli assassini,
gia' sembra sotto accusa un intero paese. In una situazione ancora confusa,
in cui restano da provare i legami tra il terrorismo assassino e la
comunita' musulmana dell'arcipelago.

E' importante che la condanna della strage non si associ comunque a
un'univoca accusa ai musulmani indonesiani la cui tradizione, benche'
attraversata da fermenti radicali, e' storicamente pacifica e moderata e
fra le piu' tolleranti.

Il rischio di associare l'intera comunita' musulmana dell'Indonesia alle
manovre destabilizzanti che hanno scelto la via terrorista nell'eccidio di
Bali, e' l'arma migliore che si puo' fornire a chi cerca di suscitare nuovi
conflitti, nuove incomprensioni e che forse spera proprio di trarre
vantaggio da questo possibile risultato.

Guido Corradi (docente Isiao), Elena Dell'Agnese (docente universitario),
Marina Forti (giornalista), Emanuele Giordana (giornalista), Francesco
Montessoro (docente universitario), Antonio Onorati (Crocevia).

Per informazioni e adesioni connettersi al sito www.lettera22.it



5. INFORMAZIONE. MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA RICONCILIAZIONE: CIRCOLARE
AGLI ISCRITTI DELL'OTTOBRE 2002

[Ringraziamo Pasquale Iannamorelli (per contatti: sudest@iol.it) per averci
messo a  disposizione la circolare di ottobre 2002 agli iscritti del MIR.
Il MIR, Movimento Internazionale della riconciliazione, e' uno dei
principali movimenti nonviolenti internazionali]

Carissimi tutti,

volge ormai al termine un anno dal momento in cui l'assemblea di Roma volle
affidarmi l'incarico di rappresentare il "piccolo alveare" di uomini e
donne che fanno riferimento al Movimento Internazionale della
Riconciliazione.

E' tempo di bilanci, in attesa che l'Assemblea di Torino affidi ad altre
mani il compito di segnare la rotta del nostro Movimento. Se volessimo
anche noi usare il metro dei consigli di amministrazione delle grandi
imprese (come purtroppo qualche volta siamo tentati di fare) il nostro
sarebbe un bilancio ampiamente fallimentare. Ma siccome in questo anno ho
avuto la fortuna di mantenere stretti contatti personali con tanti di voi,
posso serenamente e con forza dire a tutti che il MIR e' un movimento non
appariscente ma costituito da una rete fittissima di persone "vive". E,
alla fine, e' unicamente questo cio' che veramente conta.

Sulla copertina dell'Agenda "Giorni nonviolenti" di quest'anno abbiamo
riportato una riflessione lapidaria di Albert Einstein: "Non tutto cio' che
puo' essere contato conta. Non tutto cio' che conta puo' essere contato".
Mi e' parsa, questa affermazione, uno spicchio dello spirito che serpeggia,
sia pure in sotto traccia, nella vita e nelle aspirazioni di tutti gli
appartenenti al MIR.

E' un movimento, il nostro, in cui ormai e' consolidata la realta' dei
campi estivi (perche' non pensare alla possibilita' di programmarli anche
in altri tempi dell'anno, magari solo nei fine settimana?).

E' un movimento profondamente radicato nei territori in cui si trovano a
vivere i suoi iscritti: in ciascuno di essi ho constatato la presenza di
solidi valori che fanno da supporto ed anima per qualsiasi lotta
nonviolenta, anche quando viene organizzata e guidata da altri.

Tutto positivo, allora, il bilancio? Certamente no, e ne parleremo a cuore
aperto all'Assemblea di Torino.

Se devo dire qual e', secondo me, la carenza che ci caratterizza, occorre
individuarla in un deficit di dialogo tra di noi. "Dialogare con qualcuno -
diceva Jean Goss - significa riconoscerlo, significa avere fede in lui". E
questo vale non solo nei confronti dei cosiddetti nemici, ma direi anche e
soprattutto tra noi che ci diciamo incamminati verso la nonviolenza.

Prendiamo piu' spesso in mano una penna, alziamo la cornetta del telefono
per comunicare a persone che vivono a centinaia di chilometri tutto quello
che andiamo realizzando - non importa se come gruppo o come singoli -
oppure anche soltanto quello che in certi momenti ci viene regalato in
termini di intuizioni, di pensieri, di progetti, di tensioni verso un modo
di vivere un po' meno violento. E' un dono che dobbiamo imparare a
scambiarci, senza vergogne, senza remore, senza stanchezze, senza aspettare
che sia l'altro ad avere per primo l'idea e la voglia di comunicare con noi.

Proprio per questo vorrei pregarvi di compiere un piccolo o grande sforzo
per essere presenti all'assemblea di Torino. Non per contarci, non per
affermare l'orgoglio di essere una minoranza, ma semplicemente per
guardarci negli occhi, per rincuorarci in vista dei giorni di lotta che
saremo chiamati ad affrontare, perche' il nostro cuore - prima ancora di
quello dei nostri avversari che confidano nella violenza - si trasformi,
come con forza chiedeva il profeta Ezechiele, da "cuore di pietra in cuore
di carne".

Un abbraccio, che spero riesca a trasmettere piu' di mille parole tutto
l'affetto che mi lega ad ognuno di voi.

Pasquale Iannamorelli

*

Convocazione

L'assemblea nazionale del MIR 2002 si terra' nei giorni 1-2-3 novembre 2002
a Torino presso i locali del Centro "Sereno Regis" (via Garibaldi 12, tel.
011532824, fax: 0115158000, e-mail: regis@arpnet.it) sul seguente ordine
del giorno:

1. iniziative delle sedi e dei coordinamenti regionali (campi estivi,
formazione, iniziative, Lilliput ed altro ancora);

2. iniziative comuni nazionali ed internazionali;

3. vita del movimento e settori di impiego;

4. verifica responsabilita' con mandato annuale.

Proposta di ordine dei lavori:

* venerdi' primo novembre: segreteria nazionale

- pomeriggio: arrivi ed accoglienza; apertura dei lavori; incontro con gli
ospiti esterni.

- cena; momento conviviale.

