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La nonviolenza e' in cammino. 271



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 271 del 28 ottobre 2001

Sommario di questo numero:
1. Contro la guerra, contro il terrorismo, con la nonviolenza
2. Lunedi il testo definitivo della proposta di legge per la formazione
delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso della nonviolenza
3. Alessandro Marescotti, i dieci anni di Peacelink
4. Lidia Menapace: tra Perugia e Assisi, fare della nonviolenza il paradigma
della politica
5. Oreste Benzi, per una nuova umanita'
6. I lillipuziani dopo l'assemblea di Firenze
7. La carta dei principi del forum mondiale delle alternative
8. L'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini
9. Letture: Giulietto Chiesa, G8/Genova
10. Letture: Concita De Gregorio, Non lavate questo sangue. I giorni di
Genova
11. Letture: I quaderni speciali di Limes: nel mondo di Bin Laden
12. Riletture: Ernesto Balducci, Francesco d'Assisi
13. Riletture: Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene
14. Riletture: John Stuart Mill, Saggio sulla liberta'
15. Tre appuntamenti di "Lunaria"
16. La "Carta" del Movimento Nonviolento
17. Per saperne di piu'

1. IL PUNTO. CONTRO LA GUERRA, CONTRO IL TERRORISMO, CON LA NONVIOLENZA
Non dimentichiamolo: la guerra e' in corso e l'Italia e' coinvolta in essa.
E' una guerra illegale e criminale, voluta dai terroristi che hanno compiuto
le mostruose stragi dell'11 settembre e proseguita da capi di stato
irresponsabili ed imitatori dei terroristi; e' una guerra che viola il
diritto internazionale e la nostra legalita' costituzionale, e' una guerra
fuorilegge che puo' provocare un'estensione dei massacri su scala planetaria
e mettere in pericolo la stessa civilta' umana.
Occorre fermare la guerra al piu' presto: occorre far cessare le stragi,
prestare soccorso a tutte le vittime, ripristinare la vigenza del diritto.
Occorre agire contro la guerra, occorre agire per la pace, il diritto e la
dignita' umana, occorre agire con la scelta limpida e intransigente della
nonviolenza: occorre l'azione diretta nonviolenta, la disobbedienza civile,
lo sciopero generale contro la guerra e per la legalita'.
Occorre agire subito. Ogni giorno che passa nuove stragi vengono compiute,
nuovi crimini contro l'umanita' si sommano ai precedenti, sempre piu'
difficile diventa fermare l'escalation verso una catastrofe planetaria.

2. INIZIATIVE. LUNEDI IL TESTO DEFINITIVO DELLA PROPOSTA DI LEGGE PER LA
FORMAZIONE DELLE FORZE DELL'ORDINE ALLA CONOSCENZA E ALL'USO DELLA
NONVIOLENZA
E' prevista per lunedi la definizione del testo ufficiale della proposta di
legge per la formazione e l'addestramento delle forze dell'ordine alla
conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della
nonviolenza.
Dalla societa' civile come dalle istituzioni, dalle organizzazioni
professionali, sindacali e associative come dal mondo della ricerca e degli
studi, dagli operatori delle forze dell'ordine come dai movimenti pacifisti
e nonviolenti, da giuristi e sociologi, operatori sociali ed educatori,
molti i contributi alla riflessione, originali e critici, che sottolineano
l'importanza della proposta formulata: mettere le risorse della nonviolenza
a disposizione di chi e' impegnato nella difesa della legalita', nella
protezione dell'incolumita' e dei diritti delle persone, nella difficile e
delicata funzione di garantire la sicurezza pubblica.
Tra i parlamentari che hanno espresso attenzione e adesione ci sono il
vicepresidente del Parlamento Europeo Renzo Imbeni, i senatori Achille
Occhetto (primo firmatario della proposta), Natale Ripamonti, Francesco
Martone, Anna Donati, Nedo Canetti (a nome del gruppo senatoriale DS), Nando
Dalla Chiesa, Chiara Acciarini, Loredana De Petris; i deputati Fulvia
Bandoli, Marida Bolognesi, Paolo Cento, Laura Cima, Elettra Deiana, Titti De
Simone, Alfiero Grandi, Franco Grillini, Marcella Lucidi, Giorgio Panattoni,
Roberta Pinotti, Giuliano Pisapia, Aldo Preda, Ermete Realacci, Carlo
Rognoni, Giovanni Russo Spena, Piero Ruzzante, Vincenzo Siniscalchi,
Francesco Tolotti, Tiziana Valpiana, Luciano Violante; i parlamentari
europei Giuseppe Di Lello, Claudio Fava, Luisa Morgantini, Giovanni Pittella
(oltre al gia' citato Renzo Imbeni);
La presentazione ufficiale della proposta di legge, sottoscritta da vari
senatori e deputati di diverse forze politiche, e' prevista tra pochi
giorni.
In relazione alla presentazione della proposta di legge si terra' a Roma
anche una conferenza cui parteciperanno i parlamentari presentatori,
illustri personalita' della peace research e della nonviolenza, cattedratici
universitari di prestigio internazionale.
I materiali preparatori della proposta di legge cosi' come ulteriori
materiali di documentazione, possono essere richiesti gratuitamente al
"Centro di ricerca per la pace" di Viterbo (e-mail: nbawac@tin.it).

