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La nonviolenza e' in cammino. 265



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 265 del 22 ottobre 2001

Sommario di questo numero:
1. Francesco Iannuzzelli, azione nonviolenta alla base dei sottomarini
nucleari in Scozia
2. Alessandro Marescotti, al Prefetto di Taranto
3. Alcuni appunti sull'addestramento alla nonviolenza
4. Hannah Arendt, il male supremo del nostro tempo
5. Etty Hillesum, geroglifici
6. Simone Weil, pedagogia
7. Bob Dylan, con dio dalla nostra parte
8. Umberto Eco, scenari di una guerra globale
9. Francesca Bucca, a Palermo dal 16 al 18 novembre
10. La Meridiana: 15 libri sulla pace a 95.000 lire
11. Letture: Aldo Capitini, Scritti filosofici e religiosi
12. Letture: Maurilio Guasco, Paolo Trionfini (a cura di), Don Zeno e
Nomadelfia
13. Letture: Michele Zappella, Autismo infantile
14. Riletture: Marthe Robert, L'antico e il nuovo
15. Per studiare la globalizzazione: da Roberto Tecchio a Françoise Thebaud
16. La newsletter di "Misteri d'Italia"
17. La "Carta" del Movimento Nonviolento
18. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. FRANCESCO IANNUZZELLI: AZIONE NONVIOLENTA ALLA BASE DEI
SOTTOMARINI NUCLEARI IN SCOZIA
[Francesco Iannuzzelli e' un pacifista nonviolento impegnato nell'esperienza
di Peacelink. Per contatti: francesco@href.org]
Si svolge oggi lunedi' 22 ottobre 2001 "OkBlok", The October Blockade,
ovvero una manifestazione nonviolenta di protesta contro i sottomarini
nucleari organizzata da Scottish Campaign for Nuclear Disarmament e da
Trident Ploughshares.
Il luogo e' Faslane, vicino Glasgow, la base che ospita i sottomarini
nucleari britannici della classe Vanguard, armati con testate nucleari.
L'obiettivo e' quello di circondare la base con piu' gente possibile e
bloccarne l'attivita' per una giornata intera, anche a rischio di essere
arrestati, come gia' successo nelle manifestazioni precedenti.
I sottomarini nucleari Vanguard non solo sono un rischio per l'ambiente, in
quanto a propulsione nucleare, ma essendo anche armati con missili balistici
Trident con testate nucleari sono una vera e propria arma di distruzione di
massa che andrebbe messa al bando in nome del diritto internazionale.
Per altre informazioni sui sottomarini nucleari balistici inglesi e sulla
base di Faslane vedere la seguente FAQ:
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/rischio_nucleare/sottomarini/tride
nt.shtml
Si preannuncia una notevole adesione alla manifestazione, da molti paesi.
Nelle edizioni precedenti circa mille persone vi hanno preso parte.
Io stesso partecipero' al tentativo nonviolento di bloccare la base e ne
subiro' le prevedibili conseguenze (arresto, denuncia e processo).
PeaceLink aderisce alla manifestazione e proporra' varie iniziative di
solidarieta' nei confronti dei manifestanti arrestati.
Per altre informazioni sulla manifestazione:
http://www.cndscot.dial.pipex.com/protest/OK1.html
http://www.cndscot.dial.pipex.com/protest/okblok.html

2. INIZIATIVE. ALESSANDRO MARESCOTTI: AL PREFETTO DI TARANTO
[Alessandro Marescotti e' presidente di Peacelink; per contatti: e-mail:
a.marescotti@peacelink.it; sito: www.peacelink.it]
Gentile Prefetto,
quando lei leggera' questo fax sara' in corso un'azione di blocco
nonviolento della base scozzese di Faslane da cui partono i sottomarini
nucleari che transitano anche nel Mediterraneo e che possono essere ospitati
dalla base navale di Taranto.
A questa azione PeaceLink partecipera' con un suo attivista, Francesco
Iannuzzelli. Quando lei leggera' questo fax, Francesco sara' sdraiato
all'ingresso della base nucleare assieme a centinaia di altri attivisti per
la pace, provenienti da tutto il mondo, decisi a testimoniare l'impegno per
un mondo libero dall'incubo nucleare. Francesco non opporra' violenza e,
insieme agli altri, cerchera' di solo di far riflettere altre persone.
Infatti chi vorra' entrare nella base nucleare potra' farlo ma dovra'
passare sui loro corpi e si rendera' evidente e insolita l'abitudine ad un
gesto quotidiano banale: l'obbedienza.
Francesco sara' probabilmente fermato ed arrestato assieme agli altri ed io
digiunero' assieme agli amici di PeaceLink che vorranno unirsi per
solidarieta'.
Il digiuno durera' finche' sia Francesco sia l'ultimo dei partecipanti non
saranno scarcerati.
Le chiedo di farsi interprete presso il governo italiano delle motivazioni
per cui PeaceLink decide di partecipare ad una simile azione; mi auguro che
nessuna violenza sia compiuta nei confronti di un cittadino italiano che
aderisce ai principi gandhiani dell'azione nonviolenta.
La nostra manifestazione e' finalizzata a richiamare l'attenzione sul
rischio nucleare costituito dai sottomarini dotati di reattori atomici e di
missili intercontinentali Trident.
La nuova situazione di guerra rischia di innalzare il livello di pericolo da
far accettare alla collettivita' e di far passare in secondo piano
l'esigenza di tutelare le popolazioni.
Le rinnovo la richiesta di avviare una revisione del piano di emergenza
nucleare di Taranto in quanto non tutela per nulla la citta' in caso di
incidente nucleare.
L'azione nonviolenta di Faslane vuole avere lo scopo di riflettere tutti
insieme e di operare affinche' nei nostri porti l'incubo nucleare non venga
accettato come una normale tassa da pagare.
In nome dell'obbedienza alcuni uomini accettano tutto. Altri hanno deciso
che l'obbedienza ha un limite e che la coscienza in alcuni momenti debba
avere la prevalenza sulla passiva accettazione dell'esistente. Un incidente
nucleare contaminerebbe mortalmente per migliaia di anni l'ambiente: chi
saprebbe spiegare ai nipoti dei nostri nipoti le ragioni dell'accettazione
di una simile sciagura?
Con il digiuno partecipo al messaggio di pace che in Scozia viene lanciato
al mondo.
Le chiedo che da Taranto Lei si faccia interprete di queste ragioni presso
il Governo Italiano.

