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La nonviolenza e' in cammino. 229
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 229 del 15 settembre 2001
Sommario di questo numero:
1. Benito D'Ippolito, cantata a contrasto del terrorista e dell'uomo di
pace, pietrificati entrambi. Solo la nonviolenza puo' sciogliere
l'incantesimo e salvare l'umanita'
2. Umberto Santino, la guerra santa del duemila
3. Alcuni nonviolenti di New York: mentre noi scriviamo...
4. Dario Fo, Franca Rame, Jacopo Fo: dai una possibilita' alla pace
5. Sergio Paronetto, un grido silenzioso contro la violenza
6. Maria Chiara Tropea, di fronte alla tragedia
7. Davide Melodia, quale risposta al terrorismo
8. Francesco Comina, e' terribile...
9. Associazione nazionale "Amici di Aldo Capitini": per un futuro nuovo, la
nonviolenza
10. Una lettera dei cooperanti italiani in Palestina
11. La Federazione Italiana Emigrazione Immigrazione: solidarieta' al popolo
americano
12. Per studiare la globalizzazione: da Vladimir Propp a Grattan Puxon
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'
1. RIFLESSIONE. BENITO D'IPPOLITO: CANTATA A CONTRASTO DEL TERRORISTA E
DELL'UOMO DI PACE, PIETRIFICATI ENTRAMBI. SOLO LA NONVIOLENZA PUO'
SCIOGLIERE L'INCANTESIMO E SALVARE L'UMANITA'
Ecco, mi ascolti adesso?
Lo senti adesso il mio dolore, lo senti
quanto male faceva e io urlavo ed urlavo sotto le torture e tu
eri troppo distratto per sentirmi?
Ecco, mi ascolti adesso, adesso che e' troppo tardi, che sono morto e morto
nella morte trascinando i tuoi cari?
Ecco, mi ascolti adesso?
Ecco, adesso ti vedo,
ti vedo e tu svanisci ed io
io non ti vedo piu'.
Ma avrei voluto fermarti, avrei voluto
fermarti e fermare la mano
che a scorpioni e frustate ti ha allevato
nell'odio e nel dolore che porta all'abisso dell'orco.
Ecco, fossi venuto
un poco prima, mi avessi
detto parole di pane, parole di luce
un poco prima, forse
forse in pianto mi si sarebbe sciolto
il sale dell'umiliazione che accieca i miei occhi, e forse
saremmo oggi vivi
e io e i tuoi cari. Eri tu
che dovevi salvarli salvandomi.
Ecco, ora che e' tardi per salvarti la vita
ora che e' tardi per salvare i miei cari
anche dai miei le scaglie cadono occhi
ora
che e' tardi.
Uccisi per parlarti in un sussurro
Ma quel gran rombo tutti rende sordi
Uccisi per colpire gli empi simboli
di un empio potere che disumana,
che ha disumanato anche me
Ma quelli che uccidesti non erano
simboli, erano
uomini e donne di carne e di osso
di pianto e di riso, ed ora sono fumo
Cercavo una strada da aprire alla giustizia
di furia, a tentoni, battendo la testa nel muro
Ma per la giustizia vi e' una sola strada
salvare tutte le vite, tutte le vite salvare
salvare
tutte le vite
salvarle tutte
le vite umane.
Commisi l'orrore ma tu
cosa facesti tu, cosa facesti
Nulla seppi fare per fermarti
del sangue che tu hai sparso anche le mie
sono lorde mani.
Perdonami, figlio, perdonami.
Perdonami, perdonami, padre.
2. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: LA GUERRA SANTA DEL DUEMILA
[Umberto Santino e' in assoluto il piu' importante studioso e militante del
movimento antimafia. Per contatti: Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato", 90144 Palermo, via Villa Sperlinga 15; tel.
0916259789, fax 091348997, e-mail: csdgi@tin.it, sito:
www.centroimpastato.it]
"Nulla sara' piu' come prima": cosi' hanno detto e scritto in molti dopo gli
attentati che hanno colpito gli Stati Uniti.
Sembra una facile profezia, scaturita da una semplice constatazione di
fatto, ma piu' che un auspicio e' una minaccia.