3. ANNIVERSARI. ALESSANDRO MARESCOTTI: I DIECI ANNI DI PEACELINK
[Alessandro Marescotti e' presidente di Peacelink, la piu' importante rete
telematica pacifista italiana; per contatti: e-mail:
a.marescotti@peacelink.it; sito: www.peacelink.it]
PeaceLink ha celebrato il suo decennale con un'azione nonviolenta nella base
nucleare di Faslane in Scozia. Arrestato e rilasciato Francesco Iannuzzelli,
il "peacelinker" che vi ha partecipato.
Il 28 ottobre 1991 nasceva ufficialmente la rete telematica PeaceLink: sono
passati esattamente dieci anni. Frugando nell'archivio ho trovato uno
"storico" articolo del Corriere del Giorno con cui si annunciava: "Singolare
iniziativa denominata PeaceLink". Vi si legge: "Lunedi 28 ottobre, nell'aula
magna dell'Ipsia Archimede in via Lago Trasimeno, si terra' alle 17 un
incontro finalizzato ad illustrare il progetto PeaceLink il cui tema e':
L'informatica e la telematica per una cultura della pace e della
solidarieta'". L'articolo spiegava: "Cosa significa PeaceLink? Tradotto
letteralmente in italiano puo' significare "collegamento di pace", ma anche
"legame di pace". Ventidue scuole di Taranto e provincia hanno ricevuto una
"password" (parola di accesso) con la quale possono inserirsi nella rete
telematica". A dieci anni di distanza si avverte piu' chiaramente la novita'
di un'intuizione che colse di sorpresa tutti: un'iniziativa pacifista
infatti anticipava per la prima volta le stesse forze armate battendole sul
tempo (attualmente, detto per inciso, il sito di PeaceLink e' di gran lunga
piu' diffuso su Internet dei siti delle tre forze armate italiane messe
insieme).
Il "collegamento di pace" fu un'idea concordata fra me e uno scout pacifista
di Livorno, Marino Marinelli. A settembre del 1991 si creo' il "contatto"
Taranto-Livorno e venne concordato il nome: PeaceLink. A Taranto la
pluriennale competenza di Giovanni Pugliese, un System Operator della rete
telematica Fidonet, consenti' a PeaceLink di inserirsi in un circuito
nazionale e mondiale prima ancora che fosse disponibile in Italia la rete
Internet, cosa che avvenne poi tra il 1994 e il 1995. Giovanni Pugliese e'
un operaio di Taranto, precisamente di Statte, che aveva messo gratuitamente
a disposizione di PeaceLink le apparecchiature e le conoscenze accumulate in
precedenza, diventando l'anima tecnologica della rete.
In un primo momento una consistente fetta del movimento pacifista piu'
riluttante alle nuove tecnologie (del resto Gandhi era refrattario alle
macchine) non seppe cogliere questa occasione e PeaceLink rimase uno
strumento per pochi pionieri.
La novita' di una comunicazione e socializzazione informativa in rete in
tempo reale, se non appassiono' subito le menti dei pacifisti piu'
tradizionalisti, tuttavia mise immediatamente in allerta i servizi di
sicurezza italiani che intuirono perfettamente la portata di questa
innovazione. Infatti alle prime iniziative (che erano rivolte al mondo della
scuola) fra i presenti vi erano facce nuove: non erano insegnanti...
Tuttavia PeaceLink non svolgeva alcuna attivita' sospetta ma un'azione di
promozione della solidarieta' alla luce del sole. Nel 1992 e 1993 venne dato
appoggio alle missioni di pace a Sarajevo di don Tonino Bello e di don
Albino Bizzotto. Fu persino messo a disposizione un aereo da soccorso
collegato alla rete che sarebbe decollato nel caso la missione pacifista
fosse stata colpita. Nel 1994 un blitz della Guardia di Finanza, su ordine
di un solerte magistrato, sequestro' il computer centrale di PeaceLink: fu
un clamoroso errore. I militi cercavano una centrale illegale di smistamento
di software e non la trovarono. Il processo si concluse con un'assoluzione
piena ma fece toccare con mano il clima teso di diffidenza e di ostilita' in
cui veniva accolta un'iniziativa cosi' nuova. Dopo il 1995 PeaceLink ha dato
appoggio a bambini sfortunati affetti da malattie rare, diventando ospite di
don Mazzi in TV a "Domenica In". L'anno successivo PeaceLink era in Africa,
con Enrico Marcandalli, per installare gratuitamente i computer di
un'agenzia di giornalisti africani (Africanews) e per dare vita ad un centro
di comunicazione telematica per una comunita' di bambini di strada a Nairobi
(Koinonia). Si apri' allora il versante "africano" e solidale di PeaceLink
che ha portato alla collaborazione stretta con il missionario comboniano
padre Kizito. Uno dopo l'altro da allora cominciarono ad uscire i libri di
PeaceLink: "Telematica per la pace", "Oltre Internet", "Apri una finestra
sul mondo", "Italian crackdown" e altri ancora. Si avviarono esperienze
editoriali in cui diventava elemento trainante un giovane scout di nome
Carlo Gubitosa, oggi giornalista e segretario di PeaceLink. Le esperienze
della rete ci portarono in TV di fronte a Carlo Massarini (conduttore di
"Mediamente") e in sceneggiatura televisive scritte e riprese dai registi
Squizzato e Brunatto per conto della RAI. I proventi televisivi di PeaceLink
vennero versati a padre Kizito e ai bambini piu' poveri di Nairobi, come
pure i diritti d'aurore dei libri.
Durante la guerra del Kossovo ci fu una vera e propria esplosione dei
contatti telematici, anche perche' su PeaceLink scrivevano persone
sottoposte ai bombardamenti Nato. Nacque cosi' il libro "Cronache da sotto
le bombe", una testimonianza drammatica, terribilmente umana. Quello e'
stato un momento forte di una piu' vasta serie di iniziative di risonanza
nazionale che si sono poi concentrate sullo scandalo dell'uranio impoverito
e sul rischio nucleare. Si sono ottenuti risultati concreti come la
pubblicazione sul sito di PeaceLink dei piani di emergenza nucleare (tenuti
fino ad allora segreti) e delle mappe dettagliate (tenute segrete anch'esse)
dei Balcani dove erano caduti i proiettili radioattivi della nato.
Anziche' un incontro, per il decennale di PeaceLink in questi giorni e'
stata effettuata un'azione nonviolenta nella base nucleare di Faslane in
Scozia, condotta da Francesco Iannuzzelli insieme ad altri mille attivisti.
Francesco Iannuzzelli e' stato arrestato e infine rilasciato (si veda il
resoconto su www.peacelink.it) comunicando via e-mail: "Alle 7 di mattina ci
siamo legati le braccia dentro dei tubi di plastica, formando cosi' delle
catene umane ben difficili da sciogliere, e ci siamo sdraiati per terra
davanti agli ingressi della base, bloccandone l'accesso ai dipendenti che vi
si recano al lavoro la mattina. Per la polizia e' stato particolarmente
laborioso rompere le catene umane e ha dovuto far ricorso a seghetti
elettrici, pinze e forbici per tagliare i tubi e rompere le corde e le
catene. Come conseguenza della manifestazione, le attivita' della base sono
rimaste bloccate per circa 5 ore. Alla fine 171 persone sono state
arrestate, in maggioranza donne, e trasportate verso le vicine stazioni di
polizia. Tra gli arrestati anche tre membri del parlamento (due scozzesi e
un'irlandese), due pastori della chiesa scozzese e numerosi anziani. Al
clima molto pacifico e di reciproca fiducia ha sicuramente contribuito il
proverbiale carattere amichevole degli scozzesi, sia dalla parte dei
manifestanti che da quella dei poliziotti, e soprattutto la presenza di una
vasta fascia della popolazione, anziani, famiglie, bambini, preti, deputati,
etc., tutti quanti attivi in questa forma di disobbedienza civile e pronti
anche a farsi arrestare. In merito e' interessante ricordare che, secondo un
recente sondaggio, il 51% della popolazione scozzese appoggia queste
proteste contro le basi militari".
Questa testimonianza spiega l'efficacia della disobbedienza civile
nonviolenta che "parla" al cuore della gente catturandone la simpatia.; e'
una prassi a cui PeaceLink guarda con particolare favore.
Nel complesso ci caratterizziamo per strategie che intrecciano l'attivismo
di Greenpeace e con le metodologie di Amnesty International (in primo luogo
una rigorosa autonomia dai partiti politici).
Devo dire francamente che dieci anni fa non avrei mai immaginato che il
mondo si sarebbe evoluto cosi' e che ogni mese le persone piu' varie su
PeaceLink si collegassero 80.000 volte e scaricassero un milione di pagine.
Tutto cio' e' stato il frutto del lavoro gratuito di decine di volontari, di
cui non e' possibile ricordare qui i nomi ma che hanno saputo costruire
un'utopia concreta con la ragionevole fiducia nell'idea che le tecnologie
della pace possano competere con le tecnologie della guerra.