3. MATERIALI. ALCUNI APPUNTI SULL'ADDESTRAMENTO ALLA NONVIOLENZA
[Il testo seguente e' un estratto da un intervento del 22 luglio 1999, poi
recuperato come capitolo 18 del nostro lavoro La nonviolenza contro la
guerra, disponibile nella rete telematica all'url
www.peacelink.it/users/crp/nonviolenza]
* Una riflessione preliminare
La necessità dell'addestramento alla nonviolenza
1. La nonviolenza come "potere di tutti"
La nonviolenza e' il "potere di tutti": ovvero quella metodologia di lotta e
quella proposta di valori che hanno come fondamento il massimo di apertura
agli altri, il massimo di riconoscimento e promozione di umanita', la
prospettiva democratica integrale: fino al farsi carico nelle proprie scelte
non solo dell'intera umanita' presente, ma anche di quella passata e di
quella futura.
2. Due opportune specificazioni sulla responsabilita' verso l'umanita'
futura e passata
Il tema della responsabilita' nei confronti delle generazioni future e'
ormai uno dei nodi cruciali della riflessione etica contemporanea con
particolar riferimento alla crisi ecologica ed alle questioni bioetiche.
Il tema della responsabilita' verso le generazioni passate e' compresente
nelle tradizioni culturali fin piu' arcaiche nella forma del culto dei
morti, e sebbene sia stato forse meno tematizzato in termini di oggetto di
riflessione delle etiche pubbliche contemporanee, esso e' sentito
fortissimamente da ogni essere umano in quanto si riconosce parte di una
comunita' specifica - appunto l'umanita' intera - e corresponsabile di un
progetto complessivo - appunto la civilta' umana, quale che sia il modo in
cui si intenda tale concetto -.
3. Una teoria-prassi che chiunque puo' adottare
La definizione della nonviolenza come "potere di tutti" ha anche un altro
decisivo significato: che essa e' una teoria-prassi che da tutti e da
chiunque puo' essere adottata. Mentre altre teorie e pratiche richiedono
particolari qualita' fisiche, intellettuali, morali o culturali, la
nonviolenza si caratterizza per poter essere praticata da chiunque, che sia
giovane o bambino, persona matura o anziana; che sia uomo o donna; che sia
forte o debole, in eccellente salute o affetto da grave malattia. La
nonviolenza e' quella forma di lotta e quella proposta di azione che rende
possibile a tutti di partecipare pienamente ad essa, tanto nel processo
decisionale quanto nella realizzazione concreta.
4. La nonviolenza non e' una parola magica
Ma il fatto che la nonviolenza sia il "potere di tutti" non significa che
chiunque puo' adottarla senz'altro. Per utilizzare la nonviolenza occorre:
a) approfonditamente conoscerla; b) persuasamente accoglierla; c)
addestrarsi tenacemente ad essa; d) personalmente e costantemente ripensarla
criticamente e creativamente.
Qui intendiamo sottolineare particolarmente la necessita'
dell'addestramento, per poter promuovere o partecipare ad un'azione diretta
nonviolenta o a una campagna di lotta nonviolenta.
5. La nonviolenza come scelta necessitata
Dopo Auschwitz e dopo Hiroshima i movimenti di lotta che si impegnano per la
pace, la democrazia, i diritti umani, la difesa della biosfera, devono
acquisire la consapevolezza che solo i valori e le metodologie della
nonviolenza sono integralmente coerenti con i fini che essi perseguono; non
solo: che la scelta della nonviolenza e' obbligata poiche' quando esiste,
come attualmente esiste, la concreta possibilita' dei potenti di distruggere
tutto, e' necessario adottare tecniche e strategie di lotta che tengano il
conflitto al livello meno distruttivo possibile, e che garantiscano
all'avversario che non verra' fisicamente annientato, dissuadendolo cosi' da
scelte apocalittiche.
Del resto non solo rispetto alla controparte, ma anche rispetto a soggetti
terzi, vi e' per i movimenti di lotta sopra citati la necessita' di essere
persuasivi ed educativi, ovvero di comunicare correttamente i propri fini e
la propria fedelta' ad essi, e la miglior forma di comunicazione e' la
scelta di mezzi coerenti con i fini perseguiti. E' evidente che chi lotta
per la giustizia, la solidarieta', la liberazione umana, i diritti umani,
per essere convincente deve nel corso stesso della lotta dimostrare la sua
fedelta' a quei valori, e quindi adottare modalita' organizzative e
decisionali, strategie e tecniche, scelte operative e concrete azioni, che
siano rigorosamente coerenti. L'azione nonviolenta e' la sola forma di lotta
per la dignita' umana che questa coerenza tra mezzi e fini assume come
fondamento.
* Una scaletta di lavoro
A. Alcuni concetti essenziali per l'addestramento alla nonviolenza
1. La conoscenza e la critica;
2. Responsabilita', persuasione, ascolto;
3. Solidarieta' e condivisione;
4. La scelta della democrazia, la consapevolezza della fallibilita';
5. Alcuni principi fondamentali della nonviolenza (noncollaborazione con
l'ingiustizia; rifiuto dell'uccisione e delle lesioni fisiche; rifiuto della
menzogna; coerenza tra mezzi e fini; umanizzazione del conflitto).
B. Sulle tecniche di addestramento
Cfr. il libro curato da Alberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza,
Satyagraha, Torino; cfr. anche il libro di Aldo Capitini, Le tecniche della
nonviolenza, Libreria Feltrinelli, Milano.
C. Tecniche decisionali nonviolente
1. Il metodo del consenso;
2. I gruppi di affinita' ed il consiglio dei portavoce.
D. Sulle tecniche dell'azione nonviolenta
Cfr. il vasto repertorio contenuto nei tre volumi di Gene Sharp, Politica
dell'azione, nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino.
E. Strategia e tattica di una campagna nonviolenta
1. Studiare, denunciare, proporre, negoziare;
2. Preparare meticolosamente campagna e partecipanti;
3. Capacita' di farsi ascoltare e di ascoltare: nonviolenza come
comunicazione;
4. Programma costruttivo e fini sovraordinati;
5. Ricerca del compromesso e rifiuto di annientare l'avversario;
6. Mantenere l'iniziativa essendo leali e creativi.
Per una descrizione più articolata cfr. il nostro Schema per una riflessione
sull'azione diretta nonviolenta, Viterbo 1999; e l'opuscolo di Charles C.
Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del Movimento
Nonviolento, Perugia 1982.

