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DOSSIER BARILLA



INDICE

CARTEGGIO TRA PAOLO MACINA (COLLABORATORE CENTRO NUOVO MODELLO DI SVILUPPO) 
E ARMANDO MARCHI (RESPONSABILE DELLE RELAZIONI ESTERNE BARILLA).

APPENDICE: IL DOSSIER BARILLA DA CUI E' NATO LO SCAMBIO DI VEDUTE

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To: UN46@mail.barilla.it
Cc: c.gubitosa@peacelink.it, antonio.pigrucci@tin.it, coord@cnms.it
Subject: Re: Barilla

Gentile Signor Marchi,

innanzitutto la ringrazio per la tempestività della risposta e per la sua 
disponibilità al dialogo.

L'articolo in questione è frutto esclusivamente di una ricerca effettuata 
su internet e non rappresenta una mia opinione sulla Barilla.

In qualità di saltuario collaboratore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, 
ho faticosamente e responsabilmente verificato l attendibilità di ogni 
informazione che ho citato nell articolo, compresa quella riportata dal 
quotidiano IlSole24Ore del 28 giugno scorso, che indicava Gratian Anda come 
rappresentante della famiglia Anda nel consiglio della Holding Barilla. Il 
sito indipendente francese transnationale.org segnala poi l attuale carica 
di vice-presidente dello stesso Anda all interno di Barilla SpA, carica 
assunta nell anno 2000, e sono lieto se lei vorrà smentire tale notizia 
(<http://www.transnationale.org/manager/Gratian_Anda.htm)>www.transnationale 
.org/manager/Gratian_Anda.htm).

Lei mi conferma quindi che la società diretta da Gratian Anda è tuttora 
proprietaria del 15% del gruppo Barilla, e io le confermo che le notizie da 
me riportate sul finanziere e la sua famiglia sono tutte quante reperibili 
su autorevoli siti internet, istituzionali o editoriali. Se lei assume come 
corrette tali informazioni (e non mi pare che lei le contesti), non vedo 
proprio come non possa associare tale famiglia al traffico di armi.

Non sono sicuro che lei abbia letto la versione completa dell articolo, per 
cui glielo mando in allegato. Al momento della pubblicazione su Peacelink, 
tutti i link che rimandavano alle fonti informative risultavano attivi. Nel 
caso lei non riuscisse più a raggiungerli, sarò lieto di fornirgliene copia.

Mi auguro si possa proseguire il dialogo in proposito. Spero quindi che 
voglia essere più preciso nelle contestazioni al mio scritto, ovvero 
prenderne atto.