* sabato 2 novembre:

- mattina: iniziative delle sedi e dei coordinamenti regionali; pranzo.

- pomeriggio: iniziative comuni nazionali ed internazionali.

- cena; momento conviviale.

* domenica 3 novembre:

- mattina: momento di spiritualita'; vita del movimento e settori di
intervento; verifica delle responsabilita' con mandato annuale; pranzo.

- conclusioni; partenze.

Per informazioni e adesioni: regis@arpnet.it; paolocand@inwind.it, tel.
0117767411.



6. STRUMENTI. ALESSANDRO MARESCOTTI: IN USCITA L'ANNUARIO DELLA PACE

[Da Alessandro Marescotti (per contatti: a.marescotti@peacelink.it)
riceviamo e diffondiamo. Alessandro Marescotti e' uno degli animatori
dell'esperienza di Peacelink (www.peacelink.it), il fondamentale sito
pacifista italiano]

L'Annuario della Pace e' in stampa e dovrebbe essere in libreria da inizio
novembre, per le edizioni Asterios (Trieste). Alla sua realizzazione ha
collaborato attivamente PeaceLink curando la sezione della cronologia. Per
ogni altra informazione contattate Salvatore Scaglione (e-mail:
sascagl@infinito.it).

Ecco intanto l'indice.

Annuario della pace. Italia: giugno 2001 - maggio 2002. A cura di Salvatore
Scaglione.

Presentazione di Fabio Gava

Progetto Iride anno secondo di Giovanni Benzoni

Premessa all'Annuario: a caccia degli "Stati canaglia", di Salvatore Scaglione

1. Geografie di guerra, geografie di pace:

- Mario Del Pero, Usa. Il nuovo modello unilaterale e il decisionismo
dell'11 settembre

- Giampaolo Calchi Novati, Algeria. Il dovere e la pena della memoria

- Lina Tamburrino, Afghanistan. Il difficile dopoguerra e l'esorcismo
occidentale

- Mario Zamponi, Mozambico. La globalizzazione del Frelimo

- Francesca Bruschi, Nigeria. Successi ed equivoci di una transizione

- Mario Zamponi, Congo. La "balcanizzazione" della regione dei Grandi Laghi

- Flavio Fiorani, Argentina. Un fallimento neoliberista

- Francesco Montessoro, Indonesia. Guerra santa alle Molucche?

- Lina Tamburrino, Cina. Senza imbarazzi verso il consumismo

- Giulio Marcon, Balcani. I dopoguerra

2. Dialogo:

- Pier Cesare Bori - Massimo Cacciari, Della pace e della guerra

3. Interviste:

- Salvatore Scaglione, Quando i diritti nascondono la retorica. Intervista
ad Antonio Gambino

- Giovanni Benzoni, Perche' la giustizia non sia "selettiva". Intervista ad
Antonio Cassese

4. Confini:

- Giulietto Chiesa, La  difesa dalla "cupola" che domina il pianeta

- Raniero La Valle, La guerra globale e infinita

- Leoluca Orlando, A dieci anni dalle stragi di Palermo

- Alberto Castagnola, Economia di guerra, economia globale

- Mario Vadacchino, Il nuovo riarmo

- Maurizio Martellini, Il rischio nucleare russo

- Paolo Bartolomei, Uranio e dintorni

- Un mercato in crescita: l'export di armi

- Mario Brutti, Commercio delle armi,  politica, economia

5. Intersezioni:

- Gianni Manzella. Teatri di guerra

- Claudio Fracassi, Guerra: produrre fatti a mezzo di notizie

- Franco Mistretta, Eco-eco: risparmio economico e ambientale nel sud del mondo

- Antonio Saltini, Il pane e la pace

- Gian Paolo Caselli, Petrolio e potere negli appetiti dei Grandi sul mar
Caspio

- Luca Kocci, No alla guerra, pero'...

- Alessandra Redondi, Curarsi in Afghanistan

6. Lettrici:

- Margherita Hack, Memorie minori

- Luisa Morgantini, Una striscia di futuro

- Adriana Zarri, Il pacifismo di un tribuno

- Giancarla Codrignani, Preavviso di catastrofe

- Maria Guidotti, Un cammino faticoso

- Serena Marini, La dignita' in tempi di fanatismo

- Marinella Perroni, La storia in uno sguardo

- Mariateresa Sarpi, Chi ama il diverso

- Sabina Fadel, Di guerra e di bambini

7. Studi:

- Marco Maestro - Teresa Filomena, Note sul conflitto arabo-israeliano

- Lodovico Galleni - Francesco Scalfari, Discorso sull'etica ambientale

- Francesco Martone, Chi  paghera' il debito dei paesi poveri?

- Gerrit Van Oord, L'odio e la pace. Riflessioni su Etty Hillesum

8. Documenti e schede:

- Genova G8

- Angelo Cifatte - Carlo Bachschmidt,  "Leggendo"  il  G8

- Francesco Scalfari - Lodovico Galleni, Uno zoologo per la pace

- Rinascimento in Sicilia

- Paolo Boccagni, Dar, una cooperativa per gli immigrati

- Sbilanciamoci!

- Il Cirp di Bari

- Con i disperati del mondo

- Rondine cittadella della pace

- Brigate della pace

- Una lettera per la mondialita'

- Letture per la pace

9. Cronologie:

- Alessandro Marescotti, Dov'erano i pacifisti?

