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La nonviolenza e' in cammino. 295



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 295 del 21 novembre 2001

Sommario di questo numero:
1. Enrico Peyretti, la ragione delle ragioni contro la guerra
2. Norma Bertullacelli, un'ora in silenzio per la pace
3. Daniele Lugli, due notizie
4. Marina Forti intervista Partawmina Hashemee
5. Ettore Masina, per salvare Safya
6. Il Consiglio Provinciale di Viterbo per la formazione delle forze
dell'ordine alla nonviolenza
7. Letture: Tahar Ben Jelloun, L'Islam spiegato ai nostri figli
8. Letture: Jean-Pierre Berlan (a cura di), La guerra al vivente
9. Letture: Giovanni Franzoni, Ofelia e le altre
10. Calendario delle iniziative di pace
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. IL PUNTO. ENRICO PEYRETTI: LA RAGIONE DELLE RAGIONI CONTRO LA GUERRA
[Enrico Peyretti e' una delle figure piu' rilevanti della cultura della
pace. Per contatti: peyretti@tiscalinet.it]
La ragione delle ragioni contro ogni guerra, e dunque anche questa, e' che
non si puo' uccidere persone umane.
Se vogliamo non essere uccisi, noi e i nostri cari, i nostri concittadini,
dobbiamo non uccidere nessuno.
Una legge vale soltanto se vale per tutti. Dunque, il "non uccidere" non e'
soltanto un precetto religioso, e' il fondamento di tutta la convivenza
politica, che oggi e' planetaria, non piu' regionale, locale.
Qualcuno dice: il tuo e' fondamentalismo pacifista. Accetto, ma non nel
senso totalitario e violento che ha oggi il termine fondamentalismo. Accetto
nel senso che il "fondamento" della convivenza tra esseri umani e' il
rifiuto di decidere una controversia con l'uccidere. "Non uccidere" e' il
fondamento di tutto. E' il tabu' negativo, necessario ad aprire la via delle
soluzioni positive. Non si pensa e non si cerca la soluzione vitale dei
conflitti, fino a quando non ci si proibisce assolutamente la soluzione
mortale. Se leggi la Salmodia di Zagorsk, di David Maria Turoldo, trovi
cantato in modo superlativo e profetico questo fondamento necessario alla
vita come il respiro (in Il sesto angelo, Oscar Mondadori, Milano 1976, pp.
172-175, e in O sensi miei..., Rizzoli, Milano 1994, pp. 450-453).
Ma, si e' sempre detto - persino ripetutamente nella bibbia ebraica - che
chi uccide perde il diritto alla vita.
Eppure, nella stessa bibbia ebraica, Dio protegge la vita di Caino (Genesi
4,15). Dio ama il peccatore e non vuole la sua morte ma che si converta e
viva (Ezechiele 33,11). Per non dire dell'evoluzione della legge ebraica nel
Vangelo di Gesu'.
Non soltanto sono necessarie prove pubbliche assolutamente inoppugnabili per
ritenere colpevole di omicidio colui che condanniamo a morte (col potere
giudiziario, o con la guerra, che pero' sempre sicuramente uccide in massima
parte innocenti), ma soprattutto l'evoluzione morale umana esige che si
riconosca che una persona umana non si riduce mai ai suoi atti, e' sempre
superiore alle proprie azioni, anche le piu' colpevoli, percio' non va mai
soppressa.
Certamente puo' essere anche ucciso (se davvero non c'e' nessun altro mezzo
per fermarlo) chi sta in quel momento per uccidere altri. Colui che sta per
essere ucciso puo' anche rinunciare a questa difesa, se sente, come chi e'
arrivato davvero alla nonviolenza, maggiore ripugnanza ad uccidere che a
morire (lo dice Simone Weil), perche' sa che si nega e si deforma la propria
umanita' non nel morire ma nell'uccidere. Ma senza dubbio bisogna difendere
altri, anche al costo estremo di uccidere l'omicida potenziale nel momento
immediato in cui sta per uccidere. In quel momento, e non dopo, quando non
e' piu' in grado di offendere, altrimenti e' vendetta, non e' difesa. E la
vendetta non toglie alcun male, ma soltanto e sempre aggiunge male a male.
Si puo' forse uccidere in anticipo chi si teme o si sospetta che cerchera'
di uccidere altri? Nessuna legge civile lo permette. Attribuirsi un tale
potere sovrastante distrugge ogni convivenza, permette ogni abuso, mette
tutti in pericolo. La "ragion di stato", la "licenza di uccidere" dei vari
servizi segreti, il potere militare (vedi oggi gli omicidi politici di
Israele contro i sospetti di terrorismo) se lo permettono, ma basta avere un
po' di ragione e di pieta' umana per vederne l'orrore e la forza distruttiva
di ogni rapporto sociale umano. Questa licenza scatena la gara a chi uccide
per primo. Ogni tentativo compiuto dal diritto per addolcire la durezza dei
rapporti va perduto. Ogni sicurezza e' diminuita.
Ma se si sa con certezza che uno sta preparando l'uccisione di altri? Allora
il potere pubblico deve arrestarlo, esibendo subito le prove in un processo
legale, con tutte le garanzie, e non puo' semplicemente ucciderlo, pena quel
degrado sociale che abbiamo appena visto.
Ma dove, come nella societa' internazionale di oggi, non c'e' alcun potere
pubblico autorizzato e riconosciuto, e vige ancora di fatto, contro i patti
sottoscritti, l'anarchia e la legge della forza, puo' forse, in questo caso,
chi ne ha la forza e i mezzi punire preventivamente, anche con la morte, chi
prepara omicidi? Il caso e' serio, senza dubbio. La risposta non e' facile.
Direi almeno questo: ha una legittima competenza ad agire chi opera per fare
evolvere questa situazione selvaggia nella direzione di una organizzazione
piu' civile e legale della convivenza tra i popoli, e non mantiene soltanto,
a vantaggio della propria maggiore forza, tale situazione di assenza di
legge. Se gli Usa lavorassero per l'autorita' dell'Onu, per il tribunale
penale internazionale, per la giustizia economica planetaria, per la
salvaguardia dell'ambiente naturale di tutta l'umanita' (che essi inquinano
piu' di tutti), allora la loro azione di necessita' contro i crimini
internazionali sarebbe credibile e scusabile. Ma davvero non e' questa la
loro linea. La regola superiore della loro azione e' il loro interesse
particolare, economico, energetico, culturale, politico. Non sono degni,
neppure nell'emergenza provvisoria, di governare e giudicare il mondo.
Ma anche quella chiara legittima difesa che dicevamo, mediante l'omicidio di
chi e' sul punto di uccidere, va circondata di una gran quantita' di limiti.