Cordiali saluti

Paolo Macina



 >From: Marchi Armando
 >To: "'milly_paolo@hotmail.com'"
 >CC: "'c.gubitosa@peacelink.it'" , "'antonio.pigrucci@tin.it'"
 >Subject: Barilla
 >Date: Wed, 10 Oct 2001 15:57:58 +0200
 >
 >Caro Macina,
 >
 >sono il responsabile delle Relazioni Esterne del gruppo Barilla. Mi hanno
 >segnalato il suo articolo sulla Barilla solo ora, e avrei voluto risponderle
 >pubblicamente tramite il sito Italia Indymedia o il newsgroup di Peacelink,
 >recuperato con Google (dove il suo articolo è stato pubblicato da Carlo
 >Gubitosa e ripreso da Pigrucci, che ci leggono in copia), ma non sono stato
 >in grado di risalire alle pagine giuste, e non vorrei fare spamming
 >indesiderati. Se mi aiutate a farlo, mi fate una cortesia.
 >
 >Non pretendo di farle cambiare idea, ma sono convinto che l'azienda non si
 >meriti il suo giudizio così negativo. Mi permetto di osservare che, se si
 >eccettua il periodo dal 1973 al 1979 (in cui è stata di proprietà della
 >multinazionale Grace), la Barilla è dal 1877, anno della sua fondazione,
 >saldamente in mano alla famiglia Barilla, che ha sempre vissuto dei frutti
 >del lavoro in campo alimentare.
 >
 >Il signor Gratian Anda, che tra l'altro non è nel Consiglio di
 >Amministrazione del Gruppo Barilla, rappresentava una quota di minoranza (il
 >15%) detenuta da una Società finanziaria olandese: un investitore meramente
 >finanziario, non un'industria bellica.
 >
 >Non abbiamo mai utilizzato la correttezza come strumento di marketing, e
 >ritengo anche che non sia immeritata la trasparenza che ci viene riconsciuta
 >dalla "Nuova Guida al consumo critico".
 >
 >Io mi auguro che lei possa ricredersi, e sono comunque a sua disposizione
 >per ulteriori informazioni o, se crede, per un contatto diretto
 >
 >Se pensate che possa essere un contributo alla discussione, vi autorizzo a
 >pubblicare questo mail - rispettandone, ovviamente, il contenuto integrale.
 >
 >Grazie e un saluto
 >
 >
 >Armando Marchi
 >
 >***********************************************************
 >Armando Marchi External Relations
 >Barilla Alimentare S.p.A. Tel. ++39 0521 262217/262438
 >Via Mantova, 166 Fax ++39 5521 262083
 >43100 Parma - Italy e mail: a.marchi@mail.barilla.it
 >***********************************************************
 >
 >

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DOSSIER: DOVE C'È BARILLA C'È CASA.

Diabolica Internet! Le informazioni contenute nella rete delle reti, le 
possibilita' di collegamento che essa permette, i contatti che viaggiano 
alla velocita' della luce sono un'arma micidiale per chi come noi indaga 
sull'operato delle aziende allo scopo di monitorarne il comportamento etico.
Un trafiletto estivo de IlSole24Ore (28/6/2001) si soffermava su una delle 
aziende piu' amate dagli italiani, ma che non essendo quotata in borsa e' 
circondata da un alone di mistero per quanto riguarda il suo assetto 
proprietario. Recitava l'articolo: "La Holding Barilla, contrariamente a 
Granmilano (proprietaria dei marchi Le Tre Marie, Panem e gelati Sanson) e' 
controllata per l'85% dei tre fratelli Guido Maria, Paolo e Luca Barilla e 
per il restante 15% dalla famiglia svizzera Anda, rappresentata in 
consiglio da Gratian Anda".
Cosi' ho pensato di mettere alla prova la capacita' delle Rete, per capire 
chi fosse il convitato di pietra che sedeva accanto agli storici fondatori 
del gruppo alimentare emiliano, e che nel 2000 ne risultava anche 
vice-presidente.