Stando a quello che abbiamo sentito, "nulla sara' piu' come prima" significa
che si usera' il pugno di ferro contro i terroristi e contro tutti quelli
che li sostengono o li tollerano, che gli Stati Uniti e la Nato colpiranno
durissimamente coloro che hanno ideato, eseguito o favorito un "atto di
guerra", che l'Occidente si accinge a una guerra che viene presentata come
lo scontro tra il Bene e il Male.
Non ci si accorge che questo e' proprio quello che vogliono i terroristi, si
chiamino Bin Laden o con altri nomi: andare a uno scontro di civilta', a una
"guerra santa" in cui entrambi i contendenti sono certi di incarnare il Bene
e di avere di fronte non un nemico qualsiasi ma il Male in persona.
Se Bush e i leaders occidentali si ritengono gli unici detentori del Potere
mondiale e i custodi della Civilta', i fondamentalisti islamici sono tanto
convinti di essere loro l'incarnazione del Bene da sacrificare la loro vita
con il sorriso sulle labbra. Questa vocazione al martirio piu' che dalla
certezza del paradiso di Allah che li attende con un harem di vergini nasce
da una condizione di vita fatta di umiliazioni quotidiane, che sono una leva
piu' forte e piu' convincente delle delizie ultraterrene.
Se il mondo sara' sempre piu' preda di fondamentalismi (anche il "pensiero
unico" e le altre meraviglie della globalizzazione capitalistica sono una
forma di fondamentalismo), si potra' solo desiderare di cambiare pianeta.
Eppure gli attentati negli Stati Uniti sono cosi' gravi, soprattutto per il
numero di vittime che hanno causato in pochi minuti, anche se purtroppo
questo e' l'ultimo di una lunga serie di massacri, che dovrebbero indurre a
un profondo ripensamento.
"Nulla sara' piu' come prima" dovrebbe tradursi in una volonta' di capire e
di rimediare. Gli attentatori vanno individuati e puniti, ma la ritorsione,
in nome di una rinverdita legge del taglione, e ancora di piu' la "guerra
del Bene contro il Male", saranno un micidiale salto nel buio.
La vera novita' sarebbe cominciare a fare quello che non si e' voluto fare
in mezzo secolo, seminando odio e raccogliendo terrore.
Il conflitto tra israeliani e palestinesi finora non si e' risolto perche'
non c'e' stata la volonta' politica di risolverlo, e altrettanto si puo'
dire per tutti i focolai di guerra in molte aree del pianeta.
L'Onu e' soltanto un club di burocrati e la sua riforma e' su un binario
morto, mentre si e' imposto un G8 palesemente illegittimo: i capi degli
Stati piu' ricchi e piu' forti hanno il diritto di governare a casa loro, ma
nessuno ha conferito loro il mandato di comandare sul mondo.
La Nato era sorta per fronteggiare il patto di Varsavia e doveva morire con
esso, dando vita a una forza armata internazionale, non diventare la polizia
mondiale a difesa degli interessi dei piu' forti.
Il capitale e' libero di circolare e gonfiarsi a dismisura confluendo con i
flussi di denaro illegale e ogni giorno nelle borse vanno in fumo somme
sbalorditive, mentre peggiorano le condizioni di vita della maggioranza
della popolazione mondiale e si ergono mille ostacoli alla libera
circolazione delle persone.
A queste miniere attingono i terrorismi del nostro tempo e, se non ci si
pone seriamente questi problemi, scudi stellari, Echelon, embarghi e
ritorsioni saranno piu' che inutili dannosi. La piu' grande potenza del
mondo e' stata invulnerabile per i missili atomici sovietici ma i suoi
simboli piu' prestigiosi, il Pentagono e le Torri gemelle, sono stati
violati e inceneriti da un manipolo di fanatici addestratisi nelle scuole
americane. La Cnn e le altre televisioni possono rallegrarsi di avere
realizzato la piu' strabiliante delle dirette e si preparano a mandare in
onda lo spettacolo della rappresaglia.
Tanti si sono rassegnati a fare da spettatori ma possiamo considerare una
fortuna che ci sia in piedi un movimento, inadeguato e contraddittorio
quanto si vuole, ma che di una cosa e' certo: che se non si vuole essere
complici delle ingiustizie che alimentano fondamentalismi e terrorismi, da
cui puo' scaturire una guerra con esiti catastrofici, bisogna che ognuno
faccia la sua parte, non di tanto in tanto ma ogni giorno. E questa e'
davvero l'ultima speranza che ci rimane.
