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La nonviolenza e' in cammino. 327
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 327 del 30 dicembre 2001
Sommario di questo numero:
1. Primo Levi, agli amici
2. Dario Fo, Franca Rame ed altri: diritto al futuro. Il 19 gennaio una
giornata di civilta'
3. Daniela Padoan, Federica Sossi, Luisa Muraro: solidali con le Madri di
Plaza de Mayo
4. Valda Busani, interposizione nonviolenta in Palestina
5. Letizia Valli: l'azione nonviolenta della societa' civile internazionale
per la pace, i diritti umani e la convivenza in israele e Palestina
6. Dino Frisullo: la notte di capodanno davanti a Palazzo Chigi per la pace,
la solidarieta', la dignita' umana
7. Pax Christi, marcia per la pace a Locri
8. Severino Vardacampi, un quarto di fiele e tenga pure il resto
9. Riletture: Angelo Brelich, Introduzione alla storia delle religioni
10. Riletture: Ambrogio Donini, Lineamenti di storia delle religioni
11. Riletture: Mircea Eliade, La prova del labirinto
12. Riletture: Vittorio Lanternari, Movimenti religiosi di liberta' e di
salvezza dei popoli oppressi
13. Riletture: AA. VV., Le grandi figure dell'induismo
14. Riletture: Vittore Pisani, Laxman Prasad Mishra, Le letterature
dell'India
15. Riletture: Albert Schweitzer, I grandi pensatori dell'India
16. Riletture: Giuseppe Tucci, Storia della filosofia indiana
17. La "Carta" del Movimento Nonviolento
18. Per saperne di piu'
1. UMANITA'. PRIMO LEVI: AGLI AMICI
[Da Primo Levi, Racconti e saggi, La Stampa, Torino 1986, p. 1 (ma senza
numerazione); poi in Ad ora incerta, Garzanti, Milano 1990, pp. 106-107 (il
testo e' del 16 dicembre 1985, ed ovviamente nella prima edizione della
raccolta presso Garzanti nel 1984 non c'e'); e naturalmente ora anche in
Primo Levi, Opere, due volumi, Einaudi, Torino 1997, volume secondo, p. 623]
Cari amici, qui dico amici
Nel senso vasto della parola:
Moglie, sorella, sodali, parenti,
Compagne e compagni di scuola,
Persone viste una volta sola
O praticate per tutta la vita:
Purche' fra noi, per almeno un momento,
Sia stato teso un segmento,
Una corda ben definita.
Dico per voi, compagni d'un cammino
Folto, non privo di fatica,
E per voi pure, che avete perduto
L'anima, l'animo, la voglia di vita.
O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu
Che mi leggi: ricorda il tempo
Prima che s'indurisse la cera,
Quando ognuno era come un sigillo.
Di noi ciascuno reca l'impronta
Dell'amico incontrato per via;
In ognuno la traccia di ognuno.
Per il bene od il male
In saggezza o in follia
Ognuno stampato da ognuno.
Ora che il tempo urge da presso,
Che le imprese sono finite,
A voi tutti l'augurio sommesso
Che l'autunno sia lungo e mite.
2. APPELLO. DARIO FO, FRANCA RAME ED ALTRI: DIRITTO AL FUTURO. IL 19 GENNAIO
UNA GIORNATA DI CIVILTA'
[Riceviamo e diffondiamo, ed ovviamente aderiamo. Per contatti e adesioni:
tel. 3396504639, 3471777846, fax 065757233, 0657305132, e-mail:
dirittoalfuturo@libero.it]
Il doppio standard nelle garanzie giuridiche e la totale precarizzazione
della vita e del lavoro dei cittadini stranieri, introdotti dal ddl
governativo sull'asilo e l'immigrazione, coronano e istituzionalizzano una
lunga campagna xenofoba e segnano un secco arretramento del patto di
cittadinanza fondato sulla convivenza e sul lavoro, su cui si basa anche la
nostra Costituzione.
La supremazia della guerra sul diritto internazionale rischia di trovare
cosi' il suo corrispettivo interno in un'idea esclusiva e nazionalitaria dei
diritti, nella mercificazione di esseri umani condannati alla
clandestinita', all'arbitrio e al lavoro nero, in un epocale salto
all'indietro di civilta' non solo per loro ma per tutti, tanto piu' in un
contesto di attacco a garanzie universalistiche quali lo Statuto dei
lavoratori ed il suo articolo 18.
Per questo condividiamo e rilanciamo l'idea di una mobilitazione di
coscienza che culmini il 19 gennaio, alla ripresa della discussione
parlamentare, in una grande manifestazione civile e solidale a Roma.
