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La nonviolenza e' in cammino. 341



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 341 del 13 gennaio 2002

Sommario di questo numero:
1. Sylvia Plath, la perfezione
2. Walden Bello, il mondo a senso unico
3. Convocazione della riunione del comitato di coordinamento del Movimento
Nonviolento per il 10 febbraio 2002 (e verbale della riunione del 25
novembre 2001)
4. A Spilamberto per accostarsi alla nonviolenza
5. A Roma il 16 gennaio presentazione del libro "L'anarchico e l'ebreo.
Storia di un incontro"
6. Riletture. Hannah Arendt, Il pescatore di perle
7. Riletture. Franco Fortini, Attraverso Pasolini
8. Riletture. Orlando Franceschelli, Karl Loewith
9. Riletture. Vladimir Jankelevitch, Henri Bergson
10. Riletture. Italo Mancini, Bonhoeffer
11. Riletture. Simonetta Tabboni, Norbert Elias
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. SCORCIATOIE. SYLVIA PLATH: LA PERFEZIONE
[Da Sylvia Plath, Lady Lazarus e altre poesie, Mondadori, Milano 1976, 1998,
p. 87. E' il verso di inizio della stupenda poesia "I manichini di Monaco".
Sylvia Plath e' tra le piu' alte voci poetiche (che vuol dire: voci di
esseri umani) del Novecento]
La perfezione e' terribile, non puo' avere figli.

2. RIFLESSIONE. WALDEN BELLO: IL MONDO A SENSO UNICO
[Walden Bello e' una delle voci piu' autorevoli del movimento per la
globalizzazione dei diritti. Questo articolo e' apparso in due puntate sul
quotidiano "Il manifesto" il 10 e il 12 gennaio. Alcune tesi qui sostenute
andrebbero discusse ed a nostro avviso diversamente articolate,
contestualizzate e complessificate; ma il testo e' significativo anche
perche' esemplare non solo di alcune delle giuste ragioni, delle corrette
interpretazioni e delle opportune proposte, ma anche delle semplificazioni,
delle reticenze, delle mezze verita', delle aporie e degli errori (anche
gravissimi) presenti nel riflettere e nell'agire del plurale ed assai
contraddittorio movimento che si oppone alla globalizzazione neoliberista,
ed anche per questo ci pare utile proporlo ai nostri interlocutori]
Secondo la logica di Washington ormai si dovrebbe festeggiare dappertutto
coi fuochi d'artificio, mentre i crociati dell'anti-terrorismo mirano al
nascondiglio di Osama bin Laden a Tora Bora. Invece l'Europa resta fredda,
c'e' apprensione in tutto il Sud, e un profondo sconforto attanaglia molta
parte del mondo arabo e musulmano.
Le ragioni sono evidenti: almeno 4.000 morti, molti dei quali civili,
quattro milioni di profughi, il ritorno a un caos tribale accompagnato dallo
smembramento dell'autorita' centrale. Cio' che bin Laden e la sua
organizzazione hanno fatto e' stato orribile e ingiustificabile - ma e'
lecito fare questo a un paese in nome della giustizia? Ancora una volta, gli
americani hanno distrutto la citta' allo scopo di salvarla.
Washington, comunque, non permettera' che simili inezie sciupino il suo
stato d'animo da trionfatore. I Taleban e Al Qaeda sono stati annientati, ma
questa vittoria ha per il Pentagono un significato piu' ampio. Una forza
aerea massiccia e dotata di strumenti di precisione pu' far vincere le
guerre senza quasi impiegare le truppe di terra e, dunque, quasi senza
vittime americane.
Con questa rinnovata fiducia in cio' che lo storico militante Russel Weigley
ha chiamato "the American Way of War" - massiccia potenza di fuoco, alta
tecnologia, vittoria totale - Washington sta ora prendendo seriamente in
considerazione lo stesso tipo di intervento in altri stati, accusati di
fornire aiuto e sostegno ai terroristi. I principali candidati sono Yemen,
Sudan, Somalia e Iraq.
E sarei stupito se gli eventi in Afghanistan non avessero contribuito a
rafforzare il ruolo militare degli Usa nella guerra alla droga in Colombia.
Newsweek riferisce che le autorita' colombiane, alla ricerca di un ruolo
piu' risolutivo degli Usa, stanno ora "cercando di dimostrare i paralleli
tra i Taliban e i loro movimenti guerriglieri...".
Insieme al ritorno della fiducia nell'"American Way of War", l'intervento
diretto negli affari dei paesi in via di sviluppo sta ottenendo una
rinnovata rispettabilita'. A Washington e a Londra, da settembre, il
rispetto per la sovranita' nazionale e per l'autodeterminazione si e'
ulteriormente ridotto. Gli intellettuali conservatori danno voce alle
opinioni che stati potenti non possono esprimere... ancora.
Una formulazione arrogante viene da Paul Johnson, autore di Modern Times:
"... la miglior soluzione a medio termine sara' riportare in vita il vecchio
sistema della Lega delle nazioni, basato sul "mandato", che ha ben
funzionato come forma rispettabile di colonialismo tra le guerre... I paesi
che non possono vivere in pace con i loro vicini e che combattono una guerra
nascosta contro la comunita' internazionale non possono aspettarsi
l'indipendenza totale. Con tutti i membri permanenti del Consiglio di
sicurezza che ora appoggiano, in gradi diversi, l'iniziativa americana, non
dovrebbe essere difficile escogitare una nuova forma di "mandato" alle
Nazioni Unite che ponga gli stati terroristici sotto una supervisione".