3. RIFLESSIONE. ALCUNI NONVIOLENTI DI NEW YORK: MENTRE NOI SCRIVIAMO...
[Questo testo e' apparso in traduzione italiana nel sito
www.nonviolenti.org]
Mentre noi scriviamo, Manhattan e' sotto assedio con la metropolitana, i
ponti e le gallerie chiuse, e decine di migliaia di persone che camminano
lentamente verso nord dalla parte sud di Manhattan. Mentre noi sediamo nei
nostri uffici qui alla War Resisters League, i nostri piu' immediati
pensieri vanno alle centinaia, se non migliaia, di newyorkesi che ieri hanno
perso la vita nel crollo del World Trade Center.
Il giorno e' chiaro, il cielo blu, ma grandi nuvole si gonfiano sopra le
rovine sotto le quali molti sono morti, tra cui tanti soccorritori e vigili
del fuoco che erano la' quando si e' verificato il crollo finale.
Sappiamo con certezza che i nostri amici e colleghi a Washington hanno
pensieri simili ai nostri per la gente comune che e' rimasta intrappolata
nella parte del Pentagono che e' stata investita dall'aereo.
E noi pensiamo anche ai passeggeri innocenti su quegli aerei dirottati che
quel giorno trasportavano i loro destini.
Noi non conosciamo, in questo momento, chi siano i responsabili di questo
attacco. Noi sappiamo che Yasser Arafat ha condannato il bombardamento. Noi
aspettiamo a formulare un'analisi estesa quando informazioni ulteriori
saranno disponibili, ma tante cose sono chiare. Per l'Amministrazione Bush
parlare di una spesa di centinaia di miliardi per le Guerre Stellari e'
stata una finzione fin dal principio, quando il terrorismo puo' colpire
cosi' facilmente e con mezzi cosi' comuni.
Noi esortiamo il Congresso e George Bush affinche' sia chiaro che, qualsiasi
sia la risposta o la politica che gli Stati Uniti intendono portare avanti,
questa nazione non colpira' mai piu' obiettivi civili e non accogliera' la
politica di qualsiasi nazione che colpisca obiettivi civili.
Questo vuole significare l'interruzione delle sanzioni contro l'Iraq che
hanno causato la morte di centinaia di migliaia di civili. Questo vuole
significare la condanna non solo del terrorismo palestinese ma anche la
serie di attentati contro i capi palestinesi da parte di Israele, e
l'implacabile repressione del popolo palestinese e la persistente
occupazione d'Israele della West Bank e di Gaza.
Le politiche militariste perseguite dagli Stati Uniti hanno avuto come
risultato milioni di morti, dalla storica tragedia della guerra di Indocina,
il finanziamento delle Squadre della Morte in America Centrale e in
Colombia, fino alle sanzioni e agli attacchi aerei contro l'Iraq.
Questa nazione e' il piu' grande fornitore di "armi convenzionali" del mondo
e queste armi alimentano il terrorismo piu' estremo, dall'Indonesia
all'Africa. La precedente politica di sostegno alla resistenza armata in
Afghanistan ha portato alla vittoria dei Taleban e alla creazione di Osama
Bin Laden.
Anche altre nazioni si sono impegnate in queste politiche. Noi, qualche anno
fa, abbiamo condannato le azioni del governo russo in Cecenia, la violenza
di entrambe le parti in Medio Oriente, e nei Balcani. Ma la nostra nazione
deve prendersi la responsabilita' delle proprie azioni.
Fino ad ora noi ci siamo sentiti sicuri entro i nostri confini; per poi
svegliarci in una chiara e fresca mattina e trovare la nostra piu' grande
citta' sotto assedio, ricordandoci che in un mondo violento nessuno e' al
sicuro.
Noi chiediamo la fine di quel militarismo che ha caratterizzano la nostra
nazione per decenni.
Noi chiediamo un mondo nel quale la sicurezza sia conseguita attraverso il
disarmo, la cooperazione internazionale e la giustizia sociale, e non
attraverso la corsa agli armamenti e il ricorso alle rappresaglie.
