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[Centomovimenti News] Numero 1



Numero 1

sabato 7 settembre 2002

Una nota dal webmaster

Cari amici iscritti alla nostra newsletter,
chi frequenta quotidianamente internet sa benissimo che purtroppo sul web
non ci sono solamente utenti "perbene" ma anche personaggi  che dedicano il
loro tempo a cercare di arrecare danno agli altri utenti.
Da sempre ci si divide tra chi li identifica in soggetti psichicamente
perversi e chi invece pensa a semplici mercenari che vendono le loro
capacità tecniche a chi ha interesse a danneggiare un'azienda o una
qualsiasi comunità di persone che realizza un sito web.
Anche noi, per la seconda volta in una settimana, siamo stati oggetto delle
"attenzioni" di qualcuno che si è divertito ad entrare nel nostro server
bloccandolo con un'azione che in gergo tecnico viene definita "mail
bombing".
In parole povere il suo attacco ha bloccato il nostro server di posta
elettronica impedendoci di inviare la newsletter di ieri (venerdì).
Pazienza!
Ci ha fatto perdere ore di sonno e ore di lavoro, ma la newsletter parte lo
stesso oggi.
E partirà domani, partirà tutti i giorni, a costo di non dormirci più la
notte e di fare i turni per fronteggiare quella che, non trovo altre parole
per definirla, è semplicemente l'opera di uno o più delinquenti. Senza
altre aggettivazioni che francamente darebbero loro solo una apparente
"giustificazione" che non meritano neanche.
Buona lettura, dunque!

Giovanni Pecora


AVVISO IMPORTANTE!

Considerato l'altissimo numero di adesioni già pervenute per la
manifestazione del 14 settembre a Roma il comitato organizzatore ha deciso
di spostare il luogo della manifestazione da Piazza del Popolo a
PIAZZA SAN GIOVANNI

La nuova destinazione, ed il conseguente adeguamento di strutture e costi,
implica per tutti noi una moltiplicazione degli sforzi per cercare, con
ottimismo e fiducia, di raggiungere un numero ancora più imponente di
partecipanti.
Uno strumento di coinvolgimento molto importante sarebbe quello di
consigliare a tutti i nostri amici e conoscenti l'iscrizione a questa
newsletter.


In questo numero:
- Andrea Camilleri: Perchè parteciperò alla manifestazione
del 14 settembre
- L'appello di Gianfranco Bettin per la manifestazione
- Bananas: la rubrica quotidiana di Marco Travaglio




Perchè parteciperò alla manifestazione del 14 settembre (di Andrea Camilleri)