Non sorprende che poche di queste analisi affrontino le ragioni fondamentali
di risposte estreme come il terrorismo: confini coloniali che hanno
assicurato conflitti post-coloniali, marginalizzazione persistente dei nuovi
paesi in un ordine economico globale iniquo, il persistente controllo del
Nord di aree contenenti massicce riserve di petrolio e gas per rifornire di
petrolio la civilta' ad alto consumo energetico dell'Occidente.
La prossima fase in Afghanistan si sta trasformando nell'ultimo esperimento
del nuovo sistema basato sull'"amministrazione fiduciaria" o sul "mandato"
che fa seguito al fallimento della prima importante iniziativa, fallimento
dovuto all'atteggiamento recalcitrante della Somalia nel 1993. All'Unione
europea si chiede di fornire - sotto la leadership britannica,
naturalmente - una forza di occupazione permanente mentre l'Onu, per
riempire il vuoto politico, dovrebbe mediare per un "governo
rappresentativo" tra i gruppi tribali in competizione tra loro.
Washington sembra operare in base al seguente principio: unilateralismo
nell'azione militare, multilateralismo nell'ingegneria politica - in modo da
far ricadere la colpa sugli altri, se la struttura politica dovesse
crollare.
Intanto, sul fronte interno, le leggi e i decreti presidenziali che
restringono i diritti alla privacy e alla libera circolazione sono stati
approvati con una rapidita' e una facilita' stupefacenti. Nemmeno la guerra
fredda era stata presentata in termini cosi' totalitari come la guerra al
terrorismo.
Scrivendo su The Nation, David Corn osserva che a sole nove settimane
dall'inizio di questa guerra, negli Usa sono state approvate leggi, e
firmati decreti presidenziali, che istituiscono tribunali militari segreti
per giudicare cittadini non statunitensi; criminalizzano gli immigrati;
autorizzano il procuratore generale a mettere gli stranieri sotto chiave a
tempo indeterminato sulla base di semplici sospetti; estendono l'uso di
intercettazioni e perquisizioni segrete; consentono il ricorso a prove
segrete nei procedimenti di immigrazione a cui gli stranieri non possono
accedere, ne' possono respingere; distruggono la segretezza della relazione
cliente-avvocato consentendo al governo di spiarla; istituzionalizzano i
profili razziali ed etnici.
Allo stesso modo, molti alleati europei degli Stati Uniti hanno subito
approfittato del clima di lotta al terrorismo per cercare di far passare un
insieme di leggi che prima dell'11 settembre erano ferme. In Europa,
comunque, i cittadini e i parlamenti non si stanno dimostrando cosi'
disponibili - compreso, a sorpresa, il parlamento britannico. Quest'ultimo
ha bocciato la proposta draconiana di Tony Blair che avrebbe permesso ai
rappresentanti dell'accusa di arrestare e tenere in carcere a tempo
indeterminato qualunque straniero sospettato di terrorismo.
La legislazione post-11 settembre e' altrettanto preoccupante per le sue
conseguenze internazionali. Cio' a cui assistiamo e' l'istituzionalizzazione
di un regime di unilateralismo legale: l'ultimo pacchetto di leggi e decreti
presidenziali ha dato a Washington il potere di fare all'estero praticamente
qualunque cosa per catturare i terroristi. Le forze armate americane ne
hanno dato prova proprio di recente quando, in un'azione del tutto simile
alla pirateria, sono salite senza autorizzazione a bordo di una nave di
Singapore nel Mare Arabico, hanno immobilizzato l'equipaggio e lanciato
un'infruttuosa ricerca dei terroristi.
Se in quella ricerca fosse stato scoperto un sospetto, il Pentagono avrebbe
potuto trasferirlo in una base Usa, per esempio in Germania, processarlo li'
in un tribunale militare segreto e, se fosse stato giudicato colpevole in un
processo molto meno rigoroso della giustizia civile, sarebbe stato
trasportato negli Stati Uniti per essere ucciso o imprigionato, magari
anonimamente. La collaborazione da parte degli stati nel cui territorio i
terroristi saranno catturati sarebbe gentile ma non serve, grazie.
Gli attacchi di Al Qaeda su New York e Washington sono stati il miglior
regalo che gli Usa e l'establishment globale potessero ricevere nella
congiuntura storica precedente l'11 settembre. Soltanto poche settimane
prima, circa 300.000 persone avevano marciato a Genova nella piu' grande
dimostrazione di forza mai data dal movimento contro la globalizzazione
capitalistica (anti-corporate globalisation movement). Le proteste di Genova
sottolineavano il fatto che la legittimita' delle principali istituzioni del
governo globale dell'economia - il Fondo monetario internazionale (Fmi), la
Banca mondiale e l'Organizzazione mondiale per il commercio (Wto) - era piu'
che mai in ribasso, cosi' come lo era l'intera dottrina di liberalizzazione,
deregulation e privatizzazione che va sotto il nome di economia neo-liberale
o "Washington consensus". Questa crisi di legittimita' era accresciuta dal
fatto che si intrecciava con una profonda crisi strutturale dell'economia
globale.
Prima dell'11 settembre, una erosione di legittimita' offuscava anche le
istituzioni del governo politico nel Nord, in particolare negli Stati Uniti.
Un numero crescente di americani aveva cominciato a rendersi conto che la
loro democrazia liberale era stata corrotta in modo cosi' pervasivo dalla
politica del capitale (corporate money politics), da meritare piuttosto la
definizione di plutocrazia.
