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Re: intervista azione - lugano



Per Monica Puffi

Gentile Monica Puffi,

At 16.28 27/09/01 +0200, you wrote:

>Egregio professore,
>
>sono una giornalista della Svizzera italiana che scrive per il settimanale
>"Azione" edito dalla cooperativa Migros, sul quale mi occupo di
>internazionale.  Dopo la strage americana sono giunte in redazione il testo
>di Fo e alcune sue considerazioni come storico sulla guerra dichiarata da
>Bush. Tema, quest'ultimo, che ci piacebbe approfondire con lei (per
>iscritto via e-mail) e pubblicarlo sotto forma di intervista. Non vorremmo
>dare un "taglio" pacifista all'articolo, ma semplicemente parlare di
>"guerra" in chiave storico-militare. Quindi, se mi permette, le sottoporrei
>le seguenti domande:
>
>1. La guerra nei secoli: come è cambiata nel tempo, da quando si parlava di
>arte di fare la guerra fino ad oggi, e quali sono i fattori che l'hanno
>modificata?

Uno dei maggiori cambiamenti della guerra è a mio parere questo: in passato 
in guerra morivano prevalentemente i soldati, oggi muoiono prevalentemente 
i civili. Nella prima guerra mondiale il 90% delle vittime fu costituito 
dai militari, oggi la situazione sembra essersi ribaltata. Ciò è dovuto al 
cambiamento dei sistemi di combattimento e delle tecnologie. Ed anche le 
"armi intelligenti" non appaiono aver capovolto la situazione né dato una 
svolta "umanitaria" alla guerra; in realtà tali armi "chirurgiche" servono 
a far sprecare meno missili per colpire prima e meglio l'obiettivo desiderato.

>2. Bush ha definito gli attacchi contro l'America come un "atto di guerra".
>Ha forse usato un'espressione classica per definire qualcosa di nuovo?

Bush ha sbagliato parola usando il termine "guerra". L'attacco agli Stati 
Uniti è stato un mega-attacco terroristico, non una guerra. La guerra è 
sempre dichiarata da qualcuno. Qui nessuno ha rivendicato. Ma Bush vuole 
definire questo attacco come un atto di guerra per far rientrare il 
trattamento del "colpevole" nell'ambito delle leggi di guerra e non 
nell'ambito delle leggi penali civili. In guerra il "colpevole" si può 
eliminare fisicamente, nella lotta al terrorismo invece il "presunto 
colpevole" ha il diritto a difendersi in un tribunale. Bush confonde perciò 
volutamente "terrorismo" e "guerra". Ma tutti i dizionari ci spiegano che 
la guerra è distinta dal terrorismo, cito solo quattro definizioni di 
"guerra" che ho trovato sui più diffusi dizionari: "Lotta armata tra due 
popoli o fra due o più Stati divisi in campi opposti". "Contesa armata tra 
due o più Stati". "La lotta armata tra due o più Stati o tra fazioni di uno 
stesso Stato". "Lotta tra due stati o all'interno di uno stato, condotta 
con le armi, con o senza l'osservanza del diritto internazionale in 
materia". Oggi non si è in grado di evincere con certezza l'origine 
dell'attacco, tanto che la Nato, in assenza di documentazione prodotta 
dagli Stati Uniti in proposito, non ha potuto far scattare l'articolo 5 
concernente la difesa collettiva. Il segretario generale dell'Alleanza Lord 
George Robertson ha detto, riferendosi agli Usa: "Potrebbero presentare 
anche agli alleati le prove di cui dispongono sui colpevoli, perché 
l'azione deve essere proporzionata all'attacco. Immagino che se vengono 
alla Nato in vista di un'azione, ovviamente vorranno essere convincenti". 
Fino ad ora la Nato non ha ricevuto dagli Usa "le prove" e quindi non può 
agire. Dunque l'espressione "guerra" non solo non è accettata da me ma 
neppure dalla Nato, allo stato attuale delle cose.


>3. Che cosa si intende per "guerra asimmetrica"? Secondo molti esperti
>assomiglia di più a quella teorizzata dal grande stratega taoista Sun Tzu
>(L'arte della guerra) che ai tradizionali conflitti cari a von Clausewitz.

Sun Tzu affermava: "Combattere e vincere cento battaglie non è prova di 
suprema eccellenza; la suprema bravura consiste nel piegare la resistenza 
del nemico senza combattere". Concordo sul fatto che questo confronto 
militare e politico in corso sia veramente inedito e richiede risposte 
creative, completamente nuove e diverse dalla guerra classica teorizzata da 
von Clausewitz.


