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cokeria di Taranto: comunicato di PeaceLink sul recente intervento della magistratura
Comunicato stampa
PeaceLink esprime soddisfazione per il provvedimento con il quale la
magistratura di Taranto ha ordinato all'Ilva di tagliare di un terzo le
emissioni inquinanti della cokeria. Si dovrebbero così neutralizzare le
emissioni cancerogene delle batterie 3-4-5-6 che sono state riconosciute
fuori norma. Il cerchio sembra chiudersi con una decisione logica, coerente
e applicativa della legge dopo che il tavolo regionale presieduto dal
presidente Fitto aveva dato all'Ilva alcuni anni di tempo per mettersi in
regola tacendo tuttavia sulla necessità di fermate subito le emissioni
nocive delle batterie fuori legge. PeaceLink aveva scritto al sindaco
sollevando questa anomalia e ora la Procura della Repubblica vi pone
rimedio dopo aver letto i dati allarmanti dell'apposita perizia sugli
impianti della cokeria commissionata un anno fa. Sono emersi dati
incredibili come ed esempio il picco di 170.000 mg/mc di benzene del 12
dicembre 2001. Simili picchi sono un vero e proprio attentato alla salute
dei lavoratori: anche una sola significativa inalazione di benzene può
essere sufficiente a contrarre un tumore. La Magistratura ha di fatto
svolto un ruolo di supplenza rispetto ai delegati sindacali per la
sicurezza che in questi anni non hanno reso noti (o chiesto con forza e
pubblicamente) i dati degli inquinanti che minacciano la salute dei
lavoratori e dei cittadini, pur disponendo per legge del diritto di accesso
a tali informazioni. E' auspicabile a questo punto che le forze sindacali
partano dai dati di questa perizia per chiedere a gran voce all'Ilva il
rispetto delle norme a difesa della salute e un monitoraggio continuo di
cui i lavoratori siano informati e partecipi.
Nel frattempo PeaceLink ha preso contatti con i tecnici del Comune di
Taranto per sollecitare la realizzazione di un apposito progetto che - se
applicato - consentirebbe un monitoraggio della città in più punti tramite
rilevatori collocati sui bus e collegati con il sistema satellitare GPS.
Questa strategia di monitoraggio permetterebbe di tracciare una mappa
dettagliata dell'inquinamento urbano e un'analisi ora per ora della qualità
dell'aria. L'ingegnere Michele Mirelli - nel colloquio - ha inoltre
specificato che ha intenzione di portare su Internet tali dati. PeaceLink
ha sollecitato un'analisi del benzoapirene (un veleno killer che fuoriesce
anche dalla cokeria) separata dal totale degli IPA (Idrocarburi Policiclici
Aromatici) al fine di rintracciare in città l'"impronta" dell'inquinamento
industriale. Se ciò si realizzasse saremmo in presenza dell'avvio di quella
banca dati on line che le associazioni ambientaliste avevano richiesto e
che il Consiglio Comunale aveva approvato un anno fa.
Nel complesso - dopo la sterzata della Magistratura - siamo in presenza di
un quadro nuovo e PeaceLink intende esprimere un ringraziamento al
Procuratore della Repubblica, al pool di magistrati e di esperti che hanno
promosso e realizzato questa lunga e laboriosa indagine.
Ma il solo intervento della Magistratura non basta. Spetta alle forze
politiche e sindacali non rimanere alla finestra a guardare. Chiediamo che
esse agiscano CONCRETAMENTE perché la città e l'area industriale si doti di
un adeguato sistema di monitoraggio analitico di tutti gli inquinanti
pericolosi, sollecitando il Presidio Multizonale di Prevenzione ad
un'azione di rilevamento dettagliato e continuo dei dati. Più precisamente
chiediamo che il Consiglio Comunale si faccia comunicare dal dottor Virtù
(responsabile del PMP) i dati dell'inquinamento cancerogeno dell'Ilva. Noi
quei dati non li abbiamo mai visti e, chiedendoli a politici o sindacalisti
o responsabili istituzionali, ci siamo accorti che neppure loro li
conoscono: Taranto in questo settore vive nel buio dell'informazione. I
giornalisti pubblicano dati sull'inquinamento industriale solo quando vi
sono perizie della Magistratura. Mai abbiamo potuto leggere sulla stampa
una significativa rassegna dei dati raccolti dal PMP.
Anziché perdersi in polemiche di parole, chiediamo che - dopo lo "scossone"
di questa perizia della Magistratura - i consiglieri comunali di destra e
di sinistra diano avvio alla realizzazione della banca dati on line che un
anno fa approvarono per il monitoraggio dell'inquinamento industriale.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
Taranto, 5 maggio 2002
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allegato
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Si riporta le lettera inviata al Sindaco dopo l'accordo regionale sulla cokeria
Gentilissima dottoressa Rossana Di Bello,
con grande attenzione e interesse ho letto che è stato firmato l’accordo
con cui Riva si impegna a rifare le batterie 3-4-5-6 della cokeria di
Taranto, dato che attualmente sono fuori norma e sono fonte di inquinamento
cancerogeno. E’ evidente che senza la mobilitazione della città nulla
sarebbe stato ottenuto.
Sento puzza di bruciato quando leggo che le ordinanze avrebbero ritardato
l’accordo e che sindacalisti forti e coraggiosi sarebbero stati capaci di
imporre a Riva questo accordo senza ordinanze.