Nelle elezioni presidenziali Usa del 2000, il senatore John McCain aveva
condotto una campagna "popolare" incentrandola su una questione: la riforma
di un sistema di controllo capitalistico (corporate control system) del
sistema elettorale che, fatte le debite proporzioni, non ha eguali al mondo.
Il fatto che il candidato piu' favorito dal "big business" avesse perso il
voto popolare - e, secondo taluni studi, anche il voto elettorale - e fosse
comunque stato eletto presidente, non aveva certo contribuito ad affermare
la legittimita' di un sistema politico che era stato descritto da molti
osservatori come uno stato di "guerra civile culturale" tra conservatori e
liberals.
Pur capendo il profondo senso di ingiustizia che trasforma persone comuni in
terroristi, i progressisti hanno sempre condannato il terrorismo non solo
perche' esso prende vite innocenti, ma anche perche' apre la strada alla
controrivoluzione. In verita', gli eventi successivi all'11 settembre si
sono svolti secondo il copione classico.
Mentre il fumo delle rovine del World Trade Center era ancora denso, il
responsabile Usa per il commercio Robert Zoellick ha approfittato
dell'occasione per rilanciare la globalizzazione capitalistica
(corporate-driven globalization). Sostenendo che era necessario accelerare
la liberalizzazione per contrastare il colpo subito dall'economia mondiale
con l'11 settembre, Zoellick, il commissario europeo per il commercio Pascal
Lamy e il direttore del Wto Mike Moore, hanno provveduto a intimorire i
paesi in via di sviluppo costringendoli ad approvare il lancio di una nuova
fase di liberalizzazione del commercio durante il quarto meeting del Wto a
Doha, in Qatar, lo scorso novembre. La Dichiarazione di Doha ha rimesso in
piedi il processo di liberalizzazione del commercio, cioe' il Wto, dopo la
sconfitta patita a Seattle.
Anche Horst Kohler, direttore del Fondo monetario internazionale, e Jim
Wolfensohn, presidente della Banca mondiale, hanno visto la guerra come
un'opportunita' per contrastare la crisi delle loro istituzioni. Kohler ha
allegramente collaborato a trasformare il Fondo in un elemento chiave del
programma complessivo di Washington su stati strategici come il Pakistan e
l'Indonesia, abbandonando a se stesso un paese non strategico come
l'Argentina, che e' sull'orlo della bancarotta. E Jim Wolfensohn, la cui
presidenza e la cui istituzione erano minacciate dalle critiche da destra e
da sinistra, ha usato l'11 settembre per proiettare la Banca mondiale come
partner privilegiato del Pentagono nella guerra contro il terrorismo,
rivestendo il ruolo "soft" consistente nell'affrontare la poverta' che nutre
il terrorismo.
Per quanto riguarda la crisi del governo politico negli Usa, l'11 settembre
ha fatto di George W. Bush, da presidente di una minoranza il cui partito ha
perso il controllo del Senato, il presidente forse piu' potente che gli Usa
abbiano avuto in tempi recenti - con un gradimento del suo operato dell'86%,
secondo un recente sondaggio del New York Times.
I liberals, nel frattempo, si sono fatti vieppiu' intimidire. Lo studioso
costituzionalista liberal di Harvard Laurence Tribe ha giustificato l'uso
dei tribunali militari e la detenzione a tempo indeterminato di oltre 1200
persone, mentre il suo altrettanto famoso collega Alan Dershowitz, riferisce
The Nation, "ha suggerito che l'uso della tortura possa essere giustificato,
a patto che sia stato autorizzato".
Il livello cui gli attacchi alle liberta' tradizionali possono ora arrivare
impunemente e' apparso chiaro recentemente, quando il ministro della
giustizia John Ashcroft ha deriso quanti avevano criticato le misure di
sicurezza dell'amministrazione Bush definendoli allarmisti "che spaventano
le persone amanti della pace con fantasmi di liberta' perdute e aiutano i
terroristi".
Tre sviluppi sono particolarmente pericolosi per il movimento contro la
globalizzazione capitalistica. Primo: la polizia, dopo essere stata messa
alla berlina per la sua tattica basata sulle provocazioni a Genova, ha
ritrovato fiducia nel nuovo contesto, segnato da una maggiore accettazione
da parte del pubblico di limitazioni ai diritti politici fondamentali.
Secondo: la definizione di "terrorista" in uso sia nella legislazione
europea che in quella americana e' talmente vaga da poter essere applicata a
gruppi non violenti che sposano la disobbedienza civile, un'arma essenziale
del movimento, o a gruppi che causino qualche danno alla proprieta', ma con
modalita' simboliche che non nuocciono a nessuno. Terzo: l'afflusso di
centinaia di migliaia di persone alle frontiere per i grandi eventi puo' ora
facilmente essere contrastato, invocando la nuova legislazione che legalizza
il ricorso arbitrario all'interrogatorio, alla detenzione, all'espulsione o
al divieto di ingresso per gli stranieri, sulla base del semplice sospetto
che si tratti di terroristi, fiancheggiatori di terroristi, o compagni di
viaggio dei terroristi. Tutto questo sta avendo un effetto raggelante sulle
proteste di massa.
Tuttavia, l'11 settembre potrebbe rivelarsi una impasse temporanea da cui il
movimento contro la globalizzazione capitalistica puo' trarre maggiore
forza. In verita', se c'e' un aspetto chiaramente positivo nella situazione
attuale, questo e' che tre movimenti che prima avevano proceduto
separatamente - il movimento pacifista, il movimento per i diritti umani e
il movimento contro la globalizzazione capitalistica - considerano ora
cruciale collaborare piu' strettamente l'uno con l'altro.