4. RIFLESSIONE. LIDIA MENAPACE: TRA PERUGIA E ASSISI, FARE DELLA NONVIOLENZA
IL PARADIGMA DELLA POLITICA
[Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi
impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente
universitaria, fondatrice del "Manifesto" e del Pdup per il comunismo, al
cui scioglimento da' vita al Movimento politico per l'alternativa (Mpa). E'
tra le voci piu' significative della cultura delle donne, della sinistra
critica, dei movimenti. La maggior parte degli scritti e degli interventi di
Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi
di autori vari; tra i suoi libri cfr. (a cura di), Per un movimento politico
di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana,
Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina,
Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Né indifesa
né in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le
donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000. Il seguente
intervento abbiamo ripreso dall'eccellente sito femminista "Il paese delle
donne", www.womenews.net]
Prima di tutto alcune osservazioni secche: tra Perugia e Assisi e' andata
avanti l'ondata di nuovo impegno politico autonomo della societa' civile;
secondo: e' andata avanti convalidando, come metodo della lotta politica,
quello dell'azione nonviolenta: E cio' fa uscire la violenza dalla lotta
politica, togliendo legittimazione alla facile ma tremenda bugia dello
sconfinamento "ineluttabile" della politica nella guerra. E' invece
"lottabile, lottabilissimo".
Al tempo della guerra del Golfo le Donne del Buonpastore a Roma colsero il
pericolo di una sua rilegittimazione e lanciarono una grande manifestazione
alla quale invitarono, ascoltate, la societa' civile (dunque convocarono sul
proprio discorso una manifestazione mista): il volantino - che per l'appunto
si rivolgeva alla popolazione intera indicata come principale vittima della
guerra - terminava con lo slogan riassuntivo di "Fuori la guerra dalla
storia". Forse siamo riuscite in dieci anni di tenace azione, tempestiva,
spesso silenziosa, sotterranea, carsica, talora sconfortata ma paziente
ricorrente pronta e generosa, non solo a superare molte delle diffidenze che
vi erano tra noi, ma anche alcune delle diffidenze che vi erano verso di
noi. I metalmeccanici furono anche allora i primi ad accogliere la nostra
proposta e a prendere parte al corteo, e questa affinita' si e' puntualmente
ripetuta, anche a Genova e alla Perugia-Assisi del 2001, dieci anni giusti
dopo.
Il passo decisivo per fare dell'azione nonviolenta il paradigma della
politica e' fatto.
Alcune altre osservazioni. Un movimento nella sua stragrande maggioranza
fatto di giovani e giovanissime ragazze e ragazzi, con una significativa
presenza di impegnati ex sessantottini che non sono andati a casa o in
carriera e che erano la' con piccoli in collo o in carrozzella o per mano,
semplici presenti e anche coraggiosi ad esporre i figli e le figlie a
cammino fatica ammasso di persone ecc. Poi anche un abbastanza significativo
numero di anziani e vecchi uomini e anche molte donne guardato con rispetto
affetto anche benevola ironia e aiuto (a me ragazzi e ragazze che non
conoscevo hanno dato una mano nei punti piu' difficili del percorso
salutandomi con deferenti "Signora, posso aiutarla?"). Devo raccontare a
questo punto un episodio molto grazioso. Quando, parlando di Genova, usavo
esprimere lo stupore per - appunto - la moltitudine delle giovani
generazioni, una ha replicato con sincerita': "e pensare che noi eravamo
stupiti che ci fossero anche i vecchi". Si puo' quasi dire, con qualche
corto circuito, che si puo' passare il testimone e che si e' ristabilito il
tramite di una possibile storia costruita sulle testimonianze dirette.
Un movimento che va in treno: sono partita da Bolzano con altri due nella
notte tra sabato e domenica, perche' mi e' sempre difficile assentarmi da
casa per due giornate intere. A Terontola i treni erano gia' pieni, poi la
sera quando volevamo ripartire e' stato evidente che ne' gli organizzatori
ne' le ferrovie avevano previsto un afflusso tanto massiccio e soprattutto
tanto massiccio verso i treni. Pazienti, del resto, attenti a cio' che
diceva la protezione civile, silenziosi di fronte a una presenza inutilmente
massiccia di carabinieri e polizia, schierati lungo le banchine alla
stazione di Bastia. E' bastato che la Protezione civile dicesse che i
pullman sul piazzale erano per cento persone e avrebbero accolto solo chi
andava a Perugia e non oltre, perche' pur stanchi e desiderosi di metterci
in cammino per altre destinazioni rimanessimo in attesa dei treni, che sono
anche passati pieni senza fermarsi, come ci era stato annunciato, e pazienti
stanchissimi attenti tutti e tutte siamo stati li', esprimendo critiche di
fronte a una evidente incapacita' delle ferrovie di prevedere l'afflusso e
delle forze dell'ordine di prevederne la qualita'. Abbiamo detto a mezza
voce: non siamo mica orde di tifosi violenti e razzisti.
Il movimento va in treno anche perche' e' fatto di una miriade di
aggregazioni non grandi o addirittura di singoli e singole o di gruppi di
affinita' amicale che non sono abbastanza numerosi per affittare pullman. Le
grandi organizzazioni non sono piu' le uniche ne' forse le piu'.
Tutto mescolato insomma: non sono riuscita per la mole delle presenze a
raggiungere la testa dove doveva esserci il raggruppamento della Marcia
mondiale delle Donne, Donne in nero e Convenzione delle Donne contro le
guerre: ma non ero l'unica, ho incontrato molti piccoli gruppi di Donne in
nero, Marcia, Libera universita' delle Donne e altre femministe, sparsi: ho
provato varie volte a risalire il corteo che pero' a ogni confluenza di
strada crocicchio prato sentiero riceveva altre fiumane ricacciandomi
all'indietro. Tutti molto tranquilli, vecchi/e un po' provate e pero'
felici, giovani e giovanissimi che se lo sono fatto varie volte correndo
avanti e indietro alla ricerca di amici affini aderenti ad associazioni
simili, e che hanno ballato cantato o detto testi anche irridenti e suonato
per tutto il percorso, dimostrando di essere niente affatto una "gioventu'
imbelle" come amano dire quelli che tuttavia li considerano nel contempo
anche "facinorosi", invece una gioventu' molto bella, da ogni punto di
vista.
Il fiume umano era punteggiato nel suo percorso da numerosissimi gonfaloni
di comuni e province sparsi nell'afflusso generale, con sindaci e sindache
vestiti alla buona in jeans maglietta e fascia tricolore e gonfalone
appresso, molto simpatici: nessuna pompa, nessuna voglia di apparire, ma
molta determinazione ad esserci: che si possa cominciare una bella virata a
sinistra, per l'appunto dai consigli comunali, di quartiere, dalle
formazioni istituzionali di base? Lo si puo' sperare.
Per questa strada pero', non certo per l'offensiva provocazione, peraltro no
n raccolta, di D'Alema, Fassino e Turco, che si sono presentati quasi alla
testa, circondati e "difesi" da un quadrilatero (lo dico per Fassino che
predilige le memorie sabaude) di poliziotti e trascorsa una mezz'ora se ne
sono andati dopo essere stati accolti da un po' di fischi, dalla
indifferenza generale e dalla insignificanza del loro esserci. Il movimento
li ha lasciati alle loro contraddizioni furbe ma non convincenti. Qui e la'
vi erano bandiere della Sinistra giovanile a cui nessuno ha fatto niente
tranne che scansarsi: solo dal camion degli studenti (credo) ho sentito dare
la seguente "comunicazione di servizio": "Alle associazioni e organizzazioni
che con le loro bandiere fanno capo a forze politiche che hanno votato per
la guerra e dicono di essere per la pace facciamo sapere che non sono
invitati nel nostro spezzone". Non si sarebbe potuti essere piu' precisi e
cortesi di cosi'.
Gli equivoci, che non so quali coscienze possano acquietare, per cui si fa
la guerra per la pace erano contraddetti per tutto il corteo (lungo venti
chilometri, come ha misurato la Protezione civile sapendo quanta strada era
occupata da fitte fitte persone ammassate tra la testa arrivata alla meta e
la coda che appunto era a venti chilometri: stimavano che non potessero
essere meno di 400,000 persone). Detti, motti, ragionamenti, volantini,
manifesti, battute, disegni, slogans gridati o cantati erano sulla lunghezza
d'onda comune che due torti non fanno una ragione, che guerra e terrorismo
sono due crimini contro l'umanita', che non si escludono ma si rafforzano a
vicenda, che i morti americani sono gravi proprio come quelli per fame Aids
tifo tubercolosi mine migrazioni coatte, che nessuno conta e che invece la
manifestazione aveva sempre in mente e in voce.
Non so a chi si riferisse il giovane francescano che prima della Marcia ha
messo le mani avanti in Tv, per dire che loro non vogliono una pace
politicizzata (ma Francesco, che si rivolgeva alle autorita' politiche del
suo tempo li contraddice: pare che non avesse paura della contaminazione
politica), ne' strumentalizzazioni, non so proprio a chi si rivolgesse: chi
ci ha provato di piu' sono stati i Ds, sia con il quadrilatero nella marcia,
sia con dichiarazioni agre e inutilmente saccenti: come se la Lorenzetti (e
per l'Ulivo, anche Rutelli) avessero mai una qualsiasi autorita' per fare
lezione al movimento su quel che deve o non deve fare: lo si e' anche visto,
che vi era un animo ostile. Se infatti tutti e tutte ricordiamo con grande
ammirazione e affetto la popolazione di Genova (quelli che rimasero in
citta' nonostante i messaggi truculenti emessi dalle autorita'), con la sua
ironia generosita' aiuto informazioni acqua ecc. ecc., in Umbria, con
lodevoli eccezioni (la protezione civile, le misericordie) e singoli,
l'accoglienza istituzionale e' stata avara, niente informazioni, nessun
contenitore supplementare di rifiuti, insomma si coglieva la freddezza di
piu' d'una istituzione e il tentativo di far passare sotto silenzio un
evento enorme e di straordinario futuro. Chi sbaglia linea politica diventa
anche meno intelligente.

