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La nonviolenza e' in cammino.283



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 283 del 9 novembre 2001

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini, l'ora della resistenza nonviolenta
2. Calendario delle iniziative contro la guerra
3. Emergency: uno straccio di pace
4. Amelia Alberti, un piccolo proponimento
5. Silvano Tartarini, l'Italia e' in guerra e il diritto e' in lutto
6. Farid Adly, da Acquedolci per la pace
7. Mao Valpiana, la guerra di oggi e la nonviolenza di domani
8. Diana Dimonte, il commercio equo e soldale per la pace
9. Davide Melodia, nuovi lutti attendono
10. Norma Bertullacelli, da Genova contro la guerra
11. La scomparsa di Ernst Gombrich, un maestro
12. Giuseppe Di Lello, il governo della malavita
13. Giulio Vittorangeli, la dignita' dei morti
14. Letture: Luciano Gallino, Il costo umano della flessibilita'
15. Letture: Leone Ginzburg, Scritti
16. Letture: Leandro Rossi, Paulo Freire profeta di liberazione
17. "COS in rete" di novembre
18. La "Carta" del Movimento Nonviolento
19. Per saperne di piu'

1. IL PUNTO. PEPPE SINI: L'ORA DELLA RESISTENZA NONVIOLENTA
I fatti sono i seguenti: un gruppo criminale realizza l'11 settembre una
abominevole strage in piu' localita' americane, con l'intento - e'
ragionevole supporre - di scatenare una conflagrazione mondiale.
La piu' grande potenza mondiale scatena una guerra contro un popolo
poverissimo, gia' vittima di una guerra devastante ed oppresso da una feroce
dittatura. Alle stragi compiute dai terroristi nuove stragi di innocenti si
aggiungono per mano degli eserciti.
La guerra scatenata e' palesemente illegale e criminale, ma per convenienze
diversificate ma convergenti vari stati del mondo la avallano, e l'Onu non
sa opporsi.
Ignoti poteri criminali scatenano una nuova ondata terroristica con gli
attentati che utilizzano le spore di antrace.
In varie parti del mondo si approfitta degli attentati dell'11 settembre e
della guerra in corso, e del fatto che tutta l'attenzione dei mass-media e'
concentrata su questo, per commettere altri crimini giganteschi forti
dell'indifferenza, dell'ipocrisia e della complciita' altrui.
Le massime autorita' del nostro paese in violazione della Costituzione della
Repubblica Italiana avallano la guerra e decidono che l'Italia partecipi
all'intervento armato stragista in corso.
Questa serie di eventi puo' scatenare una conflagrazione mondiale: che per
l'appunto e' ragionevole supporre fosse l'obiettivo dei terroristi dell'11
settembre, se quegli attentati hanno una matrice effettivamente connotata
prevalentemente dal fanatismo omicida, suicida e onnicida.
*
Occorre dunque fermare la guerra. Ed occorre fermarla subito per tre ragioni
precise:
- salvare tantissime vite innocenti;
- impedire una catastrofe che puo' mettere in pericolo la civilta' umana e
la stessa biosfera;
- ripristinare la vigenza del diritto internazionale, della civilta'
giuridica, delle relazioni internazionali fondate sui principi sanciti
dallaCarta delle Nazioni Unite.
*
Come si puo' fermare la guerra?
Con la forza della legalita' e della nonviolenza.
Con la forza della legalita': in Italia con la forza cogente della
Costituzione che questa guerra proibisce categoricamente.
Poiche' il governo, con la complicita' di una abborracciata quanto
insipiente maggioranza parlamentare e con l'insensato avallo del capo dello
Stato, ha violato la Costituzione e si e' reso complice di crimini di guerra
e di crimini contro l'umanita', occorre che la magistratura persegua i
responsabili di questa vera e propria eversione dall'alto. Subito, con la
massima tempestivita' ed il massimo rigore. L'ora e' gravissima.
Con la forza della nonviolenza: finche' l'esecutivo, il parlamento ed il
capo dello Stato non recederanno dal crimine commesso, occorre disporci ad
essere noi, cittadini italiani, popolo sovrano, ad impegnarci in difesa
dello stato di diritto, in difesa della legalita' costituzionale, in difesa
del diritto internazionale, in difesa della Carta dell'ONU, in difesa degli
esseri umani che nei prossimi giorni verranno assassinati dalla guerra, in
difesa dell'umanita' in pericolo.
Occorre la scelta della nonviolenza, la limpidezza della nonviolenza, la
forza della nonviolenza. Non possiamo limitarci alle suppliche e nemmeno
alle iniziative meramente simboliche, per quanto visibili e  partecipate
esse possano essere; occorre passare all'azione diretta nonviolenta, alla
disobbedienza civile, allo sciopero generale.
- L'azione diretta nonviolenta per bloccare la macchina bellica italiana, la
produzione di armi, la catena di comando di un governo fuorilegge;
- la disobbedienza civile per impedire ai potenti fedifraghi ed anomici di
avvalersi di una complicita' diffusa, fosse pure solo per omissione, fosse
pure solo come passivita';
- lo sciopero generale per difendere la democrazia con la forza della
democrazia; per difendere lo stato di diritto con la forza del diritto.
*
Dinanzi a un governo fellone e fuorilegge, e' l'ora della resistenza
nonviolenta.
Si', e' l'ora della resistenza nonviolenta.