3. MATERIALI. CONVOCAZIONE DELLA RIUNIONE DEL COMITATO DI COORDINAMENTO DEL
MOVIMENTO NONVIOLENTO PER IL 10 FEBBRAIO 2002 (E VERBALE DELLA RIUNIONE DEL
25 NOVEMBRE 2001)
[Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org); per contatti:
azionenonviolenta@sis.it]
Cari amici,
e' convocata la decima riunione del comitato di coordinamento del Movimento
Nonviolento, che si terra' il giorno domenica 10 febbraio a Verona, con
inizio alle ore 10,30. Si ricorda a tutti gli eletti e ai rappresentanti dei
gruppi locali l'importanza del Coordinamento, e si raccomanda la presenza e
la puntualita'.
Ordine del giorno:
1. Approvazione verbale precedente (allegato);
2. Verso il XX Congresso Nazionale del Movimento Nonviolento (12-14 aprile,
Ferrara);
3. Bilancio consuntivo 2001 e preventivo 2002;
4. Campagna iscrizioni al Movimento Nonviolento e abbonamenti ad "Azione
nonviolenta" per il 2002;
5. Resoconto dell'assemblea del Mir / Federazione dei nonviolenti (Rocco
Pompeo);
6. Resoconto del seminario della Tavola della Pace (Rocco Pompeo e Renato
Fiorelli);
7. Dopo l'assemblea della Rete di Lilliput (Pasquale Pugliese e Massimiliano
Pilati);
8. Resoconto del seminario sul Corpo Civile di Pace (Mao Valpiana e Daniele
Lugli);
9. Obiezione dei cittadini / Manifestazione specifica nonviolenta;
10. Varie ed eventuali.
Il luogo dell'incontro e' la Casa per la nonviolenza, in via Spagna 8 a
Verona (tel. 0458009803) che si trova vicino alla Basilica di San Zeno.
Siete pregati di comunicare preventivamente la presenza o l'assenza. Chi
desidera puo' arrivare fin dal sabato (sara' sabato "gnocolar") e fermarsi a
dormire (meglio se muniti di sacco a pelo), cosi' potremo cenare insieme con
una bella "gnocolada" (per i vegetariani col pomodoro, per i carnivori col
musso). Vi aspettiamo tutti.
Coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento.
*
Verbale dell'incontro del 25 novembre 2001
Presenti: Adriano Moratto, Piercarlo Racca, Daniele Lugli, Sandro
Canestrini, Pasquale Pugliese, Rocco Pompeo, Matteo Soccio, Mao Valpiana,
Flavia Rizzi, Sergio Albesano, Luciano Capitini, Paolo Predieri, Elena
Buccoliero, Massimiliano Pilati.
Assenti giustificati: Giovanni Mandorino, Pina Maisano e tutto il gruppo di
Palermo.
Discussione dell'ordine del giorno
1. Approvazione del verbale precedente
Il verbale viene approvato senza obiezioni.
Discussione:
1. la marcia Perugia-Assisi - dibattito e valutazione;
2. il congresso del Movimento Nonviolento;
3. il seminario su laicita' e nonviolenza;
4. la dichiarazione di obiezione del cittadino;
5. la Rete Lilliput;
6. "Azione Nonviolenta";
7. Iniziative contro la guerra e attivita' delle sedi;
8. varie e indispensabili.
*
1. la marcia Perugia-Assisi - dibattito e valutazione
Daniele ricorda le premesse di questa marcia per quanto riguarda il
Movimento Nonviolento (l'incontro a Perugia con Flavio Lotti, l'accordo
sulle modalita' di partecipazione del Movimento Nonviolento). Sottolinea la
chiarezza delle posizioni espresse dalla Tavola per la Pace sulla guerra e
propone di scrivere una lettera di apprezzamento in merito.
La valutazione sulla marcia Perugia-Assisi, soprattutto da parte di chi era
presente (Daniele, Luciano, Mao), e' nettamente positiva per la grande
affluenza di persone e per il sincero spirito di ricerca con cui si e'
venuti a contatto, in tema di nonviolenza e delle sue radici, che proviene
dagli ambienti piu' disparati.
Luciano nota come il movimento di giovani dopo-Genova sta sfuggendo a tutte
le strutture tradizionali preesistenti, associative e di partito, e questo
apre una grande occasione per tutti gli amici della nonviolenza.
Sergio osserva che mai come nell'ultimo periodo si e' parlato tanto di
nonviolenza e di Aldo Capitini, anche se a volte in modo confuso oppure
tendendo a "santificare" Capitini, e conferma l'importanza di essere
presenti.
Mao conferma una vastissima presenza, variegata, non incasellabile, ed
esprime un rammarico per la scarsa presenza del Movimento Nonviolento: una
migliore capacita' di esserci in modo organizzato ci avrebbe permesso di
contattare un vastissimo numero di persone, la vendita militante di "Azione
nonviolenta" (solo al banchetto sono state vendute 2.500 copie, ma si
sarebbe potuto fare molto di piu') e insomma una presenza "politica" piu'
riconoscibile.
Piu' in generale, Mao pone l'esigenza di rafforzarci per mantenere una
struttura stabile capace di rispondere all'enorme mole di richieste sulla
nonviolenza che ci arriva dagli ambienti piu' diversi e da innumerevoli
realta' locali. Riferisce la sua partecipazione a due incontri molto
partecipati, a Treviso (organizzava la Rete Lilliput, l'incontro era in un
cinema, 500 persone presenti) e a Como (700 persone ad un incontro di una
giornata intera, organizzata dal Comitato comasco per la pace).