5. RIFLESSIONE. ORESTE BENZI: PER UNA NUOVA UMANITA'
[Don Oreste Benzi e' il presidente dell'associazione Comunita' Papa Giovanni
XXIII. Le sue opinioni sono sempre di grande interesse anche quando non le
si condividano. Ed in questo suo intervento c'e' un punto su cui veniamo
radicalmente interpellati e dobbiamo esprimerci: la proposta che si "offra
il perdono" al capo di un gruppo terrorista. Ebbene, il perdono e' una
prerogativa delle vittime, un terribile dolorosissimo privilegio delle
vittime. Solo le vittime possono perdonare coloro che hanno fatto loro del
male (e' incisa nel nostro cuore la grande meditazione di Vladimir
Jankelevitch, di Primo Levi, di Jean Amery, di altri superstiti e testimoni
della Shoah: che ci ricordavano che solo coloro che nei lager sono morti
avrebbero titolo per perdonare i loro aguzzini, ma essi sono stati per
l'appunto assassinati e ridotti a fumo e cenere, e cosi' la possibilita' del
perdono e' stata anch'essa estinta dai carnefici); e quindi e' interdetto a
noi, che vittime dirette non siamo, formulare questa proposta. Ma anche se
questo e' il nostro laico punto di vista, un punto di vista che ritiene la
pena, la pena comminata al criminale, come un dovere (e un diritto, ha
scritto una volta Franco Fortini) di chi ha commesso il male, che possa
nell'espiazione reintegrare in se' un'umanita' offuscata, e' pur necessario
che vi sia una voce, una voce profetica, profetica nel senso etimologico del
termine, che ci ricordi che vi deve essere nel novero del pensiero umano,
dell'umano sentire, anche la possibilita' di un'altra forma di giustizia,
piu' alta e piu' umana, che indichi e percorra appunto la via del perdono e
della riconciliazione, e siamo grati a don Oreste Benzi di avercelo
ricordato qui]
Il terrorismo e' insito nei cuori dell'uomo e non si sconfigge con le bombe
ma rimuovendo le cause che direttamente o indirettamento lo alimentano.
L'occidente ricco faccia autocritica sulle proprie responsabilita', sulle
forme di oppressione nei confronti dei paesi del Medio Oriente: il
bombardamento e l'embargo all'Iraq, l'aver sostenuto con la vendita delle
armi e con investimenti finanziari le guerre degli ultimi cinquanta anni,
l'aver schiavizzato a proprio uso e consumo intere popolazioni a partire dai
bambini. Offra il perdono a Bin Laden in cambio di una sua consegna "salva
la vita", affinche' il Medio Oriente partecipi in un clima di dialogo e
cooperazione alla costruzione di un nuovo ordine mondiale fondato sul
dialogo tra le diverse civilta'. Sarebbe una svolta epocale e un nuovo modo
di costruire questa umanita'.
Il vangelo contiene le risposte per costruire la pace, in prima istanza
offrire il perdono e ripudiare la vendetta. Il dialogo diventa reale ed
efficace se il nostro perdono e' sincero. Spezzare la logica della violenza
significa agire affinche' le borse siano piu' trasparenti, si aboliscano i
paradisi fiscali, finisca la vendita di armi, si trovino per i focolai di
guerra strumenti creativi, alternativi a quelli militari, come ad esempio i
corpi civili di pace.
L'azione diretta nonviolenta sia ponte fra le vittime perche' dal basso si
scuotano le coscienze e si prepari il terreno per il dialogo. Si lavori
contemporaneamente per incontrare Bin Laden.

