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Menchu', Strada, Zanotelli: I diritti negati, i diritti possibili



Menchu', Strada, Zanotelli: I diritti negati, i diritti possibili

Di Alberto Vitali <salvador80@tiscali.it>

Mercoledi' 22 maggio 2002 presso l'ex Palavobis di Milano si sono 
incontrati il nobel per pace Rigoberta Menchu', il chirurgo di Emergency 
Gino Strada e padre Alex Zanotelli, missionario comboniano per riflettere 
insieme su "I diritti negati. I diritti possibili". La serata e' stata 
presentata da Gianni Mina' e Lella Costa; grandissima e calorosa la 
partecipazione della gente.

Padre Alex Zanotelli ha esordito ricordando che secondo gli ultimi studi 
scientifici sul DNA umano l'Africa sarebbe la culla dell'umanita'. Ha 
percio' invitato a guardare con tenerezza questo continente e soprattutto i 
suoi figli che, emigrando ora in Italia, verranno accolti con la legge 
Fini-Bossi. L'Africa vale per l'1% del prodotto internazionale: 
praticamente non esiste! E' un continente dimenticato, percio' ha lanciato 
un appello affinche' non si dimentichi l'Africa.

Ha poi continuato dicendo che, dopo 10 anni trascorsi a Korogocho, non 
sopporta piu' le statistiche, perche' per lui sono diventate dei volti e 
preferisce quindi - invitando a fare altrettanto - parlare di persone e dei 
loro diritti. Ma qui sorge il problema: chi parla oggi dei diritti dei 
paesi piu' poveri? Oggi diritti come la terra, la casa, il cibo, la scuola, 
la salute sono negati alla maggior parte della gente del pianeta.
Alex sostiene inoltre di non credere piu' alle statistiche. La situazione 
e' peggiore: oggi in Africa si muore facilmente ma e' una tragedia per i 
sopravvissuti provvedere alle spese della sepoltura. A Korogocho questa 
ammonta a 10.000 scellini.

Se questa e' la situazione dei diritti, non la carita' ma solo la giustizia 
potra' ancora renderli possibili. Non esiste pero' questa volonta' 
politica. Gia' Bush padre aveva affermato: "lo stile di vita degli 
americani non e' trattabile e non mi sedero' mai a trattare". Cosi' 
evidentemente non cambiera' mai niente.
In questo anno gli USA spenderanno 500 miliardi di $ e l'Europa altri 250 
in armi, per fare? Per difenderci dai poveri di questo mondo! E ha aggiunto 
il missionario comboniano: "Ci stanno riducendo ad una grande caserma: non 
ci resta che disertare!".

Il vero nostro peccato lo ha poi indicato nel senso di impotenza in cui 
spesso cadiamo e ha aggiunto "anche questo sistema e' un castello di carta. 
Guardate come e' finita la Russia che sembrava invincibile!". Ha poi 
indicato come gli USA intendano rilanciare l'economia mondiale, che si 
trova in uno stato di forte recessione, attraverso una militarizzazione 
dell'economia e con le prossime campagne militari in Iraq e Somalia, dopo 
quella non ancora conclusa in Afghanistan. Ma rifiutarsi si puo'!

Ha poi annunciato la preparazione di una campagna di boicottaggio del 
commercio dei fiori che vengono dall'Africa.
Infine ha voluto dare un segno di speranza, testimoniando la sua 
impressione per la bellezza della societa' civile italiana, che sta 
incontrando da quando e' tornato da Korogocho. Ha invitato i partiti 
politici a non strumentalizzarla e tutti a fare una forte scelta per la 
nonviolenza, in stile gandhiano: sola possibilita' per essere davvero 
alternativi.
Ha quindi rinnovato ancora una volta l'appello a "guardare con tenerezza 
l'Africa", sottolineando tra l'altro il valore della memoria e ricordando 
che ci sono piu' italiani all'estero che in Italia. Come per loro abbiamo 
chiesto il rispetto di tutti i diritti, cosi' dobbiamo garantire quello 
degli altri. E ha concluso dichiarando solennemente che "l'era dei destini 
singoli e' per sempre tramontata!".