>4. Anche questa guerra ha un nome: "Libertà duratura" (dopo aver parlato di
>Giustizia infinita e di crociata). Perché questo bisogno di dare prima un
>nome a una guerra che non ha dato ancora la parola alle armi?

Il nome all'operazione militare viene a volte dato prima del combattimento 
vero e proprio (si pensi a Desert Storm che fu battezzata così sei mesi 
prima del grande attacco). Il cambiamento di nome è invece un aspetto 
interessante di tutta questa storia: "giustizia infinita" urtava la 
sensibilità dei musulmani ed equiparava gli Stati Unitio a Dio, unico 
artefice, secondo i musulmani, di "giustizia infinita".

>5. Di fatto l'America è in guerra anche se non ha confini da difendere, ed
>ha di fronte un nemico invisibile che si nasconde dentro le sue mura?

La stranezza di questa "guerra" sta nel fatto che va a cercare in 
Afghanistan ciò che invece andrebbe maggiormente cercato dentro gli Stati 
Uniti. Un atto di terrorismo come quello dell'11 settembre è stato 
pianificato negli Usa non in Afghanistan. Andrebbe fatta una statistica per 
vedere quanti presunti terroristi siano afghani e quanti di altre 
nazionalità, dove abbiano avuto la loro base operativa di addestramento. In 
un'epoca di globalizzazione gli interessi in conflitto non agiscono più 
soltanto per mezzo degli stati nazionali. Il terrorismo appare oggi la 
forma più conveniente di militarizzazione e gestione violenta degli scontri 
geopolitici fra lucidi interessi in campo. La spedizione in Afghanistan 
serve a sviare l'attenzione dell'opinione pubblica sugli esiti fino ad ora 
frustranti delle indagini dell'Fbi "sul campo". Il nemico invisibile, 
secondo Giulietto Chiesa che ha scritto sull'ultimo numero di Limes un 
saggio molto interessante, potrebbe essere una "cupola" che starebbe ben al 
di sopra di Bin Laden. E' davvero improbabile che Echelon - il grande 
orecchio segreto che sorveglia tutte le comunicazioni planetarie - non 
abbia intercettato le telefonate, i fax e le e-mail dello "Sceicco del 
Terrore" quando le comunicazioni dei movimenti pacifisti sono invece ben 
monitorate. Qualcosa non quadra in tutta questa storia e proprio per questo 
Bush non ama scendere nei particolari; preferisce mostrare ai giornalisti 
le bandiere al vento, far ascoltare gli inni nazionali, esibire discorsi 
con proclami maichei ("o con noi o contro di noi") e gonfi di minacciosa 
retorica. Chi studia la storia delle guerre potrà notare come questo cupo 
patriottismo è sempre servito a trasformare i giornalisti avidi di 
informazioni in pericolosi nemici della Patria. Ciò che salterà fuori da 
questa triste storia ci sorprenderà tutti e forse per questo non si andrà 
mai veramente a fondo, così come è accaduto per l'assassinio di J. F. 
Kennedy. Eppure solo con l'informazione approfondita possiamo capire la 
scena e il retroscena della storia e rendere veramente giustizia e verità 
alle vittime di una così immane tragedia.

>Resto in attesa di un suo cenno e la ringrazio fin d'ora per una sua rapida
>risposta.
>Cordiali saluti
>
>Monica Puffi
>
>p.s.avrei inoltre bisogno di sapere, per poterla presentare ai lettori,
>dove insegna e qualche dato sulla sua attività in rete.
>
>
>Azione
>Piazza Manzoni 3
>CH 6900 Lugano

Insegno Italiano e Storia a Taranto presso l'ITIS Righi. Ho 43 anni. Sono 
presidente di PeaceLink, la rete italiana per la pace che ha come sito 
www.peacelink.it
PeaceLink è nata nel 1991 e ha un sito con 80 mila utenze mensili 
(verosimilmente 20 mila utenti che consultano mediamente 4 volte al mese il 
sito) e che scaricano mensilmente un milione di pagine Internet. Sono 
impegnato sul terreno dell'educazione alla pace e della nonviolenza. Fra le 
pubblicazioni di cui sono stato co-autore: "Telematica per la pace" 
(Apogeo) e "Apri una finistra sul mondo" (Multimage).

Cordiali saluti
Alessandro Marescotti