6. DOCUMENTAZIONE. I LILLIPUZIANI DOPO L'ASSEMBLEA DI FIRENZE
[Riportiamo il documento dei referenti Lilliput e Tavolo intercampagne che
hanno partecipato all'assemblea dei Social Forum a Firenze. Ci sembra molto
interessante, ma c'e' un punto a nosto parere semplicemente agghiacciante:
laddove si scrive che nell'assemblea dei Social Forum vi sarebbe stato "chi
considera anche l'assassinio politico un mezzo compatibile"; crediamo che di
fronte a simili scellerate opinioni non si possa fare i pesci in barile:
occorre esprimere una ferma condanna e rompere ogni rapporto. Noi pensiamo
che un omicidio sia sempre un atto criminale il piu' atroce; e pensiamo
quindi anche che nulla abbiamo da spartire con chi pensa che si possa
uccidere altri esseri umani. E' per questo che siamo contro tutte le guerre,
contro tutti gli eserciti, contro tutte le uccisioni, contro tutti i
terrorismi. Chi e' ambiguo su questo e' nostro assoluto avversario]
C'e' un gran bisogno di fare chiarezza sia sugli esiti dell'incontro di
Firenze sia, in generale, su quanto sta accadendo nel "movimento" dopo
Genova. Non e' affatto facile farlo perche' evidentemente siamo di fronte ad
una grande complessita' ma lo riteniamo necessario.
Alcune conclusioni della riunione di Firenze ci pare che abbiano significati
ambivalenti, che ci fanno sorgere molti dubbi sul futuro del movimento e sul
percorso intrapreso.
Cerchiamo di spiegare i motivi: abbiamo avuto la netta impressione che,
all'interno di quella che era la realta' del GSF, si stiano radicalizzando
le diversita' che, nessuno lo ha mai negato, sono state presenti fin
dall'inizio.
Quelle diversita' che, in alcuni casi, sono state un elemento positivo della
mobilitazione in occasione del vertice G8 ma che oggi faticano molto a
rimanere sotto un unico "cappello" e non possono piu' essere ridotte ad
unita', se non pretendendo d'imporre un nuovo "pensiero unico" al movimento.
L'impressione che abbiamo ricavato da Firenze e' che siamo di fronte ad un
movimento "vitale" (buona presenza di Social Forum e buona partecipazione di
persone ai lavori della due giorni), ma che tende pericolosamente a
"rinchiudersi" in una identita' forte che alla fine porta inevitabilmente a
"ghettizzare" il nostro ragionamento dietro slogan e luoghi comuni
(noglobal-guerra imperialista-disubbidienza) che comunicano sempre meno con
l'esterno, facendo prevalere un'immagine sempre piu' scontata e votata quasi
esclusivamente al solo "esser contro".
Di qui l'ambivalenza di molte decisioni prese. E' stato detto che occorre
riscrivere un nuovo "patto di lavoro" tra soggetti diversi perche' solo
sulla base di obiettivi e strategie concrete e' possibile rilanciare il
movimento.
Ma, nello stesso momento, non ci si e' posti sufficientemente il problema di
come "allargare" la base dei sottoscrittori di un nuovo possibile "patto di
lavoro", dando per scontato che il "patto", debba servire esclusivamente a
delineare i punti che possano tenere ancora insieme i soggetti che hanno
seguito la mobilitazione a Genova.
Contemporaneamente sono emerse in diversi gruppi di lavoro divergenze molto
forti fra i punti di vista lillipuziani e quelli di molte delle realta'
presenti.
Alcuni esempi:
1) nel gruppo di lavoro sui conflitti e la guerra e' emersa la divergenza
fra chi sottolinea (come Rete Lilliput) l'esigenza di una strategia
nonviolenta e chi considera anche l'assassinio politico un mezzo compatibile
per la liberazione dei popoli.
2) Nel gruppo sulla mobilitazione FAO-WTO la nostra esigenza di organizzare
una mobilitazione propositiva, non occasionale (con una campagna e non solo
facendo manifestazione contro i vertici altrui) decentralizzata e calata sul
territorio, ha inutilmente cozzato contro la proposta della mobilitazione
nazionale a Roma (contro-vertice e manifestazione o concerto...).
3) Dal gruppo di lavoro su finanziaria, spese militari e spese sociali esce
la rivendicazione di un "salario minimo garantito", rivendicazione
giustissima se posta in relazione alle diseguaglianze sociali che vigono
anche nel nostro paese ma che non si pone neppure il problema di come questo
ragionamento si concili con i livelli di vita dei paesi poveri e con la
limitatezza delle risorse planetarie: siamo disponibili a rimettere in
discussione anche il nostro standard di vita o il problema non ci riguarda?
Sempre in riferimento alla proposta della manifestazione (o
"evento-concerto" come propongono altri) a Roma il 10 novembre, e' da molti
vissuta come una mobilitazione quasi in contrapposizione alla Perugia-Assisi
che e' stata vista come un evento "annacquato" rispetto ai contenuti forti
di questo movimento.
Va da se' che in realta', ci piaccia o meno, l'eventuale manifestazione
sara' poi vista e letta dalla stampa e buona parte dell'opinione pubblica,
come contrapposizione alla mobilitazione pro-America organizzata dal
centro -destra, riducendo di molto la possibilita' di fare emergere dei
contenuti.
Alla fine si produce un "effetto paradossale" per cui, un soggetto che si
scioglie, non lo fa indicando semplicemente un percorso possibile per
allargare la propria base di consenso e le sue capacita' di mobilitazione,
che noi riteniamo il primo obiettivo di chi, come noi oggi, si trova a
doversi battere contro una guerra e il pericoloso tentativo di cancellare
qualsiasi dissenso sociale verso questa globalizzazione. Si sceglie
piuttosto di definire e lanciare prioritariamente una serie di
mobilitazioni, che non riguardano solamente la scadenza FAO-WTO ma anche gli
scioperi dei Cobas Scuola, della Cub, della Fiom piu' le
mobilitazioni/occupazioni annunciate dai "disubbidienti" in giro per
l'Italia. Non e' per noi in discussione la giustezza di nessuna di queste
mobilitazioni in se', ma il fatto che ognuna di queste sia data per
scontata, senza neppure capire come i temi si intreccino tra di loro ed
entrino in relazione.
Troppo spesso, anche dai Forum Locali (fenomeno di "diffusione territoriale"
di per se stesso assai positivo), giunge un appello a mobilitarsi ed a
prendere decisioni, piuttosto che cercare di allargare il confronto e
coinvolgere altri soggetti o, ancora, affrontare le contraddizioni che la
globalizzazione semina anche sul territorio locale.
In questo quadro, evidentemente contraddittorio, ma che di per se' non
sarebbe negativo, la spinta incalzante alla mobilitazione, al continuo
"scendere in piazza", all'inseguire le scadenze rischia di dare il "colpo
finale" ad un serio processo di confronto e di discussione. Si preferisce
semplificare, per essere comunque tutti uniti e pronti a rispondere alla
"necessita'" di una mobilitazione.
Alla fine chi, come la Rete Lilliput, riteneva e ritiene necessario tenere
aperta la discussione per definire nuove metodologie di mobilitazione e di
confronto viene vissuto quasi con un certo "fastidio". Le considerazioni
fatte da Gesualdi all'assemblea dei Social Forum, a nome del Tavolo e della
Rete, che chiedeva che il percorso dell'ISF fosse uno spazio di confronto
aperto, che si perseguisse il coinvolgimento di altre realta' sociali pur
mantenendo la radicalita' della nostra critica, che si seguissero tempi e
modi di discussione compatibili con la riflessione di tutti, che si
riflettesse a fondo sull'esigenza di una reale strategia di cambiamento
nonviolento della realta', sono praticamente cadute nel vuoto e, in alcuni
casi, sono state oggetto di polemiche.
Naturalmente tutte queste valutazioni fanno parte di una discussione in
corso e molte delle cose dette o appena accennate ci auguriamo che siano
prese in considerazione e oggetto di dibattito. Ma, a questo punto, chi si
pone realmente il problema di discutere se, semplicemente, ci si limita a
convocare mobilitazioni? Oggi ci sentiamo molto delusi dalle semplificazioni
a cui si presta il percorso delineato a Firenze, riteniamo anche che esse
rischino di limitare molto seriamente le potenzialita' del nostro agire. In
questo contesto, anziche' dedicare la maggior parte delle energie ad un
confronto solo interno alle realta' che fanno parte dell'ex-GSF, crediamo
che la Rete Lilliput debba valorizzare un percorso diverso a partire da una
prima mobilitazione in occasione dell'apertura del vertice WTO d'inizio
novembre.
Una mobilitazione locale, d'informazione e proposta, che apra la strada ad
una vera e propria "campagna" di piu' lunga durata sulle questioni piu'
importanti al centro dei nuovi accordi di liberalizzazione (diritto al cibo
e alla salute, tutela delle risorse del pianeta, diritti delle persone ai
servizi essenziali, limiti alla liberta' d'investimento ed alla proprieta'
intellettuale) potrebbe far emergere concretamente un modo diverso di
manifestare e di agire.
Cercheremo di portare un "contributo" oggettivo all'idea che un altro modo
di confrontarsi e di mobilitarsi sia possibile. In questo senso si puo' e si
deve fare il massimo sforzo per riaprire una discussione sulle prospettive
del movimento per una diversa globalizzazione in Italia, evitando
scorciatoie e semplificazioni che oggi rischiano di depotenziare fortemente
il valore della critica che siamo in grado di condurre rispetto alla
globalizzazione delle merci e dei profitti.
Crediamo che per la Rete Lilliput si ponga realmente il problema
dell'adesione a un nuovo Patto di Lavoro e al percorso delineato, anche per
l'oggettiva difficolta' a vedere considerato il proprio punto di vista su
quanto sta accadendo e si sta muovendo. Il percorso di definizione di un
nuovo "patto di lavoro" speriamo sia l' occasione per riaprire il confronto
sulla scelta di tempi e modi adeguati per le mobilitazioni, con la scelta di
un percorso ed una strategia di cambiamento realmente nonviolento e diverso
rispetto a quello che sta emergendo nel movimento dopo Genova.
I portavoce del Tavolo promotore della Rete Lilliput all'assemblea dei
Social Forum di Firenze: Francesco Gesualdi, Alberto Castagnola, Fabio
Lucchesi, Tiziano Tissino e Lisa Clark.

