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Fermare i mercanti di morte - Famiglia Cristiana n. 14 del 7-3-2002



Articolo di Tonio Dell’Olio
Coordinatore nazionale Pax Christi


ALLA CAMERA IL DISEGNO DI LEGGE CHE AGEVOLA LA VENDITA DI ARMI

L’ULTIMA OCCASIONE PER FERMARE
I MERCANTI DI MORTE

Ricordate il film "Finché c’è guerra c’è speranza"? Alberto Sordi 
impersonava un losco figuro, un brillante agente di commercio molto attivo 
nella vendita di armi italiane in giro per il mondo. In qualche modo 
diventava anche il simbolo di un benessere ristretto alla propria famiglia, 
ma fondato essenzialmente sulla morte e sulla sofferenza di migliaia di 
persone localizzate soprattutto nei Paesi più poveri.

Un fenomeno che non solo non si è mai esaurito ma, se possibile, è andato 
consolidandosi in un contesto in cui l’economia sopravanza sempre più la 
politica e i criteri etici. "Gli affari sono affari" anche nel settore 
dell’industria bellica, che in Italia ha accusato qualche significativa 
flessione a partire dal 1990, dopo l’approvazione della legge 185.

Una buona legge, che armonizza il commercio delle armi con i criteri della 
politica estera di una nazione democratica, in quanto vieta di esportare 
armi a Paesi che si siano macchiati di violazione dei diritti umani o che 
abbiano conflitti in corso, che abbiano una spesa militare superiore a 
quella sociale o che siano oggetto di un embargo decretato dall’Onu. 
Nonostante questo, attualmente il 70 per cento delle esportazioni italiane 
di armi è destinato a Paesi del Sud del mondo e, pur scesa dal quarto al 
nono posto tra i Paesi maggiori esportatori, l’Italia resta leader del 
settore, soprattutto per quanto riguarda le cosiddette armi leggere. Tutto 
questo non ci ha impedito di esportare armi alla Turchia e all’Indonesia di 
Suharto, o di concludere accordi con la Russia durante il periodo di 
maggiore crisi in Cecenia!

Nella settimana dopo Pasqua, la Camera dei deputati sarà chiamata a 
pronunciarsi sul disegno di legge 1.927, che il Governo ha presentato per 
ratificare l’Accordo Quadro che intende consolidare la coproduzione bellica 
europea. In realtà si tratta di un Trattato stipulato tra sei Paesi e si 
pone come una delle fasi di attuazione del progetto della Difesa comune 
europea. La preoccupazione maggiore riguarda soprattutto l’introduzione 
dell’"autorizzazione globale di progetto", che non offre le stesse garanzie 
di controllo e trasparenza contenute nell’attuale legislazione italiana 
(185/90). D’altra parte, dei 14 articoli del disegno di legge, ben 10 
propongono modifiche esattamente alla normativa attuale.

La viva soddisfazione espressa dai rappresentanti dell’industria italiana 
delle armi indica con chiarezza che le preoccupazioni di tante realtà della 
società civile non sono infondate. All’indomani dell’inizio del suo iter 
parlamentare, circa 60 realtà della società civile organizzata, molte di 
matrice cristiana, hanno dato vita a una campagna informativa e di 
pressione per tentare di impedire che le maglie di controllo dell’export 
bellico italiano si allargassero. La campagna è riuscita a raggiungere i 
gruppi parlamentari delle forze politiche rappresentate in Parlamento, a 
costringere almeno le forze dell’attuale opposizione a fare un dietrofront 
rispetto ad alcune posizioni iniziali e a presentare molti emendamenti.

Le notizie dell’ultima ora ci riferiscono che i partiti di maggioranza 
hanno dichiarato la propria indisponibilità a cedere rispetto alla forma 
iniziale del provvedimento, noi continuiamo però a confidare nel fatto che 
temi come questi non consentono di piegarsi a ordini di scuderia, ma 
invitano a guardare alla coscienza. Continui allora l’azione di pressione 
dei cittadini nei confronti di deputati e senatori eletti nei propri 
collegi, per fermare i mercanti di morte!

Tonio Dell’Olio