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oh! Babilonia
Un anno vissuto pericolosamente
di lanfranco caminiti [lanfranco@apolis.com]
La palla di fuoco, e ceneri e lapilli, che l'11 settembre ha colpito New
York e Washington è ancora impressa nei nostri occhi. Come statue di
sale siamo rimasti da allora guardando il fumo e il bitume che
avvolgevano ogni cosa. Lo racconteremo ai nostri figli e ai figli dei
nostri figli, fino alla millesima generazione. Ma Sodoma e Gomorra non
sono state distrutte: le torri di Babele, simbolo d'uno smisurato
orgoglio umano, sono cadute ma ciò non ha comportato la dispersione
delle genti, confuse da più linguaggi. Sodoma è viva.
Il dio geloso e vendicativo invocato da bin Laden non ha compiuto il
terribile prodigio di far vincere i santi profeti e le schiere di angeli
vendicatori e sacri guerrieri venuti dal cielo. Le scritture sono
smentite. Armageddon è rinviato. Almeno per ora.
Per fortuna. Si dirà che la jihad è lunga, ma noi si vive quel poco che
c'è concesso. Il mondo ha bisogno di temperanza.
Anche il dio Mammona ha fallito: il liberismo è una menzogna. Ci hanno
imbrogliato. Benché i suoi sacerdoti citino a ogni piè sospinto le
parole dei loro patriarchi, Smith e von Hayek, Popper e Friedman, e
nominino invano il mercato, il liberismo s'è dimostrato solo una sordida
truffa, ordita da peccatori pieni di vanità e pronti a ogni falsa
testimonianza. Dovrebbero essere lapidati, ma andranno liberi e chi ha
creduto in loro non sarà risarcito. Il vitello d'oro è spezzato, fuso,
ma ecco pronti altri idoli da adorare.
Leviathan e Behemoth [lo Stato e la guerra] sono le bestie immonde che
erano state scacciate ma che si è ora disposti a riprendere con sé. A
affidare loro la propria salvezza. A costo di precipitare nello Sheol,
all'inferno. Il Faraone arma i suoi soldati e li invia a occupare terre
lontane e manda i suoi scribi ovunque a raccogliere tasse e esigere
tributi da accumulare: gli schiavi sono ancora più sfruttati e le loro
razioni quotidiane ancora più ridotte. La carestia incombe.
Qué se vayan todos
Così è passato ancora un anno per la nostra moltitudine. Le nostre tribù
sono ormai numerose e forti, piene di giovani gagliardi e di saggi
canuti d'esperienza: ma esse rivaleggiano per primeggiare e i nostri
capi sono spesso in conflitto gli uni con gli altri, attenti solo alla
propria vigna e timorosi d'ogni cosa e impauriti. Sono privi di fede
sicura. Peregriniamo nel deserto tra innumerevoli affanni. Lo scoramento
alberga spesso nei nostri cuori. E il Signore disse a Mosè: "Io vedo
bene che questa moltitudine è un popolo di dura cervice" [Esodo, 32, 9].
Così, invece di trarre fuori dall'Egitto il suo popolo prediletto, Iddio
- paziente e spazientito - ha cambiato le cose. Ha volto lo sguardo
altrove, verso altri figli, verso le terre australi. Ha edificato
un'altra prova. E mentre le dieci piaghe colpiscono il Mondo nuovo,
l'Argentina, e le cavallette dell'inflazione mangiano ogni cosa, e i
primogeniti vengono colpiti nell'inazione della mancanza di lavoro, e le
donne diventano sterili per non partorire figli in un mondo così triste
[le loro madri e altre madri come loro avevano perduto figli maschi e
figlie femmine nell'età del loro splendore, passati a fil di spada o
affogati in una notte di massacro voluto da militari d'un paese vicino,
proprio un altro 11 settembre, trent'anni prima], la voce della
moltitudine cambia tono e registro: qué se vayan todos.
Non più la fuga dall'Egitto, verso la terra promessa, verso la libertà.
No, qué se vayan todos. Andate via tutti, voi potenti. E' al Faraone e
ai suoi maghi e ai suoi soldati che tocca in sorte la fuga, andate via
tutti. Noi si resta qui, è qui la terra promessa. Basta coi falsi
profeti: il nostro destino sia nelle nostre mani.
