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La guerra come motore dell'economia



Pochi giorni fa, il direttore del Fondo Monetario Internazionale Horst 
Koehler, ha dichiarato che un'azione militare di durata limitata in Iraq, 
potrebbe avere un effetto positivo sull'economia mondiale, eliminando 
l'incertezza attuale.
Ecco svelata la vera ragione dell'accanimento contro l'Iraq: una bella 
guerra per risolvere i problemi economici, per risollevare le borse 
dall'incertezza del si "fa' o non si fa", e magari per passare alla storia 
come coloro che hanno combattuto il terrorismo.
Ma davvero la vita degli uomini non ha valore? L'economia deve sempre 
prevalere? Si programma la morte di migliaia di persone, con l'alibi di 
averle colpite accidentalmente, perche' il bersaglio era un altro, solo per 
acquistare un maggior controllo su una regione che puo' assicurare vantaggi 
economici.
La lotta al terrorismo internazionale nasconde interessi che nulla hanno a 
che fare con la Giustizia. Eppure proprio in nome della Giustizia si stanno 
cercando alleanze tra Stati che possano meglio giustificare una tragedia 
come la guerra.
Anche l'Italia vuole far parte dei giustizieri, spinta dalla paura di 
perdere amicizie che potrebbero tornare utili. Ma a volte e' proprio un 
rifiuto di complicita' a rafforzare l'amicizia. Certo questa scelta 
richiede una sapienza ormai rara.
La vera Giustizia imporrebbe di rendere innocuo Saddam Hussein, che non e' 
certo un modello di uomo giusto, senza imporre una guerra ad un popolo 
inerme. Le societa' civili che sanno solo ricorrere alla guerra come mezzo 
per risolvere i loro problemi, hanno ben poco di civile e molta strada da 
fare per diventare sapiens.
Ma se alla difesa della Giustizia sostituiamo la difesa del  Potere, allora 
la guerra e' proprio il giusto mezzo per uscirne vittoriosi. Ed e' quello 
che sta accadendo.