4. MAESTRE. HANNAH ARENDT: IL MALE SUPREMO DEL NOSTRO TEMPO
[Da Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001, p. 184.
Hannah Arendt è nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di
Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio,
dapprima è profuga in Francia, poi esule in America. E' tra le massime
pensatrici politiche del Novecento. Docente, scrittrice, intervenne
ripetutamente sulle questioni di attualità da un punto di vista
rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani. Morì a New York nel
1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti
tradotti in italiano è spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l
'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione
originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951),
Comunità, Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Tra passato e futuro
(1961), Garzanti, Milano; La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme
(1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunità, Milano;
postumo e incompiuto è apparso La vita della mente (1978), Il Mulino,
Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico è Politica e
menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl
Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano
1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e
Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di
scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001.
Opere su Hannah Arendt: fondamentale è la biografia di Elisabeth
Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi
critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto
Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli,
Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995;
Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt,
Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina,
Firenze 2001. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie
divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang
Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg
Gleichauf, Hannah Arendt, DTV, München 2000]
Certamente il fascismo e' stato gia' sconfitto una volta, ma siamo ben lungi
dall'aver sradicato definitivamente questo male supremo del nostro tempo: le
sue radici sono infatti profonde e si chiamano antisemitismo, razzismo,
imperialismo.

5. MAESTRE. ETTY HILLESUM: GEROGLIFICI
[Da Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996, p. 204.
Etty Hillesum e' nata nel 1914 ed e' deceduta ad Auschwitz nel 1943; il suo
diario e le sue lettere costituiscono documenti di altissimo valore e in
questi ultimi anni sempre di piu' la sua figura e la sua meditazione
diventano oggetto di studio e punto di riferimento per la riflessione. Opere
di Etty Hillesum: Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996; Lettere
1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001. Opere su Etty Hillesum: AA. VV., La
resistenza esistenziale di Etty Hillesum, fascicolo di "Alfazeta", n. 60,
novembre-dicembre 1996, Parma. Piu' recentemente: Nadia Neri, Un'estrema
compassione, Bruno Mondadori Editore, Milano 1999; Pascal Dreyer, Etty
Hillesum. Una testimone del Novecento, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Sylvie
Germain, Etty Hillesum. Una coscienza ispirata, Edizioni Lavoro, Roma 2000]
Molti uomini sono ancora geroglifici per me, ma pian piano imparo a
decifrarli. E' la cosa piu' bella che conosca: leggere la vita dagli uomini.

6. MAESTRE. SIMONE WEIL: PEDAGOGIA
[Da Simone Weil, Quaderni, volume II, Adelphi, Milano 1985, 1991, p. 62.
Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa,
militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria,
operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti,
lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a
lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosità, abnegazione,
sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna
come quella che precede non rende però conto della vita interiore della Weil
(ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora:
radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del
1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe
imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli
o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serietà come vita,
Simone Weil ci commuove, ci dà nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i
volumi di Simone Weil in realtà consistono di raccolte di scritti pubblicate
postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto
pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le
persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte più importanti in edizione
italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunità, poi Rusconi), La
condizione operaia (Comunità, poi Mondadori), La prima radice (Comunità, SE,
Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane
(Rusconi), Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale
(Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso
(Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei
Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone
Weil: fondamentale è la grande biografia di Simone Pétrement, La vita di
Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil,
la passione della verità, Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone
Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, ECP, S. Domenico
di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della
nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil
e la Passione di Dio, EDB, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero
di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]
Pedagogia: nelle scuole elementari si dovrebbe fornire ai bambini la lista
delle cose sulle quali la scienza non e' in grado di dare alcuna
informazione.

7. MATERIALI. BOB DYLAN: CON DIO DALLA NOSTRA PARTE
[Questa celebre canzone e' nell'album The times they are a-changin' del
1964, la traduzione e' di Stefano Rizzo, in Bob Dylan, Blues, ballate e
canzoni, Newton Compton, Roma 1972, pp. 71-77]

Il mio nome non conta
e la mia eta' nemmeno
il paese da cui vengo
e' chiamato il midwest
la' sono cresciuto e ho imparato
a obbedire alle leggi
e che il paese in cui vivo
ha dio dalla sua parte.

I libri di storia lo dicono
e lo dicono cosi' bene
la cavalleria caricava
e gli indiani cadevano
la cavalleria caricava
e gli indiani morivano
perche' il paese era giovane
con dio dalla sua parte.

La guerra ispano-americana
ha fatto il suo tempo
e anche la guerra civile
fu presto messa da parte
e i nomi degli eroi
li ho imparati a memoria
con i fucili in mano
e dio dalla loro parte.

I ragazzi della prima guerra mondiale
e' venuta ed e' andata
i motivi per combattere
non li ho mai capiti
ma ho imparato ad accettarla
ad accettarla con fierezza
perche' non si contano i morti quando
hai dio dalla tua parte.

La seconda guerra mondiale
finalmente fini'
abbiamo perdonato i tedeschi
e poi siamo diventati amici
anche se hanno assassinato sei milioni
nei forni li hanno bruciati
anche i tedeschi adesso hanno
dio dalla loro parte.

Ho imparato a odiare i russi
per tutta la mia vita
se un'altra guerra viene
e' loro che dobbiamo combattere
odiarli e temerli
correre a nasconderci
e accettare tutto coraggiosamente
con dio dalla mia parte.

Ma ora abbiamo armi
di polvere chimica
se siamo costretti a usarle
allora usarle dovremo
qualcuno premera' il bottone
e il mondo intero saltera'
ma non bisogna mai fare domande
quando si ha dio dalla propria parte.