Rigoberta Menchú Tum ha esordito dicendosi certa che "se siete qui questa 
sera e' perche' siamo tutti impegnati ("compromessi" in lingua spagnola) 
con l'umanita' e stiamo costruendo qualcosa per migliorare il mondo". Ha 
quindi ricordato che la cosa piu' importante non e' opporsi al genocidio, 
alle torture... salvandone semplicemente la memoria, ma facendo in modo che 
non si ripetano piu'. Ha quindi ricordato che dopo 10 anni dall'aver 
ricevuto il premio Nobel per la Pace, essere diventata una persona famosa, 
essere amica di molti re e aver incontrato magnati della finanza in tutto 
il mondo, il suo paese d'origine e' ancora senza luce, acqua potabile e 
strada. Che lei sta ancora cercando le ossa dei suoi fratelli per dargli 
una degna sepoltura... Ma il problema piu' grande che intravede e' la 
perdita dell'etica, della vergogna di chi promette ai poveri e non mantiene 
mai...al fondo di tutto c'e' poi l'impunita'. Criminali non sono solo 
quelli che hanno materialmente eseguito dei crimini, ma anche coloro che 
hanno elaborato tali piani. I crimini sono stati possibili grazie al 
silenzio e alle omissioni internazionali che li hanno accompagnati. Sembra 
che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo esista solo per 
tranquillizzare le coscienze. Se e' cosi', se le convenzioni non vengono 
applicate allora "propongo di abolire la carriera di avvocato". Ha poi 
denunciato che negli ultimi anni ognuno fa giustizia da se' e cio' e' 
gravissimo per la sopravvivenza dell'umanita', non solo dei Maya, perche' 
"tutti siamo colpiti in questo secolo". I Maya sono stanchi di fare pieta'. 
La pieta' deve essere una qualita' umana costante, non un'emozione 
temporale dovuta a qualcosa che sta capitando ad un altro. Cosa succede 
oggi all'umanita'? "Noi vittime non abbiamo avuto alternative, ci siamo 
indignati di fronte alle atrocita'. Prima avevamo paura di vedere i morti e 
l'impunita'. Ora gli assassini sono padroni del mondo, fanno affari con 
traffici "leciti" e illeciti e noi gli compriamo i prodotti: droghe, caffe' 
e armi...". Per questo la lotta deve essere dappertutto. "La nostra lotta 
in Guatemala e' per la vita, contro l'impunita'. Non e' solo una lotta 
epocale. Per questo la solidarieta' non deve essere saltuaria, ma 
continuativa". Ha poi aggiunto ironica: "come Maya ringrazio la 
Globalizzazione, perche' non siamo i piu' poveri della terra, ce ne sono 
altri. Noi abbiamo ancora un pezzetto di terra, un albero, un fiume... 
Nelle grandi citta' la gente vive uno sull'altro, per aria, la casa non e' 
loro, l'acqua non e' loro.... Ma la ricchezza che sta nelle vetrine non 
durera' molto, perche' ci sono milioni e milioni di poveri che la vorranno. 
Non si puo' pensare che la ricchezza possa restare nelle mani di pochi per 
molti anni. Se i ricchi oggi desiderano clonarsi per avere dei pezzi di 
ricambio, ai poveri basta qualcosa di quello che sta nelle vetrine".

"Noi indigeni parliamo di 'libera determinazione' e per questo lottiamo, 
altrimenti ci tolgono anche la terra. Per questo possiamo anche essere 
alleati contro il genocidio. Lavoriamo per conservare le prove del 
genocidio che riguarda tutti, perche' ha colpito la parte piu' debole 
dell'umanita'. Nell'attesa che un giorno ci sara' un tribunale idoneo (dico 
idoneo perche' qualcuno vorrebbe privatizzare anche i tribunali con la 
scusa di una loro "specializzazione". Ma per questo occorrono fondi e 
quindi chi li offrirebbe potrebbe poi comandarli). Abbiamo lavorato per 
conservare le prove e denunciare almeno due "autori di genocidio" per 
dimostrare al mondo che i genocidi non li hanno compiuti i marziani, ma 
uomini con volto, e per questo ci vorranno anni..."

Ha poi riferito, come segno positivo, che ora alcuni di questi responsabili 
di crimini contro l'umanita' non escono piu' dal Guatemala, nemmeno per le 
vacanze -poverini!- per paura di essere arrestati all'estero. Importante 
per lei e' che la lotta per i Diritti Umani sia condotta in stretto 
rapporto con la storia dei popoli.
Non mancano ancora oggi le dichiarazioni e le conferenze, vedi recentemente 
la "Conferenza Internazionale sul Finanziamento per lo Sviluppo" dell'ONU a 
Monterrey, Messico, ma occorre appoggiare queste iniziative perche' non 
restino solo buone intenzioni. E ha concluso rinnovando l'appello ad 
appoggiare la tutta gente, soprattutto quella che lotta per la difesa dei 
Diritti Umani, per il bene futuro dell'umanita', perche' "la speranza sta 
nei nostri figli".