Primi firmatari: Dario Fo e Franca Rame, Bruno Trentin, don Luigi Ciotti,
Rossana Rossanda, mons. Raffaele Nogaro, mons. Luigi Bettazzi, Margherita
Hack, Moni Ovadia, Marco Revelli, Mario Tronti, Giulio Girardi, don Gino
Barsella, don Giuseppe Stoppiglia, don Vitaliano Della Sala, Eugenio
Melandri, Raniero La Valle, Giovanni Franzoni;
i giuristi Domenico Gallo, Giovanni Palombarini, Luigi Ferraioli, Vittorio
Borraccetti, Umberto Allegretti, Livio Pepino;
gli scrittori Stefano Benni, Cristina Ali Farah, Ribka Shibatu, Ron Kubati,
Amara Lakousse, Antonio Tabucchi, Ettore Masina, Pedrag Matvejevic, Mario
Bertin, Franco Ottaviano;
i docenti Franco Cassano, Annamaria Rivera, Enrico Pugliese, Sandro
Portelli, Luciano Marrocu, Sergio Raimondo, Alessandro Dal Lago, Sandro
Mezzadra, Fuad Allam, Luigi M. Lombardi Satriani, Nicola Porro, Wassim
Dammash.
Per ulteriori adesioni: fax 065757233, 0657305132, e-mail:
dirittoalfuturo@libero.it
3. APPELLO. DANIELA PADOAN, FEDERICA SOSSI, LUISA MURARO ED ALTRI: SOLIDALI
CON LE MADRI DI PLAZA DE MAYO
[Riceviamo e diffondiamo, ed ovviamente aderiamo. Per informazioni e
contatti: plazademayo@libero.it]
In questo grave momento di pericolo per la democrazia argentina, vogliamo
esprimere la nostra solidarieta' alle Madres di Plaza de Mayo che giovedi 20
dicembre sono state ferite mentre marciavano davanti al palazzo del governo,
come ogni giovedi da piu' di ventiquattro anni.
Hebe de Bonafini, Marta Badillo, Carmen Guedes, Celia Prosperi, Elvira
Triana ed Elsa Manzotti sono state intenzionalmente calpestate dalla polizia
a cavallo e colpite ad altezza d'uomo con proiettili di gomma mentre
partecipavano alla protesta di piazza contro lo stato d'assedio proclamato
in Argentina.
Le Madres sono costantemente sottoposte a minacce e intimidazioni. Hebe de
Bonafini e' stata investita due volte da un'automobile e, durante lo scorso
mese di maggio, sua figlia Alejandra e' stata picchiata e torturata da
sedicenti operai della compagnia telefonica di stato. Solo pochi mesi fa un
gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nella casa delle Madres lasciando
svastiche e minacce di morte sulle pareti.
Le Madres hanno sempre dichiarato che la solidarieta' internazionale e' la
sola garanzia per la loro incolumita'.
Non lasciamole sole.
Primi firmatari: Daniela Padoan, Federica Sossi, Luisa Muraro, Clara
Jourdan, Letizia Bianchi, Ottavia Piccolo, Alessandro Dal Lago, Pier Aldo
Rovatti, Rocco De Biasi, Maria Rosa Buttarelli, Giovanna Bettini, Turi
Palidda, Renato Sarti, Renzo Salvi.
Le firme vanno inviate a plazademayo@libero.it
Per ulteriori informazioni si puo' contattare anche: "Via Dogana" Rivista di
pratica politica, Libreria delle donne di Milano, via Pietro Calvi 29, 20129
Milano, tel. 0270006265, fax: 0271093653, sito: www.libreriadelledonne.it,
e-mail: info@libreriadelledonne.it
4. TESTIMONIANZA. VALDA BUSANI: INTERPOSIZIONE NONVIOLENTA IN PALESTINA
[Valda Busani e' in Palestina dove sta partecipando all'iniziativa
nonviolenta per la pace, i diritti umani e la convivenza "Action for peace
2001". Questa sua testimonianza abbiamo ricevuto da Letizia Valli delle
donne in nero di Reggio Emilia, che ringraziamo]
Giovedi 27 dicembre
Partiamo per Ramallah: siamo circa circa 50 italiani, donne e uomini (Donne
in Nero, Arci, Assopace, CGIL e Fiom, etc).
Facciamo parte di Action For Peace, delegazione delle societa` civili di
vari paesi europei, per una presenza di interposizione nonviolenta a
protezione della popolazione palestinese sotto occupazione militare
israeliana.
A Ramallah incontriamo una cinquantina di belgi e francesi.
Andiamo verso piazza Al Manara dove e` in programma una manifestazione,
insieme ai palestinesi, fin davanti alla postazione militare israeliana che
ha rioccupato un quartiere di Ramallah, per ribadire la illegalita' della
occupazione militare israeliana e in particolare di questa ulteriore
ri-occupazione di territorio palestinese che dovrebbe essere autonomo in
base agli accordi di Oslo.
In piazza parlano una donna palestinese, Fazira, Marwan Barghouti, Luisa
Morgantini e il rappresentante belga.