Noi condanniamo senza riserve gli attacchi come quelli successi oggi, che
hanno colpito migliaia di civili; queste profonde tragedie ci devono
richiamare alla mente l'impatto che le politiche americane hanno avuto su
altri civili il altri paesi. In particolare, noi siamo consapevoli della
paura che possono provare in questo momento molte persone di origine araba
che vivono negli Stati Uniti; sollecitiamo una speciale riflessione per
questa comunita'.
Noi siamo un solo mondo. Dobbiamo vivere in uno stato di paura e di terrore
o ci dobbiamo incamminare verso un futuro in cui ricercare pacifiche
alternative ai conflitti e una migliore distribuzione delle risorse
mondiali?
Mentre noi piangiamo le molte persone che hanno perso la vita, i nostri
cuori chiedono a gran voce la riconciliazione, e non la vendetta.
4. RIFLESSIONE. DARIO FO, FRANCA RAME, JACOPO FO: DAI UNA POSSIBILITA' ALLA
PACE
[Dal sito www.nonviolenti.org. Dario Fo e' premio Nobel per la letteratura]
Quello che e' successo indurrebbe al panico, al silenzio, alla disperazione.
Il mondo e' stato colpito da un ennesimo crudele massacro.
Ma e' necessario, anche se doloroso, parlare. Cercare di capire.
La prima osservazione che ci viene alla mente e' l'assurdo che esplode fuori
dal televisore.
Davanti a questo dramma il mondo si e' arrestato attonito. Ma non tutti.
Le borse del mondo non si sono fermate neppure un secondo, hanno continuato
a far soldi, a cercare utili selvaggi. Anzi hanno intensificato il ritmo. La
gente ancora urlava appesa ai grattaceli in fiamme, prima che crollassero, e
gia' i grandi broker gridavano nei loro cellulari: "Compra petrolio! Vendi
tutto! Compra petrolio!" e mentre i titoli azionari perdevano il 10% in
pochi minuti il petrolio saliva di 10 dollari al barile e i furbi facevano
utili di miliardi di dollari. E mentre i presidenti di tutti i paesi europei
si apprestavano a esprimere il loro cordoglio, i loro banchieri succhiavano
decimali al dollaro e finalmente l'euro segnava un bel po' di punti a suo
favore. Nessuno ha pensato di chiudere le borse per decenza e rispetto ai
cadaveri ancora freschi. La belva feroce del capitalismo affondava felice i
suoi denti nelle carni dei morti e fortune luminose si sono costruite in
poche ore.
E non c'e' da stupirsi. I grandi speculatori sguazzano in un'economia che
uccide ogni anno decine di milioni di persone con la miseria, che volete che
siano 20 mila morti a New York?
Altra immagine agghiacciante: la gente per strada, nei quartieri
palestinesi, dilaniati dalla guerra civile, che festeggiavano il massacro.
Gente che ha un morto in ogni famiglia e che non riesce piu' a vedere
l'assurdita' della morte, di qualsiasi morte.
Il sistema della violenza, dello sfruttamento, del genocidio organizzato dei
poveri cristi genera insensibilita' alla violenza. Genera la logica della
vendetta.
Quasi ogni giorno, da anni, gli aerei Usa bombardano l'Iraq, uccidendo donne
e bambini, col pretesto di eliminare impianti radar. E le televisioni
occidentali non si degnano neppure di riportare la notizia. Quella e' gente
spazzatura, muoiono a migliaia per gli effetti dei proiettili all'uranio che
hanno contaminato la loro terra, muoiono perche' mancano le medicine a causa
dell'embargo, nel silenzio carico di disprezzo dei media occidentali. Le
lacrime di oggi dei commentatori televisivi sono vergognose perche' seguono
al silenzio decennale sui crimini dell'occidente cristiano.
E' terribile ma e' cosi': la disperazione genera la follia della vendetta.
Una vendetta che non serve a nulla, una vendetta che portera' altri massacri
tra i diseredati del mondo.