BARILLA IN MANO A PRODUTTORI DI ARMI
E' stato facile risalire alla IHAG, holding zurighese di investimenti (sita 
in Bleicherweg 18), diretta da Gratian Anda, ultimo rampollo della famiglia 
Bührle-Anda. Una notizia, riportata su numerosi siti economici, affermava 
che grazie ai buoni uffici della famiglia, la holding aveva definito nel 
dicembre 2000 l'acquisto della Pilatus Aircraft assieme ad un manager del 
Credit Suisse messosi poi in proprio, un islandese che aveva fatto fortuna 
con l'industria del pesce tanto da trasferirsi in Svizzera, e i soldi del 
fondo pensioni del gruppo farmaceutico Hoffmann-La Roche.
La Pilatus e' una societa' dell'industria di difesa aerospaziale svizzera, 
con filiali negli Stati Uniti e in Australia, che gia' apparteneva al 
gruppo Oerlikon-Bührle (www.obh.ch/english/html/welcome .htm), leader 
principale del settore. Il nonno di Gratian Anda, Emil Georg Bührle, fondo' 
questo gruppo che durante la Seconda Guerra Mondiale si distinse nel 
rifornire di armi la Wehrmacht. Il dizionario storico della Svizzera, 
ospitato sul sito della biblioteca nazionale svizzera in una pagina ad 
accesso riservato ma non troppo, stima che nel solo periodo che va dal 
giugno 1940 al settembre 1944, il patrimonio personale della famiglia 
passo' da 140.000 franchi svizzeri a 127 milioni grazie a questo 
deplorevole commercio (www.snl.ch/dhs/externe/protect/textes/ D27701.html), 
mentre un'inchiesta condotta dal periodico francese L'Hebdo nel 3 settembre 
1998 (www.webdo.ch/hebdo/hebdo_1998/hebdo_36/armes_36.html) dimostrava 
l'esistenza di commesse per l'esercito tedesco in guerra pari ad un 
miliardo di franchi.
Gli anni del dopoguerra segnarono l'inizio di una saga familiare 
irresistibile. Nel 1956, i figli Hortense (la madre di Gratian Anda) e 
Dieter ereditarono azioni e metodi spicci dal fondatore: Dieter e tre suoi 
collaboratori furono condannati dal Tribunale federale nel 1970, per 
vendita d'armi al Sudafrica e alla Nigeria, paesi in guerra, mentre 
l'European Network Against Arms Trade (www.antenna.nl/enaat/switzerl.html) 
documento' vendite di fucili d'assalto, razzi e missili contraerei 
all'Indonesia per 1,8 milioni di franchi svizzeri tra il 1982 e il 1993 
attraverso la controllata Contraves, nonostante l'embargo in corso per 
violazione dei diritti civili.
Le vendite proseguirono nello stesso 1993, per importi pari a 10 milioni di 
franchi, grazie alle forti pressioni che il gruppo mise in atto per 
convincere il Parlamento Svizzero ad autorizzarle.
Nel 2000 il gruppo Oerlikon-Bührle si e' dato un nuovo look cambiando il 
nome in Unaxis (www.unaxis.com/) e diversificando gli investimenti nei modi 
piu' vari, come ad esempio un grazioso hotel sul lato svizzero del Lago 
Maggiore, e appunto l'attuale partecipazione in Barilla.

OPERE D'ARTE FRUTTO DI SPOLIAZIONI
Un risvolto inquietante della fornitura di armi al III Reich fu il sistema 
di pagamento stabilito dal feldmaresciallo Hermann Göring durante gli anni 
della seconda guerra mondiale. Un comunicato stampa del gennaio '99 
dall'Ente opere d'arte frutto di spoliazioni (www.kultur-schweiz.admin.ch/ 
bak/medi_i.htm, ma la pagina e' stata rimossa nel settembre scorso), 
insediato presso l'Ufficio federale svizzero della cultura, insinuava che 
una parte dei quadri appartenenti alla famosa Fondazione E. G. Bührle 
provenisse da un traffico illecito organizzato da Theodor Fischer, un 
mercante d'arte attivo a Lucerna ed in gran confidenza con l'establishment 
nazista, assieme a Rudolf Ruscheweyh, spia dei servizi segreti tedeschi e 
legale rappresentante della Oerlikon in Germania.
Fin dalla sua fondazione nel 1960, la sede della Collezione Bührle e' a 
Zurigo. La sua sezione piu' apprezzata e' quella dedicata 
all'Impressionismo francese: Ce'zanne, Monet, Renoir, van Gogh, Gauguin, 
Braque, Picasso; ma trovano posto anche i maestri veneziani del 18° secolo 
come quelli olandesi del secolo precedente, oltre ad un importante gruppo 
di sculture medievali.
Proprio la sezione francese e' sospettata essere quella rubata dai comandi 
nazisti alla Collezione Israelita di Parigi, e un'inchiesta effettuata dal 
periodico francese L'He'bdo il 27 maggio 1999 
(www.webdo.ch/hebdo/hebdo_1999/hebdo_21/dossier3_21.html; altri dossier 
vennero pubblicati con i n° 36 e 49 del 1998) documenta come, tramite 
triangolazioni con il Liechtenstein, il commerciante d'armi svizzero 
riusci' ad impossessarsi di preziose opere d'arte frutto della rapina in 
corso in Francia da parte degli invasori tedeschi.