Quando siamo in vista della postazione militare, noi europei passiamo in
testa al corteo: si vuole evitare qualsiasi contatto diretto fra palestinesi
e soldati israeliani.
Avanziamo tenendoci a braccetto, scandendo slogans quail "Palestina libera",
"stop all'occupazione", "pace".
Davanti a noi un carro armato e due camionette, un altro carro armato sulla
nostra destra e un altro sbuchera' poco dopo alle nostre spalle, sempre
sulla destra.
Bloccano la strada, quella che da Ramallah porta all'uninversita' di
Birzeit, impedendo da mesi il passaggio degli studenti palestinesi.
L'asfalto e' divelto, meta' della carreggiata e' ostruita da un cumulo di
terra e detriti e da un palo della luce abbattuto. Sull'altra meta' le
camionette.
Quando siamo a pochi metri dalla postazione militare, all'improvviso, senza
alcun avvertimento, vengono sparati lacrimogeni ad altezza d'uomo.
Cadono dietro di noi, fra noi e i palestinesi, di fianco e tutt'intorno.
Alziamo le braccia e continuiamo ad avanzare gridando "shalom, pace" e
"Palestina libera".
Cominciamo a lacrimare per i gas che sono particolarmente irritanti. Gli
occhi bruciano, brucia la gola e non si riesce a respirare, viene la nausea
e un senso di soffocamento.
Siamo a tre-quattro metri dalle camionette e dal carro armato che ci punta
contro il cannone.
Luisa Morgantini e un belga si avvicinano ulteriormente, chiedono di poter
parlare con l'ufficiale responsabile, ma dalle camionette non abbassano
nemmeno il finestrino.
Riprendono i lanci di gas lacrimogeni e adesso anche delle bombe assordanti
che ci arrivano fra i piedi. Ti frastornano, ti squassano dentro.
Non c'e' alcuna possibilita' di parlare, di negoziare alcunche'.
Cerchiamo di respirare, alcuni di noi sono piegati in due dall'affanno e
dalla nausea.
Ragazzi palestinesi ci portano cotone imbevuto di non so cosa e cipolle per
alleviare il respiro.
Piano piano arretriamo, I palestinesi invitano a ritirarci perche' si
sentono detonazioni, spari, non capiamo se sono pallottole di gomma o altro.
Quattro o cinque ambulanze fanno la spola: ci sono contusi, anche alcuni
feriti fra i palestinesi.
Torniamo verso il centro di Ramallah: abbiamo sperimentato la "normalita'"
assurda e violenta dell'occupazione militare israeliana.
Manifesti affissi sui muri dicono: "Meglio le pene della pace che l'agonia
della guerra".
*
Venerdi 28 dicembre
Grande manifestazione a Gerusalemme: pacifiste e pacifisti europei, Donne in
nero israeliane ed europee, donne, ragazze e ragazzi palestinesi residenti a
Gerusalemme e in Israele, marciano da Paris Square, nella parte isrealiana
di Gerusalemme (ribattezzata Hagar square dal nome di una donna in nero
isrealiana morta un paio di anni fa) fino alla porta di Jaffa, nella parte
palestinese della citta'.
Siamo qualche migliaio: un grande fiume di donne vestite di nero, e anche di
uomini che portano le tradizionali "manine nere" con le scritte: stop
all'occupazione, pace, non c'e' sicurezza per Israele fino a che non c'e'
giustizia per la Palestina, e tante altre, tutte molto significative e
radicali nel rivendicare il diritto all'autodeterminazione del popolo
palestinese.
Ci sono ragazze ebree che suonano tamburi ritmando slogans di pace, ci sono
gli ebrei progressisti belgi, ci sono le donne in nero italiane, tante.
E' un lungo serpentone che si snoda, siamo felici di essere qui, di essere
in tanti e tante.
C'e' un anziano palestinese con la kefia che si regge con il bastone e che
scambia un saluto di pace con un anziano ebreo: shalom, salam.
Sono parole e immagini che emozionano, e sara' difficile portare queste
emozioni in Italia, comunicarle a tante e tanti...
Davanti alla porta di Jaffa un piccolo palco, tanti interventi, in ebraico,
in arabo, in inglese, in francese, in italiano, tutte e tutti per dire la
stessa cosa: stop all'occupazione, pace, due popoli due stati.
Gli sgaurdi si incontrano, gli occhi sono lucidi di emozione e di gioia: e'
una situazione terribile, e sara' ancora un percorso molto lungo e
difficile, con tanto dolore e sangue e morti.
Ma oggi questa manifestazione da' un po' di speranza a tutte e tutti.
*
Sabato 29 dicembre
Andiamo con I francesi, canadesi, americani e inglesi tra Ramallah e
Birzeit, su richiesta degli studenti palestinesi, per protestare al posto di
blocco israeliano che impedisce l'accesso all'universita' e costringe a file
defatiganti e umilianti.