E attenzione: questo orrendo massacro di ieri, non e' stato realizzato
schiacciando un bottone su un aereo che vola sicuro ad alta quota. Qui ci
sono decine di persone che sono diventate talmente pazze da suicidarsi tutte
assieme pur di colpire "i diavoli bianchi". Questa misura della disperazione
dovrebbe fare riflettere. Questa giornata di terrore dovrebbe avere
insegnato ai cultori della forza dell'uomo bianco che non esiste sicurezza e
pace per nessuno in un mondo dove il massacro e la prevaricazione sono la
legge.
E' ormai un fatto. Le moderne tecnologie rendono talmente potenti gli
individui che nessun sofisticato sistema di sicurezza puo' proteggere.
Non e' piu' possibile, neppure per i nordamericani ricchi, credere di essere
al sicuro. Non c'e' nessun posto dove si possa stare al sicuro. Il cane
feroce della follia puo' azzannare chiunque ovunque.
I telegiornali si stupiscono (idioti) che i supercontrolli Usa non abbiano
impedito a quattro aerei di essere dirottati per essere usati come bombe
gigantesche e colpire i luoghi piu' protetti del mondo. Non vogliono capire
che le moderne tecnologie e l'affollamento incontrollabile delle citta',
offrono decine di modi di fare massacri. Questi orrendi attentati hanno
ridicolizzato le pretese di Bush di costruire uno scudo stellare.
Oggi hanno usato aerei, ieri gas nervino in Giappone, bombole del gas a
Mosca... Domani bastera' urlare:"C'e' una bomba!" in uno stadio per
provocare una strage.
Un paese moderno non puo' garantire la sicurezza senza strangolare
completamente la "vita normale" dei cittadini. Non c'e' modo. Nessuno puo'
tenere milioni di persone chiuse in casa.
L'unica garanzia di sicurezza per il mondo ricco e' sanare le ferite
sanguinanti della fame e del sopruso. Senno' si crea un humus sociale
drammatico che non puo' che portare alla violenza piu' folle.
Attenzione: non si puo' dire, in questo momento, chi abbia armato la mano
dei kamikaze.
Estremisti islamici? Estremisti di destra americani? Sionisti pazzi? Chi lo
sa?
L'attentato di Oklahoma, il piu' grande massacro terroristico avvenuto fino
a ieri, fu imputato ai terroristi islamici e poi si scopri' essere opera di
terroristi bianchi e fascisti che volevano provocare una reazione
antislamica. Si potrebbe anche scoprire che dietro al massacro di ieri ci
siano tutte le fazioni terroristiche e tutti i servizi segreti, uniti nel
comune intento di gettare la societa' civile nel caos...
Una cosa e' certa: al di la' di chi siano gli esecutori materiali del
massacro questa violenza e' figlia legittima della cultura della violenza,
della fame e dello sfruttamento disumano.
Questa violenza, queste morti, rendono immensamente felici coloro che hanno
guadagnato milioni di dollari in poche ore speculando sul prezzo del
petrolio, i mercanti di armi e i capi terroristi brindano ebbri di felicita'
insieme ai generali e agli ammiragli, stanchi di questa pace strisciante che
minaccia ogni giorno lo stato di guerra e i profitti fatti sulle mine
antiuomo.
Domani i caccia bombarderanno qualche villaggio sperduto uccidendo civili
inermi con la scusa di fare giustizia dei colpevoli e le lobby delle iene
spingeranno per dare dignita' alle spese militari.
"Gli Stati Uniti devono rispondere immediatamente a questa aggressione!"
urlava un cretino della strada e le sue parole sono state rilanciate da
migliaia di telegiornali in tutto il pianeta. "Rappresaglia!" Urla Bush, il
boia del Texas.
Colpiranno, faranno dieci morti con la pelle olivastra per ogni cadavere
bianco. E qualcuno proporra' di reagire con manifestazioni di piazza e di
nuovo la polizia fara' dei morti.
Deve essere chiaro a tutti che questo e' un momento gravissimo. E' una nuova
forma di guerra strisciante quella nella quale ci vogliono portare. Il
partito della pace ha una sola possibilita': continuare caparbiamente a
lavorare con gli strumenti della pace. Affermare con tutta la forza
possibile che possiamo ed e' necessario togliere il nostro appoggio
economico alle multinazionali della morte.
Oggi piu' che mai la scelta individuale di milioni di persone e' l'unico
strumento possibile, l'unica strategia vincente.