- I fatti di un anno

Attivita' della Fondazione

Autori



7. MAESTRI. ETTORE MASINA RICORDA DAVID MARIA TUROLDO

[Pubblichiamo questo intervento di Ettore Masina (per contatti:
ettore.mas@libero.it) scritto nel decimo anniversario della morte di padre
Turoldo. Ettore Masina e' una delle figure piu' prestigiose dell'impegno
per la pace e i diritti umani. David Maria Turoldo, nato in Friuli nel
1916, ordinato sacerdote nel 1940, partecipo' alla Resistenza;
collaboratore di don Zeno Saltini a Nomadelfia, fondatore con padre Camillo
De Piaz della "Corsia dei Servi", poi direttore del "Centro di studi
ecumenici Giovanni XXIII" a S. Egidio Sotto il Monte. Ha pubblicato
numerose opere di riflessione religiosa, di intervento civile, di poesia.
E' scomparso nel 1992. Opere di David Maria Turoldo: della sua vastissima
produzione segnaliamo particolarmente alcune raccolte di versi: Il sesto
angelo (poesie scelte - prima e dopo il 1968), Mondadori, Milano 1976; e O
sensi miei (poesie 1948-1988), Rizzoli, Milano 1990, 1993; Ultime poesie
(1991-1992), Garzanti, Milano 1999; ed almeno la raccolta di testi in prosa
La parabola di Giobbe, Servitium, Sotto il Monte 1996. Per una bibliografia
piu' ampia: a) poesia: Io non ho mani, Bompiani, Milano 1948; Udii una
voce, Mondadori, Milano 1952; Gli occhi miei li vedranno, Mondadori, Milano
1955; Preghiere tra una guerra e l'altra, Corsia dei Servi, Milano 1955; Se
tu non riappari, Mondadori, Milano 1963; Poesie, Neri Pozza, Vicenza 1971;
Fine dell'uomo?, Scheiwiller, Milano 1976; Il sesto angelo, Mondadori,
Milano 1976; Laudario alla Vergine, Dehoniane, Bologna 1980; Lo scandalo
della speranza, Gianfranco Angelico Benvenuto, Napoli 1978, poi GEI, Milano
1984; Impossibile amarti impunemente, Quaderni del Monte, Rovato 1982;
Ritorniamo ai giorni del rischio, Cens, Liscate 1985; O gente terra
disperata, Paoline, Roma 1987; Il grande Male, Mondadori, Milano 1987; Come
possiamo cantarti, o Madre?, Diakonia della theotokos, Arezzo 1988; Nel
segno del Tau, Scheiwiller, Milano 1988; Cosa pensare..., La Rosa Bianca,
Trento 1989; Canti ultimi, Carpena, Sarzana 1989, poi Garzanti, Milano
1991; (con G. Ravasi), Opere e giorni del Signore, Paoline, Cinisello
Balsamo 1989; O sensi miei (poesie 1948-1988), Rizzoli, Milano 1990; Mie
notti con Qohelet, Garzanti, Milano 1992; Ultime poesie (1991-1992),
Garzanti, Milano 1999; b) teatro: La terra non sara' distrutta, Garzanti,
Milano 1951; Da una casa di fango (Job), La Scuola, Brescia 1951; La
passione di San Lorenzo, Morcelliana, Brescia 1961, poi Citta' Armoniosa,
Reggio Emilia 1978; Vigilia di Pentecoste, Giac (pro manuscripto), Milano
1963; Oratorio in memoria di frate Francesco, Messaggero, Padova 1981; Sul
monte la paura, Cens, Liscate 1983; La morte ha paura, Cens, Liscate 1983;
c) saggistica: Non hanno piu' vino, Mondadori, Milano 1957, poi Queriniana,
Brescia 1979; La parola di Gesu', La Locusta, Vicenza 1959; Tempo dello
Spirito, Gribaudi, Torino 1966; Uno solo e' il Maestro, Signorelli, Milano
1972; Nell'anno del Signore, Palazzi, Milano 1973; Alla porta del bene e
del male, Mondadori, Milano 1978; Nuovo tempo dello Spirito, Queriniana,
Brescia 1979; Mia terra addio, La Locusta, Vicenza 1980; Povero
Sant'Antonio, La Locusta, Vicenza 1980; (a cura di), Testimonianze dal
carcere, Paoline, Roma 1980; Amare, Paoline, Roma 1982; Perche' a te,
Antonio?, Messaggero, Padova 1983; Ave Maria, Gei, Milano 1984; (con A.
Levi, M .C. Bartolomei Derungs), Dialogo sulla tenerezza, Cens, Liscate
1985; L'amore ci fa sovversivi, Joannes, Milano 1987; Come i primi
trovadori, Cens, Liscate 1988; Il diavolo sul pinnacolo, Paoline, Cinisello
Balsamo 1988; Il Vangelo di Giovanni, Rusconi, Milano 1988; Per la morte
(con due meditazioni di P. Mazzolari), La Locusta, Vicenza 1989; Amar,
traduzione portoghese, a cura di I. F. L. Ferreira, Paulinas, Sao Paulo
1986; (con R. C. Moretti), Mani sulla vita, Emi, Bologna 1990; La parabola
di Giobbe, Servitium, Sotto il Monte 1996; Il mio amico don Milani,
Servitium, Sotto il Monte 1997; d) traduzioni: I Salmi, Dehoniane, Bologna
1973; Salterio Corale, Dehoniane, Bologna 1975; Chiesa che canta, volumi
I-VII, Dehoniane, Bologna 1981-1982; (con G. Ravasi), "Lungo i fiumi·" - I
Salmi, Paoline, Cinisello Balsamo 1987; Ernesto Cardenal, Quetzalcoatl,
Mondadori, Milano 1989; e) narrativa: ... E poi la morte dell'ultimo
teologo, Gribaudi, Torino 1969]

In "Poesie a Casarsa" Pierpaolo Pasolini ha un'immagine di straziante
bellezza per indicare la inevitabilita' dell'affievolirsi dei ricordi:

Al ven sempri pi' sidin e alt

il  mar dai ains

(Si fa sempre piu' silenzioso ed alto

il mare degli anni).

E' una realta' crudele che ben conosciamo: voci che ci sono state
carissime, dalle quali abbiamo appreso le parole per vivere, un poco alla
volta si riducono a bisbigli, come di malato, poi a povere ceneri nel
vento. Tuttavia ci sono persone che per qualche loro caratteristica (per
l'amore che gli abbiamo portato, certamente, ma non solo per questo) piu'
tenacemente ci rimangono presenti e vicine.