7. DOCUMENTAZIONE. LA CARTA DEI PRINCIPI DEL FORUM MONDIALE DELLE
ALTERNATIVE
[Da "Notizie Porto Alegre 2002", n. 1 del 24 ottobre riportiamo questo
documento. Per contatti: e-mail: fma@puntorosso.it, sito: www.puntorosso.it]
Il comitato brasiliano delle organizzazioni che hanno promosso e organizzato
il primo Forum Mondiale delle Alternative tenutosi a Porto Alegre dal 25 al
30 gennaio 2001, dopo averne valutato i risultati e le aspettative da esso
suscitate, ha ritenuto necessario stilare e proporre una Carta di principi
allo scopo di indirizzare il costante evolversi del processo intrapreso.
I principi espressi nella Carta sono certamente utili a tutti coloro che
desiderano prendere parte e/o organizzare nuove edizioni del Forum Mondiale
delle Alternative, poiche' contengono le intenzioni che sono state alla base
del Forum di Porto Alegre 2001, determinando il successo di quella prima
edizione, e ne ampliano la portata definendo le linee evolutive che secondo
tale logica e' opportuno perseguire.
1. Il Forum Mondiale delle Alternative rappresenta un punto d'incontro
aperto alla riflessione e al dibattito democratico delle idee, alla
formulazione di proposte, allo scambio di esperienze e collegamenti di
gruppi e movimenti della societa' civile che si oppongono al neoliberismo,
al dominio capitalista e a ogni forma di imperialismo. Il Forum Mondiale
delle Alternative si impegna a costruire una societa' planetaria che ponga
al centro l'essere umano.
2. Il Forum Mondiale delle Alternative di Porto Alegre 2001 e' stato un
evento localizzato nel tempo e nello spazio.  D'ora in poi, in forza della
certezza che "un altro mondo e' possibile" proclamata a Porto Alegre, esso
diviene un processo permanente di ricerca e di elaborazione di alternative
che non possono esaurirsi negli eventi che vengono promossi a suo sostegno.
3. Il Forum Mondiale delle Alternative e' un ambito di dimensioni mondiali.
Tutti i convegni indetti come parte di questo processo hanno dimensione
internazionale.
4. Le alternative proposte al Forum Mondiale delle Alternative si oppongono
al processo di globalizzazione capitalistica promosso dalle grandi
multinazionali, dai governi e dalle istituzioni internazionali che sono al
loro servizio. Tali alternative intendono garantire la globalizzazione della
solidarieta' come nuovo palcoscenico della storia del mondo. Cio' deve
prevedere il rispetto universale dei diritti umani e dei cittadini - donne e
uomini - di ogni nazione e dell'ambiente, che solo sistemi democratici e
istituzioni internazionali al servizio della giustizia sociale,
dell'uguaglianza e della sovranita' dei popoli, sono in grado di garantire.
5. Il Forum Mondiale delle Alternative riunisce e mette in collegamento
solamente organizzazioni e movimenti della societa' civile di tutti i paesi
nel mondo, ma non intende ne' essere un organismo che rappresenta la
societa' civile mondiale ne' escludere dai dibattiti che promuove coloro che
ricoprono incarichi di responsabilita' politica e che - in rappresentanza
del loro popolo - decidano di assumere gli impegni che ne sono il risultato.
6. Le riunioni del Forum Mondiale delle Alternative non deliberano per conto
del FMA in quanto organismo. Nessuno, percio', sara' autorizzato, in alcuna
delle edizioni del Forum, a esprimere posizioni a nome di tutti i
partecipanti. Ai partecipanti al Forum non verra' chiesto di prendere
decisioni comuni, ne' tramite il voto ne' per acclamazione, su dichiarazioni
o proposte di intervento che potrebbero impegnare tutti (o la maggioranza) e
che propongano di essere assunte come posizioni formalizzate del Forum in
quanto organismo complessivo.
7. Nondimeno, alle organizzazioni o ai gruppi di organizzazioni che
partecipano alle riunioni del Forum deve essere assicurato il diritto,
durante tali riunioni, di deliberare sulle dichiarazioni o sugli interventi
sui quali essi possono decidere singolarmente o d'accordo con gli altri
partecipanti. Il Forum Mondiale delle Alternative si impegna pertanto a far
circolare nel modo piu' ampio tali decisioni con i mezzi a sua disposizione,
evitando di porsi come organismo dirigente, rifiutando di creare gerarchie,
di esercitare azione di censura o di freno, ma considerando quelle decisioni
come delibere delle organizzazioni o dei gruppi di organizzazioni che hanno
preso le decisioni stesse.
8. Il Forum Mondiale delle Alternative e' un contesto di carattere
pluralista e articolato, non-confessionale, non-governativo e apartitico
che, in modo decentrato, mette in collegamento organizzazioni e movimenti
impegnati in interventi concreti a livello locale e internazionale per la
costruzione di un mondo diverso. Non costituisce quindi un luogo dove i
partecipanti alle riunioni possano disputarsi il potere, ne' intende
costituire l'unica opzione di collegamento e di intervento da parte delle
organizzazioni e dei movimenti che vi partecipano.
9. Il Forum Mondiale delle Alternative sostiene la democrazia come unico
mezzo per la soluzione politica dei problemi sociali. Come luogo di
incontro, e' aperto al pluralismo e alla diversificazione degli interventi e
delle forme di impegno delle organizzazioni e dei movimenti che decidono di
partecipare, oltre che alla diversita' di genere, di razza, di etnia e di
cultura.
10. Il Forum Mondiale delle Alternative si oppone a ogni forma di
totalitarismo e di visione riduttiva della storia, all'uso della violenza
come mezzo di controllo sociale da parte dello Stato. Esso sostiene il
rispetto dei diritti umani, delle relazioni pacifiche basate
sull'uguaglianza e la solidarieta' fra i singoli, le razze, i generi e i
popoli e condanna tutte le forme di dominio e ogni forma di subordinazione
tra le persone.
11. Le riunioni del Forum Mondiale delle Alternative sono sempre aperte a
tutti coloro che desiderino prendervi parte, escludendo quelle
organizzazioni che usano la vita delle persone come strumento di azione
politica.
12. Come Forum di dibattito il Forum Mondiale delle Alternative e' un
movimento di idee che favorisce la riflessione e la circolazione piu'
trasparente possibile dei risultati che ne derivano riguardo ai meccanismi e
agli strumenti di dominio da parte del capitale, ai mezzi e agli interventi
per resistere e superare quel dominio, alle alternative che possono essere
proposte per risolvere i problemi di emarginazione e disuguaglianza che
l'attuale processo di globalizzazione capitalistica sta creando o sta
aggravando a livello internazionale e all'interno dei singoli paesi.
13. Come ambito di scambio di esperienze, il Forum Mondiale delle
Alternative favorisce la comprensione e il riconoscimento reciproco fra le
organizzazioni e i movimenti che vi partecipano, e attribuisce particolare
valore a tutto quanto la societa' predisponga al fine di concentrare
l'attivita' economica e l'intervento politico sui bisogni dell'uomo e sul
rispetto della natura.
14. Come contesto per le interrelazioni, il Forum Mondiale delle Alternative
cerca di consolidare e creare nuovi collegamenti nazionali e internazionali
fra organizzazioni e movimenti della societa' civile che - sia nella vita
pubblica sia in quella privata - accrescano la capacita' di resistenza
sociale al processo di disumanizzazione cui il mondo e' sottoposto e
appoggino le misure intraprese da quei movimenti e da quelle organizzazioni
per opporvisi.
15. Il Forum Mondiale delle Alternative e' un processo che incoraggia
organizzazioni e movimenti che vi prendono parte a presentare i loro
interventi come problemi di cittadinanza dell'intero pianeta e a introdurre
nell'agenda globale quelle pratiche che loro stanno sperimentando e che
stimolano il cambiamento per costruire un mondo nuovo.
Sao Paulo, aprile 9 2001
ABONG - Associazione brasiliana delle Organizzazioni Non-Governative
ATTAC - Associazione per la Tassazione delle Transazioni Finanziarie e per
l'Aiuto ai Cittadini
CBJP - Commissione brasiliana di Giustizia e di Pace, Consiglio Nazionale
dei Vescovi (CNBB)
CIVES -Associazione brasiliana delle Associazioni di Affari per la
Cittadinanza
CUT - Confederazione Centrale dei Sindacati (Trade Unions)
IBASE - Istituto brasiliano per gli Studi Sociali ed Economici
CJG - Centro per la Giustizia Globale
MST - Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra

8. ESPERIENZE. L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE AMICI DI ALDO CAPITINI
[Dal sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini (per contatti:
tel.0755736104, fax 075887141, e-mail: ass.capitini@full-service.it)
riprendiamo la seguente scheda di presentazione.
Aldo Capitini è nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato,
docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la
nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il più grande
pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini:
la miglior antologia degli scritti è (a cura di Giovanni Cacioppo e vari
collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977;
recentemente è stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza,
Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici,
Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991; e gli scritti sul
Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996. Presso la redazione di "Azione
nonviolenta" sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed
opuscoli di Capitini non più reperibili in libreria (tra cui i fondamentali
Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969).
Negli anni '90 è iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte;
sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, e un volume di
Scritti filosofici e religiosi. Opere su Aldo Capitini: oltre alle
introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo
Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda: Giacomo Zanga, Aldo
Capitini, Bresci, Torino 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, ECP, S.
Domenico di Fiesole 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo
Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Rocco Altieri,
La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo
Capitini, BFS, Pisa 1998; Antonio Vigilante, La realtà liberata. Escatologia
e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999]
L'Associazione Nazionale Amici di Aldo Capitini, fondata a Perugia, e' in
tutta Italia per diffondere la conoscenza degli scritti e della figura di
Aldo Capitini, raccogliendo e coordinando tutti gli amici vecchi e nuovi
disponibili a lavorare per questo scopo.
L'Associazione e' a disposizione di tutti coloro, singoli e gruppi, che
richiedono notizie e interventi sulla figura di Aldo Capitini e raccoglie le
testimonianze e i documenti che si producono nel mondo su Aldo Capitini, sui
temi della pace, della nonviolenza, della partecipazione democratica con il
controllo dal basso per un potere di tutti, di una riforma religiosa che
liberi da ogni dogmatismo e da ogni chiusura e unisca tutti nella ricerca di
una realta' liberata attraverso la compresenza.
L'Associazione e' dunque felice di acquisire tutti i contributi e di
accogliere tutte le persone interessate.
*
L'attivita' degli "Amici di Aldo Capitini" si e' svolta, finora, in tutta
Italia, promuovendo, tra l'altro, la Seconda Marcia della Pace Perugia
Assisi nel 1978 da cui hanno preso inizio le successive che tuttora
proseguono, l'istituzione di borse di studio per tesi di laurea sul pensiero
di Aldo Capitini cui hanno partecipato tutte le Universita' italiane;
l'organizzazione nel 1984 di un convegno internazionale sul tema "Le
tecniche della nonviolenza" con la partecipazione di numerosi studiosi come
Giuliano Pontara, Antonino Drago, Alberto L'Abate, Franco Fornari, Goffredo
Fofi, Joyce Lussu, Franco Bentivogli e testimonianze di movimenti di tutto
il mondo tra cui Gruppo Abele di Torino, Woman of Greenham Common, Unione
patriottica del Curdistan, Fronte popolare di liberazione del popolo
eritreo, Fronte Farabundo Marti di Liberazione Nazionale di El Salvador,
Comitato di solidarieta' con il popolo del Guatemala, Sinn Fein, Comitato di
solidarieta' con Solidarnosc, Centro ecumenico interconfessionale Valdivieso
di Managua; l'organizzazione di una tavola rotonda in occasione del
cinquantesimo anniversario dei C.O.S. (Centri di orientamento sociale) a
Perugia nel maggio del 1995 con la partecipazione di Franco Ferrarotti,
Valdo Spini, Fabrizio Bracco, Pio Baldelli coordinato da Nini Menichetti; la
promozione di un concorso per le scuole della Provincia di Perugia sui
principi fondamentali della nostra Costituzione dei cui valori democratici
Aldo Capitini e' stato testimone ed assertore; la pubblicazione, in
collaborazione con la Provincia di Perugia, della ricerca fatta dalla Scuola
elementare Italo Calvino di Montelaguardia dal titolo "Attenti all'uomo"
presentata al Parlamento italiano dal Ministro per gli Affari regionali e
apprezzata e lodata dal Presidente della Repubblica; e partecipando a varie
iniziative e convegni sui temi capitiniani a Pisa, Roma, Perugia, Napoli,
Pesaro, Foligno, Torino, Arezzo, Terni, ecc.
L'Associazione inoltre e' impegnata, con gli studiosi del pensiero di
Capitini, nella ristampa e nell'edizione critica di molte delle opere piu'
significative di Capitini, e collabora, con la Regione Umbria, la Provincia
di Perugia, il Comune di Perugia, la Fondazione centro studi Aldo Capitini,
alla pubblicazione dell'opera omnia, di cui sono gia' editi i primi due
volumi.
*
Per collaborare all'attivita' dell'Associazione Nazionale "Amici di Aldo
Capitini" e' necessario presentare una domanda di ammissione a socio alla
sede di Perugia, in via Ulisse Rocchi 3, 06100, con lettera o fax (tel.
0755736104 - 075887141, fax 075887141) o e-mail:
ass.capitini@full-service.it, e versare la quota annuale di adesione
associativa riportata di seguito al CCP 14826069: quota annuale giovani fino
a 26 anni : lire 10.000; quota annuale soci ordinari : lire 30.000; quota
annuale soci sostenitori : lire 50.000 - 100.000.
*
Cosi' si presenta Capitini nell'autobiografia:
"Nel ventennio dal 1924 al 1944 ho potuto mettere a frutto quel senso
etico-classico dei valori e della vita, in un modo che indicherei mediante
quattro punti:
1. negli studi universitari a Pisa dal 1924, letterari all'inizio, passai
sempre piu' agli studi filosofici che meglio mi servivano per costruire le
giustificazioni dell'opposizione al fascismo e della costruzione
libero-religiosa;
2. alla posizione di intellettuale associai, dopo la Conciliazione e la
vista del tradimento del Vangelo, il lavoro pratico di propaganda di idee,
di cercare altri, di formare gruppi, lavoro che cominciai alla Normale di
Pisa, dove ero segretario, nel 1931 e continuai con Claudio Baglietto (morto
poi a Basilea nel 1940, esule e obiettore di coscienza), uniti nel
diffondere nuovi principi di vita religiosa, teistica, nonviolenta (avevamo
conosciuto la noncollaborazione di Gandhi), antifascista; da allora io sono
principalmente il ricercatore e il costitutore di una vita religiosa, in
contrasto con quella tradizionale, leggendaria, istituzionale, autoritaria,
e compromessa fino al collo con la guerra, i privilegi, le oppressioni delle
societa' attuali; da allora ho sempre meglio chiarito per me e per gli altri
che cosa significasse la piu' profonda apertura a tutti;
3. presa da Gandhi l'idea del metodo nonviolento impostato sulla
noncollaborazione, potevo avere una guida per dir di no al fascismo (quando
Giovanni Gentile mi chiese la tessera fascista per conservarmi nel posto
della Normale), e soprattutto un modo per realizzare concretamente quel
certo francescanesimo a cui tendevo da fanciullo, col vantaggio che San
Francesco era prima dell'Illuminismo, mentre Gandhi veniva dopo il
Settecento, con la serissima applicazione dei principi della liberta',
fratellanza, eguaglianza (piu' che non abbiano fatto i borghesi che li
avevano annunciati), e del valore fondamentale della ragione critica e della
coscienza anche in religione; per oppormi alle guerre che Mussolini
preparava, presi la decisione vegetariana, nella convinzione che il
risparmio delle vite di subumani inducesse al rifiuto di uccidere esseri
umani;
4. la mia spinta alla politica, viva fin dalla fanciullezza, si veniva
concretando, anche per opposizione alla dittatura, in una sintesi di
liberta' e di socialismo, criticando nel liberalismo la difesa
dell'iniziativa privata capitalistica e nel socialismo vittorioso la
trasformazione in statalismo non aperto al controllo dal basso e alla
liberta' di informazione e di critica per ogni cittadino, anche proletario".

