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lettera a Lucio Caracciolo, direttore di Limes
Gentile dott. Lucio Caracciolo,
le racconto un curioso particolare che forse lei conosce già.
"Cosa ne pensa dei Taleban?" Intervistato da "Galmour" un anno fa, George
W. Bush - allora candidato alla Casa Bianca - fece scena muta. Poi si
illuminò: "Sono per caso un complesso rock?..." Cito questo episodio -
riportato da un autorevole giornale nazionale di centro-destra del 21
settembre scorso (*) - non per suscitare un facile sorriso sullo sfondo di
una vicenda tragica che suscita unanime dolore. Lo cito invece per porle la
domanda: è stato eletto negli Stati Uniti un presidente incapace o è stato
scelto in fretta e furia un Diavolo (fra i tanti) da colpire per
esorcizzare la paura e recuperare l'immagine internazionale di paese forte?
Le chiedo quali prove siano state raccolte, perché le cerco su ogni
giornale - anche il più filo-interventista - e non le trovo. Solo indizi.
Indizi molto meno corposi di quelli raccolti contro Andreotti o Berlusconi
nei processi che poi li hanno assolti. Lei che è un esperto mi potrà
aiutare perché sento vacillare in questa vicenda i principi di base su cui
si poggia la correttezza delle democrazie e degli stati di diritto. Non mi
liquidi come un "pacifista garantista", voglio solo capire, voglio avere le
INFORMAZIONI e le PROVE che, purtroppo, non ho trovato neppure sull'ultimo
numero di Limes. Trovo solo ipotesi in concorrenza fra di loro fino a
giungere al saggio di Giulietto Chiesa ("Cerchiamo la Cupola, non la rete
islamica") in cui dice che Bin Laden non sarebbe il grande burattinaio e
punta invece l'attenzione su una "cupola" di agenti segreti scelti fra i
servizi internazionali.
Oggi partiamo per una guerra per poi scoprire che "quella vera" andava
fatta ad un altro "ancora più pericoloso"? Se è così il futuro sarà pieno
di altri Satana ancora superiori al Satana Bin Laden da colpire con ogni
mezzo. E in questa scalata non finiremo più di stupirci e arruolarci in
sempre nuove guerre.
Non ne faccio una colpa a Limes per aver collazionato elementi tanto
eterogenei da poter giustificare ogni azione militare presente e futura in
ogni direzione (vedo che nella lista degli "stati canaglia" non manca mai
Cuba); la strategia del minestrone buono per tutti gli usi è un'astuta
trovata della geopolitica ben collaudata dai Romani che volevano
distruggere Cartagine a tutti i costi. Non critico quindi l'ottimo lavoro
di Limes che raccoglie ciò che può in questa confusa situazione (in cui le
prove gli esperti le scartano, le conservano o le fabbricano in funzione
degli attacchi da realizzare, se contro l'Irak oppure no, se contro il
Sudan oppure no) ma constato solo che Bush le prove attualmente non le ha
comunicate neppure ai suoi governi alleati (o mi sbaglio?) e che noi
seguiamo il corteo per una questione di fede, come ai tempi
dell'infallibilità papale. A me farebbe immenso piacere se il regime del
Sudan non ci fosse più, se Saddam crepasse di cancro o se in Afghanistan le
donne fossero liberate dalla dittatura del fanatismo. Giusto per capirci.
Ma francamente io non credo che raggiungeremo risultati duraturi e
combatteremo efficacemente il terrorismo facendo una guerra-spettacolo e
seguento ciecamente un presidente come Bush che dice: "E' certo che il
sospettato numero 1 è Bin Laden". Chiunque coltivi l'arte di ragionare
comprende bene che l'espressione "è certo che è sospettato" è espressione
priva di valore logico perché la certezza del probabile non esiste. Esiste
solo la probabilità della certezza.
Mentre un processo richiede l'esibizione di prove, la difesa dell'imputato
e il contraddittorio pubblico, la guerra semplifica le cose, elimina i
sospetti e i dubbi in quanto elimina gli stessi imputati, ed è per questo
che siamo tutti chiamati alla guerra. Il medioevo dei Taleban ci sta per
caso contagiando?
Attendo una sua risposta e la saluto cordialmente.
Alessandro Marescotti
www.peacelink.it
PS - Oggi ho letto il suo articolo sulla Repubblica a proposito dei
pacifisti. Mi consenta un'osservazione: perché non far conoscere
direttamente senza intermediari e senza commenti di intermediazione cosa
dicono "i pacifisti"? Sarebbe meglio dare voce diretta alle posizioni dei
pacifisti anziché ragionare - come fa lei - sulle posizioni di fantasmi
pacifisti che "Repubblica" non ospita. In fondo Voltaire era un pacifista e
non credo fosse un seguace di Bin Laden.
(*) Per completezza cito la fonte: Il Giornale, 21/9/2001