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La nonviolenza e' in cammino. 342



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 342 del 14 gennaio 2002

Sommario di questo numero:
1. Un appello agli enti locali per la pace in Medio Oriente
2. Proposta di una marcia per la pace da Genova a La Spezia
3. Giulio Vittorangeli: Palestina, un'altra pagina nera
4. Christa Wolf, fissare lo sguardo
5. Francesco Piccioni, un libro su guerra e terrorismo biologico
6. Fausto Caffarelli, i paradisi fiscali
7. Alcuni riferimenti per contattare i "social forum" presenti in Italia
8. A Pesaro un ciclo di incontri per accostarsi alla nonviolenza
9. Riletture: Bruno Maggioni, Giobbe e Qohelet
10. Rietture: Giovanni Miegge, Il sermone sul monte
11. Riletture: Gerhard von Rad, Il sacrificio di Abramo
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. APPELLI. UN APPELLO AGLI ENTI LOCALI PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE
[Il seguente appello abbiamo ripreso dal quotidiano "Il manifesto" del 13
gennaio]
La nostra umanita', la nostra cultura, la nostra politica sono sconfitte
dagli eventi che ogni giorno di piu' insanguinano e sfigurano Gerusalemme,
Israele e la Palestina e diventa sempre piu' evidente che la mancata
soluzione, secondo criteri di giustizia, del conflitto del Medio-Oriente e'
una delle cause principali da cui traggono alimento gli altri conflitti che
affliggono l'umanita'. Dopo oltre cinquant'anni di confronto irrisolto,
nulla potrebbe accadere di peggio di cio' che gia' accade. Israele, percossa
dal terrorismo, e' stata contagiata da una sindrome di paura e di
onnipotenza insieme che l'ha portata a scelte politiche estreme, che non
nascondono la tentazione di una soluzione finale del problema palestinese; i
palestinesi che hanno patito nell'esperienza della vita quotidiana il
fallimento del processo di pace sono stati indotti ad una resistenza,
caratterizzata a sua volta da scelte estreme e disperate; le colonie si
armano e si fortificano; il territorio palestinese e' smembrato, le citta' e
i villaggi vengono circondati da fossati e trincee, assediati e trasformati
in carceri a cielo aperto, le case sono bombardate e demolite; i carri
armati dilagano nel territorio sottoposto all'amministrazione dell'Autorita'
Nazionale Palestinese, seminando lutti e distruzioni, persino sulla soglia
della Chiesa della Nativita' a Betlemme.
Il conflitto riacutizzato dal fallimento delle speranze di pace ha
precipitato i due popoli in una spirale di punizioni, vendette e
rappresaglie che si alimentano a vicenda in un crescendo infinito. In questa
situazione, diventa evidente che la possibilita' stessa di proporre e
cercare le vie, le formule giuridiche e istituzionali per una pace giusta e
una soluzione politica, che sicuramente sono possibili, sulla base del
diritto e della giustizia, resterebbe pregiudicata per sempre se non si
arrestasse immediatamente questa spirale di violenza, da cui i due popoli da
soli non possono piu' uscire.
Ormai sta per essere varcata una soglia al di la' della quale esiste solo il
dominio della morte, il cui regno sotterraneo (ci ricorda il drammatico
appello di Nurit Peled Elhanan) e' destinato ad ingrandirsi a dismisura.
Ancor prima di tornare a discutere di assetto definitivo, sovranita', terre,
colonie, capitale, acque, rapporti tra i due Stati, profughi, occorre
spezzare questa spirale infernale e ristabilire il reciproco riconoscimento
dei diritti fondamentali - che la comune civilta' ha ormai affermato come
appartenenti ad ogni essere umano - quale che sia la sua razza, religione,
sesso, lingua e cultura. Occorre riconoscere e garantire per tutti il
diritto alla vita, all'integrita' e alla salute, alla casa, al cibo, alla
liberta' personale, a camminare per le strade, il diritto di comunicare, di
lavorare, di non essere puniti per colpe non commesse, per comportamenti
collettivi, il diritto di crescere i figli in sicurezza, di non vedere ad
ogni angolo di strada, ad ogni checkpoint o fermata di autobus il proprio
assassino. Per questo e' indispensabile ed urgente che un terzo soggetto si
interponga, a protezione degli uni e degli altri, e dia la possibilita' ad
entrambe le parti di deporre le armi ed arrestare la spirale delle vendette
e punizioni reciproche.
Chiediamo che sia proclamata una settimana per la pace, la giustizia e la
riconciliazione dei popoli in Medio Oriente; che in una settimana si
riuniscano le assemblee di tutti gli enti locali e levino a gran voce un
grido per la pace, esigendo che sia schierata in Palestina una forza di
protezione dell'Onu, e prendendo tutte le iniziative che riterranno piu'
opportune per schierare una forza civile di pace, con un flusso di
osservatori e di aiuti di emergenza a tutte le comunita' piu' colpite dalla
brutalita' del conflitto.
Primi firmatari: Domenico Gallo, Mauro Bulgarelli, Gianfranco Bettin, Fausto
Bertinotti, Aldo Tortorella, Raniero La Valle, Carla Ravaioli, Francesco
Martone, Luana Zanella,Alfonso Pecoraro Scanio, Fulvia Bandoli, Laura Cima,
Marco Lion, Franco Grillini, Paolo Cento, Bobo Craxi, Domenico Pappaterra,
Ramon Mantovani, Giovanni Russo Spena, Marco Fumagalli, Alba Sasso, Luca
Marcora, Marco Stradiotto, Giulio Santagata, Katia Belillo, Franco Giordano,
Katia Zanotti, Titti De Simone, Ermete Realacci, Giovanni Burtone, Marco
Lettieri, Santino Loddo, Francesco de Notaris, Titti Valpiana.
L'appello e' aperto a nuove sottoscrizioni in attesa della settimana per la
pace in Medio Oriente, la cui data e' da fissare. I primi firmatari sono
parlamentari, magistrati e esponenti della societa' civile che si sono
riconosciuti nella causa comune a fianco del popolo palestinese.