Pasquale, che non ha potuto partecipare alla marcia, porta un diverso punto
di vista, maturato attraverso la stampa e i servizi tv. Resta una ambiguita'
di fondo tra nonviolenza e pacifismo generico: a Perugia tutti erano per la
pace, anche coloro che pensano di raggiungerla con mezzi di guerra. Invita a
pensare ad un momento rituale del Movimento Nonviolento sul tema del disarmo
e della nonviolenza, come lo e' stata la marcia dello scorso anno, non per
disperdere le forze ma per precisare una posizione di pacifismo nonviolento.
Forse potremmo pensare ad una marcia oltre Assisi, come era stato proposto
durante la preparazione della Marcia del 2000.
Massimiliano concorda con Pasquale e porta la sua esperienza bolognese dove
la Rete Lilliput locale, di cui e' portavoce, aderisce al Social Forum.
"Vedo l'importanza del dialogo ma c'e' da farsi venire l'ulcera, bisogna
essere molto rompicoglioni, studiare molto, adottare un atteggiamento
metodico e il meno aggressivo possibile. Poi le Tute Bianche, Rifondazione,
i sindacati... cercano tutti di tirare acqua dalla loro parte".
Proprio per questo Rocco Pompeo invita a recuperare la dimensione di studio
e di crescita interna al Movimento Nonviolento, mantenendo una forte
identita' e rappresentativita'. Rispetto alla adesione alla Tavola per la
Pace, invita alla cautela.
Anche Matteo, raccontando la sua esperienza alla Casa per la Pace di
Vicenza, sente il rischio di "diventare portatori d'acqua per dare spazio ad
iniziative di altri". Rispetto alla Tavola per la Pace, alla quale ci e'
stato proposto di aderire, vede la possibilita' di difficolta' per il futuro
della Tavola, dato lo spostamento a destra di molte amministrazioni locali
che potrebbero decidere di uscire dal coordinamento degli enti locali per la
pace.
Decisioni:
- Verra' inviata la lettera di apprezzamento alla Tavola per la Pace.
- Per quanto riguarda la partecipazione alla Tavola, Rocco Pompeo prendera'
parte al prossimo seminario dell'Onu dei Popoli (14-16 dicembre) insieme a
Luciano Benini, Fiorelli e forse Mao Valpiana, per vedere come proseguono i
lavori. Solo dopo si decidera' se partecipare alla Tavola oppure no.
- Verr? inviata una lettera a quanti hanno partecipato alla marcia 2000, a
chi ha collaborato a sostenerla (Emmaus, Emergency...) e a chi avremmo
voluto con noi, per aprire il confronto sulla nonviolenza come "varco
attuale della storia".
- Si mette all'ordine del giorno del prossimo coordinamento lo studio di una
manifestazione specifica, da mantenere nel tempo, secondo quanto espresso da
Pasquale e condiviso da tutti.
*
2. il congresso del Movimento Nonviolento
Daniele apre con alcune informazioni organizzative: la sede sara'
effettivamente Ferrara, dal 12 al 14 aprile, forse presso il Ce.Doc., un
Centro di Documentazione con una buona sala riunioni e la possibilita' di
salette per le commissioni, con una biblioteca ben fornita sui temi di
nostro interesse. Per dormire si daranno possibilita' diverse, tra ostello e
alberghi a diversi prezzi. Per il venerdi sera si prevede una iniziativa
pubblica, come gia' nello scorso congresso. Tra i relatori potrebbe esserci
Marco Revelli. E' del parere di mantenere nei lavori del congresso la
massima apertura a quanti abbiano l'intenzione di condividere un serio
cammino di crescita sulle orme della nonviolenza, offrendo la disponibilita'
del coordinamento per momenti precedenti di approfondimento presso realta'
locali interessate.
Rocco concorda con quanto detto e propone una giornata di preparazione al
congresso, una sorta di seminario nazionale aperto. Se ne vede
l'opportunita' e nel contempo le difficolta' organizzative, dati anche i
tempi piuttosto ristretti.
Sergio invita a pensare anche sistemazioni economiche per studenti e a
organizzare per il sabato sera una proposta di aggregazione "leggera".
Luciano invita a pensare il congresso come un momento in cui porre le basi
per il movimento futuro, pensando alla nostra associazione e piu' in
generale alle istanze di cambiamento presenti nel paese. Si potrebbe
prevedere una commissione congressuale sulle possibilita' di lotta per nuovi
diritti-bisogni-doveri.
Pasquale approva l'invito a Revelli e propone come secondo relatore Giuliano
Pontara. Rispetto alla proiezione esterna del congresso indica due strade
parallele: da una parte i partecipanti alla marcia del 2000, da contattare
con lettera formale, dall'altra la Rete Lilliput, per la quale dobbiamo
pensare se e come vogliamo coinvolgerla. Un modo per caldeggiare la presenza
lillipuziana potrebbe essere la proposta di commissioni su temi comuni, per
esempio: l'economia nonviolenta, con Nanni Salio; il rapporto tra Movimento
Nonviolento e movimenti contrari alla globalizzazione economica, e come
introdurre la nonviolenza in questi movimenti. Approva la preparazione di
serate per stare insieme.
Mao ricorda che il primo numero 2002 di "Azione Nonviolenta" iniziera' il
dibattito congressuale. Il materiale da pubblicare su quel numero deve
pervenire entro il 10 gennaio. Dovrebbe esserci un intervento di
presentazione del congresso da parte della segreteria allargata. Bisognera'
anche orientarsi sulla mozione di conclusione, visto che prima del congresso
ci saranno uno o al massimo due coordinamenti. Conferma il lavoro per
commissioni. Per la serata del venerdi vedrebbe, tra i relatori, Peter
Kammerer.
