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Circa l'obbligo del crocefisso in luoghi pubblici
Inviamo il Comunicato Stampa congiunto dei
mensili Cem mondialità, Missionari Saveriani e Missione Oggi
del Centro Saveriano di animazione
missionaria (CSAM) dei Missionari saveriani di Brescia IN MERITO AL
DIBATTITO CIRCA LA PROPOSTA DI LEGGE SULL’OBBLIGO DEL CROCEFISSO NEI
LUOGHI PUBBLICI.
Giorgio Beretta
Ufficio Stampa dello CSAM
CEM
MONDIALITA’ - MISSIONE OGGI
- MISSIONARI SAVERIANI
COMUNICATO STAMPA
IN MERITO AL DIBATTITO CIRCA LA PROPOSTA DI
LEGGE
SULL’OBBLIGO DEL CROCEFISSO NEI LUOGHI PUBBLICI
Il recente dibattito attorno alla proposta di legge che intende rendere
obbligatoria l’esposizione del crocefisso nelle aule
scolastiche e in tutti gli uffici pubblici ci interpella direttamente
come riviste missionarie del Centro Saveriano di Animazione
Missionaria di Brescia (CSAM), promotore fin dagli anni settanta dei
valori della conoscenza, del dialogo e della convivialità tra le diverse
culture e religioni.
Non possiamo oggi esimerci dal manifestare la nostra contrarietà ad una
proposta che intende ridurre il simbolo religioso cristiano per
eccellenza ad un mero “simbolo della civiltà e della cultura”
dell’Italia e dell’Europa. La croce, lo ricorda San Paolo, è
“scandalo per i Giudei e stoltezza per i gentili” (1 Cor 1,23), ma
è simbolo di salvezza per tutti i credenti che la venerano nei
luoghi di culto riconoscendo in essa la manifestazione dell’amore divino.
Volerla presentare nei termini di “simbolo culturale” del
continente europeo, significa riesumare la logica di quell’antica e
tragica commistione tra potere e croce che ha segnato il periodo del
colonialismo europeo ai danni degli altri popoli. Un’alleanza dalla
quale, grazie al Concilio Vaticano II, abbiamo preso decisamente le
distanze: la croce, lo ribadiamo, è un simbolo religioso che
interpella tutte le coscienze in tutti i tempi e la si abbraccia nella
fede liberamente scelta.
Ci sembrano, perciò, particolarmente deplorevoli quelle motivazioni che
intendono evidenziare la funzione di “baluardo” della croce nei
confronti di altre religioni e di “difesa” dell’identità cattolica
del nostro paese. Si tratta chiaramente di un uso strumentale del simbolo
religioso con motivazioni che contrastano con i principi della
Costituzione italiana (Art. 3) e con il magistero del Concilio confluito
nel documento sulla libertà religiosa il quale chiede che “ovunque la
libertà religiosa sia munita di una efficace tutela giuridica” affinchè
“si instaurino e consolidino relazioni di concordia e di pace”
(Dignitatis Humanae 15d).
Come missionari siamo presenti in varie nazioni con tradizioni,
culture e religioni differenti dalla nostra e in tutti questi paesi ci
facciamo voce dei diritti alla libertà religiosa, alla laicità
dell’insegnamento scolastico, al pluralismo politico e al dialogo tra le
religioni anche in contesti in cui religioni diverse da quella ufficiale
sono osteggiate se non perseguitate. Coerentemente, in quelle nazioni e
in patria, intendiamo rifiutare ogni forma di privilegio a favore della
nostra religione e ribadire il principio della gratuità che caratterizza
l’insegnamento di Gesù: “Fate agli altri ciò che vorreste sia fatto a
voi”. E’ questa la “regola aurea” consegnataci dal Vangelo di
Matteo (Mt 7,12).
Non si vuole con questo sostenere che il rispetto dell’altro, della sua
diversa cultura e religione, implichi il disconoscimento o la sospensione
della propria. Si intende invece ricordare che la proposizione della
propria identità religiosa e culturale non deve mai essere ottenuta a
scapito di una miglior convivenza tra culture e fedi diverse e che anzi
ciascuna identità va promossa nel pieno rispetto di tutte per il bene
comune.
Riteniamo perciò urgente intensificare l’impegno per un’educazione
interculturale. Per questo rinnoviamo l’appello lanciato dal 41mo
Convegno del Centro Educazione alla Mondialità (CEM) “Educare
diversa-mente” (Viterbo, 24-29 agosto) al ministro dell'Istruzione
on. Letizia Moratti affinchè "riattivi la Commissione Ministeriale
per l'Educazione Interculturale che con l'entrata in vigore dell'attuale
governo non è stata più convocata, mentre è stata varata la legge
Bossi-Fini in materia di immigrazione che mal si concilia con la
prospettiva dell'interculturalità".
Seppur formalmente non sia stata sciolta, la Commissione ministeriale per
l'educazione interculturale è come se non esistesse più. Questo è grave
soprattutto nell'attuale momento storico nel quale le nostre scuole
devono affrontare quotidianamente le realtà dell'inserimento di oltre
150.000 bambini e ragazzi provenienti da diverse nazioni in uno scenario
dove culture differenti dalla nostra sono spesso presentate come matrici
di scontro invece che di incontro tra i popoli. Riattivare la commissione
in vista di percorsi formativi e programmi scolastici attenti alla nostra
e all’altrui identità culturale e religiosa ci sembra un passo
imprescindibile verso un’autentica convivialità di culture e religioni
nel nostro paese.
Brescia, 23 settembre 2002
I mensili
CEM MONDIALITA’
MISSIONE OGGI
MISSIONARI SAVERIANI