9. LETTURE. GIULIETTO CHIESA: G8/GENOVA
Giulietto Chiesa, G8/Genova, Einaudi, Torino 2001, pp. 112, lire 14.000. Una
testimonianza ed una riflessione sulle giornate del G8 a Genova di un
prestigioso giornalista e saggista, esperto di questioni internazionali,
presidente di "Planet Genova" (associazione culturale cui aderiscono anche
importanti istituzioni).

10. LETTURE. CONCITA DE GREGORIO: NON LAVATE QUESTO SANGUE. I GIORNI DI
GENOVA
Concita De Gregorio, Non lavate questo sangue. I giorni di Genova, Laterza,
Roma-Bari 2001, pp. 152, lire 18.000. I giorni del G8 a Genova nel reportage
e secondo il punto di vista di una giornalista del quotidiano "La
Repubblica".

11. LETTURE. I QUADERNI SPECIALI DI LIMES: NEL MONDO DI BIN LADEN
I quaderni speciali di Limes, Nel mondo di Bin Laden, supplemento al n.
4/2001, pp. 192, lire 14.000. L'accurata e sempre interessante rivista di
geopolitica diretta da Lucio Caracciolo offre con questo nuovo quaderno
ulteriori contributi di documentazione, di analisi e di dibattito sulla
guerra in corso, i suoi vari aspetti e le sue varie implicazioni.

12. RILETTURE. ERNESTO BALDUCCI: FRANCESCO D'ASSISI
Ernesto Balducci, Francesco d'Assisi, Edizioni cultura della pace, S.
Domenico di Fiesole (FI) 1989, pp. 224, lire 18.000. Non una biografia in
piu' di Francesco, scrive padre Balducci, ma "la rievocazione critica della
sua straordinaria vicenda a partire da un presupposto che la illumina di
luce nuova: la situazione in cui s trova l'umanita' sul finire del secondo
millennio" che impone nuovi impegni, scelte decisive, stili di vita e di
pensiero rigorosi; impegni, scelte, stili prefigurati dal poverello di
Assisi.

13. RILETTURE. CESARE BECCARIA: DEI DELITTI E DELLE PENE
Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, Einaudi, Torino 1965, 1994, pp.
722, lire 22.000. Il capolavoro di Beccaria nella magnifica edizione curata
dall'indimenticabile Franco Venturi, con formidabile corredo critico e
documentario.

14. RILETTURE. JOHN STUART MILL: SAGGIO SULLA LIBERTA'
John Stuart Mill, Saggio sulla liberta', Il Saggiatore, Milano 1984, pp.
160, lire 12.000. Un classico del pensiero liberale che sempre apre a
rinnovate meditazioni.

15. INCONTRI. TRE APPUNTAMENTI DI "LUNARIA"
[Da Lunaria (e-mail: terzosettore@lunaria.org; sito: www.lunaria.org)
riceviamo e diffondiamo]
* Lunedi' 29 ottobre, ore 17, presso l'Aula Magna della Facolta' di
Sociologia, in via Salaria 113 a Roma: incontro sul tema: "Poteri e
movimenti: teorie e pratiche della globalizzazione dal basso. Le alternative
per un ordine di pace: disarmo, diritto internazionale, societa' civile",
partecipano: Serge Latouche (Universita' di Parigi), Giulio Marcon
(Consorzio Italiano di Solidarieta', ICS), Luigi Ferrajoli (Universita' di
Camerino). Ingresso libero.
* Venerdi' 30 novembre - sabato primo dicembre: "Introduzione al terzo
settore. Seminario introduttivo: storia, attivita', leggi, risorse delle
organizzazioni nonprofit". Dodici ore di formazione e informazione sugli
strumenti a disposizione di chi vuole dimostrare che un altro mondo e'
possibile. Per la partecipazione e' richiesto un contributo. Per
informazioni: www.lunaria.org/tertium/formazione.htm
* Campagna "Sbilanciamoci": come usare la spesa pubblica per la societa',
l'ambiente, la pace. E' stato presentato il Dossier sulla Legge Finanziaria
2002, disponibile sul sito: www.lunaria.org/sbilanciamoci. Dal 5 novembre
sara' pronto il nuovo rapporto della campagna, edito dalla Manifestolibri
(300 pagine, 30.000 lire, sconto del 40% per gruppi e associazioni). Tra gli
autori di Sbilanciamoci 2002 vi sono: Gianfranco Bologna, Nicoletta Dentico,
Luca De Fraia, Martin Koehler, Stefano Inglese, Giulio Marcon, Martino
Mazzonis, Alessandro Messina, Massimo Paolicelli, Mario Pianta, Marina
Ponti, Guglielmo Ragozzino, Cristina Zadra. Per informazioni: Lunaria, tel.
068841880, sito: www.lunaria.org

16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

17. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
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LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 271 del 28 ottobre 2001