Come pure sento puzza di bruciato nell’accordo stesso: la puzza, gentile
sindaco, deriva dal fetore cancerogeno di quelle batterie non spente. Un
carrozziere che inquina con la sua vernice deve mettersi in regola o chiude
subito, Riva può siglare un accordo e fino al dicembre 2004 (se tutto va
bene) può far puzza. Puzza e cancro. Mi sbaglio?
Per il bene della città vorrei tanto aver torto su tale questione, vorrei
che qualcuno mi spiegasse che sono un ignorante e un superficiale che non
conosce i dettagli dell’accordo.
Pertanto vorrei poter disporre del testo dell’accordo e delle quattro
ordinanze al fine di poter esprimere, sottoponendo la documentazione ad un
qualificato gruppo di studio, un parere veramente documentato e rigoroso.
Sarebbe importante anche avere la copia dell’autorizzazione dell’impianto
di cokeria (l’assessore all’ecologia del Comune di Taranto ha recentemente
detto che non l’ha mai vista) e i più recenti dati di inquinamento rilevati
al suo interno (quelli a me comunicati dall’ingegnere Guido Colavini
indicavano un peggioramento).
Ma fin qui siamo ai preliminari della lettera. Perché le scrivo? Le scrivo
in particolare perché ho letto un’intervista in cui lei sembra ipotizzare
una revoca delle ordinanze di chiusura delle batterie fuorilegge della
cokeria. Lei ha dichiarato: “Immagino che quei provvedimenti, alla luce
della nuova intesa, vadano revocati. Per questo dovrò consultarmi con i
legali del Comune per sentire da loro come è più opportuno procedere”.
Temo che questa scelta sarebbe la fine della strategia unitaria che ha
felicemente caratterizzato la “primavera di Taranto”, quella del 2001. Una
primavera che rompeva gli schemi della contrapposizione politica nazionale
per mirare alla salvezza della città e che come ogni eresia politica aveva
i mesi contati.
Mi creda, scrivo con la tristezza nel cuore.
La invito, prima di prendere una decisione in merito, ad avviare un tavolo
di confronto con le associazioni ambientaliste che hanno lealmente e con
impegno sostenuto quelle ordinanze che lei ora immagina di revocare. Le
associazioni ambientaliste hanno profuso un notevole sforzo umano e
finanziario per difendere quelle ordinanze, le hanno sostenute in piazza
come nelle sedi legali. Se volessi usare una frase ad effetto direi che le
associazioni ambientaliste non possono essere “sedotte e abbandonate”. Ma
poiché bado alla sostanza dico: ogni decisione sulla sorte delle ordinanze
venga preventivamente discussa con chi ha sostenuto le ordinanze stesse.
Prima di ritirare le ordinanze non ci sono solo i legali da consultare, ci
sono i chimici, gli epidemiologi, le famiglie dei malati di tumore.
Le chiedo: le batterie 3-4-5-6 devono essere fermate o no in quanto fuori
norma e causa di pericolo per la salute pubblica? Sono venuti meno o no i
motivi di allarme e di urgenza che hanno ispirato le ordinanze? Sono
diminuiti i valori di inquinamento prodotti da quegli impianti fuori norma
o sono addirittura aumentati?
Dal mio punto di vista le sue ordinanze rimangono valide a meno che non
venga attestato uno “scampato pericolo” sulla base della rilevazione di un
inquinamento inferiore a quello che aveva fatto scattare l’allarme.
Attualmente è in corso una perizia sulla cokeria ordinata dalla Procura
della Repubblica e occorrerebbe attendere quei dati per avere una risposta
documentata. La sorte delle ordinanze mi sembra legata a quella perizia e
pertanto sarebbe inopportuno e forse anche illegittimo revocarle in assenza
di dati più tranquillizzanti.
Lei sa che un anno fa mettemmo su Internet le foto della cokeria. Foto
terrificanti, che potrebbero illustrare una moderna edizione dell’Inferno
di Dante. Da allora il sito di PeaceLink è regolarmente visitato da gente
che chiede se quell’inferno a Taranto c’è ancora. Cosa dobbiamo rispondere?
Che dobbiamo tacere fino al brindisi del Capodanno 2005? Che offriamo a
Riva un po’ di tempo di extralegalità?
Le rivelo un dato inquietante: il benzopirene della cokeria può entrare
nell’olio extravergine d’oliva e la Svezia non vuole più importare quello
pugliese perché l’olio al benzopirene è cancerogeno.
Le comunico un dato rassicurante: all’Ilva di Cornigliano hanno chiuso la
cokeria, nessun operaio ha perso il posto di lavoro e il benzene
cancerogeno è diminuito del 73%.
Per l’amore che coltivo per la verità, per l’onestà a cui ho ispirato tutta
la mia azione pubblica, non posso tacere di fronte ai dubbi della mia
coscienza e non voglio frenare la forza della speranza. A lei la scelta di
avere noi ambientalisti ancora al suo fianco o di chiudere la primavera di
Taranto prima ancora di raccoglierne il frutto.
La prego pertanto di ascoltare il mio sincero invito e di avviare un
confronto con noi ambientalisti prima che le ordinanze diventino carta da
macero.
Taranto, 23 maggio 2002
Distinti saluti
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
Alessandro Marescotti
a.marescotti@peacelink.it
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