Per aderire: fax: 17822730007, e-mail: bulgarelli_m@camera.it

2. INIZIATIVE. PROPOSTA DI UNA MARCIA PER LA PACE DA GENOVA A LA SPEZIA
[Il seguente appello e' stato sottoscritto a titolo personale da varie
decine di persone impegnate per la pace e i diritti umani; ringraziamo Norma
Bertullacelli per avercelo trasmesso, per contatti: norma.b@libero.it]
Ai gruppi ed alle associazioni della societa' civile, agli abitanti della
Liguria, a quanti sono convinti che un mondo senza guerre e' necessario.
Proposta di una marcia per la pace da Genova a La Spezia
Siamo di fronte ad un nuovo e piu' aggressivo modello di societa', che vede
nella guerra una modalita' di regolazione dei rapporti internazionali ed un
motore di sviluppo occupazionale ed economico.
In questo contesto, per la terza volta in dieci anni, l'Italia e' coinvolta
direttamente in una guerra: inutile, perche' inadeguata a colpire il
terrorismo internazionale; criminale, perche' moltiplica ogni giorno le
vittime innocenti; illegale, perche' esplicitamente vietata dalla nostra
Costituzione.
Vogliamo far risuonare forte e chiaro il nostro no a questa ed a tutte le
guerre, in qualunque modo vengano definite.
Per questo proponiamo una marcia di tre giorni, che parta dal palazzo ducale
di Genova e raggiunga l'arsenale di La Spezia; che tocchi le fabbriche
d'armi della regione e che comprenda contestuali iniziative in  tutte le
province liguri.
Durante il percorso  intendiamo dialogare con il maggior numero possibile di
persone, proponendo la nostra fiducia in una cultura e una pratica di pace e
nonviolenza. Intendiamo queste parole non come simboli di accettazione
dell'iniquo ordine esistente, ma come  tentativo di  rendere reale, anche
nei metodi di lotta, la nostra volonta' di costruire  rapporti piu' giusti
tra gli uomini e tra i popoli.
I punti di partenza e di arrivo sono luoghi simbolici del volto aggressivo
della politica internazionale. Il palazzo ducale e' il luogo dove i potenti
della terra si sono riuniti nel luglio scorso: dichiarando di voler
costruire un mondo migliore, volevano in realta' solo ribadire e rendere
evidente il proprio potere, fondato sulla forza delle armi e del denaro.
L'arsenale militare della Spezia e' il principale  simbolo della presenza
militare nella regione ed una delle principali installazioni italiane e Nato
del Tirreno. In questi luoghi, ed in tutti quelli toccati dalla marcia
nonviolenta vogliamo ribadire la nostra volonta' di ricercare un'alternativa
possibile alla violenza ed alla guerra.
In questo senso, la nostra presenza fuori dalle fabbriche non deve essere
vista come contrapposizione a chi in esse lavora: nostro obiettivo e' la
comune ricerca e proposta di una diversificazione produttiva che non
penalizzi occupazione e retribuzioni.
La marcia si svolgera' nei giorni 1, 2 e 3 marzo prossimi.
Per adesioni: marciagespe@controg8.org

3. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: PALESTINA, UN'ALTRA PAGINA NERA
[Giulio Vittorangeli e' una delle figure piu' lucide e generose della
solidarieta' internazionale. Per contatti: giulio.vittorangeli@tin.it]
Ennesima rappresaglia israeliana contro la popolazione civile palestinese,
che gia' vive in una situazione disastrosa. Mercoledi notte, 9 gennaio, i
bulldozer di Sharon (protetti dai blindati) sono penetrati nel campo
profughi di Rafah, radendo al suolo totalmente una cinquantina di case e
parzialmente un'altra trentina. Cosi' 700 palestinesi, tra cui almeno 300
bambini, sono rimasti senza tetto e senza tutti i loro averi. La
rappresaglia, contro civili innocenti, e' seguita all'attacco ad un fortino
dell'esercito vicino Rafah compiuto da un commando di Hamas, nel quale sono
rimasti uccisi quattro soldati israeliani di origine araba e due attivisti
del movimento islamico. Infine, i bulldozer israeliani hanno distrutto la
pista dell'aeroporto di Gaza, che i palestinesi stavano ricostruendo dopo i
raid aerei del 4 dicembre.
Cosi' nell'indifferenza del mondo viene fatta pagare ai civili palestinesi
"la colpa di essere palestinesi"; dimenticando che la questione
mediorientale e' figlia diretta della persecuzione che gli ebrei subirono
sul nostro civilissimo territorio da secoli e fino ad Hitler. Dovremmo
vergognarci per quello che avviene: "Perche' le due torri abbattute di
Manhattan ci commuovono piu' delle trenta case palestinesi rase al suolo? E'
perche' contiamo le vittime o perche' le torri sono alte e le case basse?"
(Luigi Pintor, su "il manifesto" del 13 gennaio 2002). Intanto mentre
Arafat, schiacciato dalle pressioni internazionali, sta rischiando la guerra
civile, il premier Sharon raccoglie nuovi successi diplomatici. La realta'
che nessuno piu' dice, e' che Israele e i palestinesi sono due entita'
manifestamente ineguali. C'e' un lato debole e uno enormemente forte, un
oppressore e un oppresso. C'e' un paese in possesso del piu' forte esercito
del Medio Oriente, con carri armati, elicotteri da combattimento e un
completo arsenale di armi nucleari, e c'e' un popolo il cui armamento fino
ad ora sono state le pietre e che ha adesso ottenuto alcune armi leggere. Ha
scritto Ali Rashid (Primo segretario della Delegazione palestinese in
Italia): "E' indescrivibile non solo sul piano del diritto, ma anche di un
minimo di buon senso e di umanita' quello che da anni sta avvenendo sotto
gli occhi di tutti in Palestina, e' una lenta ma inesorabile guerra di
annientamento di un popolo, che ha visto insediarsi al suo posto e nelle
proprie terre, case e proprieta' un altro popolo e uno stato incurante del
destino dei palestinesi, e dove la crescita d'Israele significa di fatto
ulteriore sconfinamento della Palestina fuori della storia e della
geografia, e lo spostamento del suo popolo che ha assunto sempre piu'
l'aspetto di un mucchio di carne umana, viva, ma ingabbiata in spazi chiusi
in continua riduzione (...) In questa gabbia e' proibito protestare, e'
proibito pensare, proibito tentare di affrancarsi come avviene in qualsiasi
normale prigione (...) E in nome di che cosa c'e' questo vergognoso ed
imbarazzante silenzio che significa consenso, e in nome di quale principio
qualche dotto del diritto ci fa sapere che l'occidente deve essere comunque
e sempre a fianco di Israele anche quando Israele sbaglia e mette a
repentaglio quello che l'occidente democratico dovrebbe rappresentare in
termini di diritto e legalita'? Si deve uscire da questo ciclo infernale
(...) Dobbiamo poter diffondere di nuovo la speranza per un futuro piu'
bello e meno squallido di quello che promette Sharon (in attesa che venga
processato come criminale di guerra), sperando che nel frattempo si svegli
la parte migliore della societa' israeliana e delle comunita' ebraiche se
non vogliono portare per tutta la loro vita il senso della vergogna per
quello che Israele sta facendo di noi. Sono certo che non sara' vana la
nostra attesa di un intervento piu' determinato della comunita'
internazionale spinta da decine di iniziative promosse dalle forze piu' vive
delle societa' democratiche per difendere un popolo che viene calpestato
nella sua dignita'" (Ali Rashid, Viviamo in gabbia, su "Il manifesto" del 7
dicembre 2001). Dobbiamo farlo, non solo per la Palestina; dobbiamo trovare
la capacita' di opporci alla violenza prepotente in tutto il mondo la quale
si permette, alla luce del giorno, di violare tutti i valori di cui
qualsiasi societa' dotata di una civilta' giuridica si dovrebbe vantare.

