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L'impronta del governo



L'impronta del governo
di Yukari Saito, Kyodo News Service

Articolo pubblicato sul settimanale "Internazionale"
(n. 454 - 13/19 settembre 2002)

La nuova legge sull'immigrazione è fondata sulla paura dell'altro. Sbaglia 
bersaglio e non risolve i problemi.

Se fosse ancora viva, chissà cosa avrebbe detto la scrittrice Luce d'Eramo 
a proposito della nuova normativa sull'immigrazione. Me lo domandavo la 
notte dell'11 luglio, preparando un servizio sull'approvazione del disegno 
di legge al senato, arrivata in buona compagnia con il sì al rientro in 
Italia degli eredi maschi di casa Savoia (si vede che noi extracomunitari 
facciamo più paura dei reali antirepubblicani, per di più con qualche 
storia di omicidio alle spalle). Mi tornava in mente una frase dell'autrice 
di Deviazione, romanzo-analisi delle esperienze vissute nei campi di 
concentramento tedeschi: "Il nazismo è la forma istituzionale di una paura 
molto diffusa: la paura dell'altro". Disse così nel 1995 quando pubblicò un 
nuovo romanzo, Si prega di non disturbare, il cui protagonista era un 
giovane italiano neonazista. Mentre l'opposizione accusava la legge 
"razzista", aspettavo che qualcuno la definisse "nazista". Se la scrittrice 
fosse intervistata adesso, pensavo, forse avrebbe usato questo aggettivo. 
La nuova normativa significa sostanzialmente un "divieto di disturbo" 
imposto solo agli stranieri che vengono classificati come Untermensch, 
subumani. E anche agli italiani viene negato il diritto di considerarli 
loro simili.

Tuttavia la neonata legge potrebbe non rispondere alle grandi aspettative 
dei suoi progenitori, malgrado la loro devozione. Nelle ultime settimane 
gli italiani sembrano più disturbati da queste norme che dagli 
extracomunitari. Il principale guastafeste è stato la generosità 
tipicamente italiana di quei cittadini che hanno voluto consegnare le 
proprie impronte digitali in segno di protesta. Le autorità ora dovranno 
sbrigarsi per sottoporre tutti i bravi cittadini italiani ai rilievi 
fotodattiloscopici (chiamandoli così si perde anche il tono poliziesco, 
sembra quasi un'operazione artistica). Quindi niente uso di inchiostro 
nero? È quello che si sostiene sul sito del ministero. Comunque il divide 
et impera non è del tutto riuscito.

A proposito dell'introduzione dei "rilievi", Claudio Scajola, allora 
ministro dell'interno, ha sostenuto che le persone "per bene" non avrebbero 
avuto nulla da temere. In effetti nell'epoca dei capelli tinti e del 
lifting, le tradizionali foto potrebbero risultare poco attendibili. Forse, 
per calmare gli animi, bastava che il ministro proponesse di dimostrare di 
essere "per bene" lui stesso, invitando i membri del governo e le forze 
dell'ordine a seguire il suo esempio.

Berlusconi noglobal

Il numero reale degli immigrati, regolari e no, invece, ha sbagliato i 
tempi. Pare che sia già calato l'anno scorso, stando ai dati statistici del 
ministero dell'interno. E non dipenderà tanto dalla volontà dei singoli 
migranti che la legge vuole dissuadere, quanto dal mercato mondiale, dalla 
politica estera, dalla salute del pianeta Terra, nonché dalle 
organizzazioni criminali e dallo stile di vita degli italiani. Il 
presidente del consiglio si sarebbe risparmiato un bel po' di attacchi 
dell'opposizione se avesse ricordato ai suoi collaboratori insofferenti 
verso gli immigrati che anche qui comanda il mercato. Avrebbe potuto dire a 
Bossi che, se voleva davvero salvare la Padania dall'invasione degli 
extracomunitari, gli conveniva educare la sua gente a una vita più sobria e 
incentivare l'acquisto dei prodotti locali e del commercio equo e solidale 
anziché la roba delle multinazionali, cioè seguire i consigli dei 
cosiddetti noglobal.

Questo avrebbe consentito a molti extracomunitari di rimanere nel proprio 
paese lavorando per sé. Lo stesso Berlusconi, approfittando del suo lungo 
interim, potrebbe fare molto per fermare il fenomeno dell'immigrazione: 
ridurre il debito dei paesi poveri, evitare le guerre che creano profughi, 
frenare i cambiamenti climatici, convincendo anche l'amico George W. 
Speriamo che, prima o poi, il governo si accorga di aver sbagliato 
bersaglio e che non badi troppo a eventuali conflitti d'interesse.

Yukari Saito

Yukari Saito è una giornalista giapponese che scrive di cultura e politica 
italiane per l'agenzia di stampa Kyodo News Service e, tra gli altri, per 
il settimanale Shukan Kinyobi. Nata nel 1959, è in Italia dal 1984.