Padre David Maria Turoldo, come si firmava, Davide, come lo abbiamo sempre
chiamato noi amici, e', per molti, una di quelle figure. Come, dopo una sua
visita, rimanevano nelle stanze in cui lo avevamo ricevuto, bottiglie
vuote, e libri che ci aveva donato, e carte spiegazzate nella forza di un
discorso, e l'eco di grida, talvolta, profetiche, cosi', a dieci anni dalla
sua morte, a me pare che Davide se ne sia andato ieri sera o il mese
scorso; che non un mare profondo e silenzioso ci separi da lui, ma
un'assenza che non si prolunghera' oltre il tramonto o si protrarra'
soltanto sino all'eucarestia domenicale. Egli era cosi' ingombrante che e'
ben difficile persino allo scorrere del tempo riuscire a ridurlo a un'ombra.

*

Si', "ingombrante" e' la parola giusta: se vuol dire "che occupa spazio a
dismisura". Davide era cosi', dal punto di vista fisico, e lo fu sin quasi
alla fine del suo Calvario, quando apparve davvero come un crocefisso.
Tutti noi che gli fummo amici ci riconosciamo nella descrizione che ne
fecero, negli anni '60, due suoi, e nostri, compagni: Luigi Santucci:
"Altissimo e biondo come un covone, e' un goffo arcangelo dalle mani
enormi, che sono forse le sue ali mancate, a giudicare da come le sventola
e le dibatte". E Nazareno Fabbretti: "Alto quasi due metri, biondo come un
vichingo, con una voce dolorosa e violenta e due occhi pieni di fatica
indistruttibile". Penso che non pochi di voi, del resto, abbiano conosciuto
Davide in questa sua torreggiante corporeita' e dunque non insistero'
sull'argomento, ma non voglio rinunziare al ricordo sorridente di una certa
sera, in casa nostra, a Roma. Era verso la fine del Concilio ed erano i
giorni in cui andava emergendo l'impossibilita' psicologica per papa
Montini di procedere audacemente sulla via della collegialita'. Il nostro,
quella sera, era un salotto buono in cui un importante gesuita straniero ci
parlava in maniera assai fredda di problemi vitali; padre Davide ci
raggiunse, sul tardi, come faceva lui, che non tollerava di essere assente
a riunioni di amici, anche se alcune si svolgessero in contemporaneita'.
Sedette in silenzio, ma si capiva che dentro lo agitava una moltitudine di
sentimenti: e quando il gesuita nomino' Paolo VI, ecco Davide balzare in
piedi, spalancare le immense braccia e ruggire: "Questo papa bisogna
ucciderlo!". E il gesuita guardare l'orologio e dire,  terrorizzato: "Si e'
fatto tardi, devo andarmene...".

(Inutile dire che padre Davide amava il papa e scrisse, piu' volte, su di
lui cose toccanti).

*

Ingombrante fisicamente, e per vortice di passioni, talvolta anche per
innocente gigioneria (lo ricordo rientrato dall'esilio londinese con lobbia
e ombrello arrotolato, come un impiegato della City...), Davide seppe
tuttavia riempire con delicatezza e con irruenza spazi pastorali che il
clero italiano, vescovi compresi, sembrava, per lo piu', trascurare. Non
solo nel periodo della pace giovannea ma ben prima, nell'epoca delle
scomuniche, mostro' sempre tenerezza e sollecitudine per i "fratelli atei",
come amava chiamarli, soprattutto per quelli che gli sembravano resi tali
dallo scandalo di una Chiesa infedele al suo Fondatore. Seppe stargli
accanto apertamente, senza indebite invadenze, come una amorevole presenza
(innanzi tutto laicamente amorevole, se cosi' si puo' dire), ma che non
nascondeva il suo sostrato cristiano; e anche seppe ascoltarli, ammirarne
le doti, cercarne, in una specie di macro-ecumenismo, le comuni ragioni di
vita. Pasolini e Vittorini e Sanguineti e Fortini, tanto per fare qualche
nome, conobbero in lui, non soltanto la lealta' del collega letterato, ma
anche il sacerdote che, senza aspirazioni predatorie, mostrava la grazia
vivificante del vangelo sine glossa. E quando, per alcuni di quei
cosiddetti "lontani" fu l'ora del dolore, Davide seppe calarsi come un
fratello nelle loro vicissitudini.

*

Il mio discorso su Turoldo non puo' essere qui altro che un cenno, sia pure
non frettoloso, e mi limitero' allora a qualche parola sulla sua poesia.
Non sul valore letterario di essa, poiche' tutto io sono fuori che un
critico, ma sull'umilta' con la quale egli, poeta raffinato, lettore
inesauribile di poeti, uomo di straordinaria cultura, e narcisista come
sono sempre gli intellettuali, assetato dunque, di bellezza formale, non
esito' a "sporcare" i suoi versi nel fango della Storia.

Perche' non dirlo?  Quando si tratto' di raccogliere tutti i suoi
componimenti in quel volume "O sensi miei...", che fu presentato come la
sua opera omnia, non tutte le sue composizioni vi furono raccolte.
Gianfranco Ravasi, che a quell'epoca aveva grande influsso su Davide, con
il quale aveva compiuto quella traduzione dei salmi che rimane la piu' alta
opera della riforma liturgica in Italia, lo convinse a non inserirvi le
poesie scritte, per cosi' dire, in trincea, quelle che Davide definiva
"ballate": Ravasi, fine critico, sapeva bene che quello era materiale
grezzo, ganga aurifera appena raccolta nella violenza delle acque, non
ancora sedimentata e filtrata nel silenzio claustrale. Ma noi continuiamo
ad amare Davide proprio per quel suo gettarsi allo sbaraglio, lui e la sua
arte, nelle tragedie e nelle nascite luminose del mondo "altro". Davide non
appese mai la sua cetra ai salici ma sforzo' la sua voce seguendo gli
oppressi nelle loro terribili lunghe marce alla ricerca di liberta' e di
giustizia: il Cile, il Vietnam, la Bolivia, il Nicaragua, il Sudafrica, il
terrorismo dei disperati e quello, sapiente e feroce, della Cia, all'ombra,
come lui diceva, di "un dio finanziere"... Con noi singhiozzo', nascondendo
le lacrime, prego', maledisse, spero', cerco' di costruire speranze.