4. MAESTRE. CHRISTA WOLF: FISSARE LO SGUARDO
[Da Christa Wolf, Premesse a Cassandra, Edizioni e/o, Roma 1984, p. 105]
Fissare lo sguardo sul reale stato del mondo e' psichicamente intollerabile.

5. SEGNALAZIONI. FRANCESCO PICCIONI: UN LIBRO SU GUERRA E TERRORISMO
BIOLOGICO
[Questa recensione e' apparsa sul quotidiano "Il manifesto" del 13 gennaio]
Il lato occidentale del mondo si e' svegliato dalla lunga sbornia
ottimistica degli anni '90 per trovarsi di nuovo scagliato in una valle di
lacrime e incubi. Vien da pensare che ci fosse molto di sbagliato - e di
irresponsabile - nel primo atteggiamento. Ma non si puo' davvero dire che
manchino motivi di preoccupazione per il presente e l'immediato futuro.
La guerra infinita e asimmetrica di George Bush promette anni e anni di
conflitto bellico senza piu' confini, sovranita' statuali, limiti "morali" e
distinzioni tra vittime civili e militari. Altrettanto fa il terrorismo
integralista, perche' proprio questa e' l'essenza di una "guerra
asimmetrica": tutto puo' diventare un'arma, tutto va bene pur di piegare il
nemico. Ma soprattutto, chiunque e dovunque e in qualsiasi momento puo'
diventare un nemico. Che lui lo sappia o meno.
Lo si e' visto non solo l'11 settembre. E nei giorni successivi, con
l'esplodere del panico negli Usa in seguito alla spedizione di un certo
numero di lettere contenenti spore di antrace, il batterio che provoca il
carbonchio, si e' avuta una sorta di prova generale. Una popolazione
civile - quella Usa - abituata da 150 anni a pensare la guerra come un
evento da giocare altrove, con i propri militari ma sulla pelle di altre
popolazioni civili, si e' in un sol colpo ritrovata con la guerra in casa. E
a non sapere piu' che cosa possa diventare un'arma; ne' in mano a chi.
Chimica, biologia, trasporto aereo hanno assunto altre valenze, fortemente
minacciose. La psicosi che ne e' derivata negli Usa e' quella del "nemico
tra noi", pronto a spargere morte in modi insospettabili, per motivi che non
si cerca neppure di indagare.
In tempi di guerra, i libri di guerra tornano a riempire gli scaffali.
L'incubo dell'untore. Guerra e terrorismo biologico (Fazi editore, lire
28.000) e' tra i primi testi sull'argomento "guerra biologica" post-Twin
towers ad arrivare in libreria. Scritto da Wendy Barnaby, nota giornalista
scientifica inglese, rapidamente aggiornato per far fronte al nuovo clima
post-11 settembre, affronta con dovizia di informazioni il piccolo universo
delle minacce invisibili alla vita civile.
Il primo dato, non nuovo, che balza immediatamente agli occhi e' il costo
estremamente basso di molte delle armi di distruzione di massa. La Barnaby
cita addirittura un rapporto Onu del '69 secondo cui "per un'operazione su
larga scala contro una popolazione civile, le perdite inflitte potrebbero
costare circa duemila dollari a chilometro quadrato con l'uso di armi
convenzionali, ottocento con le armi nucleari, seicento con i gas nervini,
soltanto un dollaro con le armi biologiche". Un grande paese
capitalisticamente avanzato, magari con problemi di sovraproduzione, avrebbe
tutto l'interesse a usare il tipo di armamento piu' costoso, facendo cosi'
contenti contemporaneamente generali e industrie. Ma piccoli paesi con pochi
soldi non dovrebbero avere altra scelta che le meno costose. In teoria. In
pratica, finora, le cose sono andate diversamente. Anche i paesi poveri
hanno i loro generali e le loro industrie, o almeno i loro fornitori.
Ma il basso costo di queste armi significa anche che sono sufficienti pochi
mezzi e nozioni scientifiche non piu' d'avanguardia per produrle. La Barnaby
condivide il timore che a questo punto possano esser messe insieme anche da
"organizzazioni non governative", stile Al Qaeda. Ma soprattutto constata
che, rispetto all'uso di mezzi di distruzione di massa, ci sia ormai un
numero crescente di soggetti disposto a superare i vecchi "limiti morali"
che fin qui ne hanno impedito l'uso. E' un punto di vista forse un po'
troppo tenero con la lunga storia militare dell'occidente nei confronti
delle "popolazioni inferiori" (anche se ricorda la "guerra biologica"
inglese contro i pellerossa d'America, a colpi di vaiolo). I "limiti morali"
erano semplicemente stati trasformati in ipotesi di accordo internazionale
contro la proliferazione delle armi chimiche e biologiche, che almeno
congelavano gli arsenali esistenti gia' in mano alle potenze maggiori,
ritenute - per questo solo motivo - piu' "responsabili". Ma proprio
l'amministrazione Bush, ricorda la Barnaby, ha "affossato sette anni di
laboriosi negoziati volti a eliminare" questo tipo di armi.