Anzitutto, non c'e' un "dovere" di uccidere, neppure in quel caso. Gandhi
l'aveva cosi' definito, ma Jean-Marie Muller (nel libro filosofico Le
principe de non-violence, Desclee de Brouwer, Paris 1995, pp. 62 e 71)
corregge Gandhi: il dovere e' sempre di non uccidere, quella circostanza
tragica e' una necessita', e dove c'e' necessita' non c'e' atto morale,
dunque non c'e' un dovere. Il dovere e' difendere, la necessita' - ove
occorra davvero quel caso estremo - e' uccidere. Questo uccidere e' ancora
un male, che non viene punito per la forte attenuante che e' il diritto alla
vita dell'aggredito. Uccidere, dunque, non e' mai dovere e tanto meno
diritto. Gli eserciti, invece, se ne fanno dovere e diritto e vanto, come se
fosse un bene.
In secondo luogo, la legittima difesa omicida deve essere vissuta come un
fallimento triste e vergognoso delle relazioni umane, senza alcuna
soddisfazione e gloria. E colui la cui vita e' stata salvata mediante la
morte di un altro, pur colpevole di minaccia mortale in atto, deve sentirsi
in debito verso colui che e' stato ucciso, di cui nessuno puo' giudicare le
intime responsabilita', sconvolgimenti, annebbiamenti, malvagita'.
Il male del mondo non e' separabile col coltello, in modo da farcene davvero
puri e innocenti, e attribuirlo tutto agli altri, fossero anche i piu'
chiaramente colpevoli. Se qualcuno fa del male, anch'io, per le vie
misteriose della compartecipazione e interdipendenza umana, ne sono in parte
responsabile.
Basta questo a rendere gli apparati di morte che le societa' umane
organizzate, anche le piu' "civili", non sanno ancora superare (tribunali,
prigioni, capestri, polizie, armi, torture, eserciti, guerre) aspetti tristi
e "osceni" (cioe', da mettere "fuori scena", da velare, da nascondere, come
l'uso del cesso in una casa), non assolutamente da esibire, da celebrare e
di cui vantarsi. E invece vedi che gli stati si identificano ancora
gloriosamente negli eserciti e nelle armi: parate militari nelle feste
nazionali, retoriche patriottarde (anche in questi brutti giorni) e via
tristemente dicendo. Follie primitive delle nostre "civilta'" ancora
pre-umane. Molta pena e tristezza e vergogna per tanta ostentata mancanza di
pudore e di sensibilita'.
Alcune di queste cose saranno ancora per lungo tempo necessarie per
convivere alla meno peggio. Lo riconosce anche Gandhi (Teoria e pratica
della nonviolenza, Einaudi, Torino 1996, pp. 142-144) per la polizia armata,
i tribunali e le prigioni, ma poi dice che la polizia deve essere educata
alla nonviolenza (c'e' una proposta di legge in questo senso, in Italia, in
questo momento, dopo le violenze poliziesche di luglio a Genova, firmata da
molti parlamentari).
Ma la guerra e' la peggiore di tutte queste tristezze e vergogne, ed e' la
piu' prossima a poter essere eliminata. Non e' facile, ma e' possibile. Il
'900 e' stato il secolo piu' sanguinoso, ma anche il secolo che piu' di
tutti gli altri ha prodotto dei passi verso la liberazione dalla guerra,
nella cultura, nella morale, nella legge internazionale (Onu), nelle
esperienze delle molte lotte nonviolente efficaci (ho raccolto in una
bibliografia oltre cento gruppi di opere su casi storici di difesa senza
guerra).
Non e' impossibile la liberazione storica dalla violenza ufficialmente
organizzata. Resteranno casi di violenza privata, da prevenire e rintuzzare,
senza accrescere la violenza. Ma almeno non si mantengano istituzioni
sociali violente. Non e' impossibile questa liberazione. La natura umana non
e' fatalmente violenta. Dipende molto dalla cultura in cui ciascuno vive,
dai valori privilegiati in una data societa'. L'antropologia dimostra che
esistono societa' nonviolente, su scala minore. Sta a noi realizzare questa
civilta' su ogni scala. Il modello sociale vigente e' molto violento, ma non
e' l'unico possibile. L'apporto delle donne puo' migliorarlo molto. Tutto
cio' e' difficile, ma necessario. Primo: non rassegnarsi.
In conclusione, mi pare chiaro che o la politica si emancipa
progressivamente dalla guerra - dalla "propria" guerra, prima che da quella
altrui - oppure perde tempo e prepara altre tragedie colpevoli. La guerra
(anche questa in corso) e' il risultato di tempo perso, di errori compiuti,
di imprevidenza. Gorbaciov ha scritto, su "La Stampa" del 3 novembre, "Il
decennio perduto": dopo la fine della guerra fredda si poteva "istituire" la
pace e invece si e' "ri-istituita" la guerra, producendo questo decennio
orribile.
La colpa non e' soltanto degli "stati canaglia" come si dice comodamente, ma
anche dei potenti che non intendono sottomettersi ad una legge universale:
vedi il rifiuto da parte degli Usa del tribunale internazionale, dei
protocolli di Kyoto, del primato dell'Onu, ecc.; vedi il rifiuto delle
grandi corporations transnazionali di sottrarre alimenti e medicinali al
criterio unico e assoluto del mercato, contro i primari bisogni e diritti
umani. I piu' forti e potenti danno il cattivo esempio ai piu' incivili e
violenti, e li usano senza scrupoli fin quando fa loro comodo, poi li
accusano di tutto e li caricano di bombe.
Ahime', il mondo e' in cattive mani, non e' soltanto minacciato dai
"cattivi" di turno.
Con tutto il giusto realismo, con tutto il senso della difficolta' e della
necessita' di decidere, con tutti i sani dubbi critici su cio' che a
ciascuno di noi sembra piu' plausibile e giusto, credo che dobbiamo restare
critici dell'esistente e costruttivi e creativi, e percio' anche - ne sono
convinto - molto diffidenti delle ragioni portate dai piu' potenti. Ragioni
che hanno molti modi forti per farsi sentire e cosi' sopraffanno le ragioni
contrarie. La potenza ottunde l'intelligenza e riduce l'onesta', perche' il
potere piu' e' forte, piu' teme per se', piu' piega le ragioni nel senso del
proprio mantenimento, a tutti i costi, anche a spese altrui.
Nella storia, la forza e lo stato piu' potente sono sempre stati quelli che
hanno fatto piu' male e inflitto piu' dolori ai poveri e ai piccoli. I
benefici dei potenti sono stati solo dei "sottoprodotti" dei loro scopi.
Cosi' e' anche oggi. Non e' il potere sugli altri che promuove l'umanita',
ma il potere di ognuno su di se', sulle proprie tendenze deteriori. Questi
"giusti" ci sono, nascosti, e sono loro che tengono ancora in piedi il
mondo, nonostante i potenti.
In ogni conflitto, anche il piu' acuto, c'e' un interesse comune alle parti
(se non sono ridotte alla distruttivita' piu' disperata): vivere.
L'inviolabilita' di ogni vita e' il terreno di alleanza su cui basare
accordi nei quali ciascuno rinuncia a qualcosa per guadagnare qualcosa, che
e' almeno il vivere. Affinche' l'avversario ami la sua vita e cosi' anche la
nostra, bisogna collaborare perche' egli possa avere una vita degna.