Siamo circa 150, formiamo due cordoni fra I quali saranno I palestinesi.
Quando arriviamo al posto di blocco le camionette si sono ritirate: e' un
sollievo poter vedere la gente passare senza il controllo militare.
Gli studenti e altri passanti palestinesi, insieme a qualche europeo,
cominciano a smontare il posto di blocco: via I sacchetti di sabbia, via la
garitta militare, a terra I blocchi di cemento, e dove prima c'era la
garitta adesso sventola una bandiera palestinese.
Le camionette israeliane seguono dall'alto: poco dopo iniziano a sparare
lacrimogeni, ma questa volta siamo all'aperto, il vento ci e' favorevole e
porta I gas abbastanza lontano: solo un po' di bruciore agli occhi e la
fatica di respirare.
Ma la cosa importante e' che il blocco e' smantellato, le camionette si sono
ritirate, e per oggi almeno I palestinesi passano fra due ali di europee ed
europei amici e non in mezzo ai soldati.
Che gioia.
Questo e' tutto, per ora. A presto.
5. INIZIATIVE. LETIZIA VALLI: L'AZIONE NONVIOLENTA DELLA SOCIETA' CIVILE
INTERNAZIONALE PER LA PACE, I DIRITTI UMANI E LA CONVIVENZA IN ISRAELE E
PALESTINA
[Da Letizia Valli, delle donne in nero di Reggio Emilia, riceviamo e
diffondiamo. Per contatti: letizia.valli@libero.it]
In questi giorni pacifisti di vari paesi, italiani, francesi, belgi,
inglesi, spagnoli, tedeschi, olandesi, nordamericani, sono in Palestina per
testimoniare la possibilita' di organizzare missioni civili per la
protezione della popolazione palestinese e fare pressioni sulla comunita'
internazionale.
La piattaforma Action For Peace (composta da associazioni, ong, sindacati)
ha organizzato manifestazioni a Gerusalemme e in altre citta' per la fine
dell'occupazione militare, per una pace giusta, per vivere.
Essere in Palestina oggi significa testimoniare l'attenzione, la
solidarieta' e l'impegno della comunita' internazionale.
Action For Peace invita a organizzare iniziative contemporaneamente in tutti
i Paesi per:
- esprimere concreta solidarieta' alla popolazione civile palestinese;
- sostenere e amplificare le voci di pace nella societa' israeliana;
- facilitare la ripresa del dialogo fra la societa' civile palestinese e
israeliana;
- scoraggiare con la propria presenza ulteriori violenze;
- dare un segnale politico alla comunita' internazionale perche' venga posta
fine all'occupazione e al massacro, per l'invio di una forza internazionale
e il pronto ritorno ai negoziati fino al raggiungimento di una pace giusta
fra i due popoli.
Le manifestazioni di ieri 29 dicembre, tutte assolutamente nonviolente, sono
state accolte dall'esercito israeliano con una pioggia di lacrimogeni a
Ramallah e con raffiche di mitra a Nablus.
6. INIZIATIVE. DINO FRISULLO: LA NOTTE DI CAPODANNO DAVANTI A PALAZZO CHIGI
PER LA PACE, LA SOLIDARIETA', LA DIGNITA' UMANA
[Dino Frisullo e' una delle figure piu' vive dell'impegno antirazzista e di
solidarieta' con i popoli oppressi. Per contatti: dinofrisullo@libero.it]
La voce delle vittime di guerre e persecuzioni. La voce dei civili e dei
profughi palestinesi, kurdi, afghani, argentini, irakeni, serbi, kossovari.
La voce di chi non ha voce, ma se l'avesse griderebbe cosi' forte da coprire
i botti di Capodanno. La voce di chi non si rassegna, e difende un patto di
cittadinanza basato sulle garanzie del reddito e del lavoro,
sull'uguaglianza e la libera circolazione e comunicazione di tutti gli
esseri umani. La voce di chi rifiuta radicalmente la guerra, la
discriminazione, il razzismo ed ogni forma di terrorismo, incluso quello
degli stati e delle loro alleanze. La voce dell'altra Italia che saluta
l'anno nuovo con gli oppressi nelle piazze di Palestina, Chiapas e
Kurdistan.
Queste voci vogliamo portare la notte di Capodanno in largo Chigi, davanti
alla sede del governo che ha inviato i soldati italiani in guerra, e si
prepara a varare una legge che e' una dichiarazione di guerra interna contro
chi fugge dalla guerra e dalla fame.
Facciamo appello alla presenza e alla creativita' di tutti coloro che non
credono che questo Capodanno sia da celebrare se non con un impegno
collettivo. Con la tranquilla dignita' delle madri di Plaza de Mayo e di
piazza Galatasaray, porteremo davanti al palazzo del potere i volti e le
storie di chi muore sotto le bombe, nelle carceri, nei lager e nei mari
dell'esodo. Con cartelli fiori e candele, con foto, cartelli e striscioni,
con i segni del lutto, ma anche con la musica e la gioia di chi sa che
nonostante tutto un altro mondo e' possibile, ed e' in marcia.