L'irresponsabilita', dunque, si va diffondendo a cerchi concentrici, a
partire dai "piu' responsabili".
La via d'uscita da questa spirale sembra chiusa. L'autrice si appella
all'etica degli scienziati, perche' si rifiutino di collaborare ai programmi
militari di questa natura. Una speranza, piu' che un'indicazione in grado di
modificare il ritmo o la direzione della corsa verso il nulla. Non mancano,
nella storia della scienza, luminosi esempi di ricercatori che rinunciano a
carriera e onori pur di non esser coinvolti nella fabbricazione di ordigni
micidiali. Ma il numero dei "collaborazionisti" e' purtroppo enormemente
piu' alto.

6. MATERIALI. FAUSTO CAFFARELLI: I PARADISI FISCALI
[Ringraziamo Fausto Caffarelli per averci trasmesso questo suo articolo che
apparira' prossimamente su "Dimensioni nuove". Per contatti: fcaffa@tin.it]
Bahamas, Belize, Seychelles: luoghi esotici che evocano paesaggi
straordinari e vacanze da sogno, ma anche "casseforti" a prova di bomba per
chi vuole occultare dagli sguardi indiscreti del fisco e della legge i
propri capitali. In giro per il mondo di posti cosi' ce ne sono parecchi. Si
chiamano paradisi fiscali, o piu' correttamente paesi off-shore
(letteralmente al largo) (vedi scheda), e sono un pilastro fondamentale del
sistema economico odierno nel quale l'economia di carta conta assai di piu'
rispetto a quella reale.
La loro crescita e' esplosa negli ultimi trent'anni anni, favorita dalla
totale liberta' di movimento dei capitali, dalle innovazioni tecnologiche e
dalla nascita di nuovi prodotti finanziari, sotto lo sguardo compiaciuto e
connivente dei grandi stati. Due anni fa un rapporto delle Nazioni Unite ne
aveva inviduati 48, ma altre stime parlano di un numero piu' rilevante, che
varia tra le 60 e le 90 unita', tra cui, per limitarci all'Europa, compaiono
stati come la Svizzera, Andorra, Malta e il Principato di Monaco.
* Chi entra in paradiso
I motivi per cui i patrimoni approdano nei paradisi sono essenzialmente due:
il risparmio fiscale e la ripulitura del denaro sporco che deriva da
attivita' illecite. Vediamo il primo caso. Oggi piu' che mai le aziende, per
stabilire dove insediare le loro produzioni, attuano quella che si chiama
"pianificazione fiscale", che in parole povere significa studiare i diversi
regimi d'imposizione in giro per il mondo allo scopo di individuare quelli
che presentano i vantaggi piu' rilevanti.
La struttura operativa che viene utilizzata per massimizzare il risparmio
fiscale e' costituita da una societa' madre (controllante) e da alcune
societa' figlie (controllate). Che succede in pratica? E' facile. La madre
sta in un paese ad alta tassazione e le figlie risiedono in qualche paradiso
fiscale a tassazione leggera e operano tra loro in modo tale che la maggior
parte dei costi gravino sulla prima (piu' costi, meno base imponibile, meno
imposte), mentre i ricavi siano ad appannaggio delle seconde (la base
imponibile aumenta, ma i tributi pesano poco) che, in un secondo tempo,
distribuendo il dividendo ai soci - quindi principalmente alla casa madre -
faranno ritornare il reddito alla societa' controllante.
Tutto legale, o ai limiti della legalita', comunque, a differenza del
riciclaggio del denaro sporco che deriva da attivita' illecite come il
commercio di droga, la vendita di materiale nucleare e di armi, il traffico
d'immigrati clandestini e la corruzione. L'Interpol ha stimato in tremila
miliardi di dollari l'anno i profitti di questo losco giro d'affari.
La ripulitura ha un percorso che si dipana attraverso tre tappe. Il
prelavaggio e' la fase in cui il denaro entra nel circuito legale. I sistemi
sono diversi, ma uno semplice semplice e' quello di prendere il malloppo che
mi brucia tra le mani e di frazionarlo in piccole somme, meno sospette, che
andro' a versare su diversi conti bancari da cui - e' il passo successivo
del lavaggio - alimentera' altri conti aperti in centri off-shore, assai
refrattari a fornire informazioni in caso d'indagini giudiziarie. La tappa
finale e' il riciclaggio, che mi consente di diventare il faccendiere piu'
onesto del mondo: attraverso societa' di comodo costituite nei paradisi
fiscali acquisisco, in modo legittimo, immobili, catene di ristorazione,
partecipazioni azionarie e il giochino e' fatto.
* Un sistema perverso
Ma questo, come quello dell'elusione fiscale, e' un giochino in cui la
collettivita' intera paga e ha pagato una posta altissima. Ci troviamo di
fronte a un'economia drogata, nella quale l'entita' del denaro di origine
criminale e' in grado di alterare i meccanismi della concorrenza, di
disturbare il movimento dei capitali con il rischio di gravi crisi
finanziarie com'e' gia' successo nel passato (basterebbe citare solo il caso
della Russia post-comunista) e di destabilizzare interi sistemi bancari.
I mancati introiti fiscali, invece, hanno accelerato, insieme ad altri
fattori, la crisi del Welfare State indebolendo la capacita' dei governi di
soddisfare i bisogni dei cittadini. La fuga dei capitali italiani all'estero
ha provocato in questi anni minori entrate per circa 230 miliardi di euro e
minori investimenti per 400 miliardi di euro (fonte:
http://www.ares2000.net, sito internet di Ares2000, associazione di ricerca
socioeconomica). Se cio' non fosse accaduto avremmo potuto ridurre
fortemente il debito pubblico, la disoccupazione non avrebbe mai toccato le
cifre che conosciamo e il deficit dell'Inps godrebbe oggi di una salute
migliore.
* Prima e dopo l'11 settembre
Un sistema del genere e' stato tollerato per anni e la responsabilita' e' da
attribuire alle grandi potenze che non hanno avuto il coraggio e la
lungimiranza di fare ordine nell'arcipelago off-shore, anche se, a onor del
vero, qualcosa si sta finalmente muovendo e una brusca accelerazione, almeno
nelle intenzioni, e' stata data dalla tragedia dell'11 settembre: "Solo
prosciugando le fonti di approvvigionamento e interrompendo i finanziamenti,
si possono sterilizzare le azioni dei terroristi [...] Bin Laden ha potuto
agire grazie ai suoi soldi [...] Li tiene - depositati o investiti - nelle
banche dei soliti paradisi fiscali: Cipro, Panama, Isole Cayman, ma
soprattutto a Vaduz nel Liechtenstein, a Nassau nelle Bahamas e a Riad, in
Arabia Saudita" (Antonio Di Pietro, newsletter personale, 28 settembre
2001).