2. CALENDARIO DELLE INIZIATIVE CONTRO LA GUERRA
[Ovviamente le iniziative di pace di seguito segnalate sono quelle di cui
siamo venuti a conoscenza e che ci sembrano caratterizzate da due scelte
precise: la nonviolenza e la difesa della legalita']
Venerdi 9 novembre
- sciopero generale contro la guerra indetto da varie organizzazioni
sindacali
- a Roma: Forum antiliberista, nell'ex mattatoio del quartiere Testaccio,
ore 10: sessione plenaria: Saperi, culture, educazione, lotta globale nella
societa' della comunicazione; ore 12 sessione plenaria: Contro il dominio
delle multinazionali fra proprieta' intellettuale e privatizzazione; ore 15:
gruppi di lavoro; ore 17: sessione plenaria: No al dumping ed ai paradisi
fiscali. Per la funzione sociale delle relazioni commerciali; ore 19:
sessione plenaria: Per il salario e il lavoro. Per la globalizzazione dei
diritti.
- ad Acquapendente (VT): presso la biblioteca comunale con inizio alle ore
14,30 quinto incontro del corso di educazione alla pace.
- a Taranto: alle ore 17,30 nell'aula magna dell'Istituto Righi, in via
Dante, incontro dibattito: "La guerra permanente: quali rischi per
Taranto?". Introduzione: Salvatore De Rosa (Attac Taranto). Relazioni di:
Alessandro Marescotti (PeaceLink) e Tonino Camuso (Osservatorio Balcani).
Seguira' il dibattito.
- a Bagnarola (BO): alle ore 15, in parrocchia, incotnro di preghiera per il
missionario dehoniano rapito nelle Filippine padre Beppe Pierantoni.
- a Bologna: alle ore 17,30 in piazza Nettuno, manifestazione cittadina
contro la guerra e la decisione del governo italiano di parteciparvi.
- a Vignate: alle ore 21 presso il centro polifunzionale sdi, in via
Marconi, assemblea cittadina aperta a tutti per tentare di creare un
coordinamento per la pace.
*
Sabato 10 novembre
- a Roma: Forum antiliberista, nell'ex mattatoio del quartiere Testaccio,
ore 10: Spettacolo sulle lotte contadine, "Cantata per Melissa"; ore 11:
sessione plenaria: Per la sovranita' alimentare. Dal lavoro della terra al
lavoro per un'altra societa'; ore 13 sessione plenaria: Relazione dei gruppi
di lavoro, presentazione del documento di chiusura, risoluzione sulla guerra
economica, sociale e militare.
- a Roma: manifestazione nazionale contro la guerra promossa dal Roma Social
Forum: ore 15, corteo da piazza Esedra; ore 19, in piazza Bocca della
verita' concerto spettacolo.
- ad Acquedolci (ME): L'Associazione Culturale Mediterraneo pomuove un
presidio per la pace in piazza Municipio con inizio alle ore 16.
- a Bologna: alle ore 15 in piazza Nettuno: "L'acqua e' un bene privato?
L'istruzione e la sanita' possono essere considerate merci?": manifestazione
locale in contemporanea alla giornata di apertura del vertice WTO. Organizza
il nodo bolognese della rete di Lilliput in collaborazione con il Bologna
Social Forum.
- a Bassano del Grappa: alle ore 17 presso il centro sociale Stellarossa
riunione delle associazioni venete contro la guerra (per informazioni:
www.venetocontrog8.net).
- a Volterra, alle ore 10 presso il Centro Studi Santa Maria Maddalena,
convegno su: "Gli organismi geneticamente modificati: quali rischi per la
salute?", promuove l'associazione Nicaragua Nicaraguita.
- a Mestre (VE): alle ore 15 presso il Centro Culturale Candiani seminario
su "Migrazioni: diritto alla casa e modelli di accoglienza", promosso dalla
Pastorale Sociale del Lavoro, giustizia e pace. Per informazioni:
tel.041906480.
- A Mestre, alle ore 18 in piazza Ferretto fiaccolata in occasione dell'Anno
internazionale del volontariato. Organizza il Centro di servizi del
volontariato. Per nformazioni: tel. 041931720, e-mail:
centroservizi.venezia@tin.it
*
Domenica 11 novembre
- a Viterbo: alle ore 16 presso il centro sociale occupato autogestito
"Valle Faul" incontro di formazione alla nonviolenza.
- a Favaro Veneto (VE): alle ore 14,30 all'Auditorium del Consiglio di
Quartiere dibattito su "Quale pace? Il Mondo tra guerre e terrorismi".
Interverranno: Alessandro Sabiucciu (Assessore al Lavoro della Provincia di
Venezia), Giannina Dal Bosco (Donne in nero), Carlo Campana (Emergency).
Presenti le comunita' islamiche, palestinesi, Kurda, Tunisina, Senegalese
veneziane. A conclusione, concerto di giovani studenti del Conservatorio di
Venezia. Organizza l'Associazione per la pace. Info: tel. 041970310, e-mail:
michela.vitturi@tin.it.
- a Quarrata, alle ore 17, Anfiteatro della Casa della Cultura: "Payman",
monologo che racconta la vita di Payman, donna del Sud Kurdistan (Kurdistan
iracheno). di e con Annet Henneman.
- a Vittorio Veneto: alle ore 10 in localita' La Crosetta, raduno di
alpinisti ed ambientalisti in difesa dell'antica Foresta del Cansiglio.
*
Lunedi 12 novembre
- a Roma: alle ore 17, presso la scuola comunale dell'infanzia "Paola
Biocca", via Galvani 4b, a due anni dalla scomparsa di Paola: tavola rotonda
su "La societa' civile di fronte al terrorismo e alla guerra". Introduce:
Fabrizio Battistelli (segretario generale dell'Archivio Disarmo),
intervengono: Andrea Purgatori (giornalista), Mario Giro (Comunita' di
Sant'Egidio), Dacia Maraini (scrittrice); partecipano: Ilaria Angeli (Franco
Angeli editore), Lucia e Dario Biocca, Raffaella Bolini (Arci), Luca De
Fraia (Campagna Sdebitarsi), Nicoletta Dentico (Medici senza Frontiere),
Luis Germani (Centro Gino Germani), Giulio Marcon (ICS), Francesco Petrelli
(Movimondo), Jeffrey Rowland (World Food Programme), Domitilla Senni
(Greenpeace), Nino Sergi (Intersos), Giancarlo Tenaglia (Campagna italiana
contro le mine), Maura Viezzoli (Cisp). Per informazioni: Archivio Disarmo
(archidis@pml.it).
- a Verona: alle ore 20,45, presso la  Casa per la Nonviolenza (via Spagna
8, vicino alla Basilica di San Zeno, tel. 0458009803), incontro su: "Islam,
nonviolenza, cristianesimo: guerra santa e guerra giusta tra teologia e
storia"; introduce: prof. Claudio Cardelli (storico, del Movimento
Nonviolento); intervengono: Mohamed Guerfi (imam di Verona), don Sergio
Pighi (Comunita' dei Giovani); coordinano: Mao Valpiana ("Azione
nonviolenta") e Alberto Tomiolo (Verona citta' possibile).
- a Viterbo: alle ore 21 presso il circolo Arci "Il mulino", in via della
Molinella, riunione della "Rete no global" di Viterbo per preparare nuove
iniziative contro la guerra.
- a Mestre (VE): alle ore 17,30 presso il Centro Culturale Candiani:
"Percorsi di pace, per capire, riflettere, scegliere", con Maria Turchetto
(Universita' di Venezia), Alberto L'Abate (Universita' di Firenze),
Elisabetta Bartuli (Universita' di Venezia; conduce Alberto Vitucci ("La
nuova Venezia").
*
Martedi 13 novembre
- a Viterbo: iniziativa del Centro di ricerca per la pace.
*
Mercoledi 14 novembre
- a Orte (VT), al liceo scientifico, con inizio alle ore 14, sesto incontro
del corso di educazione alla pace.
- a Mestre (VE): alle ore 17 presso il Centro Culturale Candiani, conferenza
su "I movimenti radicali nel mondo mussulmano: genesi, evoluzione e crisi";
interverrano Mario Nordio (Universita' di Venezia) e Vincenzo Pace
(Universita' di Padova), promuove il Centro Pace del Comune di Venezia,
tel.0412747645-2747653.
*
Giovedi 15 novembre
- a Roma: alle ore 21, presso il Cipax, in via Ostiense 152b, incontro con
Roberto Baggio, della Direzione Nazionale del Movimento Sem Terra su: "MST,
WTO e guerra. La lotta del Movimento Sem Terra in Brasile nell'attuale
situazione internazionale".
- A Torino: alle ore 20,30, presso il Centro Studi Sereno Regis, via
Garibaldi 13, laboratorio della nonviolenza e osservatorio Internazionale:
"Islam e fondamentalismo in Asia centrale", interviene Marco Buttino.
*
Venerdi 16 novembre
- ad Alessandria: alle ore 21, presso la Camera del lavoro (via Cavour 27,
tel. 0131308217), proposta di dibattito, di immagini e di testimonianze su
"Popoli negati, popoli di troppo". Per avviare un percorso di riflessione,
intrecciando la questione kurda con altre grandi questioni, in particolare
l'esperienza zapatista. Presentazione del video: "Newroz 2001, osservatori
di pace in Turchia", e del video "Aqui estamos", sulla marcia zapatista dal
Chiapas a Citta' del Messico.
- a Como: alle ore 21 nell'Aula Magna dell'Universita' (via Castelnuovo 7),
convegno promosso dal Coordinamento comasco per la pace su "Addio alle armi.
La nonviolenza come pratica e progetto di liberta'".
- a Marghera (VE): alle ore 17, al  Teatro Aurora, "Venezia per la vita: la
campagna per l'abolizione della pena di morte nel mondo".
- a Palermo: inizia il convegno internazionale su Danilo Dolci.
*
Sabato 17 novembre
- a Milano: ore 16, in via Marco d'Agrate 11, festa di compleanno della casa
per la pace.
- a Marghera (VE): ore 9, in  Piazzale Concordia, "Operazione nocciolina",
campagna nazionale per l'autosviluppo, promosso da Mani tese in cooperazione
con le associazioni contadine locali salvadoregne. Per informazioni: tel.
0412747645, e-mail: lucapozzato@libero.it
- a Palermo: prosegue il convegno internazionale su Danilo Dolci.

