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ISRAELE, NUOVA CONDANNA PER RISERVISTA "OBIETTORE"



Fonte: www.misna.org

MIDDLE EAST, 13 GIU 2002 (1:32)

ISRAELE, NUOVA CONDANNA PER RISERVISTA "OBIETTORE" CONTRARIO ALLA VIOLENZA 
NEI TERRITORI PALESTINESI (STANDARD, PEACE/JUSTICE) Da mesi ormai il "no" 
alla violenza di Israele contro i palestinesi nei Territori occupati arriva 
anche dall’interno dell’esercito. Le voci del dissenso irrompono con sempre 
maggior frequenza, soprattutto tra i riservisti. La disobbedienza civile si 
manifesta di fronte all’ordine di prestare servizio a Gaza o in 
Cisgiordania. Ma la magistratura militare dello Stato ebraico non accetta 
il "rifiuto", che si paga con la detenzione in carcere. L’ultima condanna è 
arrivata oggi. David Sonnenstein, ufficiale dei paracadutisti, dovrà 
scontare 35 giorni di reclusione. Solo pochi giorni fa, un altro 
‘obiettore’ aveva ricevuta un’analoga condanna. La rivolta pacifica degli 
"dissidenti" è scoppiata all’inizio dell’anno. Stanchi di dover prestare 
servizio nei territori palestinesi, 467 riservisti sottoscrissero un 
manifesto di disobbedienza per dire basta alle violenze di Tsahal, 
l’esercito di Israele, contro i civili palestinesi. Non è un rifiuto totale 
alla chiamata periodica alle armi cui sono sottoposti i cittadini 
israeliani. No, l’obiezione è la denuncia contro l’atteggiamento e la 
politica di Israele verso i Territori. Lo Stato, sostengono i firmatari 
dell’appello, può essere servito altrove ma senza dover puntare le armi 
contro i ragazzini palestinesi che scagliano sassi in direzione dei 
militari di guardia al check point. Molti riservisti, in realtà, conducono 
questa protesta non solo per posizioni antimilitariste, ma anche per 
questioni personali e famigliari. Nell’aprile del 2001 il sergente 
riservista Yishai Rosen-Zvi fu arrestato perché si rifiutava di andare 
nella zona di Nablus, dove i suoi superiori lo avevano destinato. "Non 
prenderò parte all'assedio deciso contro centinaia di migliaia di persone, 
tra cui donne e bambini, non farò in modo che popolazioni di interi 
villaggi muoiano di fame", furono le parole di Rosen-Zvi. Ma c’è chi dice 
no da almeno vent’anni, tra le fila dell'esercito israeliano, come 
l’associazione "Iesh Gvul" (C'è un limite), nata nel 1982 per reagire ai 
massacri perpetrati dai militari dello Stato ebraico, guidato dall’allora 
generale Ariel Sharon, nei campi profughi palestinesi in Libano. (EB)