Prima del crollo delle Torri Gemelle esistevano due linee di pensiero, una
piu' dura, vicina alla filosofia dell'Unione Europea, secondo la quale era
ormai ineludibile modificare in senso piu' restrittivo le deboli
legislazioni dei paradisi fiscali, l'altra piu' soft, rappresentata
dall'amministrazione statunitense ai cui occhi i paesi off-shore non
apparivano cosi' pericolosi. Solo nel luglio 2001 il presidente George W.
Bush aveva respinto al mittente un piano del Gruppo di Azione Finanziaria
Internazionale dell'Ocse (Gafi) che prevedeva misure severe nei loro
confronti.
Oggi appaiono tutti piu' determinati, anche se e' bene nutrire piu' di un
dubbio visto che nelle 76 pagine della nuova strategia americana contro il
terrorismo, partorita subito dopo l'attacco alle Torri Gemelle, solo una e'
dedicata alla caccia dei capitali illegali.
Il problema e' solo di pura volonta' politica, perche' se si e' riusciti a
imporre pesanti piani di aggiustamento strutturale a grandi paesi come il
Brasile e la Russia, al di la' delle conseguenze nefaste che cio' ha
provocato in queste nazioni, e' inverosimile che non si possa limitare
l'immunita' finanziaria e fiscale di piccoli Stati. Basterebbe, per esempio,
decretare che tutte le operazioni finanziarie con i paradisi fiscali sono
nulle o sanzionare imprese e istituti bancari che utilizzano centri
off-shore e il circuito elusivo/illegale riceverebbe un colpo mortale.
E' evidente, quindi, che la pressione di alcune lobbies internazionali e'
stata talmente forte da impedire di assumere decisioni che andassero verso
una regolazione del fenomeno. Da questo punto di vista la responsabilita'
delle multinazionali, che concentrano gran parte delle loro ricchezze nei
paradisi sparsi per il globo, e' enorme. Hanno trovato la gallina d'oro che
centuplica i profitti, perche' dovrebbero abbandonarla?
* Il ruolo dei cittadini
Una risposta importante sta arrivando, invece, dalla societa' civile che, di
solito, di fronte alle grandi questioni di carattere economico rimane
ammutolita, perche' pensa di non aver alcuna voce in capitolo e tanto meno
gli strumenti per incidere sulle scelte dei suoi governi. Il 3 giugno 1998,
a Parigi, sulla spinta di un articolo pubblicato da Le Monde diplomatique
intitolato "Disarmare i mercati", e' nata l'Associazione per la Tassazione
delle Transazioni Finanziarie per l'Aiuto ai Cittadini (ATTAC), ormai estesa
a livello internazionale. Giornalisti, sindacati, associazioni, semplici
cittadini ritenendo che di fronte ai guasti provocati da una globalizzazione
dissennata non si potesse piu' rimanere inerti, da quel giugno hanno dato
corpo a una serie d'iniziative (la piu' nota e' il Forum Sociale mondiale di
Porto Alegre) tese a mobilitare l'opinione pubblica internazionale.
E sul tema dei paradisi fiscali non hanno mancato di esprimere posizioni
molto nette, proponendo una serie di misure urgenti per arginare il fenomeno
tra cui l'applicazione delle leggi antiriciclaggio senza limiti
territoriali, una maggiore trasparenza delle grandi banche internazionali,
l'obbligo di cooperazione dei paradisi fiscali con il resto del mondo con
relative sanzioni in caso di mancato rispetto (ad es. taglio dei canali
informatici), definizione del crimine internazionale d'impresa. La parola
d'ordine e' una sola: chiudiamo le porte dei paradisi.
* Glossario
- Base imponibile: e' l'importo al quale si applica l'aliquota per il
calcolo dell'imposta. Semplificando al massimo, in un'impresa e' la
differenza tra costi e ricavi.
- Dividendo: quota dell'utile di una societa' per azioni che viene
distribuito per ogni azione posseduta.
- Elusione fiscale: comportamento del contribuente che, facendo leva sulla
complessita' delle norme fiscali, si sottrae in modo legale al pagamento
delle imposte.
- Societa' di comodo: societa' commerciali che di fatto non svolgono alcuna
attivita', costituite al solo scopo di intestare ad esse determinati beni
come immobili e pacchetti azionari, per nasconderne la proprieta' reale.
- Welfare State: sistema sociale con il quale lo Stato garantisce ai suoi
cittadini un livello minimo di reddito e alcuni servizi ritenuti essenziali
(scuola, sanita').
- Piani di aggiustamento strutturale: complesso di riforme economiche
(riduzione della spesa pubblica, privatizzazioni, svalutazione della moneta)
che il Fondo Monetario Internazionale impone ai paesi che non sono in grado
di pagare i debiti verso l'estero.
* Scheda
Nella pubblicistica corrente si e' soliti parlare di "paradisi fiscali"
anche per indicare, in realta', territori che non fanno perno solo sulla
leva fiscale per attirare capitali dall'estero. Nel corso dell'articolo ci
adeguiamo a questo criterio per esigenze di leggibilita', ma e' bene
ricordare che esistono anche "paradisi societari" ovverosia Paesi dove e'
difficile penetrare i segreti delle societa' costituite e "paradisi
finanziari" in cui e' possibile trasferire e custodire denaro senza
dichiararlo. Tutto questo arcipelago e' quello comunemente detto dei paesi
off-shore, definizione che nasce negli Stati Uniti d'America durante gli
anni Venti quando, per aggirare il proibizionismo, vennero allestite delle
navi ancorate fuori dalle acque territoriali americane e sulle quali si
poteva bere alcolici e giocare d'azzardo.
* Fonti utilizzate
- Attac.it, I paradisi fiscali ovvero la finanza fuorilegge , Asterios,
Trieste 2001;
- Susan Strange, Denaro impazzito, Edizioni di Comunita', Milano 1998.