*

La sua vena lirica tracimo' gli argini dell'eleganza per fedelta' agli
ultimi e alla loro storia. I dannati della Terra furono la sua bussola e la
vera metrica delle sue composizioni. Per loro, non tacque, mai. "Il poeta
e' un crocefisso al legno della verita'" diceva. Anche quando i vescovi
sembravano attenti soprattutto agli equilibri dello status quo, anche
quando i superiori ecclesiastici gli chiedevano obbedienza alle loro
cautele, e la sua incriminata disobbedienza (che era invece fedelta' alla
propria vocazione monacale) comportava la condanna a esilii per lui
durissimi, ed egli era costretto a contemplare l'apparente trionfo della
banalita', della mediocrita', del conformismo mondano, Davide - come don
Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani e don Zeno Saltini e padre Ernesto
Balducci - non ebbe mai dubbi: il vangelo non poteva che radicarsi nelle
regioni in cui la sofferenza causata dall'ingiustizia stritolava la vita
della povera gente. Egli non poteva (certamente non voleva, ma soprattutto
per qualche misteriosa vocazione proprio non poteva) fermare il suo sguardo
di monaco alle pareti della cella e neppure agli altari di pietra, ne' alle
tanto amate solenni liturgie; non la' -. o non soltanto la' - era il suo
Cristo, ma nella polvere delle sconfitte, nei ceppi dei vinti, nelle
baracche degli oppressi. Davide aveva fra i suoi amici non pochi ricchi;
entrava nelle loro case con l'aspersorio delle benedizioni, ma invece di
donare loro le illusioni che gli ecclesiastici hanno sempre elargito ai
cosiddetti benefattori, poneva loro le dure richieste della spartizione dei
beni, unica possibile scelta di salvezza. Poi riprendeva il suo posto,
idealmente, nella casa dei suoi genitori, sospirata poverta', o nell'atroce
miseria degli infiniti Golgotha della Terra.

*

Seppe incontrare in quelle regioni anche una poesia sorella, da ascoltare
con reverenza. Nella vita di quest'uomo sempre conteso fra la necessita'
del silenzio-contemplazione e il bisogno quasi primordiale del grido, vi
sono spazi in cui egli scompare dietro il canto altrui, dietro le storie
degli umiliati e offesi. Voglio ricordare qui il lungo, paziente lavoro di
traduzione de "Il Serpente piumato", il poema  di Ernesto Cardenal, "monaco
rivoluzionario - come egli lo definisce -, mingherlino uomo con il basco,
magro come una lucertola, che continua a cantare"; o le lunghe ore e
attivita' dedicate con paterna tenerezza (e certo qui molti di voi ne sanno
qualcosa) alla affermazione e diffusione del libro di Rigoberta Menchu',
che gli parve, come parve a tanti di noi, storia sacra, incontro di
cosmogonie che si ricompongono nel comune respiro del divino, nel lamento
dell'uomo e della donna che non si arrendono al potere del male: lamento
che e' insieme grido di dolore e grido di sfida. Di resistenza.

*

E' bello che il libro di Davide appena pubblicato, "La mia vita per gli
amici", abbia il sottotitolo bonhoefferiano di "Vocazione e Resistenza".
Davide non visse soltanto la Resistenza al nazifascismo, fu chiamato dalla
Storia a vivere, come noi e insieme con noi, la resistenza al crollo di
tanti ideali e di tanti miti; senti' la drammatica necessita' di resistere
al conformismo imposto con tecniche raffinate a creature ridotte, come lui
diceva, a "ombre sui muri", "coscienze torpide", "anime malate e
sconfitte". E poi... poi ha dovuto e saputo resistere al male fisico,
all'impazzimento delle cellule che sconvolgeva la sua vita. Ha saputo fare
anche di piu': ha saputo resistere alle tentazioni "religiose" del Dio
tappabuchi invocato come dispensatore di salute. Infine, ha resistito alla
disperazione: nel punto piu' alto della sua umana avventura ci ha lasciato
un insegnamento che dice tutto della sua fede: "Vedere la luce attraverso
il costato aperto del Cristo". Ma questa vicenda meriterebbe ben altro
approfondimento.

*

Cosi', per avviarmi alla conclusione, riprendo il tema delle ballate
turoldiane, per dire che puo' ben darsi che in esse Davide non sia stato
grande poeta: ma hanno pur sempre a che fare con la storia della
letteratura italiana perche' esse furono lette da decine e forse centinaia
di migliaia di persone, molte delle quali ebbero, per la prima volta, la
rivelazione che poesia poteva essere grido efficace. Nelle ballate di
Turoldo trovarono invettiva, esortazione, omelia, profezia. Con esse egli
si accompagnava come cittadino e come sacerdote a chi non voleva arrendersi
ai vecchi vizi italiani, ai vecchi e nuovi poteri. Di questi poteri
scandaglio' e descrisse l'obiettiva malvagita': dall'egoismo dei
"garantiti" al crescere del razzismo, alla miserabile esosita' delle teorie
neoliberiste. Per questo mi piace collegarlo non solo agli altri grandi
poeti "civili" italiani "laureati", ma anche e soprattutto  al poeta
operaio Ferruccio Brugnaro che gia' negli anni '70 forava i fumi velenosi
di Marghera per denunziare il martirio imposto ai lavoratori del
petrolchimico.

L'uomo come metro per giudicare il sistema. E la poesia come strumento
politico, necessariamente eversivo poiche' non si adegua all'imperialismo
della cultura consumista, anzi con esso fatalmente confligge: Davide lo
dice con aperta chiarezza in un suo brevissimo componimento, intitolato
appunto "Poesia":

Poesia

e' rifare il mondo, dopo

il discorso devastatore

del mercadante.

Notate la parola "mercadante" invece che "mercante". Davide, non usava se
non  raramente parole arcaiche. Io credo che con questa egli abbia voluto
ricordarci che c'e' un'antica storia dietro il consumismo neo-capitalista,
la storia di Caino che rifiuta di essere il custode di suo fratello, la
storia di chi alla propria avidita' di cose e di potere non esita a
sacrificare vite umane.