3. APPELLI. EMERGENCY: UNO STRACCIO DI PACE
[Dal sito di Emergency (www.emergency.it) riprendiamo e diffondiamo questa
proposta]
Siamo pericolosamente vicini alla guerra.
Questo vuol dire che degli italiani potrebbero anche uccidere dei civili, la
maggior parte dei quali donne e bambini e, a loro volta, essere uccisi.
Siamo sicuri che molti di noi non vogliono che cio' accada.
Noi vogliamo poter dire che siamo contrari, e vogliamo che chiunque ci veda
sappia che siamo contrari alla guerra.
Per farlo useremo un pezzo di stoffa bianco: appeso alla borsetta o alla
ventiquattrore, attaccato alla porta di casa o al balcone, legato al
guinzaglio del cane, all'antenna della macchina, al passeggino del bambino,
alla cartella di scuola...
Uno straccio di pace.
E se saremo in tanti ad averlo, non potranno dire che l'Italia intera ha
scelto la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti.
Sappiamo che molti sono favorevoli a questa entrata in guerra.
Vogliamo che anche quelli che sono contrari abbiano voce.
Emergency chiede l'adesione di singoli cittadini, ma anche comuni,
parrocchie, associazioni, scuole e di quanti condividono questa posizione.
Diffondere questo messaggio e' un modo per iniziare.

4. PROPOSTE. AMELIA ALBERTI: UN PICCOLO PROPONIMENTO
[Amelia Alberti e' presidente del circolo verbano di Legambiente, per
contatti: lambient@tiscalinet.it]
Ho deciso di siglare tutte le mie lettere con l'art. 11 della Carta
Costituzionale.
E' un piccolo proponimento, quasi un "fioretto", come si faceva da bambini.

5. RIFLESSIONE. SILVANO TARTARINI: L'ITALIA E' IN GUERRA E IL DIRITTO E' IN
LUTTO
[Silvano Tartarini e' uno degli animatori dell'esperienza dei Berretti
Bianchi, per contatti: bebitartari@bcc.tin.it]
Il nostro Paese e' in guerra e noi nonviolenti siamo in lutto. Vorremmo
spiegare perche'.
Il nostro Presidente della Repubblica ha detto che "L'Italia vuole la pace,
ma la pace bisogna difenderla". Siamo d'accordo. Evidentemente, non siamo
d'accordo sul come difenderla.
Noi non crediamo che la guerra difenda la pace. Di piu', crediamo che la
pace non ci sia sul pianeta e vada costruita. Non e', in definitiva, la
stessa cosa che voleva l'articolo 11 della nostra Costituzione? La nostra
ferma intenzione non e' la stessa dei nostri Padri Costituenti? Ecco perche'
porteremo il lutto.
Non solo perche' non vogliamo la guerra, perche' non crediamo che la guerra
sia una risposta, anzi pensiamo che la guerra sia un nonsenso, una
nonrisposta, un continuare la violenza senza fermarla, e non vogliamo un
mondo carico di odio e di violenza, ne' pensiamo che sommando morti a morti
si ottenga la pace e la giustizia; ma anche perche' crediamo fermamente che
sia nostro dovere difendere i valori su cui e' nata la nostra Repubblica.
Quindi, difenderemo il diritto al rifiuto della guerra sancito dalla nostra
Carta Costituzionale.
Inoltre, la nonviolenza non e' passivita'. Se qualcuno distrugge le nostre
case, noi crediamo che non sia giusto fare altrettanto, ma questo non vuol
certo dire che noi lo lasceremo fare. Vogliamo il diritto alla sicurezza
nostra e di tutti e vogliamo fermare ogni mano violenta e vogliamo che sia
fatta giustizia.
E se non ci sono oggi gli strumenti internazionali di giustizia e di difesa
della pace, questo non vuol dire che non sia possibile costruirli da subito.
Noi non siamo orgogliosi del premio Nobel dato all'Onu, poiche' oggi,
purtroppo, e' sempre piu' una scatola vuota, di volta in volta usata dai
potenti del mondo, ma non cesseremo per questo di batterci per una Onu
veramente rappresentativa della volonta' dei popoli e finalmente
democratica. I nonviolenti e i pacifisti, da anni, richiedono questo e per
questo lavorano.
Ne' siamo rimasti passivi nell'attesa. Siamo andati nelle zone di conflitto
quando erano attraversate dalla guerra, in Iraq, in Bosnia, in Cecenia, in
Kossovo, in Serbia, in Congo e altrove e siamo andati sempre a costruire
pace, in difesa dei valori della nostra umanita' calpestata da violenze e
guerre ovunque.
E sono anni che lavoriamo perche' la Comunita' Internazionale abbia un Corpo
Civile di Pace come richiesto dal Parlamento Europeo con risoluzione n.
A4-0047/99. Questa risoluzione fu accolta come raccomandazione anche dal
nostro Parlamento nazionale, che oggi a stragrande maggioranza ha votato la
guerra.
Dunque, siamo in lutto perche' il diritto e' in lutto, ma continueremo a
pensare fermamente che un mondo migliore e' possibile, e a lottare per
averlo.