Il 31 dicembre dalle ore 22 in largo Chigi a Roma.
Condividono fino ad ora questo appuntamento: Al Awda, Azad, Confederazione
Cobas, Donne in nero, Prc, Senzaconfine, Villaggio globale.
Per informazioni e adesioni: tel. 3396504639, 3294159514, fax: 0657305132,
e-mail: senzaconfine@libero.it, giraffan@tiscalinet.it
7. INIZIATIVE. PAX CHRISTI: MARCIA PER LA PACE A LOCRI
[Dal sito di Pax Christi (www.peacelink.it/users/paxchristi/) riprendiamo il
comunicato che annuncia la tradizionale marcia per la pace di fine d'anno,
che quest'anno si svolge da Locri a Gerace. Per ulteriori informazioni si
possono contattare i riferimenti segnalati in fondo al comunicato]
Senza perdono non c'e' pace. Trentaquattresima Marcia per la pace
Locri-Gerace, 31 dicembre 2001 - primo gennaio 2002
Carissimi siamo allatrentaquattresima edizione della Marcia per la Pace di
fine anno, ma sono numerose le novita' e le peculiarita' che rendono unico
l'appuntamento di quest'anno.
Innanzitutto si ritorna al Sud. Un Sud scomodo, difficile e nello stesso
tempo affascinante come quello della Locride. Ad ospitarci infatti sara' la
diocesi di Locri-Gerace il cui pastore padre Giancarlo Bregantini sentiamo
particolarmente in sintonia con i nostri "cammini di pace".
La scelta e' caduta su Locri perche' i drammi e le speranze che si vivono in
questa terra sembrano essere distanti dalla vita e e dalla cronaca dei
nostri mezzi di informazione e talvolta persino dalle nostre comunita'.
Eppure anche la storia recente di queste terre non finisce di rivelare
importanti sorprese. Ad attenderci c'e' la citta' di Gerace, carica di
storia e di arte in cui anche le pietre e le strade comunicano il fascino di
antiche civilta' e della fede di un popolo.
Oltre che dalla Commissione Episcopale per i Problemi Sociali e il Lavoro,
la Giustizia e la Pace della CEI, da Pax Christi, dalla Diocesi di Locri e
Gerace, a promuovere la marcia quest'anno c'e' anche la Caritas Italiana.
* Programma
Giungendo per tempo a Locri bisogna raggiungere la segreteria della marcia
presso il Seminario Vescovile in Via Caprera (tel. 096420759) dove si
riceveranno indicazioni sullo svolgimento della marcia e sulla sistemazione.
Per chi non ha problemi a camminare tanto (Km. 6,3 - anche in salita), la
partenza e' prevista alle ore 17 dalla Cattedrale di Locri dove e' previsto
un breve momento di preghiera ed un commento al messaggio del papa.
Ricordo a tutti che il tema che viene consegnato alla nostra preghiera, alla
riflessione, all'azione e': senza perdono non c'e' pace. Alla luce di quanto
il papa scrivera' nel messaggio non mancheremo di rileggere i fatti che
stanno sconvolgendo l'umanita' dall'11 settembre in poi.
Tutti gli altri potranno unirsi alla marcia nella contrada di Borgo che
sara' chiaramente indicata alla periferia di Gerace e dove prevediamo di
giungere attorno alle ore 20. Nei pressi di Borgo e' previsto anche il
parcheggio degli autobus.
Alla luce del tema di quest'anno ci saranno proposte diverse testimonianze,
alcune delle quali espressioni del territorio che ci ospita: giovani che
tentano nuove strade per vincere il dramma della disoccupazione e famiglie
che sperimentano con fatica e con fede la realta' del perdono dopo essere
state colpite dalla mafia.
Non mancheremo di aprirci al mondo e per questo abbiamo richesto un
intervento alla dottoressa Dewan, la nuova rappresentante delle Nazioni
Unite (Nobel per la Pace) in Italia; abbiamo invitato Ntombi Shangase, una
giovane donna che lavora presso la Commissione Giustizia e Pace
dell'Episcopato Sudafricano con il compito di seguire il ruolo delle donne
nel processo di pace, riconcilazione e verita'; dall'Afghanistan con ogni
probabilita' riuscira' a raggiungerci padre Giuseppe Moretti, un religioso
italiano che ha trascorso vent'anni condividendo le sorti alterne degli
abitanti di Kabul; dall'Irlanda del Nord padre Raphael Gallagher
testimoniera' il ruolo che i religiosi redentoristi hanno svolto nell'opera
di mediazione silenziosa tra protestanti e cattolici.
Queste testimonianze avranno luogo tra le soste di Borgo e Bombarde (davanti
all'antica Porta del Sole) nella citta' di Gerace.