Decisioni:
La scansione dei lavori potrebbe essere:
- venerdi: nel pomeriggio le iscrizioni, poi la serata pubblica;
- sabato: relazione di Daniele e lavoro in commissioni, serata
"aggregativa";
- domenica: conclusioni.
Relatori del venerdi sera: Marco Revelli (lo contatta Daniele), Giuliano
Pontara e Peter Kammerer (li contatta Mao).
*
3. il seminario su laicita' e nonviolenza
Si snoda un dibattito partecipato in cui si mescolano obiettivi, premesse e
aspettative molto diverse e a volte contrastanti. Si parla di approfondire
gli aspetti di religiosita' e nonviolenza in Capitini (Daniele), e/o in
Gandhi, forse cercando l'attualizzazione rispetto ai fondamentalismi
religiosi risorgenti (Sergio, Pasquale), forse cercando il coinvolgimento di
altri, forse lasciando il compito del seminario al prossimo coordinamento
(Flavia), forse aspettando sul seminario un pronunciamento del MIR
(Luciano), che probabilmente non ci sara' perche' ne' questo ne' la
federazione MIR-Movimento Nonviolento sono all'ordine del giorno del
prossimo incontro MIR (Piercarlo), forse pensando al seminario come momento
di apertura (Rocco), o piuttosto come nostro approfondimento sulle radici
dell'agire nonviolento (Matteo), o ancora come momento di rilancio della
matrice laica del Movimento Nonviolento (Sandro)...
Decisione:
Per tutte queste ragioni, si vede l'impossibilita' di raggiungere adesso un
punto di accordo e si decide di sospendere il seminario.
*
4. la dichiarazione di obiezione del cittadino
Viene rivisto il testo della dichiarazione di obiezione del cittadino, che
in sintesi comprende:
- la dichiarazione di obiezione alla guerra e alla sua preparazione;
- l'opzione personale per la nonviolenza attiva, attraverso diverse
possibilita';
- l'impegno a orientare i propri consumi secondo principi di semplicita'
volontaria e di consumo critico.
Il testo comprende l'impegno personale a finanziare iniziative di contrasto
della guerra, indicando diverse possibilita'. Questa parte del testo viene
discussa in particolare.
Piercarlo propone di finalizzare la raccolta fondi su un unico fondo,
gestito da MIR-Movimento Nonviolento, i quali di volta in volta decidono, in
modo pubblico e trasparente, come impegnare quello che viene raccolto.
Questo consente un controllo e una conoscenza precisa di quanto viene
versato. D'altro canto, dice Piercarlo, in questo modo rischiamo di porci
come concorrenziali rispetto alla campagna di obiezione fiscale, ancora in
corso.
Daniele, che insieme ad altri ha partecipato al primo incontro del Gruppo di
Lavoro Tematico sulla Nonviolenza promosso dalla Rete di Lilliput, riporta
la richiesta, da parte dei lillipuziani, di rilanciare l'obiezione fiscale
in una forma che preveda livelli diversi e semplici di partecipazione. In
questo spirito, propone di sottoporre il nostro testo a Roberto Minervino,
attraverso Stefano Guffanti, suggerendogli di farlo proprio come proposta
per la Rete di Lilliput.
Decisione:
Mao contattera' Stefano Guffanti per proporgli l'obiezione del cittadino.
*
5. la Rete Lilliput
Pasquale aggiorna i presenti sulle prospettive della Rete di Lilliput dopo
le tre assemblee macroregionali e in vista di quella nazionale che si terra'
a gennaio. Si sofferma in particolare su due aspetti:
1. l'organizzazione interna della Rete: si sta affermando a livello
nazionale l'orientamento di allargare il tavolo intercampagne alle
associazioni che ne hanno fatto richiesta e ad alcuni rappresentanti dei
nodi locali. Rispetto ai rapporti con il Social Forum, si e' orientati per
non aderire nazionalmente all'Italian Social Forum, mantenendo rapporti di
collaborazione su singole iniziative e lasciando ai nodi locali la liberta'
di orientarsi come ritengono giusto.
2. Rete Lilliput e scelta nonviolenta: e' stato deciso l'avvio di un Gruppo
di Lavoro Tematico sulla nonviolenza, che si e' gia' incontrato a Bologna
una prima volta, rivolgendo l'attenzione sia ai metodi di lavoro all'interno
della rete, sia alla nonviolenza come tema in se' e per se'. Vi hanno preso
parte esponenti di parecchie associazioni: MIR, Pax Christi, Beati i
Costruttori di Pace, Peacelink, LOC e, la piu' rappresentata, il Movimento
Nonviolento. Si e' deciso, in sintesi: la formazione dei GAN (Gruppi di
Azione Nonviolenta) nelle citta', l'apertura di una lista di discussione
sulla nonviolenza aperta a quanti siano interessati, l'organizzazione di un
seminario di due giorni su Rete Lilliput e scelta nonviolenta, come premessa
ai percorsi formativi dei GAN, l'apertura di una lista di formatori
disponibili, l'avvio di un gruppo di traduttori che lavorino su contributi
stranieri significativi.
Secondo Pasquale, "i nodi locali si aspettano molto e il GLT sulla
nonviolenza e' un terreno fertile, ricettivo, dove far confluire idee".