 Con una tuta blu da jogging, circondato dai suoi membri del gabinetto in
giacca e cravatta, Berlusconi, al termine del Consiglio dei ministri, ha
dichiarato alla stampa che la proposta di legge Cirami è prioritaria e va
approvata al più presto possibile. Apro una parentesi. Perché Berlusconi
ama farsi vedere in tuta da jogging anche quando non dovrebbe, per un
minimo di rispetto verso ciò che rappresenta e i suoi stessi elettori?
Sappiamo le conseguenze di questa sua forsennata mania su coloro che gli
stanno attorno per sudditanza, rovinose cadute, crolli fisici, infarti
sfiorati e via di seguito, ma non conosciamo le ragioni che questa mania
hanno provocato. Io vorrei portare un mio modesto contributo: penso che
Berlusconi, conoscendosi meglio di ogni altro, tenti di scappare da se
stesso. Senza naturalmente riuscirci. Qualche ministro, a vederlo conciato
in tuta, ha avuto un'atterrita premonizione: vuoi vedere - si è detto - che
ai prossimi Consigli dovremo presentarci tutti in felpa e fare dieci giri
di tavolo al galoppo ogni mezz'ora? Chiusa la parentesi.
Con questa dichiarazione, Berlusconi ha fatto due cose: ha gettato la
maschera e ha voluto fare un gesto di sfida. Dando la priorità alla legge
Cirami rispetto alle vere priorità (economia allo sfacelo, sanità allo
sbando, scuola nel caos, conti pubblici alla deriva, inflazione in salita,
disoccupazione al Sud in aumento), egli vuole salvare se stesso e i suoi
più fidati amici dai processi che li vedono coinvolti. È cosa risaputa. La
prima azione che faranno i suoi avvocati-deputati, una volta approvata
questa legge, sarà quella di ricorrere al legittimo sospetto contro i
giudici di Milano e di Palermo. E così guadagneranno tempo fino alla
prescrizione del reato. Berlusconi è un recordman in fatto di prescrizioni.
Il gesto di sfida poi è un gesto d'arroganza: con quella frase Berlusconi
ordina ai suoi e agli alleati, che non hanno più dignità, di votare la
legge ad ogni costo facendo leva sui numeri, vale a dire sulla stragrande
maggioranza di yesmen alla Camera e al Senato. E l'opposizione non potrà
fare nulla se non coraggiosamente, ma vanamente, cercare di contrastare la
preponderanza numerica degli avversari.
Finito il Consiglio dei ministri, Berlusconi ha indossato giacca e cravatta
ed è volato all'informale riunione dei ministri degli Esteri europei dove
si è affrettato a dichiarare che firmerà un patto bilaterale con gli Usa in
controtendenza all'Ue: con questo patto bilaterale, i soldati americani che
commetteranno eventuali atrocità in territorio italiano non saranno
sottoposti al giudizio del tribunale internazionale, ma godranno, in
Italia, dell'impunità. In parole povere, gli Stati Uniti possono
comportarsi nel nostro paese come in una colonia. A Berlusconi non
interessa nulla che gli altri paesi europei abbiano diverso convincimento,
lui preferisce allinearsi con Israele, la Romania e Timor-Est, perché ogni
idea di tribunale e di giustizia lo sconvolge, gli fa alzare la pressione,
non lo fa dormire la notte, gli fa cadere i pochi capelli che gli restano e
gli aumenta le rughe invano nascoste dal fondotinta. La giustizia, per
Berlusconi, è come il panno rosso per il toro. Quest'uomo rappresenta un
autentico pericolo per l'Italia e l'Europa.
Ecco perché sarò presente alla manifestazione del 14 settembre. E accanto a
me, naturalmente, ci sarà il commissario Salvo Montalbano. Mi piacerebbe
molto se, tra la folla, egli potesse riconoscere tanti dei suoi lettori.