7. INDIRIZZI UTILI. ALCUNI RIFERIMENTI PER CONTATTARE I "SOCIAL FORUM"
PRESENTI IN ITALIA
[Dal sito www.carta.org riportiamo l'elenco dei "social forum" italiani; per
aggiunte e correzioni contattare: carta@carta.org. Mentre segnaliamo ai
nostri interlocutori questi comunque utili riferimenti, ci corre l'obbligo
di segnalare altresi' che il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo non
aderisce ai social forum, di cui non condivide alcune posizioni ed
atteggiamenti, e confusioni ed ambiguita', che ritiene inaccettabili]
* In Valle d'Aosta
- Aosta social forum, www.retealternative.org, info 0165231476
* In Liguria
- Forum sociale di Genova, www.genoa-g8.org/genova
- Imperia social forum, talpaeorologio@tiscalinet.it
- Valpolcevera social forum, ennio@tin.it
- Coordinamento Spezia AntiG8, Arci La Spezia, 0187713092
- Savona social forum, Luciano Dondero 019886590 ludondero@tiscalinet.it,
Braggio Alessandro 0182930234, Grazia Stella 3478145247 stellazia@libero.it
- Spezia social forum, antimilitsp@yahoo.com
- Rete contro G8, www.controg8.org, Norma Bertullacelli, 0105704871,
norma.b@libero.it
- Forum sociale del ponente genovese, forumsocialeponge@libero.it tel.
0106974973
* In Piemonte
- Social Forum Zona Ovest [Rivalta, Collegno, Grugliasco, Venaria e Rivoli],
finex@siasint.it
- SFdC [Social Forum del Chierese], luicero@tin.it
- Zona Ovest Social Forum di Torino (Ovest Taurinorum Social Forum),
660@libero.it
- Torino social forum, www.lacaverna.it
- Val Pellice social forum, vsf@noicom.net, Massimo Gnone,
gnonema@tiscalinet.it
- Alessandria social forum, info 3405337232, 3358392790, fax 0131234220,
maga-68@yahoo.it
- Valsesia social forum, Angelo Gianni Ambrosio, angelo_g_ambrosio@libero.it
- Verbania social forum, nog8vblist@yahoo.com
- Casale Monferrato social forum [Alessandria], info 014277255
- Chiavasso social forum [Torino], Fabrizio De Bernardi,
f.debernardi@soeko.it
- Novara social forum, Paolo Rizzi, 0321 957731, pr_pombia@libero.it
- Novi social forum [Alessandria], Davide Motto, 347 4712845,
d_motto@libero.it
- Alba social forum [Cuneo], Cooperativa Libraria "La Torre",
cooplatorre@cooplatorre.com
- Casale Social Forum, Coop Equazione, 014277255, info 330747176, forum:
casalesocialforum@yahoogroups.com
- Pinerolo social forum, algosuk@libero.it, info: 0321957731
- Ivrea social forum, www.rossetorri.it/socialforum
- Biella social forum, biella.social.forum@libero.it
* In Lombardia
- Voghera Social Forum, corbelet@tin.it, capellif@libero.it
- Verso il Milano social forum, 02874324 (Puntorosso), 026705185 (Ya
basta-Leoncavallo)
- Network per i diritti globali, 025453986, milanocontrog8@libero.it
- Brianza social forum, www.brianzasocialforum.org, merone@legambiente.org,
Roberto Fumagalli, 3388294970, Circolo di Merone, Como
- Brescia social forum, www.bresciasocialforum.org, 03045670 (Radio Onda
d'Urto, urtobs@ecn.org)
- Bergamo social forum, bgsocialforum@bergamoblog.it, fax 035242829 (coop.
Il Seme), Slai Cobas 035318097, 3397313300
- Forum sociale di Cinisello Balsamo [Milano], ros.rib@tiscalinet.it
- Lodi social forum, info 3803934101, genovaeoltre@hotmail.com
- Global social forum di zona Adda, Gcvilla@inwind.it
- Social forum della Bassa Bergamasca, socialforumbassa@email.it
- Cremona social forum, info 3403086779, crsocialforum@libero.it
- Coordinamento vigevanese e lomellino No-G8, colgua@tin.it
- Verso il Forum sociale Saronnese, coordinamento anti G8: 3332478870,
3494773077, saronno-sf-info@yahoogroups.com
- Sondrio, Osservatorio sulla globalizzazione, globos.so@libero.it
- Carugate social forum [Milano], info 029254571, milleusi1000@tiscalinet.it
- Lecco social forum, Luca Espy Kespy@inwind.it
- Forum sociale di Valcomonica,
Forum_sociale_vallecamonica-ower@yahoogroups.com
- Social forum Adda Milanese [Cassano d'Adda], Giancarlo Villa, 036360459,
gcvilla@inwind.it
- Forum sociale di Vigevano e Lomellina, vigevanosocialforum@yahoo.it
- Rhodense social forum [Milano], rhodense.socialforum@libero.it
- Milano Ovest Social Forum, info: 3402369072 (Igor),
milano_ovest_social_forum@domeus.it
- Social forum garda valsabbia [Brescia], agv@altripensieri.org, 3288175741
Antonio
- Comitato promotore del Forum sociale della Valle Seriana, Gino Gelmi
lorenzo@virusnet.it, 3391966489
- Varese Social Forum, www.varesesocialforum.it
- Valle Olona social forum, Valleolona.socialforum@virgilio.it
- Como Social Forum, labsocialforum@yahoogroups.com
* In trentino Alto Adige
- Rovereto social forum, roveretosocialforum@unimondo.org
- Social forum studenti Trento, http://members.xoom.it/Sfst,
sfstrento@hotmail.com
* In Friuli Venezia Giulia
- Udine social forum, udine@arci.it
- Trieste social forum, adrdonini@libero.it, www.cantieriaperti.org
- No Border social forum [Gorizia], Cristian, 3478156779,
forummigranti@yahoo.com, info@nobordersocialforum.org
- Monfalcone Social Forum, forummigranti@yahoo.com,
info@nobordersocialforum.org
* In Veneto
- Forum sociale Montecchio Maggiore [Vicenza], monteciosocialforum@libero.it
- Padova, Coordinamento AntiG8 padovano, www.sherwood.it
- Venezia social forum, info 3482669416, Cag8veneziano@hotmail.com, Alessio,
alessiobellin@libero.it; Marzia, marziapolles@libero.it; Vittoria,