Per molte tristi ore
ho pensato a questo
che Gesu' Cristo fu
tradito da un bacio
ma io non posso pensare per voi
e voi soli dovrete giudicare
se Giuda Iscariota
aveva dio dalla sua parte.

Adesso me ne debbo andare
sono stanco sfinito
la confusione che provo
non c'e' lingua che la possa dire
le parole mi riempiono la testa
e cadono sul pavimento
se dio e' dalla nostra parte
impedira' la prossima guerra.

8. RIFLESSIONE. UMBERTO ECO: SCENARI DI UNA GUERRA GLOBALE
[Questo intervento del prestigioso intellettuale e' apparso su "La
Repubblica" del 15 ottobre. Al di la' delle consuete banalizzazioni e
semplificazioni francamente inaccettabili, e del tono che a taluno apparira'
frivolo, ci pare una voce autorevole le cui opinioni sono sempre di grande
interesse]
La questione che agita la coscienza di tutti in questi giorni non e' se il
terrorismo sia bene o male e se vada debellato, anche in modo violento: su
questo, almeno in occidente e in molti paesi arabi, il consenso e' unanime,
e persino un pacifista ammette che una dose di violenza sia indispensabile
in ogni reazione di legittima difesa. Altrimenti non dovrebbero esistere
neppure le forze di polizia, e non si dovrebbe usare violenza a chi sta
sparando sulla folla. I veri problemi sono altri due: se la guerra sia la
forma giusta di violenza e se lo scontro che ci attende debba diventare uno
scontro di civilta', o di culture che dir si voglia, ovvero una guerra tra
oriente e occidente. D'ora in poi usero' l'espressione "guerra E/O" per
comodita', cosi' come durante la guerra fredda, con molta flessibilita'
geografica, si consideravano Est la Cecoslovacchia e Ovest la Finlandia, Est
la Cina e Ovest il Giappone. E naturalmente, parlando di un confronto tra
mondo cristiano e mondo musulmano, metto tra i cristiani tutti gli
occidentali, anche gli atei e gli agnostici, cosi' come nel mondo musulmano
porremo anche fedeli di poca fede, che bevono vino di nascosto curandosi
pochissimo del Corano.
Da un lato le operazioni di guerra possono spingere le masse fondamentaliste
a oriente a prendere il potere nei vari stati musulmani, anche quelli che
oggi appoggiano gli Stati Uniti, dall'altro, l'intensificarsi di attentati
insostenibili puo' spingere le masse occidentali a considerare l'Islam nel
suo complesso come il nemico. Dopo di che si avrebbe lo scontro frontale,
l'Armageddon decisivo, l'urto finale tra le forze del Bene e quelle del Male
(e ciascuna parte considererebbe male la parte opposta). Non e' uno scenario
impossibile. Quindi, come tutti gli scenari, deve essere delineato sino alle
sue ultime conseguenze.
Ammetto che per farlo bisogna esercitare l'arte della fantascienza, ma anche
il crollo delle due torri era stato anticipato da molta fantascienza
cinematografica, e dunque gli scenari fantascientifici, se pure non dicono
quello che necessariamente avverra', certamente servono a dire quello che
potrebbe avvenire.
Scontro frontale, dunque, come nel passato. Ma nel passato c'era un'Europa
ben definita nei suoi confini, con il Mediterraneo tra cristiani e infedeli,
e i Pirenei che tenevano isolata la propaggine occidentale del continente,
ancora in parte araba. Dopo di che lo scontro poteva assumere due forme, o
l'attacco o il contenimento.
L'attacco e' stato costituito dalle Crociate, ma si e' visto che cosa e'
successo. L'unica crociata che ha portato a una effettiva conquista (con
l'installazione di regni franchi in Medio Oriente) e' stata la prima. Poi
per un secolo e mezzo (tornata Gerusalemme in mano ai musulmani) ce ne sono
state altre sette, senza considerare spedizioni fanatiche e dissennate come
la cosiddetta crociata dei fanciulli. In ciascuna di esse la risposta
all'appello di San Bernardo o dei pontefici e' stata stanca e confusa, la
seconda crociata era male organizzata, la terza ha visto il Barbarossa
morire per strada, francesi e inglesi arrivare sulle coste nemiche e, dopo
qualche conquista e qualche patteggiamento, tornarsene a casa. Nella quarta
i cristiani si sono dimenticati Gerusalemme e si sono fermati a saccheggiare
Costantinopoli. La quinta e la sesta sono state praticamente due viaggi di
andata e ritorno. Nella settima e nell'ottava il buon San Luigi si e'
battuto bene sulle coste, ma non ha ottenuto nulla di consistente, ed e'
morto laggiu'. Fine delle crociate.
L'unica operazione militare riuscita e' stata piu' tardi la Reconquista
della Spagna, ma non era una spedizione oltremare, bensi' una lotta di
riunificazione nazionale (un poco come il Piemonte col resto dell'Italia),
che non ha risolto il confronto tra i due mondi, bensi' ne ha semplicemente
spostato la linea di confine.
Quanto al contenimento, si sono fermati i turchi davanti a Vienna, si e'
vinto a Lepanto, si sono erette torri sulle coste per avvistare i pirati
saraceni, e si e' andati avanti cosi' per qualche secolo. I turchi non hanno
conquistato l'Europa, ma il confronto e' rimasto.
Dopo di che si assiste negli ultimi secoli a un nuovo confronto: l'occidente
attende che l'oriente s'indebolisca e lo colonializza. Come operazione e'
stata certamente coronata da successo, e per lungo tempo, ma i risultati li
vediamo oggi. Il confronto non e' stato eliminato, bensi' acuito.
Si potrebbe dire che in fin dei conti l'occidente ha avuto la meglio,
l'Europa non e' stata invasa dagli uomini col turbante e la scimitarra, e
questi, a casa propria, sono stati indotti ad accettare in gran parte la
tecnologia occidentale. Potrebbe essere considerato un successo, se non
fosse che e' grazie alla tecnologia occidentale che Bin Laden e' riuscito a
far crollare le due torri. Immagino che i produttori occidentali di armi,
ogni volta che riescono a vendere alta tecnologia bellica in oriente, si