L'equita' e' la vera vittoria di tutti. Il "non uccidere" non e' soltanto un
dovere, e' anche un diritto, proprio come il non essere uccisi.

2. INIZIATIVE. NORMA BERTULLACELLI: UN'ORA IN SILENZIO PER LA PACE
[Da Norma Bertullacelli della Rete controg8 per la globalizzazione dei
diritti riceviamo e diffondiamo. Per contatti: e-mail: norma.b@libero.it,
sito: www.controg8.org]
Un'ora in silenzio per la pace: Genova, palazzo ducale, mercoledi 21
novembre, ore 18-19.
Il "sano realismo" dovrebbe indurre tutti coloro che sono contro questa
nuova, sciagurata guerra a tornarsene a casa e ad aspettare che passi: il
voto quasi unanime del parlamento, la rinnovata retorica dell'inno di
Mameli, le famiglie sul molo di Taranto a salutare ragazzi che solo la
disoccupazione sembra aver reso "volontari". Invece innumerevoli segni di
resistenza si moltiplicano ogni giorno: dalla grande manifestazione di Roma
l'11 novembre, al tentativo di numerose strutture sindacali di base di
costruire uno sciopero generale contro la guerra, alle manifestazioni
pacifiste a Taranto.
Anche  l'"ora in silenzio per la pace" sui gradini del palazzo ducale di
Genova e' uno di questi piccoli ma confortanti segni di speranza: ormai da
dieci settimane i pacifisti genovesi si ritrovano sui gradini di quel
palazzo ducale divenuto nei giorni di luglio il centro dell'impero e
manifestano silenziosamente il loro dolore per tutte le vittime, la loro
indignazione per la nuova violazione della Costituzione, la loro certezza
che il terrorismo non si elimina creando nuovi lutti e nuovi disperati in
cerca di vendetta, ma analizzando e rimuovendo le cause di tutte le
ingiustizie.
Nonostante tutto, il numero dei manifestanti non accenna a diminuire: anzi
ogni volta, anche solo per pochi istanti, qualche passante si unisce a loro,
o si sofferma ad esprimere solidarieta'.
Anche domani i pacifisti recheranno cartelli con i nomi delle "vittime
collaterali", forniti dai volontari di Emergency; e tra le vittime innocenti
di questa follia dovranno certamente inserire anche quello della giornalista
Maria Grazia Cutuli.
Per informazioni e contatti: Norma Bertullacelli, tel. 0105704871 -
3473204042, Antonio Bruno, tel. 0106982958 - 3393442011, Livio Cresti, tel.
0106504007, Graziella Gaggero, tel. 010594796 - 3474197646, Mariangela
Grixoni, tel. 3478300100, Roberto Leoni, tel. 0105220512, Pino Parisi, tel.
3392179295, Attilio Ratto, tel. 3357475647, Sergio Tedeschi, tel. 010460483.

3. RIFLESSIONE. DANIELE LUGLI: DUE NOTIZIE
[Daniele Lugli e' segretario del Movimento Nonviolento, per contatti:
daniele.lugli@libero.it]
All'attenzione del Garante della Costituzione, degli uomini della politica e
del diritto: due notizie dai giornali.
Cento miliardi al mese sono per ora previsti per la partecipazione
dell'Italia alla guerra. Ma se saranno di piu' che importa viste le alte e
condivise, dal ceto politico, finalita'. Si vorrebbe almeno sapere quanto al
mese si e' speso dal '48 ad oggi, e si prevede di spendere d'ora in avanti,
per rendere effettivo l'art.11 della Costituzione, perfettamente in linea
con la Carta istitutiva dell'Onu: L'Italia ripudia la guerra come strumento
di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali...
*
E' impossibile pensare all'invio di truppe giapponesi in un territorio in
cui e' ancora in corso una guerra: questo afferma il governo giapponese, che
pure appoggia logisticamente l'azione. E' l'ovvia conseguenza del fatto che
la Costituzione giapponese vieta la guerra come soluzione dei conflitti
internazionali. Semmai da giustificare sarebbe l'appoggio logistico. Che
buffo modo di ragionare questi orientali, che pure sembravano aver compreso
il credo unificante della civilta': gli affari sono affari, il resto e'
commento.

4. TESTIMONIANZE. MARINA FORTI INTERVISTA PARTAWMINA HASHEMEE
[Marina Forti e' una giornalista italiana inviata a Peshawar, Partawmina
Hashemee e' tra le fondatrici dell'Awrc (Afghan Women's Resource Center).
Questa intervista e' apparsa sul quotidiano "Il manifesto" del 18 novembre]
Vent'anni di guerra in Afghanistan non hanno solo devastato citta', case,
campi, infrastrutture. Hanno distrutto la struttura sociale del paese: la
signora Partawmina Hashemee e' convinta che "non sara' possibile ricostruire
una civile convivenza senza la partecipazione delle donne". Ma e' anche
convinta che non sara' facile far sentire la voce delle donne afghane. "Hai
visto un solo volto femminile in queste settimane di discussioni e negoziati
sul futuro assetto del governo nel paese?". In effetti no, abbiamo solo
potuto scegliere tra facce con o senza barba, con o senza turbante, con il
titolo di haji (colui che ha compiuto il pellegrinaggio alla Mecca) o quello
di "comandante"...
La signora Hashemee e' tra le fondatrici di uno dei piu' attivi gruppi di
donne afghane a Peshawar, l'Afghan Women's Resource Center, Awrc (che si e'
dato come motto "vedere il futuro delle donne afghane non come vittime
passive ma come agenti di cambiamento"). Piccola di statura, emana energia.
Rappresenta la parte piu' attiva e progressista della classe media afghana
espatriata: l'esilio per lei e' cominciato da ragazza, nell'83, quando
l'intera famiglia lascio' Kabul per il Pakistan in una delle prime ondate di
rifugiati della guerra contro l'Unione Sovietica. Interrotti gli studi di
medicina all'universita' di Kabul, Partawmina aveva deciso che non si
sarebbe sposata prima di portare a termine l'universita', e cosi' ha fatto
("devo riconoscere che mio padre mi ha incoraggiato, diceva che ero padrona
delle mie decisioni"). Nell'89 si trasferi' a Peshawar, la citta' della
Frontiera di Nord-Ovest pakistana che la guerra aveva trasformato da
sonnacchiosa provincia del subcontinente indiano a retrovia della jihad
antisovietica, centro di traffici armi e complotti, agglomerato di campi
profughi e capitale afghana in esilio. E' la' che si e' ritrovata con altre
donne istruite e attive, "a lavorare con questa o quella organizzazione
umanitaria internazionale. Ma sentivamo la necessita' di esserci in prima
persona, e di coinvolgere di piu' le donne. Ricordo un seminario di
un'intera giornata, nell'agosto '89, con un'ottantina di noi: fondammo cosi'
la nostra associazione".
