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Nanni Salio: l'impronta della Bossi-Fini




    A pochi giorni dall'entrata in vigore della legge Bossi-Fini 
sull'immigrazione ecco una bella riflessione di Nanni Salio pubblicata sul 
numero 7/2002 di Azione Nonviolenta.     Buona disobbedienza a tutti.

Pasquale Pugliese



L impronta della Bossi-Fini


Hai lasciato l impronta? Sì, ma quella& ecologica

A cura di Nanni Salio

Tutti ricordiamo l 11 settembre 2001: una data fatidica entrata 
prepotentemente nella storia. Ma pochssimi ricordano un altro 11 settembre, 
all inizio del secolo scorso! Era il 1906 e Gandhi decise di sfidare il 
governo boero lanciando una campagna di disobbedienza civile per protestare 
contro la ignominiosa legge che obbligava tutti gli immigrati indiani, 
turchi e arabi residenti in Sud Africa a munirsi di un certificato di 
identità, a fornire le impronte digitali e a farsi marchiare il corpo per 
poter essere facilmente identificabili . (Dennis Dalton, Gandhi, il 
Mahatma. Il potere della nonviolenza, ECIG, Genova 1998, p. 34). Per Gandhi 
la nuova legge non era soltanto discriminatoria ma profondamente umiliante, 
in quanto trattava gli indiani alla stregua dei criminali comuni . Ebbe 
così inizio la campagna di disobbedienza civile: gli indiani dovevano 
rifiutarsi di farsi registrare, anche a costo di essere arrestati.
Sembra che il pendolo della storia ci stia riportando ai tempi più bui dell 
umanità, quando imperavano razzismo, intolleranza, nazifascismo, guerra. In 
simili frangenti è importante trarre ispirazione da chi, prima di noi, con 
grande coraggio, intelligenza e creatività ha saputo affrontare situazioni 
estremamente difficili senza far ricorso ad altra violenza, ma suscitando 
il potere dal basso, il potere della nonviolenza. Diamo allora nuovamente 
la parola a Gandhi: Quello che ci apprestiamo ad attuare è un proposito 
molto importante, poiché la nostra stessa esistenza in Sud Africa dipende 
dalla sua totale osservanza . Egli insiste sul momento cruciale di quella 
scelta che doveva essere suggellata con un patto da non infrangere, con un 
giuramento: Se, dopo aver fatto questo giuramento, violassimo la nostra 
promessa, saremmo colpevoli di fronte a Dio a agli uomini . Ricordando 
quegli eventi, Gandhi li avrebbe definiti l avvento del satyagraha , il 
metodo di lotta nonviolenta col quale ci si propone di liberare dalle 
catene della violenza sia gli oppressori sia gli oppressi, sia i ricchi sia 
i poveri.
Dopo poco meno di un secolo da quegli eventi, nella civilissima e 
cattolicissima Italia un manipolo di signori e di signore della cosiddetta 
casa della libertà intende riproporre quella stessa norma liberticida in 
aperta violazione dei più elementari diritti umani. Oltre a coloro che sono 
apertamente d accordo, c è chi minimizza con argomenti del tipo l impronta 
digitale non è più razzista d una fotografia (Lorenzo Mondo, La Stampa, 2 
giugno 2002). Ma come è stata proposta è discriminatoria, tant è che sinora 
viene utilizzata solo per chi viene arrestato e va in carcere. Ed è uno dei 
tanti passi che si vanno compiendo verso forme di controllo da stato di 
polizia , che peraltro risulteranno palesemente inefficaci contro i veri 
problemi della criminalità organizzata e della legalità (mafie, camorra, 
tangentopoli, corruzione dei colletti bianchi , conflitti d interesse, 
ineleggibilità del premier, monopolio delle televisioni).
L unica impronta veramente importante che dovremmo cominciare 
sistematicamente a stimare e calcolare per ciascuno di noi è quella 
ecologica , ovvero il peso col quale passiamo la nostra breve esistenza su 
questo pianeta, sottraendo a molti altri esseri umani e non umani le 
risorse indispensabili semplicemente per vivere.
Se rientrassimo dentro i limiti della crescita , dentro i limiti della 
biosfera , se non rubassimo le risorse altrui e non intaccassimo così 
pesantemente il capitale naturale del nostro pianeta, contribuiremmo allo 
stesso tempo a risolvere anche il problema dal quale nasce la questione 
dell altra impronta, quella digitale. Riducendo la nostra impronta 
ecologica, aiuteremmo finalmente e concretamente le altre popolazioni a 
vivere dignitosamente nel proprio territorio senza doversi sottoporre ai 
ricatti e ai pericoli della gigantesca migrazione in corso.
Contro leggi ingiuste, Gandhi ci sprona a non aspettare, ad agire e a 
disobbedire attraverso campagne di disobbedienza civile nonviolenta prima 
che sia troppo tardi, come ci ricorda il monito, ahimè sempre più attuale, 
lanciato da Martin Niemoller durante il nazismo:

Essi vennero contro i comunisti
e io nulla obiettai
perché non ero comunista;
essi vennero contro i socialisti
e io nulla obiettai
perché non ero socialista
essi vennero contro i dirigenti sindacali
e io nulla obiettai perché non ero dirigente sindacale;
essi vennero contro gli ebrei
e io nulla obiettai
perché non ero ebreo;
essi vennero contro di me
e non era rimasto
nessuno a obiettare.

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La nonviolenza è il punto della tensione più profonda del sovvertimento di 
una società inadeguata.

Aldo Capitini

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