freghino le mani e per celebrare acquistino una nuova barca lunga cento
metri. Se vi va bene cosi', allora allegri ragazzi, avete vinto.
Ma sino ad ora ho mancato alla mia promessa, ed ho parlato di storia, non di
fantascienza. Passiamo alla fantascienza, che ha il consolante vantaggio di
non essere ancora vera nel momento in cui viene immaginata.
Allora, si ripropone lo scontro frontale, ovvero la Guerra E/O. Che cosa
avrebbe questo scontro di diverso rispetto ai confronti del passato? Ai
tempi delle crociate il potenziale bellico dei musulmani non era tanto
dissimile da quello dei cristiani, spade e macchine ossidionali erano a
disposizione di entrambi. Oggi l'occidente e' in vantaggio quanto a
tecnologia di guerra. E' vero che il Pakistan, in mano ai fondamentalisti,
potrebbe usare l'atomica, ma al massimo riuscirebbe, diciamo, a radere al
suolo Parigi, e subito le sue riserve nucleari verrebbero distrutte. Se cade
un aereo americano ne fanno un altro, se cade un aereo siriano avrebbero
difficolta' ad acquistarne uno nuovo in occidente. L'Est rade al suolo
Parigi e l'Ovest getta una bomba atomica sulla Mecca. L'Est diffonde il
botulino per posta e l'Ovest gli avvelena tutto il deserto d'Arabia, come si
fa coi pesticidi nei campi sterminati del Midwest, e muoiono persino i
cammelli. Benissimo. Non sarebbe neppure una cosa troppo lunga, un anno al
massimo, poi si continua tutti con le pietre, ma loro avrebbero forse la
peggio.
Salvo che c'e' un'altra differenza rispetto al passato. Ai tempi delle
crociate i cristiani non avevano bisogno del ferro arabo per fare le loro
spade, ne' i musulmani del ferro cristiano. Oggi invece anche la nostra
tecnologia piu' avanzata vive sul petrolio, e il petrolio ce l'hanno loro,
almeno per la maggior parte. Loro da soli, specie se gli bombardi i pozzi,
non ce la fanno piu' ad estrarlo, ma noi rimaniamo senza. A meno che non si
paracadutino milioni di soldati occidentali a conquistare e presidiare i
pozzi, ma a quel punto sarebbero loro a farli saltare, e poi una guerra per
via di terra, da quelle parti, non e' cosi' facile.
L'occidente dovrebbe dunque ristrutturare tutta la sua tecnologia in modo da
eliminare il petrolio. Visto che ancora oggi non siamo riusciti a fare
un'automobile elettrica che vada a piu' di ottanta chilometri all'ora e non
impieghi una notte per ricaricarsi, non so quanto tempo questa riconversione
prendera'. Anche a propellere aerei e carri armati, e a far funzionare le
nostre centrali elettriche, a energia atomica, senza calcolare la
vulnerabilita' delle nuove centrali, ci vorrebbe molto tempo.
Poi vorrei vedere se le Sette Sorelle ci stanno. Non mi stupirei se dei
petrolieri occidentali, pur di continuare a fare profitti, fossero pronti ad
accettare un mondo islamizzato.
Ma la cosa non finisce qui. Ai bei tempi andati i saraceni stavano da una
parte, oltremare, e i cristiani dall'altra. Se durante le crociate due arabi
(magari travestiti) avessero tentato di erigere una moschea a Roma, gli
avrebbero tagliato la gola e non ci avrebbero piu' riprovato. Oggi invece
l'Europa e' piena di islamici, che parlano le nostre lingue e studiano nelle
nostre scuole. Se gia' oggi alcuni di loro si allineano coi fondamentalisti
di casa loro, immaginiamoci se si avesse la Guerra E/O. Essa sarebbe la
prima guerra col nemico sistemato in casa e assistito dalla mutua.
Si badi bene che lo stesso problema si porrebbe al mondo islamico, che ha a
casa propria industrie occidentali, e addirittura enclaves cristiane come
l'Etiopia. Siccome il nemico e' per definizione cattivo, tutti i cristiani
d'oltremare li diamo per perduti. La guerra e' guerra. Sono gia' in partenza
carne da foiba. Poi li canonizzeremo tutti in piazza San Pietro.
Che cosa facciamo invece a casa nostra? Se il conflitto si radicalizza oltre
misura, e crollano altri due o tre grattacieli, o addirittura San Pietro, si
avra' la caccia al musulmano. Una sorta di notte di San Bartolomeo, o di
Vespri Siciliani: si prende chiunque abbia i baffi e la carnagione non
chiarissima e lo si sgozza. Si tratta di ammazzare milioni di persone, ma ci
pensera' la folla senza scomodare le forze armate. Naturalmente bisognerebbe
vedere se si sgozza anche un arabo cristiano, o un siciliano che non ha gli
occhi azzurri da normanno, ma noi siamo cosi' politicamente corretti che
sulla carta d'identita' non sta scritto se sei cristiano o musulmano, e poi
bisogna diffidare anche di europei biondi che si sono fatti infedeli. Come
si era detto nella guerra contro gli albigesi, per ora ammazzateli tutti,
poi Dio riconoscera' i suoi. D'altra parte non puoi rischiare di fare una
guerra planetaria e lasciar rimanere a casa tua anche un solo
fondamentalista che poi va a fare il kamikaze in una stazione.
Potrebbe prevalere la ragione. Non si sgozza nessuno. Ma anche i
liberalissimi americani, all'inizio della seconda guerra mondiale, hanno
messo in campo di concentramento, sia pure con molta umanita', tutti i
giapponesi che avevano in casa, anche se erano nati laggiu'. Quindi (e
sempre senza guardare per il sottile) si vanno a individuare tutti coloro
che potrebbero essere musulmani - e se sono, per esempio, etiopici cristiani
pazienza, Dio riconoscera' i suoi - e li si mettono da qualche parte. Dove?
A fare dei campi di prigionia, con la quantita' di extracomunitari che
girano per l'Europa, si avrebbe bisogno di spazio, organizzazione,
sorveglianza, cibo e cure mediche insostenibili, senza contare che quei
campi sarebbero delle bombe pronte a esplodere, se appena ne metti mille
insieme, e non puoi fare dei campi per gruppi di quattro persone alla volta.
Oppure li si prende, tutti (e non e' facile, ma guai se ne resta appena uno,
