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Armi e poi armi e poi ancora armi. L'11 settembre ci ha
lasciato un'eredità davvero pesante. Il budget di spesa per la Difesa
presentato settimana scorsa dal presidente Bush è il più impressionante
della storia dell'umanità. Come ha detto Paul Kennedy, professore di
Storia a Yale, autore del celebre Ascesa e declino delle grandi potenze,
"Il potere degli Stati Uniti non ha precedenti nella storia. Anche
l'impero romano, che nel momento di massimo splendore aveva investito
somme enormi nelle operazioni militari, aveva a est un altro impero mai
sottomesso, quello persiano". Invece, come hanno evidenziato gli
esperti, la spesa per l'esercito Usa nel 2002 sarà dieci volte superiore
a quella di Cina e Russia messe insieme; e il budget militare di Bush
prende il 40% della spesa militare di tutti i paesi del mondo. Se si
aggiunge a questa massa bruta anche l'incredibile vantaggio tecnologico,
si può capire quanto il dominio americano sul mondo sia schiacciante.
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Tutto frutto dell'11 settembre? No, perché in realtà
già prima di quel tragico giorno il sottosegretario alla Difesa Rumsfeld
aveva anticipato davanti alla Commissione la necessità di una
straordinaria revisione del bilancio militare "per affrontare le
nuove situazioni della prima metà del XXI secolo". Per questo la
scelta americana ha suscitato una presa di distanza da parte dei ministri
degli esteri europei riuniti settimana scorsa a Caceres. Persino gli
inglesi, per bocca di Chris Patten, commissario europeo per le relazioni
estere aveva definito le scelte americane "semplicistiche e
assolutiste". |
Difficile prevedere se l'Europa riuscirà a smarcarsi da
questa paurosa escalation militare innescata dalla Casa Bianca.
Certamente potrebbe essere un'occasione unica per affermare un'altra
filosofia nelle relazioni internazionali. |
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Purtroppo in contemporanea, da Roma, giungeva la
notizia di un maldestro passo indietro rispetto a una delle più
importanti conquiste della società civile in questi anni: la legge 185
che regola il commercio delle armi. Il caso è insieme clamoroso e triste.
Clamoroso perché, non solo smantella di fatto quella legge che era
un'indubbia conquista di civiltà, ma addirittura va oltre il dettato
dell'accordo europeo che l'Italia doveva ratificare e che prevedeva la
possibilità per i paesi sottoscrittori di porre un veto sul paese di
destinazione finale delle armi. |
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Ed è anche triste perché a livello politico nessuna
voce si è levata, quanto meno per discutere e limare quella decisione.
Addirittura Marco Minniti, uno dei leader della Quercia, ha definito la
scelta "una conquista di civiltà". Ma quale civiltà? Quella che
imbottisce il mondo povero di strumenti di morte anziché, ad esempio,
delle medicine necessarie per combattere l'ecatombe dell'Aids ? Quella
che ci illude di essere un po' meno moscerini rispetto alla strapotenza
americana? La forza di civiltà non ha bisogno di elicotteri, carri armati
e bombardieri. Si affernma sulla strada della politica e delle idee. è la
forza di chi sa costruire alleanze e sviluppa meccanismi economici che
producono sviluppo e benessere. Per questo, per quanto minima in rapporto
a ciò che si sta muovendo al di là dell'Oceano, la decisione del
parlamento italiano è una decisione tristissima, contro la quale
battaglieremo. Già in tanti, anzi in tantissimi hanno detto di sì, come
dimostra il record di adesioni raggiunti sul sito di Vita. |
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Ps: Qualche storico ci dovrà prima o poi
spiegare come un paese che si appresta a spendere 379 miliardi di dollari
per la difesa in un solo anno, l'11 settembre non sia stato in grado di
difendere neppure il cuore di questo suo gigantesco sistema, il
Pentagono. Noi poniamo solo la domanda. Qualcuno saprà risponderci?
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