La marcia si concludera' presso la Cattedrale ove, come di consueto,
attenderemo la mezzanotte celebrando l'Eucarestia che sara' presieduta da
mons. Giancarlo Bregantini.
Come ogni anno, i partecipanti sono invitati a digiunare. Il corrispettivo
di quanto si sarebbe speso per la cena, quest'anno sara' destinato ad un
progetto di cooperativa per nomadi, promosso dalla Caritas Diocesana di
Locri.
* Alcune note logistiche
Chi partecipera' alla marcia si rendera' conto della reale difficolta' di
collegamento tra la Calabria e il resto della penisola. Vi chiediamo
pertanto di informarvi attentamente presso agenzie e stazioni ferroviarie
circa i treni e le strade per raggiungere Locri. Vi ricordiamo che alcuni
treni normalmente sono soppressi proprio in occasione delle festivita'. In
ogni caso, speriamo che questa difficolta' non costituisca ostacolo alcuno
alla partecipazione. Si trattera' casomai di condividere almeno per poche
ore un disagio che i calabresi vivono da sempre.
Per l'ospitalita' sono previste diverse formule: alcune famiglie si rendono
disponibili all'accoglienza; e' possibile trascorrere la notte presso
istituti, scuole, locali parrocchiali, portando con se' il sacco a pelo; non
sono molti i posti letto presso Istituti religiosi e Seminario; possiamo
indicare i numeri telefonici di alberghi convenzionati con i quali potrete
mettervi direttamente in contatto.
A tutti chiediamo di segnalare la propria partecipazione prenotandosi per
tempo presso gli indirizzi ed i numeri telefonici indicati di seguito. In
caso contrario non potremo provvedere alla sistemazione.
Maggiori informazioni possono essere richieste presso la segreteria
nazionale di Pax Christi in Via Petronelli 6, 70052 Bisceglie (BA), tel.:
0803953507, fax: 0803953450, e-mail: info@paxchristi.it
Vi invitiamo a visitare i siti: www.chiesacattolica.it/cci/cei/uffci/unpsl/
e www.diocesilocri.it
8. DIBATTITO. SEVERINO VARDACAMPI: UN QUARTO DI FIELE E TENGA PURE IL RESTO
[Queste ingrate riflessioni le vogliamo pubblicare, e' chi legge che a
tentoni tra le cose ingiuste e amare deve far le partizioni, salvi il netto
e via le tare]
Sor direttore mio,
diciamoci le cose che non vorremmo dirci.
*
La prima.
E' tuttora in corso una guerra illegale e criminale: e l'Italia vi sta
prendendo parte con le sue forze armate poste sotto il comando di un paese
straniero (ed e' ben sintomatico il fatto che sui mass-media si sia smesso
di parlare della portaerei Garibaldi e delle truppe al seguito, per
dirottare l'attenzione sulla piccola comitiva di graduati accompagnati da un
esteta sottosegretario - che sui teleschermi e' facile far apparire come di
un sottosegretario esteta accompagnatori - in una capitale distrutta,
distrutta dalle guerre e dai regimi dalle guerre figliati).
E' tuttora un corso una guerra illegale e criminale: e il governo, il
parlamento e il capo dello stato italiano hanno trascinato l'Italia in essa
violando la legge fondamentale del nostro paese.
Ci indignamo per i crimini di Bin Laden, ed abbiamo ragione. Ci indignamo
per i crimini di Bush, ed abbiamo ragione. Ci indignamo per i crimini di
Hamas, ed abbiamo ragione. Ci indignamo per i crimini di Sharon, ed abbiamo
ragione.
Ma dei nostri crimini proprio non ci accorgiamo?
Un governo, un parlamento ed un capo dello stato golpisti, la partecipazione
italiana a una guerra tutt'altro che conclusa e che puo' mettere fine alla
civilta' umana, ci sembrano una quisquilia buona al piu' per le solite
barzellette?
E lo scardinamento della Costituzione, l'aver gettato nel letamaio la legge
a fondamento del nostro ordinamento giuridico, ci pare piccola cosa?
Il nostro paese sta subendo l'urto di un'eversione dall'alto che non solo
reduplica il crimine compiuto due anni fa dal governo D'Alema, che non solo
prosegue sulla strada della follia e del crimine aperta dai peggiori atti
della precedente legislatura (la riapertura dei campi di concentramento in
Italia, ad esempio), ma sta distruggendo sistematicamente le basi stesse
dello stato di diritto e della democrazia: con provvedimenti il cui esito e'
di dare man forte ai poteri criminali, con un'aggressione oscena e furibonda
all'indipendenza della magistratura ed alla separazione dei poteri, con
disegni di legge razzisti che violano diritti umani costituzionalmente
protetti, con il tentativo di fare a pezzi la scuola pubblica e il diritto
allo studio, con l'aggressione ai diritti e alla dignita' dei lavoratori
dipendenti, con l'esaltazione delle istituzioni totali, in una frenesia ad
un tempo nichilistica e totalitaria.