vittoriascarpa@libero.it
- Veneto orientale social forum, crystal.an@libero.it
- Vicenza e Schio social forum, www.spaziopiu.it/socialforum, Olol Jackson,
3381212235
- Caorle Social Forum [Venezia], caorlesocialforum@yahoo.it
- Montecchio Maggiore social forum, monteciosocialforum@libero.it
- Castelfranco Veneto social forum, ogniluogo@tiscalinet.it
- Belluno social forum, Arci, gtodos@lycos.it
- Verona social forum, Francesca, francesca.bragaja@tin.it, Stefano,
locvr@sis.it
- Forum sociale Polesano [Rovigo], www.geocities.com/forumpol,
forumsocialepolesano@libero.it
- Legnago Social Forum, www.vronline.it/LSF/
* In Emilia Romagna
- Bologna social forum, www.contropiani2000.org, info 0516390580, 0516241854
- Scienze politiche social forum [Bologna], Michele,
michele_bulgarelli@hotmail.com
- Navile social forum [quartiere di Bologna], cguev@iperbole.it
- Imola social forum, imolasocialforum@yahoogroups.com
- Forum sociale correggese [Reggio Emilia], Marcello.zuffa@libero.it
- Rimini social forum, exostellooccupato@libero.it
- Forum sociale di Carpi, carpisocialforum@yahoo.it, Roberto Galantini,
059566791
- Ferrara social forum, forum permanente per la pace, www.iworks.it/tendone,
tendone@iworks.it, Leonardo Fiorentini, 3382327752
- Granarolo social forum, fllfl@tin.it
- Castel San Pietro social forum [Bologna], csptsocialforum@libero.it
- Forli' social forum, fsf@katamail.com
- Social Forum della Bassa Reggiana, sfbr@libero.it
* Nelle Marche
- Grottammare social forum, rossirosso@tiscalinet.it
- Rete sociale marchigiana G8 stop, siniser@libero.it
- Forum sociale del Fermano, Alessandro Fulimeni, fulimeni@hormail.com
- Urbino social forum, krecsss@hotmail.com
- Marche Social Forum, www.laboratoriosociale.org
- Senigallia Social Forum [Ancona], Roberto 0717927756,
multietnica@interfree.it
- Ascoli Social Forum, sincobas@ap.tiscalinet.it
* In Umbria
- Umbria social forum, www.ecn.org/una/anti-g8, piogin@libero.it,
una@ecn.org
- Terni social forum, info: 0744421708
- Forum sociale Citta' della Pieve, arcitras@libero.it, info: 3470542426
- Orvieto social forum, cica1@virgilio.it
- Passignano social forum, passignanosf@katamail.com
- Altotevere social forum, ornellasticchi@tiscalinet.it [zona umbra],
lascintilla@hotmail.com [zona toscana], mailing list:
altoteveresf@coolist.com
- Forum Sociale di Narni e Amelia, c/o associazione Narni per la pace, v.
Mazzini, 43a Narni [TR], web: http://it.geocities.com/narniameliasocialforum
* In Toscana
- Valdarno inferiore socialforum, v_inf_socialforum@hotmail.com
- Firenze social forum, Bruno, 3356437214
- Lucca: Coordinamento "Un altro mondo e' possibile", info 0583510394
- Piombino social forum, 0565221310 (Arci), 056526001 (Cgil)
- Siena social forum, info 057748596, cortedeimiracoli@tin.it
- Elba social forum, info@elbasocialforum.org
- Carrara social forum, Arci Carrara 058575275, Ass. Puntorosso Carrara
puntorosso.carrara@tin.it
- Maremma social forum, Maresocforum@libero.it
- Valdarno social forum,
http://it.groups.yahoo.com/group/valdarnosocialforum,
valdarnosocialforum@yahoogroups.com
- Cecina social forum, info: 3474668976, arcihoffman@hotmail.com
- Coordinamento Non globalizzati Valdera, www.nonglobalizzati.org,
contatti@nonglobalizzati.org
- Movimento antiglobal del Mugello, Lorenzo, 3398670039
- Prato social forum, Valentina, 3383115972, fabdelpr@tin.it
- Forum sociale Arezzo, www.forumsocialearezzo.org,
info@forumsocialearezzo.org
- Empoli social forum, csaintifada@dada.it
- Forum sociale Pisano, noguerra@archicoop.it
- Versilia social forum, ilariadan@tiscalinet.it
- Carceri social forum [Firenze], asspantagruel@virgilio.it, info: 055473070
Valdinievole social forum, valdinievolesf@yahoo.it, info: 3289634334 Enrico
- Livorno Social Forum, alessiovalente@hotmail.com
* Nel Lazio
- Roma social forum, Villaggio Globale, 0657300329, vglobale@tiscalinet.it,
www.romasocialforum.org
- Verso Roma centro social forum, info 066832456
- Roma Nord Est social forum, romanordestsocialforum@yahoo.it, Casale Podere
Rosa, 068271545
- Roma Sud Ovest-social forum, http://digilander.iol.it/rsfsudovest,
thiery@tin.it
- Forum sociale del Municipio IX, forumsociale_roma_ix@libero.it
- Ostia social forum, www.litorale.it, Gian Filippo Lange, 06 56030729,
filippo@litorale.it
- Genzano social forum, web.tiscali.it/GenzanoSF, genzanosf@tiscali.it
- Monterotondo social forum, Giovanni Forte, 3394536276
- Frosinone social forum, fs.fr@libero.it
- Rieti social forum, info: 0746202510, rietisocialforum@libero.it
- Rete no global di Viterbo, info 0761321860
- Magliana social forum [Roma], rsf15@yahoo-groups.com
* In Abruzzo
- Abruzzo social forum, www.abruzzosocialforum.org,
info@abruzzosocialforum.org
- Teramo social forum, 0861241511, 3282967220 (Luca), 3483911804 (Filippo),
teramosocialforum@virgilio.it
- Pescara Social Forum, radiocitta@urla.com
- Chieti Social Forum, jumanjee74@yahoo.com
- Comitato No-WTO [L'Aquila], edinisio@freemail.it
- Lanciano Social Forum, federart@iol.it
- Sulmona Social Forum, sulmonasocialforum@yahoo.it
* In Campania
- Napoli, www.noglobal.org
- Sannio social forum [Benevento], riferimento Gabriele Corona del Forum
ambientalista di Benevento, tel./fax 082447117, sanniobn@yahoo.it