Le scritture sono smentite di nuovo. L'esodo sarà al contrario. Sembra
niente, ma è quasi tutto: cambia il posto del sole e della terra. Questa
nuova voce s'è sparsa nel mondo come un soffio di speranza. E' arrivata
sin qui. Dal Mondo nuovo.
Una nuova alleanza
Settanta saggi presto si riuniranno. Essi faranno una grande assise in
tondo e daranno giustizia al popolo e guideranno la nostra moltitudine e
regoleranno i nostri conflitti e staranno attenti che la nostra vita
segua le regole: a chi raccoglierà molto non gliene avanzerà e a chi
raccoglierà poco non gliene mancherà: ognuno raccoglierà quanto gli
bisogna per il suo sostentamento. Sembra poco, ma è infinito. Come il
salario sociale garantito.
I migliori artisti e i più bravi artigiani, con il concorso di tutti,
edificheranno l'Arca, dove verranno conservate le nostre leggi: e tutti
potranno leggerle.
- Avrai la giusta mercede per il tuo lavoro. E' un tuo diritto.
- Riposerai nel periodo sabbatico, migliorando il tuo spirito e la tua
conoscenza. E' un tuo diritto.
- Ti sarà garantito il cibo e quanto ti occorrerà per il tuo onore e la
tua dignità. Coopererai e la scarsità verrà allontanata. E' un tuo
diritto.
- Sarai curato se qualunque malattia ti colpirà. E' un tuo diritto.
- Avrai una tua terra, e l'acqua e le sementi per coltivarla e renderla
fertile. Avrai una tua casa. Sarai felice. E' un tuo diritto.
- Non speculerai e non chiederai interesse esoso. Regola i tuoi
interessi. Non cumulerai troppe cariche, perché nessuno può portare
troppi fardelli. E' un tuo dovere.
- Non parlerai con lingua biforcuta, dirai la verità e non scriverai o
testimonierai falsità. E' un tuo dovere.
- Non corromperai i giudici. E' un tuo dovere.
- Accoglierai lo straniero come un fratello e, se lo vorrà, egli
osserverà le tue leggi e godrà dei tuoi stessi benefici. E' un tuo
dovere.
- Non avrai nazione e bandiera, non aggredirai altri popoli perché solo
di dio è il mondo [di nessuno è il mondo], ma governerai la tua terra.
E' un tuo diritto. Ogni decisione sia trasparente e presa con il
concorso di tutti. Il mondo ti è stato donato: abbine cura. E' un tuo
dovere.
Così è scritto.
Oh! Babilonia
Il piccolo re che ci comanda e i suoi maghi, capaci di trasformare ogni
verga in biscione, di colorare di rosso tutte le acque, di far gracidare
le rane ovunque fin dentro le nostre soglie, sembrano ben saldi nel loro
potere. Anch'egli, come Faraone, è disposto a tutto pur di non perdere
il suo potere e i suoi privilegi. Sembrano tigri, ma sono tigri di
carta, guappe 'e cartone. Saldo il nostro cuore, ma va usata la
prudenza. Solo una nuova alleanza tra antiche e più recenti sapienze
può rinnovare e moltiplicare la nostra forza. Una nuova alleanza tra
chi pota la vite e chi fonde il ferro, tra chi semina la terra e chi
interroga le stelle, tra chi cava il granito e chi misura il mare con la
rete delle nostre barche, tra chi cesella monili per la bellezza delle
nostre donne e chi registra quanto accade perché chi viene dopo di noi
sappia. Ogni tribù, ogni suo capo di migliaia, di centinaia, di decine
potrà mantenere i suoi colori; ogni sapienza sarà distinta e ogni
decisione sarà presa con il concorso di tutti. Questa nuova Alleanza
marcerà presto in Babilonia: poi, in ogni contrada, in ogni città, in
ogni paese, con i suoi tamburi e i suoi strumenti a corda, con i suoi
canti e i suoi balli, con le sue insegne e i suoi nastri colorati. Ogni
uomo e ogni donna lotteranno per la giusta mercede, per il riposo, per
il cibo, per la salute, per la terra, per la casa, per la conoscenza.
Discuteranno in tondo e accoglieranno ogni straniero come un fratello
perché con loro discuta e decida. Non alzeranno il braccio contro il
nemico ma sapranno difendersi. Non obbediranno alle leggi del piccolo re
e del Faraone, perché commetterebbero peccato e diventerebbero impuri.
Governeranno il mondo e ne avranno cura. Perché così è scritto.
Roma, 2 settembre 2002