6. INIZIATIVE. FARID ADLY: DA ACQUEDOLCI PER LA PACE
[Farid Adly, prestigioso giornalista, presiede l'associazione culturale
Mediterraneo. Per contatti: ass.cult.mediterraneo@katamail.com]
Anche nel nostro piccolo centro, un comune del messinese, la gente si
mobilita contro la guerra. L'Associazione Culturale Mediterraneo ha accolto
questo spirito ed ha indetto un presidio in piazza Municipio, per sabato 10
novembre alle ore 16.
Faremo una raccolta di firme sul testo seguente.
Abbiamo deciso anche di aderire all'iniziativa di Emergency di portare un
fazzoletto bianco (in mano, all'antenna della macchina, al guinzaglio del
cane, alla carrozzina del bambino, allo sterzo della bicicletta, alla
borsetta, al balcone di casa, alla finestra, etc.) in segno di avversione
alla guerra.
*
Per la pace e la nonviolenza, contro il terrorismo e contro la guerra.
A due mesi dagli atroci attentati di New York e Washington, che hanno
causato migliaia di vittime innocenti, ad oltre un mese dall'inizio dei
bombardamenti angloamericani sull'Afghanistan, che a loro volta hanno
causato altre migliaia di vittime innocenti, e dopo l'entrata dell'Italia in
guerra, non possiamo ignorare il pericolo che minaccia l'umanita'.
In questo momento, in cui con maggiore evidenza si affacciano alla nostra
coscienza tutti i motivi retorici e nefasti della guerra, non possiamo
restare in silenzio. Vogliamo esprimere la nostra grave preoccupazione per
la scelta del Governo e del Parlamento di offrire uomini e mezzi del nostro
Paese per il prosieguo della guerra in territorio afgano. La nostra
contrarieta' deriva dal dettato costituzionale che all'art. 11 "ripudia" la
guerra come strumento per la risoluzione di qualsiasi controversia. Proprio
in questi giorni il Capo dello Stato ha impegnato la sua parola a difesa dei
valori della Costituzione. Vorremmo che, coerentemente, se ne traessero
tutte le conseguenze.
D'altra parte anche i conflitti piu' recenti (Iraq, Kosovo...) hanno
ampiamente dimostrato quanto la guerra non risolve i problemi ma li trascina
nel tempo o li aggrava. Tanto piu' questo conflitto sembra concedere nuovi
argomenti, consensi e spazi d'azione al terrorismo che dice di voler
debellare. In questo caso poi, ci sembra che continuino ad essere ignorate
le organizzazioni internazionali, che restano la strada maestra indicata dai
padri che sottoscrissero la Carta delle Nazioni Unite.
Infine rinnoviamo il nostro disappunto per la decisione della partecipazione
italiana alla guerra in quanto tale decisione avviene nel momento in cui il
conflitto ha ampiamente e tristemente dimostrato di non riuscire a
risparmiare la vita dei civili che abitano l'Afghanistan e che subiscono
cosi' un doppio conflitto.
Anche questa guerra e' un atto di terrorismo: lo vogliamo dire senza mezzi
termini. Essa risponde alla stessa logica: semina anch'essa morte e
distruzione, annienta alla radice la civilta' delle relazioni umane, della
convivenza tra i popoli, della condivisione con gli altri dell'umanita' che
e' in noi. Come il terrorismo, anch'essa non rispetta nessuna regola,
nessuna convenzione tra gli Stati, nessun trattato internazionale; non
diversamente dal terrorismo, cela la verita' dei fatti e delle ragioni che
armano le sue strategie.
Chiediamo l'immediata cessazione dei bombardamenti e di ogni altra
operazione di guerra in Afghanistan. Chiediamo che il nostro Paese si
dissoci dalla guerra e che sviluppi in tutte le sedi ogni possibile
iniziativa per la pace, l'assistenza delle popolazioni profughe
dell'Afghanistan, la soluzione della questione palestinese, la fine
dell'embargo contro l'Iraq.