Togliamo i nostri soldi dalle banche che finanziano la vendita delle armi e
l'economia del dolore, smettiamo di comprare il carburante della Esso, i
prodotti della Nestle', smettiamo di bere Coca Cola, di mangiare Mac
Donald's, convertiamo le nostre auto a olio di colza e a gas, mettiamo i
nostri risparmi sui fondi di investimento etico, abbandoniamo le
assicurazioni colluse col sistema della morte, non compriamo auto da chi
produce mine antiuomo, non compriamo scarpe da chi tiene in schiavitu' i
bambini, non mangiamo i cibi della chimica, abbandoniamo i marchi della
cultura del profitto a tutti i costi.
In questi anni abbiamo lavorato con successo per dimostrare che e' possibile
consociare i nostri consumi, risparmiare, avere prodotti migliori e,
contemporaneamente, boicottare il mercato della morte rifiutandoci di
portare i nostri soldi al loro mulino.
Oggi queste scelte non sono piu' solamente giuste e convenienti, sono anche
urgenti e irrimandabili.
Ti chiediamo di fare un gesto, subito, ora.
Non c'e' piu' tempo per pensarci sopra. La locomotiva del capitalismo
selvaggio sta accelerando la sua velocita', punta con determinazione
assoluta verso la guerra e la distruzione del pianeta. L'unica possibilita'
e' tagliarle i rifornimenti di carburante. Subito.
Il mondo e' governato dal denaro. I soldi sono l'unico argomento al quale i
potenti siano sensibili. Dai una possibilita' alla pace. Subito. Inizia tu.
Non aspettare che lo facciano gli altri. Ogni lira che togli ai signori del
mondo e' un respiro che regali all'umanita'.
Voti ogni volta che fai la spesa!
5. RIFLESSIONE. SERGIO PARONETTO: UN GRIDO SILENZIOSO CONTRO LA VIOLENZA
[Sergio Paronetto e' impegnato nel movimento di Pax Christi ed in molte
iniziative di pace e di solidarieta']
"O nonviolenza o non esistenza", "Se non vivremo insieme come fratelli,
moriremo insieme come stolti" (Martin Luther King)
Orrore, immensa tristezza e grande dolore.
Davanti al massacro scatenatosi in alcune citta' degli Stati Uniti, il
nostro primo pensiero va alle vittime del terrorismo. Ai loro corpi. Ai loro
volti. Cerchiamo di immaginarci la loro vita quotidiana tragicamente
interrotta. Vorremmo esprimere la nostra solidarieta' e la nostra commossa
partecipazione alle loro famiglie, agli amici e ai conoscenti.
Molto e' ancora da chiarire sulla tragedia statunitense, ma una cosa per noi
e' certa.
La violenza e' disumana, cattiva, stupida e vile. E' un male che annienta
l'umanita'. Offende la civilta'. Degrada e annulla il valore delle cause che
pretende di difendere. Alimenta il clima di paura. Scava ulteriori abissi di
incomprensione. Allontana la soluzione dei problemi. E' anche vile perche'
usa persone innocenti e inermi per il proprio delirio di onnipotenza. Crea
sempre una spirale terribile di odio, di sangue, di morte. E' come un buco
nero del cosmo: divora ogni risorsa vitale e distrugge il futuro.
Anche questa violenza riprodurra' vendette, risentimenti, intolleranze.
L'esultanza di alcuni palestinesi e' frutto di un dolore disperato cresciuto
in un inferno di tormenti che preparera' altri inferni per se' e per gli
altri.
Davanti a un dramma cosi' immane, che aggrava ogni altro dramma, sentiamo la
necessita' di testimoniare col silenzio operoso e con il dialogo costruttivo
il valore rivoluzionario della pace.
Ci sembra utile moltiplicare i momenti di riflessione e di comunicazione:
sia veglie di preghiera e di meditazione, sia incontri ecumenici o
interreligiosi, sia confronti e scambi culturali.
La citta' di Verona puo' valorizzare in ambito internazionale il suo
gemellaggio con la palestinese Betlemme e con l'israeliana Ranana,
sollecitare la diplomazia delle Nazioni Unite e partecipare alla marcia
della pace da Perugia ad Assisi del 14 ottobre.