Fin dal principio hanno avuto vita difficile, le attiviste di Awrc.
"Un'organizzazione di donne non era ben vista. I campi profughi erano sotto
il controllo di partiti e fazioni, ciascuna con i propri obiettivi, e
comunicare direttamente con le donne era quasi impossibile. Perfino i
programmi di istruzione e assistenza sanitaria per le donne erano diretti e
controllati da uomini - ogni attivita' che sfuggisse al loro controllo era
osteggiata. Alcune di noi furono minacciate. Dicevano di noi cose
ingiuriose - io allora non ero sposata, capisci? Mia sorella si', e alzava
le spalle quando la insultavano. Abbiamo organizzato corsi di
alfabetizzazione in citta', nelle zone dove si affollavano alcune tra le
comunita' di rifugiati piu' poveri, offrivamo il trasporto e un piccolo
gettone di presenza. Solo piu' tardi siamo riuscite a entrare nei campi
profughi".
Oggi il "Centro di risorse per le donne afghane" ha attivita' in otto campi
profughi di Peshawar, dove continuano ad arrivare nuove ondate di sfollati.
Accanto all'alfabetizzazione organizza corsi di addestramento professionale
in informatica o gestione di ufficio - nel piccolo, vecchio bungalow di un
quartiere popolare di Peshawar dove incontro Partawmina, in un'accogliente
saletta piena di computer. Finora cinquemila giovani donne hanno ricevuto
qui qualche tipo di addestramento professionale. C'e' l'attivita' di
"creazione di reddito", una piccola produzione artigianale di tessuti e
ricami con un punto di vendita: 300 donne cosi' hanno un reddito regolare.
C'e' l'addestramento di insegnanti e personale sanitario, da poco anche la
prima "unita' sanitaria di base". Infine c'e' la biblioteca. "Ai corsi di
alfabetizzazione partecipano donne di ogni eta', anche alcune anziane:
perche' dovremmo respingerle? In effetti imparano a leggere e scrivere ma
anche nozioni elementari sulla salute, sui propri diritti, a discutere le
tradizioni, che non sono immutabili". Awrc lavora con finanziamenti di
organizzazioni non governative internazionali o degli organismi di
cooperazione di governi occidentali (quello italiano ad esempio finanzia,
attraverso Intersos, un progetto di "promozione delle condizioni
socio-culturali ed economiche delle afghane rifugiate" in Pakistan).
"La nostra strategia e' costruire progetti da portare poi in Afghanistan",
precisa Partawmina. Torniamo al punto: "Vogliamo partecipare alla
ricostruzione del paese. Dopo vent'anni di conflitto e di uomini morti in
guerra, l'Afghanistan e' un paese di donne capofamiglia. Bisogna che siano
protagoniste della ricostruzione. E' urgentissimo addestrare insegnanti
elementari, ricostruire un sistema scolastico... Mandare i bambini a scuola
e' il segno che la vita ricomincia". In queste ultime sere, dice la nostra
interlocutrice, "non facciamo che parlare del ritorno".
E' ottimista? Un attimo di silenzio. "Tutto dipendera' da come sara' formato
un nuovo governo, nei prossimi giorni. E non si tratta solo di partiti, di
includere tutte le fazioni, come vanno dicendo un po' tutti in questi
giorni. Vogliamo vedere chi ne fara' parte, quali persone: non sono
accettabili individui responsabili di crimini del passato, ce ne sono
parecchi in giro". L'argomento e' delicato: "I Taleban hanno abusato
dell'islam per i loro interessi e il loro potere, ma non credere che prima
la vita fosse facile per le donne. Ai tempi dei mujaheddin la violenza
contro le donne dilagava, gli stupri, i rapimenti, i matrimoni forzati.
Paradossalmente, i Taleban hanno messo fine a questa violenza sfrenata. Ma
in cambio hanno cancellato la presenza delle donne: hanno negato
l'istruzione alle ragazze e il lavoro alle donne, imposto il burqa, reso
obbligatorio il moharram - il divieto di uscire di case se non accompagnate
da un uomo della famiglia. Pensa alle vedove, confinate in casa. Molte
famiglie, quelle che se lo potevano permettere, sono emigrate qui per poter
almeno mandare figlie e figli a scuola". Adesso radio Kabul torna a
trasmettere musica e voci femminili, per strada si vedono volti di donne. Ma
il futuro resta incerto.
"Vogliamo che le donne siano parte dei processi decisionali in Afghanistan,
e spero che l'Onu ne terra' conto. I nostri uomini, anche i piu' istruiti e
aperti, ci lasceranno a casa. E se sara' approvata una costituzione che non
formalizza i diritti delle donne, ci seppelliranno per altri vent'anni. La
comunita' internazionale ha una responsabilita', visto che sta
sponsorizzando una soluzione politica per il paese. Sappiamo che sara' una
lotta difficile".

5. INIZIATIVE. ETTORE MASINA: PER SALVARE SAFYA
[Ettore Masina e' da sempre impegnato per i diritti umani. Per contatti:
ettore.mas@libero.it]
Care amiche, cari amici, lo so bene: voi avete tante cose da fare e io vi
disturbo troppo spesso. Ma leggete, vi prego, qualche riga di quelle che
seguono e ditemi se, sapendo quello che so, posso non chiedere a tutti  di
intervenire.
Safya Husseini Tungar-Tudu e' una ragazza nigeriana di trent'anni, senza
marito. Ha avuto un bambino e dunque, per la legge fondamentalista islamica
che nel suo paese ha valore di legge penale, se non interviene una vasta
protesta internazionale, fra un mese o poco piu' sara' posta in una buca,
seppellita sino al seno e poi lapidata a morte dalla gente del suo
villaggio. Chiusa nella sua capanna, in questi giorni allatta il suo
bambino, che e' diventato la sua condanna a morte, e chissa' quali ninne
nanne gli canta. Lo potra' tenere al seno per qualche settimana (144 giorni
dopo la nascita), poi la trascineranno nella fossa e la massacreranno.
Possiamo fare qualcosa. Per esempio, possiamo scrivere allíAmbasciata di
Nigeria, via Orazio 18, 00193 Roma, dicendo che vogliamo  che Safya  viva,
chiediamo che il presidente della repubblica nigeriana le conceda la grazia.
E possiamo scrivere  al nostro ministro  degli  Esteri,  Renato  Ruggiero,
piazzale della Farnesina 1, 00184 Roma, chiedendogli un intervento
umanitario del Governo italiano.
Ma bisogna che le nostre lettere siano e tante tante e percio' vi prego di
trasmettere questo appello alle vostre amiche e ai vostri amici (anche
quelle e quelli che non hanno e-mail) e di scrivere al piu' presto
all'ambasciata e al ministro: sapete anche voi che se non lo fate stasera
stessa o domani mattina, rischiate di dimenticarvene.