Noi non possiamo dire che cosa griderebbe oggi Davide. O si'? Hanno ancora
senso quei quattro versi? C'e' nel nostro presente un discorso devastatore
fatto da qualche mercadante? Quanto ci manchi, fratello Davide.



8. MAESTRI. HANS JONAS: L'ETICA DELLA RESPONSABILITA'

[Da Hans Jonas, Il principio responsabilita', Einaudi Torino 1990, 1993.
Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti@tiscalinet.it) per aver
fatto questa minima selezione (ma naturalmente Jonas va letto tutto). Hans
Jonas e' nato a Moenchengladbach nel 1903, e' stato allievo di Heidegger e
Bultmann, ed uno dei massimi specialisti dello gnosticismo. Nel 1933 si e'
trasferito dapprima in Inghilterra e poi in Palestina, dal 1949 ha
insegnato in diverse universita' nordamericane, dedicandosi a studi di
filosofia della natura e di filosofia della tecnica. E' uno dei punti di
riferimento del dibattito bioetico. Al suo "principio responsabilita'" si
ispirano riflessioni e pratiche ecopacifiste, della solidarieta',
dell'etica contemporanea. E' scomparso nel 1993. Opere di Hans Jonas: sono
fondamentali Il principio responsabilita', Einaudi, Torino 1993; la
raccolta di saggi filosofici Dalla fede antica allâuomo tecnologico, Il
Mulino, Bologna 1994; Tecnica, medicina ed etica, Einaudi, Torino 1997;
Organismo e liberta', Einaudi, Torino 1999; una raccolta di tre brevi saggi
di autobiografia intellettuale e' Scienza come esperienza personale,
Morcelliana, Brescia 1992. Si vedano anche Il concetto di Dio dopo
Auschwitz, Il melangolo, Genova 1995, e La filosofia alle soglie del
Duemila, Il melangolo, Genova 1994; cfr. anche Lo gnosticismo, Sei, Torino
1995. Un utile libro di interviste e conversazioni e' Sull'orlo
dell'abisso, Einaudi, Torino 2000]

Un imperativo adeguato al nuovo tipo di agire umano e orientato al nuovo
tipo di soggetto agente, suonerebbe press'a poco cosi': "Agisci in modo che
le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di
un'autentica vita umana sulla terra", oppure, tradotto in negativo: "Agisci
in modo che le conseguenze della tua azione non distruggano la possibilita'
futura di tale vita", oppure, semplicemente: "Non mettere in pericolo le
condizioni della sopravvivenza indefinita dell'umanita' sulla terra", o
ancora, tradotto nuovamente in positivo: "Includi nella tua scelta attuale
l'integrita' futura dell'uomo come oggetto della tua volonta'" (p. 16).

*

Al principio speranza contrapponiamo il principio responsabilita' e non il
principio paura. Ma la paura, ancorche' caduta in un certo discredito
morale e psicologico, fa parte della responsabilita' altrettanto quanto la
speranza, e noi dobbiamo in questa sede perorarne ancora la causa, poiche'
la paura e' oggi piu' necessaria che in qualsiasi altra epoca in cui,
animati dalla fiducia nel buon andamento delle cose umane, si poteva
considerarla con sufficienza una debolezza dei pusillanimi e dei nevrotici
(p. 284).

*

La speranza e' una condizione di ogni agire, poiche' questo presuppone di
poter conseguire qualcosa facendo affidamento sulla possibilita' di
ottenerlo in quel caso determinato. (...) La responsabilita' e' la cura per
un altro essere quando venga riconosciuta come dovere, diventando
"apprensione" nel caso in cui venga minacciata la vulnerabilita' di
quell'essere. Ma la paura e' gia' racchiusa potenzialmente nella questione
originaria da cui ci si puo' immaginare scaturisca ogni responsabilita'
attiva: che cosa capitera' a quell'essere, se io non mi prendo cura di lui?
Quanto piu' oscura risulta la risposta, tanto piu' nitidamente delineata e'
la responsabilita'. (...) Diventa necessario il "fiuto" di un'euristica
della paura che non si limiti a scoprire e a raffigurare il nuovo oggetto,
ma renda noto a se stesso il particolare interesse etico che ne risulta
evocato (p. 285).

*

Noi non temiamo il rimprovero di pusillanimita' e di negativita' quando
dichiariamo in tal modo la paura un dovere, che puo' essere naturalmente
tale soltanto con la speranza (della prevenzione): la paura fondata, non la
titubanza, forse addirittura l'angoscia, ma mai lo sgomento e in nessun
caso il timore o la paura per se stessi. Sarebbe invece effettivamente
pusillanimita' evitare la paura ove essa sia necessaria (p. 286).

*

Si dovranno apprendere nuovamente il rispetto e l'orrore per tutelarci
dagli sbandamenti del nostro potere (ad esempio dagli esperimenti sulla
natura umana). (...) Soltanto il rispetto, rivelandoci "qualcosa di sacro",
cioe' d'inviolabile in qualsiasi circostanza (il che risulta percepibile
persino senza religione positiva), ci preservera' anche dal profanare il
presente in vista del futuro, dal voler comprare quest'ultimo al prezzo del
primo. (...) Un'eredita' degradata coinvolgerebbe nel degrado anche gli
eredi. La tutela dell'eredita' nella pretesa "di integrita' dell'uomo" e
quindi, in senso negativo, anche la salvaguardia dal degrado, deve essere
l'impegno di ogni momento: non concedersi nessuna pausa in quest'opera di
tutela costituisce la migliore garanzia della stabilita' (...). Conservare
intatta quell'eredita' attraverso i pericoli dei tempi, anzi, contro
l'agire stesso dell'uomo, non e' un fine utopico, ma il fine, non poi cosi'
modesto, della responsabilita' per il futuro dell'uomo. (pp. 286-287,
conclusione del libro).



9. FUTURO. TOMMASO DI FRANCESCO: NETA E NIZAR

[Questo articolo abbiamo ripreso dal quotidiano "Il manifesto" del 17
ottobre 2002]

Non solo morte, carri armati e disperazione. Domenica 20 ottobre una donna
israeliana e un uomo palestinese (entrambi cari a questo giornale)
riceveranno un premio a Gradara (Urbino).