7. RIFLESSIONE. MAO VALPIANA: LA GUERRA DI OGGI E LA NONVIOLENZA DI DOMANI
[Mao Valpiana e' il direttore di "Azione nonviolenta", il mensile del
Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini. Per contatti:
azionenonviolenta@sis.it]
"Noi dobbiamo dire no alla guerra ed essere duri come pietre. La nonviolenza
e' il varco attuale della storia" (Aldo Capitini).
Vado subito al nocciolo della questione. Quali alternative alla guerra
propone oggi la nonviolenza? E' la domanda che mi sento fare ogni qual volta
manifesto il mio dissenso dal voto del Parlamento di mercoledi 7 novembre,
che ha approvato la partecipazione dell'Italia alla guerra in Afghanistan.
Non voglio eludere nessuna obiezione seria che viene fatta alla nonviolenza.
Si dice che essa e' assolutamente inefficace se usata con i terroristi.
Certo, oggi le proposte della nonviolenza sono solo teoriche, perche' per
anni, per decenni, non le si e' dato nessun credito. Tutte le energie, tutti
i finanziamenti, tutta la politica e' stata indirizzata a preparare
esclusivamente la macchina bellica, che infatti oggi e' pronta e aggressiva,
con portaerei, bombe, truppe, elicotteri, carri armati; tutto ben
organizzato e costruito in anni e anni.
E dopo aver speso migliaia di miliardi nell'apparato
tecnico-scientifico-militare e non aver mai investito nemmeno una lira nella
preparazione nonviolenta, si viene a chiedere a noi nonviolenti una
soluzione della tragedia in corso? La convulsione storica che stiamo vivendo
non e' scoppiata improvvisamente, come un terremoto, ma e' cresciuta per
decenni, nei quali nulla si e' fatto per evitarne l'esplosione, ne' per
preparare una valida alternativa. E' come trovarsi davanti ad un incendio
devastatore senza aver mai fatto prevenzione e senza avere in mano neppure
un bicchiere d'acqua per spegnerlo. Che si puo' fare? Nulla, solo scappare.
Oggi, per rispondere al terrorismo internazionale, di pronto c'e' solo lo
strumento militare; ma si deve avere la consapevolezza che quello strumento
portera' alle estreme conseguenze; se i terroristi alzeranno il livello
della sfida, la risposta dovra' adeguarsi, e dalle armi chimiche, si
passera' alle armi nucleari, con le conseguenze che si possono immaginare:
la tragedia delle torri gemelle rischia di essere moltiplicata per mille.
Tutti noi nonviolenti sentiamo l'urgenza di fare qualcosa. Sentiamo
l'insufficienza  del solo mettere a verbale il nostro no. In un regime che
compatto ha votato per l'intervento militare e' gia' molto esprimere il
dissenso, ma il nonviolento sente che questo non basta. E quindi lavoriamo
incessantemente per far avanzare la progettualita' nonviolenta.
Quali sono le nostre proposte? Finanziare istituti di ricerca per la
risoluzione nonviolenta dei conflitti internazionali; istituire, reclutare
ed addestrare Corpi Civili di Pace per la prevenzione dei conflitti; avviare
un processo di democratizzazione dell'ONU; dotare l'Onu di una polizia
internazionale; favorire processi di integrazione con i paesi a rischio;
sostenere i gruppi dissidenti dei regimi dittatoriali; creare una rete di
monitoraggio nelle aree a rischio di crisi; avviare passi di disarmo
unilaterale e preparare forme di difesa nonviolenta; investire in diplomazia
e favorire processi di pacificazione, di riconciliazione, di convivenza;
controllare il commercio di armamenti, bandire la produzione di armi
chimiche, batteriologiche, nucleari.
E allora siamo qui a proporre, seriamente, a tutte le forze politiche che
dicono di aver votato con disagio a favore della guerra, che da subito
prendano in considerazione le nostre proposte, sulle quali lavoriamo da
decenni; se non sono applicabili da subito, serviranno almeno ad evitare la
prossima tragedia. Sono le stesse proposte che facemmo al tempo della guerra
del Golfo; rimasero lettera morta, perche' - si  disse allor a- in quel
momento servivano i raid aerei. Se dieci anni fa, oltre ai raid aerei, si
fosse almeno iniziato a preparare un'alternativa, forse la crisi di oggi
potrebbe essere affrontata al 95% con mezzi militari e al 5% con mezzi
nonviolenti. Sarebbe gia' molto, perche' forse la crisi successiva (fra
qualche anno) vedrebbe l'80% di intervento militare e il 20% di intervento
nonviolento, e cosi' via... ma invece siamo ancora al 100% di micidiali
strumenti militari. E la nonviolenza viene solo ridicolizzata, o
criminalizzata.
E' penoso dover giustificare la propria obiezione di coscienza. Dopo duemila
anni di cristianesimo tocca ancora a chi rifiuta la guerra spiegarne i
motivi. E ogni volta ti senti chiedere: ma voi nonviolenti cosa fareste?
Lasciate impuniti gli assassini? Se non li fermi con le armi, cosa fai?
Niente? Allora sei complice...
Ecco il punto: si da' sempre per certo (quasi fosse una verita' assoluta)
che le bombe siano efficaci, che la guerra sia risolutiva. Ma e' vero?
Questa guerra, come tutte le guerre, e' un'avventura senza ritorno. Il primo
possibile risultato e' quello di aumentare l'area di consenso attorno al
terrorismo fondamentalista, di procurargli nuovi alleati, di radicalizzare
nuove pericolose contrapposizioni.
La guerra e' come una valanga, al sua passare travolge tutto e tutti. Uccide
anche cio' che vorrebbe difendere. Divide, spezza, annienta. Con la guerra
scompare la speranza. E poi muoiono gli uomini, le donne, i bambini. Gia', i
bambini, le vittime piu' numerose delle guerre moderne.
Quand'ero bambino pensavo che la guerra fosse una cosa d'altri tempi, da
libri di storia; e che io una guerra non l'avrei mai vista. In realta' erano
passati solo vent'anni dalla fine della seconda guerra mondiale, c'era gia'
l'equilibrio del terrore e stava scoppiando la guerra del Viet Nam. Con il
brusco risveglio dell'adolescenza ho scoperto che nel mondo di guerre ce
n'erano tante, ma comunque erano tutte lontane e riguardavano gli americani,
i russi o i cinesi. Sono bastati pochi anni e ho visto quattro guerre che
hanno coinvolto direttamente l'Italia: il Golfo, la Bosnia, il Kosovo,
l'Afghanistan. La guerra, ormai, non e' piu' un tabu'. Credevamo che i
moniti "mai piu' Auschwitz" e "mai piu' Hiroshima" fossero definitivi. E
invece ci siamo sbagliati. Pensavamo che la nostra Costituzione impedisse la
guerra, ma non e' vero (qualcuno dovrebbe proporre un emendamento per
sostituire, all'articolo 11, la parola ripudia con la parola ammette:
sarebbe piu' serio!).
Si gioca con le parole, cambiando il nome alle cose: una pioggia di bombe
viene chiamata "liberta' duratura". Ma la guerra, come disse Gandhi, resta
il piu' grande crimine contro l'umanita'.
Si dice che questa guerra e' totalmente diversa dalle altre, che e' una
guerra di nuovo tipo, la prima guerra del nuovo secolo. Ogni guerra ha la
sua giustificazione, netta, chiara, indiscutibile. Si sa che la guerra e'
dolorosa, e la si presenta come sacrificio necessario (e' anche costosa,
preparatevi a pagare...): non la si puo' dare vinta ai terroristi. Se non
sei con la Patria, sei con il nemico. Il bene contro il male; la democrazia
contro la dittatura, la civilta' contro il terrorismo. Per vincere la guerra
ci vuole un paese unito, stretto attorno alla sua bandiera, a stelle e
strisce o tricolore, fate voi; e allora tutti in piazza a tifare per la
guerra. Sara' anche una nuova guerra, ma i metodi sono proprio vecchi,
quelli della politica di sempre. Le armi per difendere Dio, patria e
famiglia: gia' visto.
Voglio concludere con qualche domanda che questa volta voglio porre io a chi
e' convinto della bonta' di tale "operazione militare": quando finira'
questa guerra? chi firmera' il trattato di resa? quando si potra' dire, ecco
abbiamo vinto? chi potra' assicurare che dal giorno dopo non ci saranno piu'
attentati? dopo la vittoria, avremo la pace, o dovremo continuare a
preparare la guerra? fino a quando, per la nostra sicurezza, dovremo
finanziare giganteschi apparati bellici, e quanto dovremo ancora attendere
per dare credito alla nonviolenza?
L'opposizione integrale alla guerra e' il fondamento costitutivo del
Movimento Nonviolento. Fra tanti dubbi e incertezze, questo almeno e' un
punto fermo.