Un'ultima cosa: quello di Safya non e' una questione di donne. Come sempre
succede in questi casi, il padre del bambino e' stato assolto per
insufficienza di prove. Anche per questo, mi pare, noi maschi siamo
coinvolti nella sorte di Safya. Non possiamo rimanere ai bordi della sua
fossa, contemplando inerti l'ennesimo delitto del maschilismo.
Un caro saluto
Ettore Masina
P.S. Se vorrete farmi sapere se avete inviato il messaggio e se potremo
avere alle spalle una consistente mobilitazione di opinione pubblica,
potremo forse studiare la possibilita' di mandare poi una delegazione
dall'ambasciatore nigeriano.

6. IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI VITERBO PER LA FORMAZIONE DELLE FORZE
DELL'ORDINE ALLA NONVIOLENZA
[Nella seduta del 14 novembre il Consiglio Provinciale di Viterbo ha
approvato (con il voto favorevole dei gruppi del centrosinistra, e
l'astensione dei gruppi del centrodestra) un ordine del giorno a sostegno
della proposta di legge per la formazione e l'addestramento delle forze
dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle
strategie della nonviolenza. Il merito principale di questo pronunciamento
e' del prof. Luciano Dottarelli, docente e saggista, capogruppo DS presso il
Consiglio Provinciale di Viterbo, e promotore dell'ordine del giorno.
Riproduciamo il testo dell'ordine del giorno approvato]
Il Consiglio Provinciale di Viterbo
vista l'iniziativa del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per
l'elaborazione di una proposta di legge nella quale si preveda che nel
curricolo formativo e nell'addestramento degli operatori della sicurezza
pubblica venga compresa la conoscenza dei valori teoretici, delle strategie
d'intervento e delle tecniche operative della nonviolenza e quindi
l'educazione e l'addestramento ad  esse;
considerata la delicatezza del servizio pubblico prestato dalle forze
dell'ordine, sulle quali incombe il gravoso ed importantissimo impegno di
difendere la sicurezza pubblica, l'incolumita' delle persone, la legalita',
e dato che esse per funzione istituzionale si trovano sovente ad agire in
situazioni fortemente critiche e d'emergenza;
ritenendo di condividere le motivazioni e le finalita' dell'iniziativa che
mira a:
- mettere a disposizione delle forze dell'ordine strumenti interpretativi ed
operativi adeguati per agire in modo costantemente legale, efficace e
rispettoso della dignita' umana nello svolgimento delle proprie mansioni;
-  fornire agli operatori addetti al controllo del territorio ed alla
protezione dei diritti, un quadro di riferimento categoriale ed applicativo
coerente con la Costituzione, e quindi con la fonte stessa della legalita'
nel nostro paese; e con la Dichiarazione universale dei diritti umani, che
costituisce un comune orizzonte di riferimento per le codificazioni
giuridiche e le prassi amministrative dei paesi democratici;
- offrire un'occasione di riflessione sulle dinamiche relazionali e sulle
strategie operative e cooperative nel rapporto interpersonale e
particolarmente nel conflitto con la persona o le persone nei cui confronti
si interviene e con cui quindi si interagisce;
- mettere a disposizione indicazioni utili ad un approfondimento delle
problematiche non solo giuridiche, procedurali, amministrative e tecniche,
ma anche psicologiche, sociologiche, comunicative e antropologico-culturali
connesse ed implicate dall'attivita' che si svolge;
esprime
adesione e sostegno all'iniziativa del Centro di ricerca per la pace e
si impegna
a contribuire attivamente all'elaborazione e alla presentazione
dell'articolato di legge.

7. LETTURE. TAHAR BEN JELLOUN: L'ISLAM SPIEGATO AI NOSTRI FIGLI
Tahar Ben Jelloun, L'Islam spiegato ai nostri figli, Bompiani, Milano 2001,
pp. 110, lire 12.000. Con la stessa formula del suo notissimo libro Il
razzismo spiegato a mia figlia, il grande scrittore racconta l'Islam con
semplicita', chiarezza e puntualita', dissipando equivoci, invitando alla
riflessione. Un piccolo libro che si legge d'un fiato e rende migliori.

8. LETTURE. JEAN-PIERRE BERLAN (A CURA DI): LA GUERRA AL VIVENTE
Jean-Pierre Berlan (a cura di), La guerra al vivente, Bollati Boringhieri,
Torino 2001, pp. 138, lire 24.000. Una raccolta di saggi di autorevoli
studiosi su "organismi geneticamente modificati e altre mistificazioni
scientifiche", per una corretta informazione di base, per contrastare le
mostruosita' che stanno avvenendo.

9. LETTURE. GIOVANNI FRANZONI: OFELIA E LE ALTRE
Giovanni Franzoni, Ofelia e le altre, Datanews, Roma 2001, pp. 78, lire
18.000. Ogni libro di Giovanni Franzoni e' una festa, e un'occasione di
ineludibili meditazioni. Riportiamo la quarta di copertina: "Ofelia. Una
figura incorporea dell'eterno femminino creata dall'immaginario maschile per
compensare un bisogno di purezza o una donna stretta da una situazione tutta
patriarcale che non intende rimanere imprigionata nei giochi degli uomini ed
evade nella follia? Franzoni si inoltra con cautela nella ricerca su storie
di donne che come Ofelia non si rassegnano ad essere una parentesi nella
vita di un uomo e preferiscono vivere il loro amore in una sofferenza
solitaria spesso marchiata dal segno della insensatezza o della
peccaminosita'. Eloisa e Gaspara Stampa, la moglie di Giobbe e la figlia di
Iefte, la "zoppetta" di Dostoevskij e la Llorona degli indios e poi la
lunga, dolente e dignitosa processione delle "sorelle" dei dodici apostoli o
delle concubine dei preti, celibi per legge e non per scelta, scorrono sotto
i nostri occhi proprio come Ofelia sulle onde dell'infido torrente. E' ben
raro trovare guerriero o profeta, politico o sacerdote, mistico o scienziato
che non abbia perseguito il suo nobile progetto umano senza mettere fra
parentesi una figura femminile".

10. CALENDARIO DELLE INIZIATIVE DI PACE
[Ovviamente le iniziative di pace di seguito segnalate sono quelle di cui
siamo venuti a conoscenza e che ci sembrano caratterizzate da due scelte
precise: I. la nonviolenza; e II. la difesa dei diritti umani, del diritto
internazionale, della legalita' costituzionale]
Mercoledi 21 novembre
- a Bologna: presso lo Spazio Sociale Studentesco, via Belmeloro 1/e, alle
ore 21, riunione del Gruppo di lavoro Scuola e formazione del Bologna Social
Forum.
- a Bologna: ore 21, al T.P.O., via Lenin 4, incontro con Pedro Ortega
(segretario generale Federazione Tessile del Nicaragua). Info:
itanica@iol.it
- a Fano: tutti i mercoledi dalle ore 18 alle ore 19, in piazza XX
settembre, iniziativa di Rete Lilliput e MIR contro la guerra. Per contatti:
lucben@libero.it
- a Genova: consueta manifestazione settimanale dalle ore 18 alle ore 19 in



silenzio sui gradini del palazzo Ducale. Per contatti: norma.b@libero.it
- a Milano: alle ore 19,30 in corso Magenta 92, incontro sul commercio equo
e solidale.