e bisogna farlo subito, in un colpo solo), li si carica su una flotta di
navi da trasporto e si scaricano... Dove? Si dice "scusi signor Gheddafi,
scusi signor Hussein, mi prende per favore questi tre milioni di turchi che
cerco di sbatter fuori dalla Germania"? L'unica soluzione sarebbe quella
degli scafisti, li si buttano a mare. Milioni di cadaveri a galla sul
Mediterraneo. Voglio vedere il governo che decide di farlo, altro che
desaparecidos, persino Hitler massacrava poco alla volta e di nascosto.
Come alternativa, visto che siamo buoni, li lasciamo stare tranquilli a casa
nostra, ma dietro a ciascuno mettiamo un agente della Digos che lo sorvegli.
E dove trovi tanti agenti? Li arruoli tra gli extracomunitari? E se poi ti
viene il sospetto che e' venuto negli Stati Uniti, dove le compagnie aeree,
per risparmiare, facevano fare i controlli aeroportuali a immigrati dal
terzo mondo, e poi gli e' venuto in mente che non fossero affidabili?
Naturalmente tutte queste riflessioni potrebbe farle, dall'altra parte della
barricata, un musulmano ragionevole. Il fronte fondamentalista non sarebbe
certo del tutto vincente, una serie di guerre civili insanguinerebbe i loro
paesi portando a orribili massacri, i contraccolpi economici ricadrebbero
anche su di loro, avrebbero meno cibo e meno medicine delle poche hanno
oggi, morirebbero come mosche. Ma se si parte dal punto di vista di uno
scontro frontale, non ci si deve preoccupare dei loro problemi bensi' dei
nostri.
Tornando dunque all'Ovest, si creerebbero all'interno del nostro
schieramento gruppi filoislamici non per fede ma per opposizione alla
guerra, nuove sette che rifiutano la scelta dell'occidente, ghandiani che
incrocerebbero le braccia e si rifiuterebbero di collaborare coi loro
governi, fanatici come quelli di Waco che inizierebbero (senza essere
fondamentalisti musulmani) a scatenare il terrore per purificare l'occidente
corrotto. Ma non e' indispensabile pensare solo a queste frange.
Sto pensando alla maggioranza.
Accetterebbero tutti la diminuzione dell'energia elettrica senza neppure
poter ricorrere alle lampade a petrolio, l'oscuramento fatale dei mezzi di
comunicazione e quindi non piu' di un'ora di televisione al giorno, i viaggi
in bicicletta anziche' in automobile, i cinematografi e le discoteche
chiuse, la coda ai McDonalds per avere la razione giornaliera di una fettina
di pane di crusca con una foglia d'insalata, insomma la cessazione di una
economia della prosperita' e dello spreco? Figuriamoci che cosa importa a un
afgano o a un profugo palestinese vivere in economia di guerra, per loro non
cambierebbe nulla. Ma noi? A quale crisi di depressione e demotivazione
collettiva si andrebbe incontro? Saremmo disposti ad accettare l'appello di
un nuovo Churchill che ci promettesse lacrime e sangue? Ma se noi italiani,
dopo vent'anni di propaganda fascista sulla nostra missione di civilta',
arrivati a un certo punto eravamo contenti di perdere la guerra purche'
finissero i bombardamenti! Va bene che noi aspettavamo in cambio gli
americani buoni con le loro razioni, mentre ora si aspetterebbero i saraceni
cattivi che ammazzerebbero preti e frati e metterebbero il velo alle nostre
donne, ma saremmo cosi' motivati da accettare ogni sacrificio?
Non si creerebbero per le strade d'Europa cortei di oranti che attendono
disperati e passivi l'Apocalisse? Abbiamo ammirato la tenuta e l'energia
patriottica degli americani dopo la tragedia dell'undici settembre ma, con
tutto lo sdegno e la solidarieta' che provano, hanno ancora la loro
bistecca, la loro automobile e, per chi ha coraggio, le loro linee aeree. E
se la crisi petrolifera provocasse il black out, la mancanza di Coca Cola e
di Big Mac, la visione di supermarket deserti con appena la' un pomodoro e
qua una scatoletta di carne scaduta, come si e' visto in certi paesi
dell'est europeo nei momenti di massima crisi? Quanto si identificherebbero
ancora con l'occidente i neri di Harlem, i diseredati del Bronx, i chicanos
della California, i Caldei dell'Ohio (si', ci sono e li ho visti, coi loro
abiti e i loro riti)?
L'occidente (e l'America piu' di tutti) ha fondato la sua forza e la sua
prosperita' accogliendo a casa propria gente di ogni razza e colore. In caso
di confronto frontale, quanto reggerebbe il melting pot?
Infine, che cosa farebbero i paesi dell'America Latina, dove molti, senza
essere musulmani, hanno elaborato sentimenti di rancore verso i gringos,
tanto che anche laggiu', dopo la caduta delle due torri, c'e' chi sussurra
che i gringos se la sono cercata?
Insomma, la guerra E/O potrebbe certo vedere un Islam meno monolitico di
quello che si pensa, ma certo vedrebbe una cristianita' frammentata e
nevrotica, dove pochissimi si candiderebbero a essere i nuovi Templari,
ovvero i kamikaze dell'occidente.
Questi scenari di fantascienza non li sto inventando io, ora. Anche senza
prevedere una guerra totale, ma soltanto un black out accidentale, una
trentina di anni fa Roberto Vacca aveva delineato scenari apocalittici nel
suo "Il medioevo prossimo venturo".
Ripeto: ho delineato uno scenario fantascientifico, e naturalmente spero
come tutti che non si avveri. Ma era per dire che, ragionando a filo di
logica, questo potrebbe avvenire se scoppiasse una guerra E/O. Tutti gli
incidenti che ho previsto derivano dal fatto che esiste la globalizzazione,
e in questo quadro interessi ed esigenze delle forze in conflitto sarebbero
strettamente intrecciati, come gia' lo sono, in un gomitolo che non puo'
essere sgomitolato senza distruggerlo.
Il che significa che nell'era della globalizzazione una guerra globale e'
impossibile, ovvero che porterebbe alla sconfitta di tutti.

