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Un altro 11 Settembre: questione di valori, non interessi.
Articolo pubblicato su "Il Domani" di Bologna
(http://www.bologna.ildomani.it) dell'11 Settembre 2002.
Un altro 11 Settembre: questione di valori, non interessi.
di Marco Trotta.
"Qui c'è stato il difetto di fondo. Non comprendere che anche la società ha
cose da dire ai governanti, che il rapporto tra società civile e politica
non si risolve solo nel momento della consultazione elettorale. Dopo la
fine del bipolarismo la politica si è spesso trasformata progressivamente
in tecnicismo, in amministrazione. La lotta per i valori si è spostata sul
piano degli interessi". Così Luciano Violante risponde, nella prefazione
alla relazione dell'Ulivo sui fatti del G8, a chi ha preteso trattare quasi
300 mila persone come una faccenda di ordine pubblico. Della stessa
prefazione non condivido molte altre considerazioni, ma da qui si può
partire, visto che ad un anno di distanza lo stesso Violante si è sentito
in dovere di chiedere scusa per un'assenza che scavava in questa
contraddizione. Una contraddizione che accomuna nelle premesse di un
rinnovato impegno sociale, tutti i movimenti (girotondi, sindacati, ecc.)
che oggi in piazza stanno ponendo soprattutto il nodo dei criteri di
rappresentanza democratica e delle scelte fatte nell'interesse collettivo.
Il movimento che si oppone alla globalizzazione neoliberista ha scelto di
parlarne in termini di diritti. Quali diritti in un quadro dove l'economia
globale determina flussi di potere e finanza che nessun organismo
democratico legittimamente eletto può verosimilmente governare solo nel
nome degli interessi collettivi? E quale collettività in un occidente dove
approdano flussi sempre più consistenti di esseri umani che cercano
condizioni di vita migliori e ai quali si nega proprio l'appartenenza ad
una comunità depositaria di diritti, a partire dal termine con il quale li
si definisce "clandestini"? Tutto questo ha messo in crisi lo stato di
diritto per come l'abbiamo conosciuto fino ad oggi. Una crisi che qui, come
altrove, sta alimentando da destra risposte moraleggianti e autoritarie con
preoccupante fervore dopo l'11 Settembre e che in Italia trova nel governo
Berlusconi un paradigma ed un'eccezione nei conflitti d'interesse. E' anche
per questo che la rincorsa del Polo delle libertà, per la sinistra "di
governo" è stata fatale nella misura in cui, dopo decenni di faticose
mutazioni cercando di formare una classe politica adatta alla
"governabilità", si è persa la sfida dei "valori" (e quindi dei diritti)
nell'era della globalizzazione. Le donne e gli uomini che oggi chiedono in
piazza un "mondo diverso possibile", lo fanno a partire da una doppia
negazione rispetto a questa concezione della politica ed ad un modello
economico che sta cercando si sussumere nella propria sfera di
valorizzazione commerciale e competizione globale, ogni altro ambito.
Considerazioni come quelle di D'Alema sul Corsera, che di dichiara
favorevole a leggi finanziarie inemendabili dal parlamento (mentre annuncia
la sua assenza il 14 per non disperdere "il patrimonio di credibilità e di
affidabilità che la classe dirigente di questo Paese ha accumulato dal 1992
al 2001") dimostrano che, in questo senso, c'è un movimento che in Italia è
più avanti della classe politica dirigente.
In questi giorni si è parlato molto di Bologna 2004 come sfida locale per
"riprendersi la città" e poi "il paese". E' evidente che con queste
premesse si andrebbe, forse, poco lontano da esperienze già viste e
soprattutto si farebbe finta di aver risolto le questioni poste con le
analisi della sconfitta nel '99. I movimenti per i diritti, il Social
Forum, i comitati antismog, i Celestini, hanno posto diverse emergenze
determinate dal programma di governo della giunta Guazzaloca che ha
peggiorato la qualità della vita a tutti i livelli. Per anni c'è stata una
sinistra che ha fatto della responsabilità di governo un mito inviolabile,
oggi i movimenti che si sono riuniti a Porto Alegre e che stanno
sperimentando sul locale forme di autogoverno e bilancio partecipativo,
hanno posto un'altra responsabilità: quella di nuovo municipio dove
inaugurare forme di cittadinanza che sappiano intercettare i bisogni e
l'impegno di una società che cambia e vuole mettere i valori della
sostenibilità, della solidarietà e della convivenza al centro del proprio
futuro. Sono esperienze che stanno dimostrando i primi frutti (il 5
Novembre a Empoli nascerà un primo network di amministratori) e dimostrano
in quale modo ripensare i diritti di cittadinanza e il rapporto con le
istituzioni. Gli scarsi risultati dei comitati "Bologna 2004" e certi
editoriali sulle "primarie", sono il campanello d'allarme di un'inversione
di rotta che dovrebbe partire subito, aprendo un dibattito nel territorio e
approfittando di tutte le occasioni. Questo 11 Settembre, il sindaco che fu
già fischiato lo scorso 2 Agosto manifestando la distanza tra cittadinanza
e autorità, inaugurerà un posto pubblico nel nome delle vittime delle Twin
Towers e mentre venti di guerra soffiano sull'Iraq. A Firenze, che a
Novembre sarà la sede di un Social Forum Europeo dove si parlerà di
un'altra Europa che non sia fondata solo sulla moneta unica e i patti di
stabilità, un pezzo della società civile ha organizzato la proiezione del
film "11 Settembre" di 11 registi, tra i quali Ken Loach, per parlare di
quei tragici fatti senza retorica. Le differenze e la scelta dei "valori"
per la città che vogliamo sono anche questi qui.
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