Neta Golan e Nizar Basim Fouad Kamal a Gradara (la rocca dell'amore negato
tra Paolo e Francesca) si sono sposati nell'ottobre del 2001. Riceveranno
la cittadinanza onoraria dal consiglio comunale convocato sulla pace in
Medioriente.

Saranno presenti tanti amici e compagni della "strana" coppia, come Luisa
Morgantini e Mauro Bulgarelli, verra' proiettato un film-reportage "Con la
Palestina negli occhi" di Action for peace, e Moni Ovadia portera' un
contributo-video.

Neta Golan, leader pacifista israeliana - ha partecipato con coraggio a
tante iniziative anche in Italia - oggi aspetta un figlio, una bambina.

Lei, Nizar e la bambina in arrivo testimoniano un'"altra" soluzione della
crisi mediorientale. Quella che piu' ci piace. Auguri, con affetto.



10. MONDO. MARINA FORTI: I SEGRETI DELLE CENTRALI NUCLEARI IN INDIA

[Anche questo articolo abbiamo estratto dal quotidiano "Il manifesto" del
17 ottobre 2002]

L'industria nucleare e' allergica a ogni notizia o considerazione che
riguardi la sicurezza. E' vero in tutto il mondo, ed e' vero in India, dove
sono in funzione 14 reattori elettronucleari. Nessuno ha mai sentito
parlare di incidenti o qualsivoglia problema nelle centrali nucleari
indiane. Ma i problemi ci sono, e l'ultima conferma viene da un breve
articolo del giornale americano "The Christian Science Monitor".

Vi si riferiscono alcune dichiarazioni di S. P. Sukhatme, presidente
dell'ente di controllo nucleare (Atomic Energy Regulatory Board). Quanto a
sicurezza, dice, la centrale Kakrapara Atomic Power Station (Kaps), presso
la citta' di Surat, nel cuore di una zona industriale dell'India
occidentale, e' la piu' sicura: ma aggiunge che i due reattori di quella
centrale disperdono tre volte piu' radioattivita' di quanto accettato dalle
norme internazionali. Ovvero: le altre centrali sono assai peggio. Il
signor Sukhatme riferisce di aver chiesto lo scorso febbraio alla Nuclear
Power Corporation of India - l'azienda statale costruttrice di centrali
nucleari - di mettere un riparo alle perdite di acqua contaminata da trizio
da numerosi reattori, per ridurre l'esposizione degli addetti. Sempre
quest'anno, l'ente di controllo ha ordinato la chiusura della piu' vecchia
centrale nucleare indiana, in Rajasthan, che ormai registrava continui
guasti alle turbine, aveva fessurazioni delle schermature, perdite alle
valvole di sfogo della pressione, perdite a tubature del sistema di
moderazione di calore. Un trabiccolo. Le ammissioni del signor Sukhatme
sono vaghi segnali, ma dovrebbero mettere in allarme.

Il fatto e' che il nucleare e' un tabu' nella politica indiana. Con
abbondanti giacimenti di uranio e buone capacita' tecniche, fin dagli anni
`50 l'India ha guardato all'energia atomica come mezzo per garantirsi
l'indipendenza energetica. Nehru, che si opponeva all'uso militare del
nucleare, sviluppo' invece la ricerca civile. I primi reattori
elettronucleari sono entrati in funzione nel 1969 e nel `72, americano il
primo (General Electric), canadese il secondo (un Candu, Canadian
Deuterium-Uranium). Dopo la prima esplosione nucleare condotta dall'India
nel `74 ("pacifica", disse allora Indira Gandhi) la cooperazione
occidentale fu interrotta, ma l'India ando' avanti da sola. Anche se non ha
raggiunto l'indipendenza energetica: i suoi reattori oggi producono circa
il 2% dell'energia consumata in India.

Dopo i test atomici del maggio `98 il governo indiano ha ipotizzato per la
prima volta di aprire le sue centrali nucleari civili a ispezioni dell'Aiea
(l'agenzia internazionale per l'energia atomica). Finora pero' sullo stato
della sicurezza delle centrali indiane sono emerse solo informazioni
episodiche. Forse l'allarme piu' circostanziato e' quello lanciato da un ex
capo dell'Atomic Energy Regulatory Board, Adinarayana Gopalakrishnan, che
aveva diretto l'ente di controllo tra il 1993 e il `96. nel gennaio `99
Golapakrishnan ha rivelato alla Far Eastern Economic Review una "catastrofe
sfiorata" in una centrale nucleare a 180 chilometri da New Delhi, la Narora
Atomic Power Station. Risale al 31 marzo del `93, quando scoppio' un
incendio nel generatore e poi il sistema di raffreddamento ando' fuori uso;
quella volta fu sfiorato il meltdown, la fusione del nocciolo del reattore
- in extremis i tecnici aprirono le valvole e inondarono il reattore di
acqua borata, soluzione usata per interrompere la reazione nucleare. Un
meltdown in una delle regioni piu' densamente abitate dell'India.

Gopalakrishnan ha precisato al settimanale di Hong Kong che quello di
Narora e' stato l'incidente piu' grave, ma non l'unico - prima di lasciare
la carica lui aveva compilato un elenco dettagliato di problemi da
risolvere nei sistemi di sicurezza. Ora il "Christian Science Monitor" cita
uno scienziato atomico indipendente, Dhirendra Sharma, che ha compilato una
lista basata sulle sue osservazioni: parla di circa 300 incidenti gravi
abbastanza da causare dispersioni di radioattivita' e danni fisici agli
addetti. Ma di tutto questo, ben poco arriva al pubblico.