8. RIFLESSIONE. DIANA DIMONTE: IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE PER LA PACE
[Diana Dimonte e' impegnata nell'associazione Mani Unite per il commercio
equo e solidale. Cura una rubrica settimanale sul nostro notiziario. Per
contatti: diana.dimonte@tin.it]
Ci avviciniamo al Natale, mentre una nuova guerra e' ancora in corso, e la
paura del terrorismo sembra espandersi, e non solo negli Stati Uniti.
All'ultima assemblea del Consorzio Ctm altromercato del 27-28 ottobre ci
siamo aggiornati sulle varie iniziative a carattere politico e sociale che
Ctm sta attuando, e alcuni interventi hanno riportato l'attenzione sui
tragici avvenimenti in atto in Afghanistan e negli USA, invitando le
organizzazioni del commercio equo a mantenere alta l'attenzione.
Quello che segue e' un breve testo - uscito recentemente su alcuni
quotidiani e gia' presentato su questo foglio - che puo' ben rappresentare
la posizione di molti attivisti del commercio equo e solidale, e senz'altro
del Consorzio Ctm altromercato.
Numerosi sono i testi e gli appelli a favore della cessazione dei
bombardamenti in Afghanistan recentemente usciti (anche dalla sede delle
Nazioni Unite), e questo e' uno fra i tanti che troviamo particolarmente
significativo.
*
E' tempo di parlare di pace
Occorre sconfiggere il terrorismo. Ed e' indispensabile individuare,
catturare e punire i responsabili dell'atroce attentato dell'11 settembre,
per il quale ribadiamo con la massima convinzione la nostra solidarieta',
piena, sincera e fattiva, agli Stati Uniti d'America, tuttora colpiti dal
vile ricorso alla guerriglia batteriologica. Ma proprio l'obiettivo
prioritario della lotta al terrorismo impone oggi a ciascuno di noi una
riflessione pacata e consapevole su quanto e' avvenuto in queste ultime
settimane e sui rischi gravissimi di allargamento del conflitto in atto,
senza limiti temporali e territoriali. E' giusto chiedersi se la guerra sia
lo strumento piu' efficace per debellare il terrorismo. Dopo diverse
settimane di bombardamenti in Afghanistan, cresce il numero delle vittime
civili, del tutto innocenti, mentre il problema dei profughi e' gia'
diventato una vera e propria emergenza umanitaria di enormi proporzioni.
E' tempo di restituire la parola alla politica, alla diplomazia
internazionale. Occorrono gesti e atti politici che parlino a tutto il mondo
arabo con parole di pace e cooperazione, al fine di svuotare i serbatoi
dell'odio, dell'integralismo e del terrore. E' tempo di revocare
unilateralmente l'embargo economico all'Iraq. E' tempo di dare uno stato
sovrano al popolo palestinese e piena sicurezza a Israele, due fatti che
potrebbero cambiare il corso della storia, interrompere un'iniqua
carneficina e privare Bin Laden di strumentali argomenti di propaganda.
Per ottenere questi risultati e' necessario rilanciare il ruolo dell'Unione
Europea nell'ambito e in accordo con le istituzioni internazionali, a
iniziare dalle Nazioni Unite. Ma occorre ragionare senza il fragore delle
armi, senza che scorrano le immagini delle vittime innocenti e dei profughi.
E' indispensabile anzitutto far giungere alle popolazioni colpite gli aiuti
umanitari.
Chiediamo dunque un'immediata sospensione dei bombardamenti.
Antonio Tabucchi, Moni Ovadia, Khaled Fouad Allam, Luciano Canfora,
Margherita Hack e Predrag Matvejevic

9. RIFLESSIONE. DAVIDE MELODIA: NUOVI LUTTI ATTENDONO
[Davide Melodia, storico riferimento della nonviolenza in Italia, quacchero,
e' tra i collaboratori abituali di questo foglio. Per contatti:
melody@libero.it]

Sette novembre 2001:
il Parlamento repubblicano,
democraticamente,
ha dichiarato guerra
ad un popolo sconosciuto.
Nuovi,
eppur antichi lutti attendono
l'italica gioventu'
addestrata alla moderna guerra,
laggiu' tra le pietre aride
e le nevi proditorie
afgane.

Sette novembre 2001:
non andremo a riesumare
l'antica funerea fascia esteriore
per mostrare il dolore,
ma fasceremo,
anzi abbiamo gia' fasciato,
da oggi,
il cuore che sanguina
per la ferita profonda ed incurabile
inferta a tutta l'umanita'
da un Paese che amava la Pace.

Sia maledetto, da oggi,
il sette novembre 2001.

10. ESPERIENZE. NORMA BERTULLACELLI: DA GENOVA CONTRO LA GUERRA
[Norma Bertullacelli e' impegnata nella rete controg8; per contatti:
norma.b@libero.it]
Mercoledi, alle 19 esatte, nel momento in cui il senato votava la
partecipazione diretta dell'Italia alla guerra, i pacifisti che avevano
appena concluso  l'ora in silenzio per la pace sui gradini del palazzo
ducale di Genova, hanno simulato la morte per alcuni minuti.
Hanno sottolineato che per la terza volta in dieci anni un governo calpesta
il dettato costituzionale, che recita all'art. 11 "L'Italia ripudia la
guerra".
Hanno anche  espresso il loro profondo dissenso nei confronti
dell'atteggiamento dell'opposizione parlamentare che, attraverso il
vergognoso metodo dellle astensioni incrociate, ha fornito una insperata
quanto gratuita  legittimazione al governo Berlusconi.

11. OMAGGI. LA SCOMPARSA DI ERNST GOMBRICH, UN MAESTRO
Pochi giorni fa e' deceduto a Londra Ernst Hans Gombrich, aveva 92 anni, era
nato a Vienna nel 1909. Come pochi altri indimenticabili maestri a molti di
noi ha insegnato a vedere; e questo ancora ci ha insegnato: lo splendore
della dignita' umana, e la capacita' di scandagliarla senza lasciarsene
abbagliare. Attoniti e commossi e reverenti lo salutiamo con un profondo
inchino. Grazie, sir Gombrich, per tutto quanto ha avuto la liberalita' di
donarci, e per l'amabilita' con cui lo ha fatto.