9. INCONTRI. FRANCESCA BUCCA: A PALERMO DAL 16 AL 18 NOVEMBRE
[Volentieri diffondiamo questo invito del Centro Psicopedagogico per la
Pace, per contatti: info@cppp.it]
Siete invitati al convegno "La struttura maieutica e la gestione dei
conflitti" che si terra' a Palermo dal 16 al 18 novembre.
Per informazioni: segreteria del Centro Psicopedagogico per la Pace e la
gestione dei conflitti, via Campagna 83, 29100 Piacenza, tel. e fax
0523498594 dal lunedi al venerdi ore 9.30-13.00, e-mail: info@cppp.it, sito:
www.cppp.it
In collaborazione con il Centro per lo sviluppo creativo "Danilo Dolci",
tel. 091541445, fax 091541443, e-mail: segreteria@danilodolci.net, sito:
www.danilodolci.net

10. MATERIALI. LA MERIDIANA: 15 LIBRI SULLA PACE A 95.000 LIRE
[Diffondiamo questo comunicato della benemerita casa editrice La Meridiana,
che propone una notevole occasione per arricchire ogni biblioteca pubblica e
personale. Per contatti: media@lameridiana.it]
In un clima di esaltato ritorno dell'ideologia della guerra, noi crediamo
che la pace e la nonviolenza siano valori irrinunciabili. I nostri maestri
ci hanno insegnato che la coscienza va formata a una cultura diversa, altra
rispetto alle logiche del dominio. L'obiezione di coscienza, come anche il
servizio civile, il servizio agli ultimi, la riflessione sulla violenza,
animano la riflessione di volumi da noi editi alcuni anni fa e che ora ci
pare urgente riproporre per ricominciare a formare coscienze giovani a una
cultura di pace. Proponiamo un pacchetto di 15 libri a meno di 100.000 lire
all'unico scopo di permettere una piu' ampia diffusione. Potrebbero anche
essere regalati a biblioteche, scolaresche, parrocchie. Comunichiamo anche
che per incontri di formazione e sensibilizzazione siamo disposti a fornire
alcuni libri gratuitamente.
Per le vostre richieste : media@lameridiana.it
Elenco dei libri in offerta:
- CNESC, Italia solidale. II rapporto sul servizio civile in Italia, 2000,
pp. 96, lire 14.000;
- Alberto L'Abate, Kossovo: una guerra annunciata. Attivita' e proposte
della diplomazia non ufficiale per prevenire la destabilizzazione dei
Balcani, 1999, pp. 180, lire15.000;
- Diego Cipriani, In difesa della patria. Quasi una storia dell'obiezione di
coscienza, 1999, pp. 100, lire 10.000;
- Roberto Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite in Alex Langer,
1999, pp. 200, lire 22.000;
- Sam Biesemans, L'obiezione di coscienza in Europa, 1994, pp. 117, lire
16.000;
- Diego Cipriani, Guglielmo Minervini (a cura di), L'antologia
dell'obiettore, 1992, pp. 195, lire 22.000;
- Giulio Girardi, Ettore Scappini (a cura di), Dopo l'obiezione. Le scelte
di vita degli obiettori in servizio presso la Caritas, 1992, pp. 364, lire
28.000;
- Bello, Cassano, Cipriani, Drago, Gentiloni, Novara, Pucci, Il confine
inviolabile. La nonviolenza e il bisogno d'identita', 1991, pp. 176, lire
20.000;
- Bello, Cavallina, Drago, Fantozzi, Gioia, Girardi, Martirani, Mazzi,
Salio, Sommariva, Un nome che cambia. La nonviolenza nella societa' civile,
1990, pp. 134, lire 20.000;
- Antonio Bello, Al pozzo di Sichar. Appunti sulle alterita', 1996, pp. 24,
lire 3.000;
- Antonio Bello, Dissipare l'ombra di Caino. Appunti sulla nonviolenza,
1996, pp. 32, lire 3.000;
- Giuseppe Pasini, Al di sopra di tutto. Meditazioni per una carita'
incarnata nella storia, 1994, pp. 76, lire 12.000;
- Paolo Visona', Azzurro terra. Per una catechesi della pace, 1992, pp. 170,
lire 24.000;
- Lennart Parknas, Attivi per la pace. Manuale per la gestione dei percorsi
emotivi nei gruppi, 1998, pp. 180, lire 25.000;
- Filippo Landi, Ilire Zajmi, Un treno per Blace, 1999, pp. 128, lire
18.000.
Valore dell'intero pacchetto: 252.000 lire. Prezzo di acquisto: 80.000 +
15.000 (contributo spese di spedizione).

11. LETTURE. ALDO CAPITINI: SCRITTI FILOSOFICI E RELIGIOSI
Aldo Capitini, Scritti filosofici e religiosi, Fondazione Centro Studi Aldo
Capitini, Perugia 1998, pp. 692, lire 50.000. Questo volume delle opere
scelte di Capitini reca i suoi libri: Elementi di un'esperienza religiosa,
Vita religiosa, Atti della presenza aperta, La realta' di tutti, Saggio sul
soggetto della storia, La compresenza dei morti e dei viventi, Religione
aperta.

12. LETTURE. MAURILIO GUASCO, PAOLO TRIONFINI (A CURA DI), DON ZENO E
NOMADELFIA
Maurilio Guasco, Paolo Trionfini (a cura di), Don Zeno e Nomadelfia,
Morcelliana, Brescia 2001, pp. 440, lire 40.000. Un'ampia raccolta di
interventi su don Zeno Saltini e la sua opera.

13. LETTURE. MICHELE ZAPPELLA: AUTISMO INFANTILE
Michele Zappella, Autismo infantile, Nis, Roma 1996, 1997, pp. 210, lire
28.000. Uno studio ed una proposta metodologica dell'illustre studioso,
primario della divisione di neuropsichiatria infantile di Siena.

14. RILETTURE. MARTHE ROBERT: L'ANTICO E IL NUOVO
Marthe Robert, L'antico e il nuovo, Rizzoli, Milano 1969, pp. 288.
Un'analisi parallela del Don Chisciotte di Cervantes e del Castello di Kafka
svolta con la finezza e profondita' della grandissima studiosa parigina. De
te fabula narratur.

15. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA ROBERTO TECCHIO A
FRANCOISE THEBAUD

* ROBERTO TECCHIO
Profilo: formatore alla nonviolenza, dirige un laboratorio permanente su
questo tema presso il Cipax di Roma. Un'ampi notizia biobibliografica su
Roberto Tecchio e' nel n. 239 de "La nonviolenza e' in cammino". Indirizzi
utili: e-mail: trestele@tiscalinet.it

* GIULIANA TEDESCHI
Profilo: insegnante, scrittrice, testimone della Shoah. Opere di Giuliana
Tedeschi: C'è un punto della terra..., Giuntina, Firenze 1988.

* PIERRE TEILHARD DE CHARDIN
Profilo: scienziato, filosofo, teologo francese (1881-1955), gesuita,
muovendo da studi scientifici volse al dibattito cosmologico e teologico,
proponendo una originale sintesi tra cristianesimo e scienza moderna in una
visione evolutiva dell'universo (dall'inorganico, al biologico, al
culturale), teleologicamente orientata verso il Cristo come punto di
convergenza ed unificazione del mondo, della storia, dell'umanità,
compimento dell'intero processo cosmico. Opere di Pierre Teilhard de
Chardin: Il fenomeno umano, Il Saggiatore, Milano. Opere su Pierre Teilhard
de Chardin: Alexander Gosztonyi, Teilhard de Chardin, Sansoni, Firenze.

* MANUEL TEJERA DE MEER
Profilo: pedagogista e psicologo, già direttore del Centro psicopedagogico
dei salesiani di Roma, collaboratore di diverse pubblicazioni scientifiche,
tiene un'apprezzata rubrica sul periodico "Rocca". Opere di Manuel Tejera de
Meer: segnaliamo particolarmente Il bambino e i suoi primi rapporti umani;
Il bambino e la scuola; Il bambino e i suoi conflitti; tutti editi da
Cittadella, Assisi.

* TULLIO TENTORI
Profilo: antropologo italiano. Opere di Tullio Tentori: (a cura di) Il
pregiudizio sociale, Studium, Roma 1962; (a cura di), Educazione alla pace,
Studium, Roma 1970.

* UMBERTO TERRACINI
Profilo: nato a Genova nel 1895, nel 1916 è arrestato per propaganda contro
la guerra; nel '19 a Torino con Gramsci e Togliatti partecipa all'esperienza
dell'"Ordine Nuovo" e dei consigli di fabbrica; nel '21 è tra i fondatori
del Partito comunista d'Italia. Nel 1926 è arrestato e condannato dal
Tribunale Speciale fascista; in carcere fino al '37, poi al confino fino al
settembre '43; partecipa all'esperienza della repubblica partigiana dell'
Ossola. Costituente, è tra i massimi artefici della Costituzione italiana.
Senatore, avvocato in grandi processi politici e sociali, dirigente di
numerose organizzazioni democratiche italiane ed internazionali.

* CESARE TERRANOVA
Profilo: magistrato di grande impegno e valore, assassinato dalla mafia.

* ALBERT TEVOEDJRE'
Profilo: nato nel 1929, economista e sociologo, ministro del lavoro e dell'
economia in Benin. Opere di Albert Tévoédjrè: segnaliamo almeno Le mie
certezze di speranza, Emi, Bologna 1985.

* FRANCOISE THEBAUD
Profilo: nata nel 1952, docente universitaria, è una delle maggiori
specialiste di storia delle donne del XX secolo. Opere di Françoise Thébaud:
ha curato il quinto volume della Storia delle donne coordinata da Duby e
Perrot: Storia delle donne. Il Novecento, Laterza, Roma-Bari.

16. MATERIALI. LA NEWSLETTER DI "MISTERI D'ITALIA"
[Riceviamo e volentieri diffondiamo la newsletter del sito diretto dal
prestigioso giornalista e saggista Sandro Provvisionato. Per contatti:
e-mail: misteri@misteriditalia.com; sito: www.misteriditalia.com,
www.misteriditalia.it]
Anno II, n. 26, 21 ottobre 2001
Continua l'aggiornamento del sito: www.misteriditalia.com,
www.misteriditalia.it
Nella sezione "terrorismo internazionale" sono stati aggiunti: la cronologia
degli attentati attribuiti al Fronte Islamico Internazionale; le schede con
le foto segnaletiche dei 22 presunti terroristi facenti capo ad Al Qaida
ricercati dall'FBI; diversi articoli sul fondamentalismo islamico, nonche'
notizie di cronaca sulle azioni attribuibili ad Osama bin Laden.
A partire dai prossimi giorni la redazione tornera' ad occuparsi dei fatti
di Genova con la pubblicazione dei documenti finali del comitato
parlamentare.
In questo numero: Usa attack: a volte i missili USA colpiscono anche un
bersaglio militare; Usa attack (2): le ansie belliche del governo italiano;
Usa attack (3): rissa tra CIA e FBI; Usa attack (4): volano in borsa i
titoli del terrore; Usa attack (5): chi guadagna sul bioterrorismo; Usa
attack (6): l'oleodotto afghano e la guerra americana; L'informazione in
tempo di guerra secondo "Prima Comunicazione"; Terrorismo internazionale:
nuovo reato per il codice italiano; Omicidio D'Antona: ennesima figuraccia,
ma la Procura non si arrende; G8: pioggia di querele sulle forze
dell'ordine; G8 (2): AN contro la proiezione film nelle scuole.
Documentazione: La lunga tragedia dell'Afghanistan, di Antonio Moscato.
Download della newsletter:
Versione doc: http://www.misteriditalia.com/newsletter/26/numero26.doc
Versione pdf: http://www.misteriditalia.com/newsletter/26/numero26.pdf
La newsletter di "Misteri d'Italia" viene inviata gratuitamente, con cadenza
quindicinale, a tutti coloro che ne faranno richiesta. Essa e' parte
integrante del sito
www.misteriditalia.it, www.misteriditalia.com. Direttore: Sandro
Provvisionato

17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

18. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 265 del 22 ottobre 2001