Dato l'aggravarsi della crisi mediorientale, ci sembra decisivo rilanciare
il ruolo dell'ONU facendo anche di Gerusalemme la sede dell'ONU fino alla
fine dei conflitti armati.
In ogni caso, per noi e' essenziale rinnovare l'impegno per promuovere il
valore e il metodo della nonviolenza. E' l'unica reale novita'.
L'innovazione che cambia in profondita'. La concreta utopia che spezza la
spirale della distruzione reciproca, supera le culture del nemico, trasforma
positivamente i conflitti, crea nuovi rapporti tra le persone e i popoli.
Ci pare urgente accendere ogni giorno il sogno fraterno di Martin Luther
King con gesti, parole e opere di pace. "La vera scelta - egli diceva - non
e' tra nonviolenza e violenza ma tra nonviolenza e non esistenza... Se non
riusciremo a vivere come fratelli moriremo tutti come stolti".
6. RIFLESSIONE. MARIA CHIARA TROPEA: DI FRONTE ALLA TRAGEDIA
[Maria Chiara Tropea e' impegnata nel Movimento Internazionale della
Riconciliazione ed in varie iniziative nonviolente di pace e di
solidarieta'. Per contatti: a.alba@areacom.it]
Di fronte alla tragedia che ha colpito gli Stati Uniti e il centro simbolico
del mondo occidentale di cui siamo parte, come persone impegnate nella
solidarieta' e nella nonviolenza attiva, il nostro primo pensiero e' per le
vittime di questa ferocia, uomini e donne come noi, cittadini/e del nostro
mondo.
Ci immedesimiamo nella loro tragedia, nell'orrore della morte improvvisa o
dell'improvvisa ferita, del lutto che ti toglie piu' che la vita; e non
possiamo che restare muti, in balia insieme a loro della violenza scatenata:
condividere il pianto, lo smarrimento, come gia' tante altre volte per le
vittime delle guerre, dalla ex-Jugoslavia, al Congo, al Medio Oriente... e
oggi qui, in un angolo di mondo che pensavamo invulnerabile.
E' all'interno di questo dolore condiviso che vogliamo trovare lo spazio per
riflettere e tentare di capire (abbiamo sentito affermare che ora non e' il
momento di pensare, ma di reagire rapidamente con la forza delle armi:
speriamo che cio' non avvenga).
Quanto e' accaduto ci obbliga a prendere atto del fatto che dentro la logica
della potenza armata non c'e' difesa che tenga, non c'e' sicurezza per
nessuno, nemmeno per il piu' forte.
Questa constatazione puo' forse nell'immediato lasciare smarriti e
spaventati; non sappiamo con precisione che cosa fare. Ma sappiamo con
certezza quel che non si deve fare. Sappiamo che una risposta violenta, piu'
feroce del colpo subito, tale da ristabilire il prestigio ferito, non
farebbe che produrre ancora altri morti e nuovo odio e piu' insicurezza per
tutti.
Le armi e la tecnologia a disposizione degli uomini oggi sono terribili:
corriamo il rischio di distruggerci tutti. Occorre fare dei passi indietro
per allontanarci dal baratro a cui siamo avviati. Osiamo sperare e chiedere
qualcosa di inedito: che "i piu' forti" abbiano il vero coraggio di fare
quel passo indietro, per spezzare la catena della vendetta e della violenza.
E' certamente giusto cercare di individuare i colpevoli e renderli incapaci
di nuocere ancora: questo deve essere fatto, con urgenza.
Ma occorre anche cercare di capire il loro scopo e la molla che li ha spinti
ad agire cosi'.
Capire non significa giustificare: non c'e' giustificazione alcuna per la
violenza omicida e premeditata.
Ma non basta annientare chi l'ha progettata e messa in atto, se non si
estirpa del tutto il seme dell'odio. Che qualcuno abbia potuto far festa per
questa strage e' un pensiero che ci fa inorridire, ma e' l'inquietante
segnale di un mondo diviso: percio' occorre cercar di capire, ascoltando
tutti, soprattutto coloro che sono o si sentono vittime dello strapotere
simboleggiato dagli obiettivi che ieri sono stati colpiti.