Daniele riprende ulteriori elementi della riunione di Bologna (lo scambio
delle iniziative delle citta', l'intenzione di riprendere la campagna sulle
banche armate...) e insiste sull'invito a pensare manifestazioni
caratterizzate dall'apertura del dialogo (e del dubbio) con la gente. Ha la
sensazione che non verranno proposte unitarie se non saranno le associazioni
di esperienza a passarle.
Decisione:
Luciano si impegna a elaborare una proposta da mettere in rete, a partire
dal verbale dell'incontro del GLT.
*
6. "Azione nonviolenta"
Mao: Il giorno precedente e' saltata la riunione di redazione. Si e' deciso
in gruppo ristretto di portare a 40 pagine l'ultimo numero del 2001, per
dare spazio al convegno su Lanza del Vasto senza sacrificare gli altri temi.
Pasquale propone un inserto con materiali, magari tradotti da altre riviste,
utile per la formazione dei formatori. Luciano ha un manuale di formazione
alla nonviolenza utilizzato nel Burundi, che potrebbe essere tradotto dal
francese e utilizzato allo scopo.
Matteo propone di portare su cd-rom le annate di "Azione nonviolenta".
Decisioni:
- Sergio, per sua candidatura, prosegue la rubrica sulla storia e diventa
curatore di quella sulle recensioni.
- Massimiliano, per sua candidatura, curera' la presentazione delle realta'
che compongono la Rete di Lilliput.
- L'inserto per la formazione formatori e' senz'altro programmabile se
qualcuno se ne cura.
- E' in programmazione (per marzo?) un numero speciale sui Balcani, curato
da Silvia Neirotti.
- Gli abbonamenti 2002 vengono portati a 25 euro, altrettanto per le
iscrizioni al Movimento Nonviolento, e 45 euro per chi sottoscrive entrambi.
Resta la riduzione al 50% per i giovani.
- Entro febbraio bisognera' esaurire tutti i depliant del Movimento
Nonviolento, perche' portano i prezzi in lire.
- La collezione completa di "Azione nonviolenta", in vendita a lire 500.000
per i membri del coordinamento, viene prenotata da Massimiliano, Pasquale e
Rocco.
*
7. iniziative contro la guerra e attivita' delle sedi
Adriano racconta le iniziative di Brescia: lo straccio della pace, il
digiuno a staffetta dal 14 novembre in collaborazione con la Diocesi, i
volantini con i punti interrogativi sulla guerra lasciati sulle auto in
sosta, il funerale all'art. 11 della Costituzione, in sintesi l'intento di
porsi come "volantini viventi, per rispondere alle distorsioni dei media e
per suscitare nella gente dubbi sulla validita' della risposta armata all'11
settembre".
*
8. varie ed indispensabili
8-9 dicembre, Venezia - Pax Tibi, il primo salone nazionale dell'editoria
per la pace. Decisione: il Movimento Nonviolento partecipa con un suo stand.
Assicurano la disponibilita' Mao, Flavia e Matteo, forse Elena.
WRI: ci chiedono se e' possibile inviare uno di noi come responsabile WRI al
Forum di Porto Alegre. Decisione: Mao chiedera' a Franco Perna se e'
disponibile.
Fondazione Langer: ci propongono di collaborare ad un workshop previsto per
febbraio-marzo, per offrire elementi di formazione comune all'intervento in
situazioni di conflitto, rivolto ad un gruppo misto di 15 giovani soldati e
15 giovani intenzionati a partecipare al corpo civile di pace. Decisione:
inviamo una lettera in cui prendiamo atto con soddisfazione dell'iniziativa.
Le forze non armate: Rocco presenta una iniziativa che si terra' a Roma,
referenti l'Accademia dei Lincei e l'Ufficio Servizio Civile, sulle
prospettive del servizio civile volontario che risulta penalizzato rispetto
al servizio militare volontario (nessuna prospettiva di carriera, sottovalut
azione dell'importanza dell'intervento non armato...).
Commissione permanente per i diritti umani contro la globalizzazione: e'
stata costituita, vi partecipano nomi illustri per impegno e sensibilita'.
Viene presentata l'8 dicembre e avra' la prima sessione a Genova in marzo. I
temi non sono ancora definiti.
Incontro nazionale MIR, 8-9 dicembre: decisione: sara' presente Rocco
Pompeo, oltre a chi e' membro sia del MIR che del Movimento Nonviolento.
Il prossimo coordinamento nazionale: decisione: sara' di un solo giorno, a
Verona, il 27 gennaio (data da verificare, poi spostata al 10 febbraio).

4. INCONTRI. A SPILAMBERTO PER ACCOSTARSI ALLA NONVIOLENZA
[Riceviamo e diffondiamo]
"Satyagraha. Proposte di conoscenza e riflessione per un percorso di
educazione alla pace", Spilamberto, gennaio-aprile 2002
Nel trentesimo anno di attivita' l'Associazione Overseas riflette
sull'attualita' dei principi che ne hanno ispirato la costituzione
proponendo ai soci, agli amici e a tutte le persone interessate un percorso
formativo di educazione alla pace.
L'itinerario ripercorre le tappe essenziali della tradizione nonviolenta
indiana tracciata da Gandhi e Vinoba, e prosegue con la conoscenza del
movimento nonviolento in Italia quali componenti fondamentale per la
formazione di una cultura di pace.
Il contributo degli ospiti che introdurranno ogni riflessione costituira'
una singolare occasione di incontro con testimoni significativi del
movimento nonviolento.
* sabato 26 gennaio 2002: "Satyagraha: il contributo di Mohandas K. Gandhi
per la costruzione della pace" con padre Angelo Cavagna. In ideale
continuita' con lo spirito del recente incontro interreligioso di Assisi, la
giornata si concludera' con una preghiera per la pace.