12. RIFLESSIONE. GIUSEPPE DI LELLO: IL GOVERNO DELLA MALAVITA
[Giuseppe Di Lello, attualmente parlamentare europeo, e' stato uno dei
magistrati del pool antimafia di Antonino Caponnetto, con Falcone,
Borsellino e Guarnotta. Questo intervento e' apparso sul quotidiano "Il
manifesto" del 3 novembre]
La rimozione di Tano Grasso da commissario antiracket dovrebbe aver chiarito
alla opposizione di centrosinistra che non e' piu' tempo di scherzare sulla
tenuta democratica del paese, ormai sempre piu' delegittimato all'estero non
certo per fantomatici complotti, ma per cio' che e', che fa e che dice,
mentre in patria sembra non correre seri rischi a causa di una opposizione
incerta e sempre sull'orlo dell'inciucio.
Il governo che si e' insediato come conseguenza costituzionale delle
elezioni politiche del 13 maggio scorso rappresenta, difende e promuove gli
interessi della malavita nelle sue varie articolazioni, disgiunte o
complementari, da quella armata a quella dei colletti bianchi, passando
attraverso tutte le forme concrete di accumulazione criminale nella sua
accezione non necessariamente formale o di diritto penale.
Le attivita' di rappresentanza, difesa e promozione vanno dal "riassetto"
normativo alla guerra diretta contro quelle figure istituzionali che
potrebbero arrecare danni e fastidi alla  comune causa criminale.
Si sta cincischiando troppo sulla "opposizione responsabile" e si sta anche
ripiombando in prassi consociative giustificate dalla guerra al terrorismo
internazionale. Ricordiamo agli smemorati come per un lungo periodo, a
cavallo tra gli anni '70 e '80, sotto l'incalzare del terrorismo domestico,
lo stato italiano non abbia mosso un dito contro le organizzazioni criminali
che ebbero il tempo di crescere e radicarsi in potenza militare, politica ed
economica.
Smettiamola di ricorrere a pericolosi eufemismi come quello della
"illegalita'" perche' al governo Berlusconi non si puo' (e ancor meno si
potra') rimproverare di agire illegalmente dato che sta demolendo
preventivamente, e all'interno delle prassi costituzionali, il sistema di
regole formali: le leggi dei primi cento giorni sulle grandi opere
pubbliche, sull'edilizia privata, sul rientro anonimo dei capitali, sulle
rogatorie internazionali, permetteranno ai gruppi criminali di agire nella
piena legalita'.
Prendiamo l'imminente rientro e la conseguente disponibilita' di denaro
rilavato dallo sporco di mafia, droga, corruzione, evasione fiscale e
immettiamolo negli appalti per le grandi opere pubbliche o nella sanatoria
siciliana per gli scempi delle coste e riflettiamo sulla virtuosa sinergia
di queste leggi che faranno da volano a consensi e potere per il blocco
politico-affaristico del centro destra e del gruppi criminali: come ai
vecchi tempi delle correnti andreottiane e gavianee e delle corrispondenti
famiglie mafiose e camorriste. Quando le modifiche normative non sono
sufficienti a superare gli ostacoli perche' le circostanze richiedono che
gli "amici" vengano rassicurati subito, non ci si puo' contentare di
affermazioni rassicuranti alla Lunardi sulla necessita' di una "convivenza"
(o, perche' no, "connivenza"), ma si rimuove Tano Grasso.
Sembra averlo ammesso anche il ministro dell'interno (secondo Guido Ruotolo
sulla "Stampa": "L'ho dovuto fare perche' me lo chiedevano i miei amici di
Forza Italia in Sicilia"), ma l'ammissione e' superflua. Tano Grasso,
infatti, da' un fastidio enorme alle organizzazioni criminali perche'
coniugava la sua efficiente attivita' istituzionale con una politica di
contrasto basata sull'associazionismo, su una crescente risposta di massa
degli imprenditori e commercianti al racket.
In pendenza di una campagna elettorale in Sicilia, con il rinnovo di
importanti consigli comunali tra i quali Palermo ed altri capoluoghi di
provincia, bisognava fugare ogni dubbio sulla "scelta di campo" e non si
poteva certo attendere la scadenza del mandato di Tano Grasso: da qui la
rimozione che taglia gli artigli ad un pezzo di antimafia reale, fatta del
protagonismo di gruppi sociali e, se lasciato crescere, capace di incidere a
fondo nella realta' mafiosa.
Bisogna suonare la sveglia all'opposizione "realistica" del centrosinistra e
la sfida deve ora partire da Palermo e dalla Sicilia: in campagna elettorale
bisognera' riparlare soprattutto di mafia e di interessi del blocco
politico-mafioso.

13. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: LA DIGNITA' DEI MORTI
[Giulio Vittorangeli e' una delle figure di riferimento nella solidarieta'
internazionale per rigore intellettuale e morale. Su questo foglio cura una
rubrica settimanale di approfondimento. Per contatti:
giulio.vittorangeli@tin.it]
Non abbiamo mai nutrito molto simpatia verso le forme di identificazione
nazionalistica, del resto basta vedere quello che e' accaduto, ed accade,
nell'ex Jugoslavia. Questo non ci ha impedito di riconoscerci nei valori
fondamentali della Costituzione repubblicana italiana (peraltro largamente
disattesi dai nostri governanti), nata dalla Resistenza come momento di
salvezza per una patria violentata dal nazifascismo. Anche da questo nasce
il rifiuto della guerra che e' un'aperta violazione della legalita'
costituzionale.
Ora abbiamo un Presidente della Repubblica che, in nome del sentimento
ultra-patriottico e del buonsenso nazionale, vuole un tricolore per ogni
famiglia. Ma le nostre bandiere sono irrimediabilmente listate a lutto
davanti all'uccisione di tanti innocenti in Afghanistan, a causa di un
conflitto che crede di estirpare il terrorismo con le bombe. Non solo, ma
nel dilagare di tanta retorica patriottica, il presidente Ciampi e' tornato
a riproporre la "pari dignita'" di tutti i morti riferendosi ai "ragazzi di
Salo'": "Bisogna guardare alle motivazioni di certe scelte sbagliate";
finendo con l'appoggiare la destra nei suoi revisionismi storici. "Perche'
lo chiamano revisionismo storico? Chi scrive e pensa queste cose e' in
perfetta continuita' col passato. Pensa e scrive che la guerra nazista e
l'occupazione tedesca, a Roma come in Europa, erano normali, che l'anomalia
stava in chi resisteva. Pensa e scrive che la criminalita' stava negli
improvvisati attentati partigiani, la legalita' nella rappresaglia dei buoni
soldati del Reich" (Luigi Pintor).
Le parole pesano, soprattutto se a pronunciarle e' il Presidente della
Repubblica. Per questo non dobbiamo mai stancarci di ripetere (oggi piu' che
mai, dato che abbiamo al governo ministri post, ex o ancora fascisti) che
c'e' una profonda differenza fra le ragioni di chi e' morto combattendo per
la democrazia e per l'uguaglianza, e quelle di chi e' morto per Hitler; non
solo, ma anche la differenza tra chi andava a "cercar la bella morte", e chi
non voleva morire e ha corso il rischio e pagato il prezzo, perche' lo
riteneva necessario e inevitabile. Anche i partigiani hanno sparato e
ucciso; ma bisogna leggere con quanta intensita' Carla Capponi scrive (nel
suo libro "Con cuore di donna" edito da Il Saggiatore), senza rinnegare e
senza pentirsi, della sofferenza di dover ricorrere a una pratica cosi'
infine aliena alle ragioni della sua scelta politica e morale, come la
violenza.
C'e' un gioco molto sporco nel rivendicare l'equivalenza dei morti, perche'
finisce per produrre sempre anticomunismo e quasi mai antifascismo: i
fascisti avevano "valori", i partigiani avevano solo "ideologie". Dove
l'ideologia e' presentata come appartenenza identitaria a priori, fissata
una volta per tutte, anziche' come esito provvisorio di una ricerca
personale di valori e di senso; come se si diventasse comunisti, liberali,
fascisti, cattolici allo stesso modo imponderabile in cui si diventa
juventini, interisti, romanisti o laziali. Pensiamo alla delibera della
Regione Lazio (di alcuni mesi fa) sulla verifica del contenuto dei testi
scolastici di storia; mossa dalla straordinaria idea che i testi sono
"contaminati" dal marxismo. Ora, a parte che il marxismo non e' ancora un
pensiero vietato, restiamo di stucco dopo che per decenni abbiamo detto il
contrario per la scarsa chiarezza antifascista, i silenzi di stampo
nazionalista e religioso. Dove sta, nei testi scolastici, il massacro
fascista di milleduecento etiopici uccisi per un attentato fallito a
Graziani? Dove sono i dodicimila sloveni ammazzati dagli italiani prima
delle foibe? Quanto sono equidistanti i libri fra i crociati e gli arabi,
fra la Chiesa e le streghe? Ma nazionalismo e cattolicesimo sono senso
comune, quindi non inquinano. E' la continuazione dell'altra straordinaria
idea berlusconiana, secondo cui l'Italia e' stata governata per
cinquant'anni dai comunisti. Un'idea ridicola, ma a cui milioni di italiani
hanno creduto e non hanno affatto riso. Il solo fatto che la sinistra esista
(per quanto frantumata, dispersa in gracili minoranze, in crisi profonda,
politica e strategica) oscura l'orizzonte intero.
In realta', la destra non ha prodotto storiografia decente neanche sui temi
che le sono piu' cari, come le foibe (su questo, su Porzus o sul triangolo
della morte le ricerche le hanno fatte gli Istituti della Resistenza o
storici antifascisti) perche' le servivano soprattutto come arma per un "uso
pubblico della storia". Delle foibe non gli interessa granche', gli servono
solo per contrapporle (mettiamo) alle Fosse Ardeatine, in una specie di
partita doppia che azzera i conti e li chiude per sempre. Voi dite le
Ardeatine, noi diciamo le foibe; voi dite Shoah, noi diciamo Stalin, ecc.
Una gigantesca chiamata di correo: non potete dirci colpevoli perche' lo
siete anche voi, lo siamo tutti e quindi nessuno. A questo serve la falsa
obiettivita' revisionista, a persuaderci che gli orrori del passato erano
naturali e inevitabili, a farci accogliere come tali anche quelli del
presente e del futuro.
Tutto cio' pero' non ci esime dall'interrogarci sul perche' sono state
compiute azioni orribili anche dalla nostra parte. Il fatto che sia esistito
Hitler non ci fa sentire autorizzati a chiudere il discorso su Stalin. Ha
scritto Rossana Rossanda: "Il nazismo ha costruito nel Terzo Reich l'ordine
che voleva imporre anche all'Europa, purificandola dal comunismo e dalle
scorie biologicamente inferiori o degenerate, il cui prototipo e' l'ebreo;
e' stato quello che voleva essere. Il comunismo e' contraddizione fra
intento e realta': voleva essere liberatorio ed e' stato totalitario,
intrinsecamente repressivo, perseguendo ossessivamente quel che riteneva il
nemico interno, milioni di persone. Percorso esemplarmente incoerente,
eterogenesi dei fini" ("La rivista del manifesto", n. 16, aprile 2001). Se
c'e' una specificita' del Novecento e' che in questo tempo e' esistito un
movimento reale che agli orrori voleva mettere fine. Il crimine di cui viene
accusato non e' quello di avere fallito e di essersi troppe volte
trasformato nel proprio contrario; il suo crimine, il crimine che rende il
nostro secolo tanto piu' pericoloso degli altri, e' di averci provato.
Conclusione, l'unica arma contro il revisionismo e' accettare il dolore, e
trarne la capacita' di conoscere e spiegare senza bisogno di alibi e
giustificazioni; dobbiamo sforzarci di farlo, perche' qui sta infine la
differenza. Non ci sembra che la destra provi sofferenza nel parlare di
Auschwitz, Marzabotto o dei bambini afgani.

14. LETTURE. LUCIANO GALLINO: IL COSTO UMANO DELLA FLESSIBILITA'
Luciano Gallino, Il costo umano della flessibilita', Laterza, Roma-Bari
2001, pp. 96, lire 9.000. Un agile opuscolo del grande sociologo che
demolisce i sofismi dell'ideologia dominante e smaschera il contenuto
oppressivo e rapace della cosiddetta "flessibilita'".

15. LETTURE. LEONE GINZBURG: SCRITTI
Leone Ginzburg, Scritti, Einaudi, Torino 1964, 2000, pp. 568, lire 48.000.
Finalmente ripubblicata la raccolta degli scritti del grande intellettuale
ed eroe antifascista. Una straordinaria lezione civile.

16. LETTURE. LEANDRO ROSSI: PAULO FREIRE PROFETA DI LIBERAZIONE
Leandro Rossi, Paulo Freire profeta di liberazione, Qualevita, Torre dei
Nolfi (AQ) 1998, pp. 192, lire 20.000. Un'ottima monografia sul grande
educatore; richiedibile direttamente alla casa editrice (una delle migliori
case editrici dell'area nonviolenta), tel. 086446448, o anche 3495843946,
e-mail: sudest@iol.it

17. RIVISTE IN RETE. "COS IN RETE" DI NOVEMBRE
[Dall'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini (capitini@tiscalinet.it)
riceviamo e diffondiamo]
Nell'ultimo aggiornamento di novembre del "COS in rete", www.cosinrete.it,
per la nonviolenza attiva e la difesa della pace si parla della storica
scelta della nonviolenza attiva, dei pacifisti consumisti, di Perugia-Assisi
e Assisi-Porto Alegre, di ragione e pace e altro; per il controllo dal basso
e il potere di tutti si parla di piazza e potere, di controllo pubblico e
privato, di bin Laden, Islam e petrolio, di gravidanza e poverta', dei
problemi del tempo libero e altro; per la religione aperta si parla
dell'Osservatore troppo romano e altro; per il fascismo si parla di fascisti
e bin Laden, della legge fascista sull'immigrazione e altro.

18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

19. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 283 del 9 novembre 2001