Gino Strada, ha esordito dicendo di voler raccontare solo quello che ha 
visto in Afghanistan e da altre parti del mondo in guerra, non quello che 
avrebbe voluto vedere. Dopo l'11 settembre il mondo e' stato informato - 
gli e' stato "notificato" - tramite televisione che si sarebbe andati in 
guerra. Non c'e' stato nemmeno il tempo per pensarci. Il 12 settembre tutto 
il personale ONU e internazionale gia' evacuava dall'Afghanistan, mentre 
per la stragrande maggioranza degli Afghani - che manco sapevano che 
esistesse New York e nemmeno quello che vi era successo il giorno prima - 
era un giorno di guerra normale. Una guerra interna che durava da 20 anni, 
senza contare quelle precedenti. Un atto terroristico si sarebbe dovuto 
affrontare nelle aule di un tribunale dopo l'identificazione dei 
responsabili; invece ai tribunali si sono sostituiti i B52, contro quanto 
stabilisce la Carta dei Diritti Umani. Dal 7 ottobre iniziarono infatti i 
bombardamenti. "Noi, prima di quella data, avevamo gia' detto che in questo 
modo non ci sarebbe stata nessuna giustizia per le vittime di New York; che 
la guerra avrebbe fatto un altro 90% di vittime civili, come in tutti i 
moderni conflitti... Ora ai politici di un parlamento guerrafondaio che ha 
votato contro la nostra Costituzione (cfr. art 11), chiediamo: come e' andata?

Da settembre 2001 al febbraio 2002 solo nei nostri ospedali sono arrivati 
2.200 feriti, di cui l'85% civili, il 30% bambini. Forse solo il 15% di 
coloro che abbiamo curato aveva partecipato ad azioni di guerra, che e' 
stata un altro schifoso massacro. La guerra non e' mai una soluzione anche 
se la presentano come un gioco di prestigio per risolvere tutti i problemi. 
Se ogni dieci feriti nove sono civili e' chiaro che non funziona: chi 
prenderebbe un farmaco che sa che nove volte su dieci non funziona?

Le bombe sull'Afghanistan come gli aerei su New York sono un atto di 
terrorismo". Ha poi raccontato di aver visto case polverizzate con tutti i 
suoi occupanti, scuole e bazar bombardati, corpi dilaniati... effetti delle 
bombe da 7 tonnellate e di bombe a grappolo di cui una su cinque rimane 
inesplosa e si trasforma in mina antiuomo, sufficientemente attraente per 
la curiosita' dei bambini. Alla fine si sono contati almeno 5.000 morti: 
"questa e' la risposta! E non si sentono meglio ne' le vittime di New York, 
ne' le loro famiglie".

E nemmeno noi che avevamo il diritto di essere informati (cfr. art 19 Carta 
dei Diritti); come ora dovremmo essere informati di questo totale di 8.000 
morti, perche' i morti sono tutti uguali: "rifiuto un mondo in cui anche i 
morti siano di seria A e di serie B".

La forma moderna della guerra e' il terrorismo, per questo vanno fermati 
entrambi, contemporaneamente, perche' nessuno accettera' di fermarsi per 
primo. "Non solo va fermato il terrorismo "usa e getta" di Bin Laden ma 
anche quello USA". In Afghanistan e' stato bombardato un carcere con dentro 
tutti i prigionieri; altri prigionieri sono morti asfissiati in un 
container, altri lasciati senza cibo e acqua nelle carceri, di nuovo in 
aperta violazione della Carta dei Diritti Umani.

Emergency ha aperto ambulatori nelle carceri e dato il necessario ai 
prigionieri, ma la Carta dei Diritti Umani deve valere per tutti altrimenti 
non sono diritti ma privilegi dei potenti e dei vincitori. Dovremmo 
imparare tutti dai veri eroi statunitensi: i pompieri di New York che si 
sono sacrificati per salvare tutti senza chiedersi mentre entravano chi 
avrebbero voluto salvare, se un bianco o un nero, uno statunitense o un 
latinoamericano, un uomo o una donna... E non e' giusto profanare la loro 
memoria riducendoli a "gadget" della citta', come invece sta avvenendo. 
Oggi, esiste un partito trasversale della guerra: se vince "salta 
l'esperimento umano" come asserisce Chomsky.

"Ognuno deve fare la sua parte per costruire un pezzetto di pace. Noi di 
Emergency abbiamo rifiutato il denaro della guerra perche' siamo 
un'organizzazione umanitaria, non un'impresa di pulizie. Ma grazie a 
quell'altro "mondo", l'altra parte dell'umanita' che ci ha aiutato abbiamo 
potuto fare molto di piu'". Ha cosi' concluso invitando a fare informazione 
di pace e a chiedere che il nostro paese esporti cultura, non armi.

Ha anche invitato con Alex e Rigoberta, a diffondere (fotocopiando e 
graffettandogli uno straccetto bianco - il simbolo contro la guerra 
proposto da Emergency dall'inizio del conflitto) la Carta dei Diritti 
dell'Uomo, contro tutti i massacri da New York a Kabul, da Jenin a Tel Aviv.