- a Milano: alle ore 21 in via Borgogna 3, presentazione di "Mediatrice
culturale".
- a Milano: alle roe 21 in via Ollearo 5, incontro per i diritti dei
rifugiati.
- a Padova: alle ore 20,30 presso la sala del Teatro Parrocchiale S. Carlo
in via Guarnieri (Arcella) incontro con il teatro palestinese "Inad". Per
informazioni: tel. 0498755116, fax: 0498755714, e-mail: etimos@etimos.it
- a Rho: incontro dei gruppi di lavoro del Rho social forum, presso Nuvola
rossa, in via Trecate.
- a Roma: in via Ghiberti 19 alle ore 19, inaugurazione del primo sportello
di turismo responsabile.
- a Vicenza: in via Pasi 8, incontro per i diritti dei minori stranieri.
Info: tel. 0444316021.
- a Viterbo: aula 2 della Facolta' di Economia dell'Universita' degli Studi
della Tuscia, via del Paradiso 47, ore 17,30. L'impresa e la finanza etica.
Intervengono: Mario Persio, Pierre Di Toro, Giuseppe Di Francesco.
Promotore: Gruppo soci di Viterbo della Banca Popolare Etica, c/o Caritas
diocesana, tel. 0761303171 (mercoledi mattina).
*
Giovedi 22 novembre
- a Bologna: in via Bermelo 8, alle ore 21, incontro con i bambini del
Peru'.
- a Lodi: seminario su teatro e handicap, in via Gorini 27.
- a Mestre (VE): alle ore 18 in Municipio, incontro con le donne
bangladeshi.
- a Mestre (VE): alle ore 21 a S. Maria delle Grazie, in via Poerio, serata
per la Palestina.
- a Milano: alle ore 21 in viale Monza 255, serata per De Andre'.
- a Milano: ore 20,30, Sala ACLI, via della Signora 3, incontro con Pedro
Ortega (segretario generale Federazione Tessile del Nicaragua). Info:
itanica@iol.it
- a Napoli: incontro per costituire un forum sociale universitario, presso
la Facolta' di Lettere e Filosofia, via Porta di Massa 1, alle ore 11,30.
Info: uniforum@libero.it
- a Oristano: alle ore 18 presso la Sala Consiliare del Comune di Oristano,
tavola rotonda su "La pace nel mondo: ostacoli e proposte per la sua
costruzione con metodi nonviolenti", con Teresina Andria, Fawzi, un
rappresentante di Emergency. Promuove il Forum per la pace di Oristano, per
contatti: lapergamena@tiscalinet.it
- a Rho: prosegue l'incontro dei gruppi di lavoro del Rho social forum,
presso Nuvola rossa, in via Trecate.
- a Roma: tutti i giovedi il GSI (Gruppo di Solidarieta' Internazionale) e
la Comunita' di San Leone contro la guerra. Per contatti: via Boccea 60,
00167 Roma, tel. 066633448 (dalle ore 16,30), e-mail:
grupposolidarietainternazionale@hotmail.com
- a Sesto (MI): alle ore 21 in via Carducci 36, iniziativa per Amnesty.
- a Torino: presso il Centro Studi Domenico Sereno Regis, via Garibaldi 13,
alle ore 20,30: "La politica dell'azione nonviolenta secondo Gene Sharp:
teorie del potere", con Enrico Peyretti e Carla Toscano. Per informazioni:
tel. 011532824.
- a Torino: il Centro studi comparati "Edoardo Agnelli" organizza un
convegno su "Dignita' umana e liberta' di scelta religiosa".
- a Viterbo: presso il centro sociale "Valle Faul" iniziativa contro il
razzismo, partecipano Dino Frisullo e rappresentanti delle comunita'
straniere in Italia.
*
Venerdi 23 novembre
- a Bari: alle ore 17 al Kursal, dibattito con Vittorio Agnoletto.
-a Bari: in serata assemblea del Bari social forum.
- a Cagliari: alle ore 19,30 presso la sede dello SCI, coordinamento "Non
piu' guerre".
- a Carrara: alle roe 21 incontro con Manlio Dinucci sulla guerra.
- a Cazzago S. Martino: alle 20,30 presso la biblioteca di Cazzago S.
Martino verra' presentato il libro curato da Francesco Ongaro che raccoglie
testimonianze sui giorni del g8 a Genova. Per informazioni:
info@apassoduomo.org
- a Feltre: ad Hangarzone, serata di riflessione su economia e guerra.
- a Lecce: alle ore 17 a Sociologia dibattito "Dall'accoglienza ai diritti".
- a Livorno: ore 21, Sala Circoscrizione 4, via Menasci 4, incontro con
Pedro Ortega (segretario generale Federazione Tessile del Nicaragua). Info:
itanica@iol.it
- a Milano: alle ore 19-23 presso la Camera del lavoro in corso Porta
Vittoria 43, dibattito contro la guerra, verso Porto Alegre 2002.
Partecipano: Bernard Cassen, Toni Negri, Mario Agostinelli, Marco Bersani,
Jose' Luis Del Roio, Sabina Siniscalchi; presiede: Nicola Nicolosi;
introduce: Giorgio Riolo. Info: puntorosso@puntorosso.it
- a Milano: nell'ambito del ciclo di incontri organizzati dal Centro
ecumenico europeo per la pace, incontro con Maria Cristina Bartolomei. Info:
ceep@libero.it
- a Milano: in foro Buonaparte 31, alle ore 18,30, presidio e fiaccolata
contro la chimica assassina.
- a Nemi: seminario della Caritas sulla pace. Tel. 0669886383.
- a Oristano: presso la Pinacoteca Comunale di Via S. Antonio, mostra sulle
cause e situazioni delle diverse aree mondiali afflitte da conflitti armati.
Ogni giorno dalle ore 16 alle ore 20.
- a Orte (VT): al liceo scientifico, con inizio alle ore 14, settimo
incontro del corso di educazione alla pace.
- a Parma: presso Teatro Due, ore 20,30, forum aperto su: "Informazione e
manipolazioni mediatiche"; partecipano: Enrico Giardino, Pierluigi Sullo,
Marcello Cini e Carlo Cerchioli. L'iniziativa e' nell'ambito del Festival di
cinema scientifico Prix Leonardo, dal 21 al 24 Novembre a Palazzo Soragna,
Parma. Info: Fondazione Medikinale, tel. 0521985886, e-mail:
info@prixleonardo.org
- a Reggio Emilia: a Noceto, alle ore 21, incontro sulla situazione a Bukavu
(Congo).