Andrea Camilleri






L'appello di Gianfranco Bettin per la manifestazione

 Così tanti da non poter fare nemmeno un girotondo. Così Fede e qualcun
altro (perfino nel centrosinistra) saranno contenti: neanche un girotondo.
Sarà possibile se il 14 settembre arriverà a Roma, e da Roma in piazza del
Popolo, anche solo una piccola parte di tutti coloro che non ne possono più
di assistere inerti al degrado della nostra vita civile, all'assalto alle
istituzioni per appaltarle al partito-azienda e alle sue filiali e ai suoi
stallieri (a volte anche ai suoi pushers), e perfino - udite udite: e si
oda anche il silenzio basito di D'Amato in queste settimane di fronte ai
capolavori dei suoi protetti - perfino all'incancrenirsi dei vizi e delle
distorsioni strutturali nel sistema economico che si era appena
incominciato a superare. O anche, semplicemente, se verrà a Roma anche solo
una parte di coloro che non ne possono più di farsi rappresentare
nell'universo mondo da una macchietta di Presidente del Consiglio, uno che
è un incrocio tra Galliani e Dell'Utri, non so se mi spiego.
Se saremo così tanti, non si potrà, appunto, fare nemmeno un girotondo.
Così saranno serviti coloro i quali un giorno sì e un giorno pure
ironizzano sull'infantilismo e sul candore da Biancaneve dell'originale
forma di lotta (si, è una forma di lotta). Magari costoro preferiscono il
nero profondo del black bloc: più facile usarlo per spaventare la gente e,
soprattutto, quei "moderati" che l'estremismo, l'affarismo e
l'autoreferenzialità berlusconiani ha reso inquieti e, nella scorsa
"primavera dei movimenti", disponibili a cambiare posizioni e opinioni.
Di questa efficacia dei girotondi, di questa loro capacità di sfondamento
nello stesso elettorato di centrodestra, i più consapevoli sono proprio gli
uomini e i servi e i megafoni del Cavaliere. Per tutti costoro, i girotondi
assomigliano assai più ai giri degli indiani attorno al quadrato del
generale Custer a Little Big Horn. In questo, sono davvero più lucidi di
certi strateghi napoleonici del centrosinistra, che continuano a ironizzare
e, naturalmente, a dire che "ci vuole ben altro". Ma questo ha a che fare
con un'altra partita, tutta dentro il centrosinistra, tutta interna allo
sforzo di rinnovarne non solo e non tanto le elité politiche quanto, e ben
di più, le forme di comunicazione e di espressione, la capacità di
rappresentanza del più vasto e ricco universo dell'Italia non
berlusconiana. Ma, appunto, è un discorso che si potrà fare in seguito.
Dopo piazza del Popolo.
Se posso aggiungere una cosa, vorrei ricordare che un altro girotondo, una
cosa mai vista in quella città, si è svolto domenica primo settembre a
Treviso per festeggiare la vittoria degli immigrati che occupavano il
sagrato del Duomo e per contestare il razzismo del sindaco leghista
Gentilini, con la partecipazione di centinaia di persone. Quel girotondo ha
convocato per domenica 15 settembre, in concomitanza col Padania Day di
Bossi che si terrà a Venezia, lo "Humanity Day" antirazzista che si terrà a
Treviso. Saremo in tanti, sabato 14, Roma. Venite in tanti, il giorno dopo,
a Treviso.

Gianfranco Bettin






BANANAS rubrica quotidiana a cura di Marco Travaglio

Un eroe dei nostri tempi

 "Non ho compreso bene le ragioni per cui della mia legge si debba occupare
anche la Commissione Affari costituzionali. Che c'entra la Costituzione?".
Melchiorre Cirami, il terzo re magio del presepe berlusconiano dopo
Baldassarre e Gasparri, è passato dal giusto orgoglio per aver dato il suo
nome alla legge salvasilvio alla comprensibile prostrazione per un
illegittimo sospetto che circola sul suo conto: aver partorito una norma
incostituzionale. I suoi colleghi magistrati (quelli veri) lo ripetono da
due mesi, ma ora lo dicono anche il Quirinale, Marco Follini del Ccd (il
partito di Cirami) e persino Filippo Mancuso: non si può sospendere
automaticamente ogni processo per 6 mesi appena un avvocato salta su
invocando la legittima suspicione. Nel 1996, infatti, per sbloccare il
processo Enimont paralizzato da un'analoga richiesta dei difensori di
Craxi, la Consulta stabilì che quella paralisi era incostituzionale.


Riproporla per legge oggi, infischiandosi di quella pronuncia, sarebbe
troppo persino per la Casa delle Libertà. Ma non per Cirami: "Mi chiedo -
dice alla Stampa - se Follini abbia fatto studi giurisprudenziali". Un
attacco indiretto anche al ministro Castelli, laureato in ingegneria
elettronica? No, l'apparenza non deve ingannare. Melchiorre, come tutti i
giureconsulti di scuola giustinianea, bisogna saperlo leggere tra le righe.
Quando domanda "che c'entra la mia legge con la Costituzione?" non fa altro
che confessare. Con la Costituzione non c'entra nulla. Infatti è
incostituzionale.

Marco Travaglio

Appuntamento a domani!


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