Possibile che di questo, di tutto questo, si accorga solo una piccola parte
della popolazione?
Possibile che l'opposizione parlamentare sia nella sua quasi totalita' a tal
punto connivente?
Possibile che un paese dalle profonde tradizioni civili stia capitolando
cosi' dinanzi alla barbarie dispiegata?
*
La seconda.
E mentre questo accade il movimento cosiddetto per la pace e' pressoche'
afasico, e non riesce a porsi all'altezza dei problemi che ha di fronte.
Se l'unica cosa che sappiamo fare di buono e' dire che occorre aiutare i
medici che curano i feriti vittime di guerra (e naturalmente questa
attivita' e' del tutto meritoria ed e' giusto sostenerla), e quando va bene
raggranellare qualche elemosina a tal fine (elemosina che consiste nelle
briciole del frutto del privilegio che sgorga proprio dalla rapina dei
popoli oppressi, rapina dei cui dividendi quasi tutti costi' usufruiamo),
ebbene, non siamo un movimento per la pace, ma poco piu' che una congrega di
sepolcri imbiancati.
Un movimento per la pace deve avere la capacita' di porsi all'altezza dei
problemi e dei processi politici e giuridici.
Deve essere capace di indicare ed agire azioni politiche alternative e
proposte legislative praticabili e coerenti.
Ad esempio: se sappiamo, come sappiamo, che elemento decisivo perche' guerre
si diano e' la disponibilita' di armi, vogliamo o no intraprendere un'azione
politica e legislativa efficace per la messa al bando delle armi, dell'uso,
del commercio e della produzione delle armi? Alcune campagne sono gia' in
corso, ma sono ancora piccola cosa; vogliamo provare a dare ad esse la
dimensione necessaria? A farne elementi di una proposta politica e
legislativa ineludibile?
Ad esempio: se sappiamo, come sappiamo, che i poteri criminali si giovano di
estese complicita' politiche, vogliamo o no intraprendere un'azione per la
cacciata dal governo della cosa pubblica delle camarille colluse? In tempi
passati si riusci' a costruire un movimento sia nelle istituzioni che nella
societa' per la lotta contro i poteri criminali e i loro complici politici,
a noi sembra evidente la necessita' di riconnettersi a quelle esperienze e
riflessioni e riprendere quell'impegno come una delle grandi priorita'
nazionali.
Ad esempio: se sappiamo, come sappiamo, che in Italia esistono campi di
concentramento, vogliamo o no imporne l'abolizione per ripristinare la
legalita' democratica? Se non siamo capaci di essere intransigenti sui
diritti umani fondamentali, su cosa saremo capaci di essere intransigenti? E
se non siamo capaci di essere intransigenti sul diritto di ogni essere umano
alla vita e alla dignita', non siamo forse gia' per questo complici dei
signori della guerra e del terrore?
E si potrebbe certo continuare.
*
La terza.
Troppo si ciancia di nonviolenza e piu' se ne ciancia e meno vi si riflette.
Vgliamo cominciare a praticare un'ecologia della parola?
Ad esempio: vogliamo chiedere a tutti un atto di consapevolezza piantandola
di definirsi nonviolenti e scegliendo piuttosto la piu' precisa definizione
di "amici della nonviolenza" come suggeriva Aldo Capitini?
Ad esempio: vogliamo dirlo che il concetto di nonviolenza e' complesso e
pluridimensionale, contestuale e aperto, e che designa l'intreccio di molti
elementi eterogenei cosicche' prima di dire che qualcosa e' "nonviolento"
sarebbe bene interrogarsi su cosa si intende dire?
La nonviolenza e' tante cose insieme: un insieme di valori intellettuali e
morali (ad esempio: la coerenza tra mezzi e fini), un insieme di tecniche di
intervento sociale (ad esempio: lo sciopero), un insieme di percezioni ed
atteggiamenti psicologici e relazionali (ad esempio: l'apertura all'altro),
un insieme di strategie (ad esempio: la negazione del consenso
all'ingiustizia), un insieme di proposte politiche e sociali (ad esempio: la
condivisione delle risorse), un insieme di esperienze storiche (ad esempio:
le lotte del movimento delle donne); insomma, un approccio pratico,
dialettico e contestuale ai conflitti e un campo di ricerche teoriche e
sperimentali di tale vastita' che sarebbe bene farla finita con le
semplficazioni, ed intraprendere piuttosto, o meglio proseguire, una
riflessione, un accostamento ed una sperimentazione a partire dai punti piu'
alti del conflitto e della conoscenza, senza banalizzazioni, senza chiusure,
senza dogmatismi, senza furbizie. In Italia, per fortuna, si sono date
esperienze grandi (un esempio per tutti: le lotte di Danilo Dolci), grandi
opere (un esempio per tutti: gli scritti di Aldo Capitini), e vi sono
tuttora grandi figure di riferimento: un nome per tutti, Giuliano Pontara.