- a Torino: all'Arsenale di pace, in piazza Borgo Dora 61, Where The Eagles
Fly, in collaborazione con Zonta Torino Due, promuove "donne di pace",
incontro  inter-religioso con rappresentanti femminili delle diverse
culture. L'incontro contribuira' al finanziamento della campagna
Unicef-Zonta International per la vaccinazione contro il tetano materno e
neonatale in Nepal. Per informazioni: www.siberianshamanism.com
- a Torino: presso il Centro studi comparati "Edoardo Agnelli" si conclude
il convegno su "Dignita' umana e liberta' di scelta religiosa".
- a Torino: in via Battisti 4, alle ore 21, incontro con Barcellona e
Mazzetti.
- a Verbania: alle ore 21, a Palazzo Flaim, assemblea-dibattito sulla
proposta di legge per la formazione delle Forze dell'Ordine secondo i
principi e la prassi della nonviolenza. Introduce: on. Laura Cima, del
Gruppo Verdi alla Camera, membro della Commissione Esteri. Intervengono:
Davide Melodia, gia' Segretario del Movimento Nonviolento e della Lega per
il Disarmo Unilaterale; Gabriele Ghezzi, dirigente nazionale del S.I.U.L.P.;
Gianni Barbacetto della redazione del settimanale "diario". Per
informazioni: tel. 0323404220, 032380347, e-mail: paolo.caruso@libero.it,
verdi.verbano@virgilio.it
- a Verona: inizia la rassegna del cinema africano, fino al 30 novembre.
- a Viterbo: presso il centro sociale "Valle Faul" iniziativa contro le
manipolazioni genetiche, partecipa Andrea Ferrante.
*
Sabato 24 novembre
- in tutta Italia: Il 24 novembre decine di associazioni e organizzazioni
non profit celebrano il Buy Nothing Day, la Giornata Mondiale del Non
Acquisto. Per informazioni: bnd2001italy@terre.it,
www.terre.it/bnd2001italy, www.retelilliput.it,
www.unimondo.it/bilancidigiustizia.
- ad Avellino: incontro con Lidia Menapace, promosso da "Quaderni irpini".
Info: 0825581260.
- a Bari: in via Dante 189, iniziativa sul consumo critico.
- a Bologna: al teatro Arena del sole, via Indipendenza 44, inizio alle ore
9, prima giornata nazionale della finanza etica e solidale. Per contatti:
info@finanza-etica.org
- a Bologna: in occasione della Giornata del non acquisto, iniziativa in
piazza di Porta Ravegnana dalle 10,30 alle 17,30.
- a Brescia: in programma manifestazione nazionale per i diritti degli
immigrati.
- a Ferrara: iniziativa di solidarieta' con i bambini di strada. Info:
0532205472.
- a Limonaia di Campi Bisenzio (FI): alle ore 16,30 incontro "Uniti per
difendere i nostri ideali di legalita', di soidarieta' e di democrazia",
presieduto da Antonino Caponnetto e Carla Pertini, partecipano: Giancarlo
Caselli, Felice Casson, Luigi Ciotti, Piero Grasso, Antonino Ingroia, Paolo
Sylos Labini, Mario Almerighi, Giorgio Bongiovanni, Salvatore Calleri,
Adriano Chini, Vannino Chiti, Michele Del Gaudio, Vitaliano Della Sala,
Alfredo Galasso, Peter Gomez, Giuseppe Lavorato, Vito Lo Cicero, Saverio
Lodato, Adriana Musella, Enza Panebianco, Luca Tescaroli, Marco Travaglio,
Elio Veltri, Nichi Vendola. Organizzato da: Associazione "Viva Jospin",
Comitato per la Costituzione "Piero Calamandrei", tel. 055244430, fax
0552342713.
- a Mestre (VE): dalle 17.00 alle 19.30 in piazza Ferretto, il Venezia
social forum organizza un presidio per la cessazione della guerra. Per
contatti: miriamsil@libero.it
- a Milano: alle ore 10-13,30 presso la Camera del lavoro in corso Porta
Vittoria 43, prosegue il dibattito contro la guerra, verso Porto Alegre
2002. Partecipano: Vittorio Agnoletto, Cristophe Aguiton, Carla Casalini,
Giulietto Chiesa, Giorgio Cremaschi, Giulio Girardi, Emilio Molinari. Info:
puntorosso@puntorosso.it
- a Nemi: seminario della Caritas sulla pace. Tel. 0669886383.
- a Oristano: presso la Pinacoteca Comunale di Via S. Antonio, mostra sulle
cause e situazioni delle diverse aree mondiali afflitte da conflitti armati.
Ogni giorno dalle ore 16 alle ore 20.
- a Rimini: training di formazione nonviolenta con le Peace Brigades
International. Colonia Stella Maris, via Regina Margherita, 18, Marebello di
Rimini. Il corso e' a numero chiuso (massimo 30 partecipanti); info: tel.
0541751498, cell. 3494419638, e-mail: operazione.colomba@libero.it
- a Torino: all'Arsenale di pace, in piazza Borgo Dora 61, prosegue
l'iniziativa "donne di pace".
- a Torino: alle ore 17,30 presso la libreria Abba, via Maddalene 46B,
"Afghanistan, paese di poesia": testi raccontati e interpretati da Claudio
Canal, audizione di musiche dall'Afghanistan; info: tel. 011531264, e-mail:
claunal@libero.it
- a Trento: Sala Video, Centro Santa Chiara, via Santa Croce 67, incontro su
"Dieci anni di cooperazione con il sud est Europa: bilancio, critiche,
prospettive". Ore 9-18. Con Mauro Cereghini, Loris Defilippi, Giulio Marcon,
Tonino Perna,Michele Nardelli. Info: tel. 0464424230, fax: 0464424299,
e-mail: segreteria@osservatoriobalcani.org, sito:
www.osservatoriobalcani.org
- a Verona: con inizio alle ore 11 presso la casa della nonviolenza in via
Spagna 8, riunione dei collaboratori di "Azione nonviolenta". Per
informazioni: e-mail: azionenonviolenta@sis.it, sito: www.nonviolenti.org
- a Viterbo: presso il centro sociale "Valle Faul" iniziativa contro la
guerra, partecipano una rappresentante delle Donne in nero, Vitaliano Della
Sala, Giulio Vittorangeli.
*
Domenica 25 novembre
- In Italia: iniziativa di pace dell'Azione cattolica, settore giovani, con
raccolta di fondi per la riduzione del debito dei paesi impoveriti.
- a Ferrara: iniziativa di solidarieta' con i bambini di strada. Info:
0532205472.
- a Nemi: seminario della Caritas sulla pace. Tel. 0669886383.
- a Oristano: presso la Pinacoteca Comunale di Via S. Antonio, mostra sulle
cause e situazioni delle diverse aree mondiali afflitte da conflitti armati.
Ogni giorno dalle ore 16 alle ore 20.
- a Rimini: training di formazione nonviolenta con le Peace Brigades
International. Colonia Stella Maris, via Regina Margherita, 18, Marebello di
Rimini. Il corso e' a numero chiuso (massimo 30 partecipanti). Info: tel.