* sabato 16 febbraio 2002: "Grama Swaraj: una lettura dellíeconomia
gandhiana" con Roberto Burlando.
* sabato 9 marzo 2002: "Sarvodaya: la lunga marcia di Jagannathan e
Krishnammal per la liberazione dei senza terra" con Laura Coppo.
* sabato 6 aprile 2002: "Esperimenti con la verita': la nonviolenza in
Italia ieri e domani" con Luciano Capitini.
* sabato 20 aprile 2002: "Antiche come le montagne: ricerca della verita' e
nonviolenza nel cammino delle fedi" con Alberto L'Abate.
E' possibile raggiungere la sede dell'incontro dal mattino. Ogni giornata
sara' orientata alla meditazione e al digiuno. Al termine della giornata e'
prevista una sobria cena vegetariana. Gli incontri si terranno il sabato
dalle ore 15 alle 18,30 a Spilamberto presso la sede dell'Associazione
Overseas in via Castelnuovo R. 1190/2.
Per informazioni e contatti rivolgersi a: Overseas, tel/fax: 059785425,
e-mail: overseas@orion.it
E' gradita la comunicazione della partecipazione.

5. INCONTRI. A ROMA IL 16 GENNAIO PRESENTAZIONE DEL LIBRO "L'ANARCHICO E
L'EBREO. STORIA DI UN INCONTRO"
[Dalla rivista trimestrale "Libertaria" (info@libertaria.it) riceviamo e
diffondiamo]
La casa editrice Eleuthera presenta il volume a cura di Amedeo Bertolo,
L'anarchico e l'ebreo. Storia di un incontro.
Mercoledi 16 gennaio, alle ore 20, presso la libreria Bibli, via dei
Fienaroli 28 a Roma (Trastevere), dibattito con: Tullia Zevi (Comunita'
ebraica romana), Furio Biagini (Universita' di Lecce), Predrag Matvejevic
(Universita' La Sapienza di Roma), Lello Perugia (Comunita' ebraica romana);
coordina Enrico Ferri (Universita' Roma Tre).
Alle ore 21 concerto dell'orchestra Ozen, musica klezmer, sefardita e della
tradizione popolare ebraica.
Per informazioni: tel. 0226143950.
Cosa hanno in comune una dottrina materialista nata dall'illuminismo e dal
socialismo, e una prassi politica rivoluzionaria, con una religione che lega
il destino di un popolo al suo "patto con Dio"? Cosa hanno in comune
l'anarchismo ateo e l'ebraismo, prima religione monoteista della storia?
Apparentemente nulla. Eppure queste due realta', a prima vista cosi'
diverse, tra la fine del XIX secolo e la prima meta' del XX si sono
incontrate dando luogo a un vero e proprio movimento ebraico-libertario, con
decine di migliaia di militanti sparsi lungo la diaspora yiddish, tra la
Russia e le Americhe. Questo libro ricostruisce sotto la prospettiva
storica, politica, culturale e sindacale, questo incontro fecondo.

6. RILETTURE. HANNAH ARENDT: IL PESCATORE DI PERLE
Hanna Arendt, Il pscatore di perle. Walter Benjamin 1892-1940, Mondadori,
Milano 1993, pp. 112, lire 15.000. Hannah Arendt racconta Walter Benjamin;
lo stesso testo ma in sensibilmente diversa traduzione (e con diversa
organizzazione dell'apparato di note) e' in Hannah Arendt, Il futuro alle
spalle, Il Mulino, Bologna 1981, nuova edizione 1995.

7. RILETTURE. FRANCO FORTINI: ATTRAVERSO PASOLINI
Franco Fortini, Attraverso Pasolini, Einaudi, Torino 1993, pp. 276, lire
24.000. In questa raccolta di scritti fortiniani su Pasolini quasi una sorta
di rissosa lotta corpo a corpo di riflessioni, esperienze, interpretazioni e
fraintendimenti dell'altro che si contrastano ed illuminano a un tempo, e
compongono insieme un quadro, e il contesto, della ricerca e dell'impegno
civile di due dei piu' severi e lacerati e veritieri intellettuali italiani
del Novecento.

8. RILETTURE. ORLANDO FRANCESCHELLI: KARL LOEWITH
Orlando Franceschelli, Karl Loewith. La sfida della modernita' tra Dio e
nulla, Donzelli, Roma 1997, pp. 240, lire 25.000. Una sensibile ed accurata
ricostruzione dell'itinerario intellettuale del grande pensatore.

9. RILETTURE. VLADIMIR JANKELEVITCH: HENRI BERGSON
Vladimir Jankelevitch, Henri Bergson, Morcelliana, Brescia 1991, pp. 388,
lire 40.000. Leggere Jankelevitch e' sempre una festa; e leggere
Jankelevitch che in questo libro del 1959 ripercorre da par suo la
riflessione di Bergson e' una festa nella festa.

10. RILETTURE. ITALO MANCINI: BONHOEFFER
Italo Mancini, Bonhoeffer, Vallecchi, 1969, Morcelliana, Brescia 1995, pp.
486, lire 45.000. Italo Mancini, Dietrich Bonhoeffer. Due maestri. Una
lettura necessaria.

11. RILETTURE. SIMONETTA TABBONI: NORBERT ELIAS
Simonetta Tabboni, Norbert Elias. Un ritratto intellettuale, Il Mulino,
Bologna 1993, pp. 312, lire 36.000. Una bella monografia sul grande studioso
della societa' e delle culture.

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 341 del 13 gennaio 2002