- Hirpinia social forum [Avellino], rino.dev@katamail.com
- Montella social forum virtuale [Avellino],
web.tiscalinet.it/montellasocialforum
* In Molise
- Molise social forum, www.molisesocialforum.cjb.net, www.prcpalata.cjb.net,
molisesocialforum@genie.it
* In Basilicata
- Basilicata social forum, gc-rc@regione.basilicata.it
- Matera social forum, www.materasocialforum.it, info@materasocialforum.it
* in Puglia
- Mailing List: GSF-puglia-subscribe@yahoogroups.com
- Forum sociale pugliese, GSF-Puglia@yahoogroups.com
- Brindisi social forum, Via de Ripa 6, 72100 Brindisi, info 3284133261,
0831520240, social_forum@yahoogroups.com
- Forum sociale di Bari e provincia, gsfbari@libero.it, info: 3391918841
- gruppo d'inchiesta: Patrizia, pattiska@yahoo.it; Roberto,
robertociccarelli@libero.it
- Forum sociale nord barese [Trani, Bisceglie, Barletta],
fabbricasociale@hotmail.com, www.fabbricasociale.cjb.net
- Molfetta Social Forum, Mailing List:
molfettasocialforum-subscribe@yahoogroups.com,
www.volantino.org/molfettasocialforum.htm
- Terlizzi Social Forum, Roberto 3475143935, terlitium@libero.it
- Social Forum Appuli [Grumo Appula], socialforumappuli@libero.it, Gaetano
3403973545
- Lecce Social Forum, www.leccesocialforum.supereva.it
- Taranto Social Forum, Ornella: O_bellucci@hotmail.com, Enzo:
enzopilo@hotmail.com
- Verso il Foggia Social Forum, yabastafoggia@libero.it, Monica 3492643416,
Pino 3393272772
- Verso il Cerignola Social Forum, Paride 3475249684
- Verso il Gallipoli Social Forum, Giorgio 3471919812
- Verso il Francavilla Social Forum, Emanuele 3288365627
- Verso il Gioia Social Forum, Francesco: amorerivoluzione@katamail.com,
Peppone 3334983094
* In Calabria
- Calabrian social forum, filorosso@ecn.org, gazzettaladra@yahoo.it, info:
098449307, 3471215553
- Kroton social forum [Crotone], vincemed@tin.it
- Soverato social forum [Catanzaro], alcaro@tiscalinet.it
- Rossano social forum [Cosenza], Rossanosocialforum@genie.it
- Florense social forum [San Giovanni in Fiore, Cosenza],
florensesocialforum@portalesila.it
- Cosenza social forum, cosenzasocialforum@libero.it, Daniela 3471215553
* In Sardegna
Comitato sardo contro la globalizzazione "Cuntra su G8", info 079219024,
3473078697, 3484749008
* In Sicilia
- Forum sociale siciliano, Luca Lucchesi 339/5034914, sdivita@neomedia.it
- Messina social forum, messinasocialforum@tiscali.it,
web.tiscali.it/messinasocialforum/index.html
- Catania social forum, cataniasocialforum@tiscalinet.it
- Siracusa social forum, danielezito@interfree.it

8. INCONTRI. A PESARO UN CICLO DI INCONTRI PER ACCOSTARSI ALLA NONVIOLENZA
[Da Luciano Capitini riceviamo e diffondiamo. Per contatti:
capitps@libero.it]
Alla ricerca di un'altra cultura. Ciclo di incontri di accostamento alla
nonviolenza
* 18 gennaio, ore 21: "Economia nonviolenta", relazioni tra economia,
ecologia ed etica. Interviene Nanni Salio, del Centro studi sulla pace
Sereno Regis.
* 2 febbraio, ore 17: "Vangelo e nonviolenza", la nonviolenza evangelica
attiva. Interviene Massimo Toschi, segretario dell'Istituto per le scienze
religiose di Bologna, consigliere per la pace e i diritti umani della
Regione Toscana.
* 16 febbraio, ore 17: "La personalita' nonviolenta". Interviene Daniele
Lugli, segretario del Movimento Nonviolento.
* 2 marzo, ore 17: "Nonviolenza ed etica della responsabilita'". Interviene
Flavia Rizzi.
* 16 marzo, ore 17: "La nonviolenza nella storia", una esperienza di
applicazione delle metodologie nonviolente in Kossovo. Interviene Maria
Carla Biavati.
* 23 marzo, ore 17: "Una strategia lillipuziana, reticolare e nonviolenta: i
G. A. N. (gruppi di azione nonviolenta)". Interviene Pasquale Pugliese.
Luogo delle riunioni: Sala Explora, presso la biblioteca Bobbato, al primo
piano della galleria Ipercoop, Pesaro.

9. RILETTURE. BRUNO MAGGIONI: GIOBBE E QOHELET
Bruno Maggioni, Giobbe e Qohelet, Cittadella, Assisi 1979, 1995, pp. 112,
lire 10.000. Una sensibile lettura di due libri capitali della Bibbia.

10. RILETTURE. GIOVANNI MIEGGE: IL SERMONE SUL MONTE
Giovanni Miegge, Il sermone sul monte. Commentario esegetico, Claudiana,
Torino 1970, pp. 286. Ricavato dal dattiloscritto a cura degli studenti di
uno degli ultimi corsi di esegesi del Nuovo Testamento tenuto da Giovanni
Miegge nel 1959-'60, una straordinaria lezione di rigore filologico, di
passione religiosa, di finezza interpretativa, di convocazione morale.

11. RILETTURE. GERHARD VON RAD: IL SACRIFICIO DI ABRAMO
Gerhard von Rad, Il sacrificio di Abramo, Morcelliana, Brescia 1977, pp.
112. Il grande esegeta e teologo ripercorre in questo libriccino una delle
narrazioni bibliche piu' interroganti - ed enigmatiche, e sconvolgenti - che
nella storia della cultura umana ha avuto ripercussioni profonde e
fortissime. Nel libro von Rad riporta anche, e commenta da par suo, alcuni
brani di Lutero, di Kierkegaard (da Timore e tremore, naturalmente), un
apologo di Leszek Kolakowski, e tre disegni e un dipinto di Rembrandt. Su
von Rad cfr. AA. VV., Profilo teologico di Gerhard von Rad, Queriniana,
Brescia 1974.

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail č: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 342 del 14 gennaio 2002