Vogliamo partire da qui? Vogliamo chiedere a tutti un impegno di studio e di
azione, senza deleghe, senza autoritarismi, senza presunzioni?
Vogliamo muovere dalla consapevolezza che e' qui e adesso che la violenza va
contrastata, e che contrastarla effettualmente nel modo piu' forte e
profondo - in noi stessi e nella societa' e nella storia - questo e', in
buona sostanza, la nonviolenza, la nonviolenza in cammino (e un'altra non se
ne da')?
*
La quarta.
Come si puo' contrastare la guerra?
Affermando la propria responsabilita'.
Come si puo' contrastare l'eversione dall'alto che sta distruggendo la
legalita' costituzionale e lo stato di diritto in Italia?
Affermando la propria responsabilita'.
Come si puo' contrastare la ciarlataneria e la subalternita' che hanno
maciullato il movimento per la pace in Italia rendendolo peggio che
impotente nei momenti decisivi e dinanzi alle decisive questioni?
Affermando la propria responsabilita'.
Come si puo' proporre la nonviolenza come forza storica capace di attivo
intervento sulla realta'?
Affermando la propria responsabilita'.
Come si puo' evitare che tutte queste chiacchiere siano l'ennesima predica
astratta e quindi connivente?
Affermando la propria responsabilita'.
*
E quivi giunto e quanto sopra detto, or diligente e affezionato la saluto,
sor direttore mio. Ci pensi sopra.
9. RILETTURE. ANGELO BRELICH: INTRODUZIONE ALLA STORIA DELLE RELIGIONI
Angelo Brelich, Introduzione alla storia delle religioni, Edizioni
dell'Ateneo, Roma 1966, pp. 378. Nato come manuale per i suoi studenti,
resta a nostro avviso un testo di grande bellezza e interesse.
10. RILETTURE. AMBROGIO DONINI: LINEAMENTI DI STORIA DELLE RELIGIONI
Ambrogio Donini, Lineamenti di storia delle religioni, Editori Riuniti, Roma
1974 (settima edizione), pp. 352. Un libro la cui lettura documenta anche
una temperie culturale per certi versi lontana, ma che costituisce un
esempio classico di metodologia marxista ed e' ancora una interessante
introduzione al tema.
11. RILETTURE. MIRCEA ELIADE: LA PROVA DEL LABIRINTO
Mircea Eliade, La prova del labirinto, Jaca Book, Milano 1980, 1990, pp.
204. Un autoritratto del grande studioso del sacro e delle religioni
intervistato da Claude-Henry Rocquet.
12. RILETTURE. VITTORIO LANTERNARI: MOVIMENTI RELIGIOSI DI LIBERTA' E DI
SALVEZZA DEI POPOLI OPPRESSI
Vittorio Lanternari, Movimenti religiosi di liberta' e di salvezza dei
popoli oppressi, Feltrinelli, Milano 1960, 1974, 1977, pp. 398. Un testo
ormai classico la cui lettura vivamente raccomandiamo.
13. RILETTURE. AA. VV.: LE GRANDI FIGURE DELL'INDUISMO
AA. VV., Le grandi figure dell'induismo, Cittadella, Assisi 1991, pp. 320.
Cinque studiosi di profonda dottrina presentano a un pubblico
prevalentemente cristiano i profili di undici grandi figure dell'induismo.
14. RILETTURE. VITTORE PISANI, LAXMAN PRASAD MISHRA: LE LETTERATURE
DELL'INDIA
Vittore Pisani, Laxman Prasad Mishra, Le letterature dell'India, Accademia,
Milano 1970, Rizzoli, Milano 1993, pp. 610, lire 20.000. Un utile manuale,
che reca anche un profilo della letteratura del Tibet di Giuseppe Tucci.
15. RILETTURE. ALBERT SCHWEITZER: I GRANDI PENSATORI DELL'INDIA
Albert Schweitzer, I grandi pensatori dell'India, Ubaldini, Roma 1983 (ma
1984), pp. 176. Il grande filantropo, premio Nobel per la Pace, presenta il
pensiero indiano; scrive nella prefazione di questo libro pubblicato nel
1936: "per il pensiero europeo osservare e discutere il pensiero indiano
significa arricchirsi e chiarirsi".
16. RILETTURE. GIUSEPPE TUCCI: STORIA DELLA FILOSOFIA INDIANA
Giuseppe Tucci, Storia della filosofia indiana, Laterza, Roma Bari 1977
(seconda edizione, la prima era del 1957), Tea, Milano 1992, pp. 464, lire
22.000. Una classica sintesi.
17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.
18. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 327 del 30 dicembre 2001