CONTAMINAZIONI DA URANIO IMPOVERITO
Come se non bastasse, il Corriere del Ticino del 15 gennaio scorso 
(www.cdt.ch/online/ news/15012001/15012001150456.asp) riportava la notizia 
secondo la quale erano in corso accertamenti su circostanze e possibili 
conseguenze dei test con munizioni all'uranio impoverito effettuati negli 
anni Settanta dalla Contraves, nel comune svittese di Unteriberg. L'attuale 
direttore del poligono di tiro della Contraves a Unteriberg e' malato di 
leucemia, e questo ha fatto scattare i controlli sull'area in cui e' 
insediata l'azienda di armi.
Gia' nel 1997 la commissione del Consiglio nazionale per la politica di 
sicurezza si era fatta informare dal Dipartimento della difesa in relazione 
all'acquisto di munizioni per carri armati contenenti wolframio (o 
tungsteno), un altro metallo pesante. L'allora capo dell'armamento Toni 
Wicki aveva spiegato per iscritto che il wolframio non presentava alcun 
pericolo.
Il quotidiano spagnolo El Mundo, il giorno successivo, riprendeva la 
notizia secondo cui Javier Solana, responsabile della politica estera della 
Unione Europea, chiedeva approfondimenti su quanto veniva denunciato 
relativamente al conflitto in Kosovo appena terminato; secondo il 
Dipartimento Federale della Difesa Svizzero infatti, i bombardamenti con 
munizioni contenenti uranio impoverito furono rese possibili dalla 
produzione negli anni '70 di tali ordigni dalla Contraves, settore militare 
della impresa Oerlikon Bührle. Nessuno sapeva pero' precisare chi avesse 
autorizzato la produzione, e soprattutto chiarire come i residui delle 
munizioni fossero stati eliminati.

IL MULINO BIANCO E' UNA CIMINIERA NERA (Beppe Grillo, spettacolo 1995)
Qualcuno dovrebbe spiegarci perche' una azienda come la Barilla, condotta 
da una famiglia molto nota in Italia per l'approccio moderno e dinamico 
all'economia, abbia deciso di ammettere in casa propria un investitore come 
questo. Sicuramente appropriato risulta il famoso detto "pecunia non olet", 
ma forse a monte vi e' una fortissima intenzione del mercato bellico ad 
impiegare gli enormi profitti lucrati in questi anni di guerre fredde e 
calde, ovvero il tentativo di trovare sbocchi meno impopolari a questi 
flussi di denaro sporco di sangue.
In Italia anche l'azienda leader del settore, Finmeccanica, tenta di 
diversificare le sue attivita' nei rami tecnologici piu' avanzati 
(telecomunicazioni, microprocessori); in Francia il gruppo Matra-Lagarde're 
ha acquistato in questi anni Hachette-Filipacchi-Gallimard, il piu' grande 
editore francese (proprietario anche dell'italiana Rusconi), mentre per 
alcuni mesi il secondo operatore italiano di telefonia, Omnitel-Infostrada, 
e' stato posseduto dalla tedesca Mannesmann, che nello stesso periodo 
tramite una sua controllata riforniva il governo turco dei carri armati 
utilizzati nella repressione curda.
Rimane comunque difficile continuare a far colazione con le famose 
merendine del Mulino di fronte alla prospettiva di ingrassare questo 
mercato. E forse, piu' che gli ignari consumatori, dovrebbero capirlo i 
pubblicitari che curano le campagne dell'azienda parmigiana.

Paolo Macina, Torino 19 settembre 2001.