0541751498, cell. 3494419638, e-mail: operazione.colomba@libero.it
- a Torino: all'Arsenale di pace, in piazza Borgo Dora 61, si conclude
l'iniziativa "donne di pace".
- a Verona: con inizio alle ore 10,30 presso la casa della nonviolenza in
via Spagna 8, riunione del comitato di coordinamento del Movimento
Nonviolento. Per informazioni: e-mail: azionenonviolenta@sis.it, sito:
www.nonviolenti.org
*
Lunedi 26 novembre
- a Genova: ore 21, ARCI Mascherona, Salita Mascherona 16, incontro con
Pedro Ortega (segretario generale Federazione Tessile, Pellame e Calzature
del Nicaragua). Info: itanica@iol.it
*
Martedi 27 novembre
- a Roma: ore 18, Libreria Ave, via della Conciliazione 19, incontro con
Pedro Ortega (segretario generale Federazione Tessile del Nicaragua). Info:
itanica@iol.it
- a Torino: presso l'aula magna dell'Istituto Avogadro, via Rossini,
convegno sul servizio civile volontario. Per informazioni: Centro Studi
"Sereno Regis", 011532824; Tavolo Enti Servizio Civile, 0113119418.
*
Mercoledi 28 novembre
- a Bologna: presso il TPO di Via Lenin, 3, alle ore 21, assemblea generale
del Bologna social forum. Info:
www.contropiani2000.org/bsf/assemblea/odg.php
- a Roma: "Ricerca archeologica e antropologica nella valle del Sankarani
(Mali)", con Samou Camara (Universite' de Paris 1). Alle ore 17 presso il
Museo Civico di Zoologia, via Ulisse Aldovrandi 18, a cura dell'Istituto
Italiano per l'Africa e l'Oriente nell'ambito degli "Incontri con l'Africa".
*
Venerdi 30 novembre
- a Genova;: al Teatro Carlo Felice serata per la liberta' e la pace
dedicata a Fabrizio De Andre', conduce Gianni Mina'.
- a Orte (VT): al liceo scientifico, con inizio alle ore 14, settimo
incontro del corso di educazione alla pace.
- a San Domenico di Fiesole (FI): ore 21, alla Badia Fiesolana: "La
nonviolenza non e' un'utopia", mons. Luigi Bettazzi. L'iniziativa e'
promossa dal Centro studi economico-sociali di Pax Christi e dalla
Fondazione Ernesto Balducci. Per informazioni e iscrizioni: tel/fax:
0552374505.
*
Sabato primo dicembre
- a Bracciano: dibattito sulla pace promosso da "Terra e liberta'". Info:
0699849054.
- a Sant'Anastasia (NA): manifestazione dedicata alla cultura africana e
raccolta fondi per la realizzazione di progetti in Africa. Per contatti:
a.tim@inwind.it
- a Tavarnuzze (FI): alla "Casa per la Pace", via Quintole per le Rose
131/133, incontro sui diritti minacciati, con L. Bettazzi, U. Allegretti, G.
Ghezzi, C. Corsi, C. Pellicano'. L'iniziativa e' promossa dal Centro studi
economico-sociali di Pax Christi e dalla Fondazione Ernesto Balducci. Per
informazioni e iscrizioni: tel/fax: 0552374505.
*
Domenica 2 dicembre
- a Bologna: alle ore 9,30, presso la Cisl Emilia Romagna, in via Milazzo
16, assemblea di "Chiama l'Africa". Per contatti: sito: www.chiamafrica.it,
e-mail: info@chiamafrica.it, tel. 065430082.
- a Sant'Anastasia (NA): si conclude la manifestazione dedicata alla cultura
africana e raccolta fondi per la realizzazione di progetti in Africa. Per
contatti: a.tim@inwind.it
- a Tavarnuzze (FI): alla "Casa per la Pace", a via Quintole per le Rose
131/133, prosegue l'incontro sui diritti minacciati, con G. Codrignani, U.
Allegretti. L'iniziativa e' promossa dal Centro studi economico-sociali di
Pax Christi e dalla Fondazione Ernesto Balducci. Per informazioni e
iscrizioni: tel/fax: 0552374505.
*
Martedi 4 dicembre
- a Roma: prosegue il ciclo di incontri dei "Martedi dell'Africa" presso la
libreria Odradek.
*
Mercoledi 5 dicembre
- a Perugia: con la collaborazione del Comune, alle ore 17 nella Sala della
Biblioteca di Palazzo Penna, presentazione del libro di Pietro Polito,
L'eresia di Capitini, Stylos 2001. Del libro, di Capitini, della nonviolenza
nel mondo attuale discorreranno con i presenti l'autore, Enrico Peyretti,
Mario Martini. Promuove l'iniziativa l'Associazione nazionale amici di Aldo
Capitini, capitini@tiscalinet.it
- a Viterbo: aula 2 della Facolta' di Economia dell'Universita' degli Studi
della Tuscia, via del Paradiso 47, ore 17. L'esperienza di Banca Etica e le
prospettive del terzo settore. Intervengono: Pierre Di Toro, Alessandro
Messina,  Cesare Frassineti. Partecipano rappresentanti del terzo settore
viterbese. Promotore: Gruppo soci di Viterbo della Banca Popolare Etica, c/o
Caritas diocesana, piazza Dante 2, Viterbo, tel. 0761303171 (mercoledi
mattina).
*
Venerdi 7 dicembre
- a Parma: incontro sul tema "battere il terrorismo: c'e' un'alternativa
alla guerra", alle ore 21 nella sala convegni dell'Hotel Stendhal.
Interverranno Gianni Rinaldini, F. Dradi, Jacopo Venier, Ali Rashid Khalil.
All'assemblea hanno assicurato la loro presenza numerose Comunita'
d'immigrati. Per informazioni: pdcipr@libero.it
- a Orte (VT): al liceo scientifico, con inizio alle ore 14, ottavo incontro
del corso di educazione alla pace.
*
Domenica 9 dicembre
- a Riccione: incontro biblico presso il Centro E. Renzi sul tema "La
condizione femminile al tempo di Gesu'".
*
Mercoledi 12 dicembre
- a Roma: "Mersa Gawasis, Aaqiq e Adulis: tre approdi antichi lungo la costa
africana del Mar Rosso", con Rodolfo Fattowich (Istituto Universitario
Orientale). Alle ore 17 presso il Museo Civico di Zoologia, via Ulisse
Aldovrandi 18, a cura dell'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente
nell'ambito degli "Incontri con l'Africa". Info: 06328551.
* Mercoledi 19 dicembre
- a Viterbo: aula 2 della Facolta' di Economia dell'Universita' degli Studi
della Tuscia, via del Paradiso 47, ore 17. L'esperienza della finanza
cooperativistica e solidale nella provincia di Viterbo. Promotore: Gruppo
soci di Viterbo della Banca Popolare Etica, c/o Caritas diocesana, piazza
Dante 2, Viterbo, tel. 0761303171 (mercoledi mattina).

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 295 del 21 novembre 2001