11. ESPERIENZE: AUGUSTO CAVADI: LA SCUOLA DI FORMAZIONE ETICO-POLITICA
DEDICATA A GIOVANNI FALCONE

[Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi@lycos.com) per averci
messo a disposizione questo suo intervento apparso sull'edizione
palermitana del quotidiano "La repubblica" il 17 ottobre 2002. Augusto
Cavadi e' docente di filosofia, storia ed educazione civica, impegnato nel
movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora
a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e
che partecipano dellâimpegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per
meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino
1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili,
Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo
1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999;
Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus,
Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese
1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale,
Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare
ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, 2a ed.; Il vangelo e
la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A
scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze
didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato",
Palermo 1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza
cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain
fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo.
Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di
documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, 2a ed.; voce "Pedagogia"
nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia
Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio
della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi 2000; Le
ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001]

"Per non vedere la realta', lo struzzo infila la testa nel televisore",
afferma lo scrittore brasiliano Millor Fernandes. Ma chi non vuole
sottrarsi al diritto di capire, e al dovere d'intervenire, che spazi
incontra nella fase storica attuale?

I tradizionali luoghi d'incontro - e di confronto intellettuale - vanno
scomparendo inesorabilmente: chiudono le sezioni territoriali dei partiti,
nelle sedi dei sindacati ci si reca solo quando si ha bisogno di assistenza
privata, nelle parrocchie si torna a parlare prevalentemente di questioni
"interne" alla vita ecclesiale. Gli stessi "girotondi" sono preziosi piu'
per segnalare il livello dell'acqua che per contrastare le cause
dell'allagamento: in piazza si va per protestare, non per approfondire
analiticamente le questioni.

Da qui la necessita' di creare delle strutture permanenti in cui, senza
vincoli ideologici ne' confessionali, i cittadini possano crescere
nell'informazione, nella riflessione critica e nel dialogo sui grandi
interrogativi della politica.

Una di queste strutture, la Scuola di formazione etico-politica "Giovanni
Falcone" di Palermo, inaugura domani l'undicesimo anno sociale, nella sede
di via Notarbartolo 41, alle ore 17, con una prolusione di Curzio Maltese
(della redazione romana di "Repubblica") su "Informazione e democrazia in
Italia oggi". Dal giovedi' successivo, con cadenza settimanale, si
svolgeranno dalle 17,30 alle 19,30 i seminari di studio riservati agli
iscritti. I primi quattro incontri, dedicati al Fascismo in generale e in
Sicilia in particolare, sono stati affidati ad alcuni dei piu' esperti
studiosi del settore (Salvatore Lupo, Umberto Santino e Rosario
Mangiameli). La seconda serie di seminari riguarda il fenomeno della
globalizzazione e le strategie possibili per contrastarlo o - meglio - per
correggerlo: Alberto Sciortino, Luigi Cavallaro, Annibale Raineri, Tommaso
Cumbo, Giovanni Di Bendetto i relatori che si alterneranno.

Secondo la tradizione della Scuola, altri quattro incontri saranno
finalizzati alla conoscenza di religioni originariamente lontane nello
spazio ma sempre piu' presenti anche nel nostro contesto sociale: in
particolare sara' questa la volta, sotto la guida di Andrea Cozzo,
dell'induismo ("una religione con molti dei") e del buddismo ("una
religione con poco dio").

Chiude la programmazione il ciclo seminariale su "Etica e politica dai
Greci ad oggi" con relazioni di Augusto Cavadi (su Aristotele e Pascal) e
di Giacomo Vaiarelli (su Weber e Rawls).

Anche quest'anno la Scuola di formazione etico-politica prevede delle
attivita' decentrate in provincia. Una presentazione delle attivita', del
metodo e delle finalita' della Scuola e' in programma a Valledolmo nel
pomeriggio del 26 ottobre. Una serie di seminari, co-organizzati col Gruppo
Agesci Bagheria 2, partiranno dall'8 novembre al Teatro Branciforti di
Bagheria: fra gli altri, interventi di Enza Malatino (sul rapporto
genitori-figli), Silvana Saguto (sui diritti e la mafia), Rosario Giue' (su
chiesa e mondo).

Un'altra serie di seminari, co-organizzati con l'associazione Onls Peppino
Impastato, la domenica sera a partire dal 10 novembre, sono previsti nella
Biblioteca Comunale di Terrasini con relatori di diversa ispirazione, anche
esterni alla Scuola, come Salvo Vaccaro, Pietro Busetta e Vito Riggio.

Nel corso dell'anno sociale saranno presentati - e discussi con gli autori
- dei libri; saranno realizzati incontri pubblici sulla cultura a Palermo e
sul Terzo Settore; sara' organizzato un seminario sulla figura e l'opera di
don Pino Puglisi; sara' assegnata la terza targa "Giovanni Falcone"; sara',
infine, alla fine dell'agosto 2003, programmata la sesta convivenza estiva
su "Spiritualita' e politica".

Questa nutrita serie d'iniziative e' del tutto autofinanziata dai soci e
dai simpatizzanti dell'associazione di volontariato culturale: a
dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che anche nei periodi piu' bui la
creativita' degli spiriti liberi puo' sempre trovare qualche spiraglio per
non rassegnarsi.



12. RILETTURE. LAURA CONTI: AMBIENTE TERRA

Laura Conti, Ambiente Terra, Mondadori, Milano 1988, pp. 210. Un'utile
introduzione della grande studiosa e militante su "l'energia, la vita, la
storia".



13. RILETTURE. MERI FRANCO-LAO: TROVATORI DELL'AMERICA LATINA

Meri Franco-Lao, Trovatori dell'America Latina, Borla, Roma 1977, pp. 328.
Meri Lao presenta le figure e antologizza alcune delle piu' belle canzoni
di Atahualpa Yupanqui, Violeta Parra, Daniel Viglietti, Chico Buarque De
Hollanda, Silvio Rodriguez.



14. RILETTURE. ELENA GIANINI BELOTTI: DALLA PARTE DELLE BAMBINE

Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, Milano 1973,
1982, pp. 200. Un testo ormai classico su "l'influenza dei condizionamenti
sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita".



15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova
il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dellâambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dellâuomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio,
l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.



16. PER SAPERNE DI PIU'

* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org;
per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it

* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in
Italia: http://www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it

* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO



Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it



Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it



Numero 389 del 19 ottobre 2002