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"A qualsiasi prezzo" - e il prezzo è la vita di due ragazzi...
CAPODANNO DI MORTE IN ANATOLIA
Sperando che sia utile, e sentendo che comunque è doveroso, diffondo una
versione più ampia e documentata del mio articolo che uscirà domani
(mercoledì) su Liberazione, mentre si terranno i funerali di Lele e Zeynel,
lei di 26 anni, lui di 23, morti di fame, uccisi dalla proterva ostinazione
omicida del governo turco.
Scusatemi per l'intrusione, che proseguirà domani con l'invio del secondo
numero del bollettino dell'associazione Azad "Newroz 2002" con queste e
molte altre notizie.
"I terroristi vanno uccisi", ha sentenziato il giorno dell'Epifania Devlet
Bahceli, leader del partito dei Lupi grigi, rispondendo a una domanda sulla
pena di morte nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles. Il capo di
una formazione nata e cresciuta sul narcoterrorismo, oggi vice primo
ministro turco, era ospite d'onore al congresso della Federazione turca in
Europa.
Come lui, il ministro della Giustizia Sami Turk non ha certo il difetto
dell'ambiguità. Negli studi della CNN turca ha respinto seccamente la
proposta di mediazione avanzata dal presidente dell'Ordine degli avvocati
di Istanbul Yucel Sayman, e sostenuta dall'Associazione diritti umani (Ihd)
e dagli stessi detenuti, per porre fine al tragico sciopero della fame
avviato da quindici mesi contro le celle d'isolamento.
Nulla di rivoluzionario: l'ipotesi era solo di tenere aperte durante il
giorno le porte delle tre celle che si affacciano su ogni corridoio nelle
carceri "di tipo F", in modo da rendere ogni braccio uno spazio comune per
nove detenuti. Ma secondo Sami Turk questo violerebbe l'articolo 16 della
Legge antiterrorismo, proprio quella che il 13 dicembre il Parlamento
europeo, collegandosi a una recente sentenza della Corte di Strasburgo, ha
chiesto alla Turchia di abrogare insieme agli articoli del Codice penale
che ancora tengono in prigione Leyla Zana ed i suoi tre colleghi
ex-deputati kurdi.
La legislazione antiterrorismo limita la socialità dei detenuti politici
alle sole attività sportive e lavorative. "I corridoi invece servono
soltanto per il passaggio. Andremo avanti con le nuove prigioni a qualunque
prezzo", ha detto il ministro. E l'ultimo dei prezzi pagati è la vita di
Lale Kolak, stroncata ieri nell'ospedale di Izmit dal deperimento organico
a 26 anni, dopo 222 giorni di digiuno nelle prigioni di Umranye e Kartal.
Lale, quarantacinquesima vittima della lunga lotta dei detenuti della
sinistra turca, aveva deciso di smettere lo sciopero della fame, ma il suo
corpo non ce l'ha fatta ugualmente. Invece il suo quasi coetaneo Zeynel
Karatas, morto il 6 gennaio nell'ospedale di Izmit, digiunava dall'ottobre
del 2000: prima per solidarietà fuori dal carcere, poi nella prigione di
Tekirdag in cui proprio per questo era stato rinchiuso in quel terribile
dicembre.
L'anniversario del massacro di Natale del 2000, quando la polizia fece
irruzione in venti carceri massacrando 28 prigionieri, è stato celebrato a
suon di manganelli dalla polizia di Istanbul, che il 19 dicembre ha
arrestato venticinque persone che volevano deporre mazzi di fiori
all'ingresso del carcere di Bayrampasa a Istanbul. Ma per il vicecapo della
polizia della metropoli turca, Feysullah Arslan, i suoi sottoposti sono "i
più genuini difensori dei diritti umani". Infatti nella stessa intervista,
pubblicata a tutta pagina dall'autorevole Turkish Daily News, Arslan
annunciava l'apertura di nuove inchieste a carico delle decine di migliaia
di studenti che nei giorni scorsi hanno coraggiosamente firmato una
petizione per l'insegnamento curricolare della lingua kurda.
Non a caso proprio il 19 dicembre l'Organizzazione mondiale contro la
tortura condannava la Turchia per la tortura perdurante e per il massacro
di un anno fa, sul quale chiedeva un'indagine ampia ed imparziale,
sottolineando che finora sono state incriminate solo le vittime. Fra gli
arrestati quel giorno c'era l'avvocata Eren Keskin, presidente dell'Ihd di
Istanbul, che appena rilasciata, il 31 dicembre, ha reso pubbliche le cifre
delle violazioni dei diritti umani nel 2001. Due soli esempi: quasi mille
le denunce di casi di tortura negli uffici della polizia, oltre tremila in
un anno i nuovi detenuti politici.
E l'Unione degli scrittori denuncia a sua volta la censura: 44 libri
sequestrati nel 2001 e 23 editori e 38 autori sotto processo, da Pedro
Almodovar e Noam Chomski fino ad Abdullah Ocalan, per la pubblicazione
della sua memoria difensiva. Fra lo stupore generale i tribunali speciali
"per la sicurezza dello Stato" hanno incriminato persino Ali Nihat Ozcan,
ricercatore del potente "think-tank" strategico-militare Asam, ma reo di
aver pubblicato un libro sulla storia del Pkk. E' stata ritirata dalle
librerie persino la prima enciclopedia turca "Kamus'ul Alam", per avere
incluso un capitolo sui kurdi.
Ma il regime non teme critiche in tempo di guerra, mentre attende di
ereditare dagli inglesi il comando del contingente afghano e intanto,
anticipando la prossima guerra degli Usa, invia seicento uomini e blindati
nella regione del Behdinan, nel Kurdistan irakeno. Anzi: il ministro degli
Esteri Cem ha chiesto al governo tedesco l'estradizione di 155
"terroristi", in gran parte membri del Pkk.
Per ora il governo tedesco ha risposto che non può consegnarli a un paese
in cui vige la pena capitale, e ogni anno le corti aumentano il numero dei
57 condannati a morte in attesa dell'esecuzione. Ma intanto in dicembre la
corte di Duesseldorf ha condannato a tre anni di carcere il dirigente del
Pkk Mehmet Tanboga, reo di aver partecipato all'occupazione del consolato
greco nel '99 dopo il sequestro e la consegna al governo turco di Abdullah
Ocalan.
Ma questo non basta, e ieri nel vertice europeo di Madrid il governo turco
ha tuonato contro l'"intollerabile e imperdonabile" decisione dell'Unione
europea che, a differenza del Dipartimento di Stato Usa, per ora non ha
incluso nel suo elenco europeo delle "organizzazioni terroriste" nè il Pkk
nè il Dhkc-p, il partito cui appartiene la maggioranza delle vittime dello
sciopero della fame.
(Dino Frisullo - pubblicato in sintesi su Liberazione il 9.1.02)