Occorre dare all'Occidente un volto amichevole e solidale verso il resto del
mondo: una nuova e reale sicurezza non nascera' dal rafforzamento militare
della cittadella assediata, ne' dalla ferocia delle ritorsioni, ma da un
ritrovato senso della giustizia, e dall'acquisizione di strumenti non
distruttivi per la gestione dei conflitti, anche i piu' gravi, anche i piu'
tragici.
7. RIFLESSIONE. DAVIDE MELODIA: QUALE RISPOSTA AL TERRORISMO
[Davide Melodia e' tra i principali collaboratori di questo notiziario, e
tra le figure piu' nitide dell'impegno nonviolento. Per contatti:
melody@libero.it]
Di fronte al terrorismo, sin qui, individui, gruppi e governi hanno adottato
modi diversi di ritorsione e di vendetta, altrettanto e piu' violenta del
terrorismo stesso, coinvolgendo degli innocenti, e provocando ulteriori
violenze e ritorsioni.
La risposta armata assomiglia molto alla pena di morte, su vasta scala.
La risposta razionale e socio-religiosa, fondata sulla giustizia, la
solidarieta' e l'assistenza, quale forma suprema di prevenzione - ai
disperati che intendono, ricorrendo alla violenza del terrorismo, punire i
colpevoli della loro miseria - raramente adottata, e quasi mai
tempestivamente, e' di per se' sacrosanta.
Ma - di fronte al terrorismo su scala bellica (non guerra), teste' applicato
da feroci sconosciuti contro i simboli della potenza economica e militare
degli Stati Uniti - sia la prima risposta violenta, sia la seconda, "di
giustizia", non possono bastare.
Se e' vero che quest'ultima forma di terrorismo con effetti esponenziali,
"di massa", ha motivazioni, portata e finalita' "nuove", anche le risposte
che il mondo deve dare devono essere teoricamente e praticamente "nuove".
La risposta della giustizia preventiva deve esserci comunque, ma per essere
creduta e rispettata, per avere un impatto deterrente, per arrivare al cuore
e alla mente non solo dei popoli oppressi, o perseguitati o tenuti in non
cale dalla civilta' tecnologica avanzante, globalizzante, pianificante, ma
anche dei suoi presunti "vendicatori", deve fare un salto di qualita'.
E qui, anche se ne sento la necessita' e l'urgenza, non ho la soluzione.
Altri, spero, la potra' elaborare.
8. RIFLESSIONE. FRANCESCO COMINA: E' TERRIBILE...
[Francesco Comina e' impegnato in Pax Christi, questo suo commento e' stato
pubblicato sul giornale "L'Adige" di Trento]
Adesso tutti ci chiediamo che cosa potra' ancora accadere.
Ora che il braccio dell'apocalisse e' penetrato nel santuario del mondo
occidentale dove nessun potere umano aveva mai osato entrare in questo modo,
con questa forza e con questa barbarie distruttiva, nessuna ragione davvero
umana sembra poter salvare il mondo cosi' com'e'. Ma la cosa peggiore e' che
nessuna ragione umana sa descrivere il mondo cosi' come sara'.
Il vento terribile di Hiroshima oggi torna ad invadere le citta' con i suoi
abitanti che dormono, che faticano o che si baciano per amore. Il fungo sale
con la polvere della distruzione sopra cumuli di rovine e di morti. La
citta' giapponese ne ha inghiottiti 100.000 in un solo colpo (ma c'era la
guerra e gli Usa l'hanno fatta finire con la bomba atomica), New York,
invece, ne cerca oltre 20.000 nel giardino di una pace, che sembrava
destinata ad unificare il mondo.
L'Onu aveva appena annunciato che i primi dieci anni del Terzo Millennio
sarebbero stati segnati da un vocabolario nuovo, quello della giustizia e
della riconciliazione fra i popoli, e invece e' l'incubo della fine a
proiettare le nuove generazioni sul baratro della condizione precaria
dell'esistenza. "The Day After", il film che ha cercato di leggere la fine
del mondo con gli occhi di una telecamera piazzata sulle rovine del disastro
nucleare, e' stato vissuto da noi tutti attraverso l'obiettivo di telecamere
vere piazzate sulle alte torri centrate dagli aerei della Morte e
brancolanti nelle strade buie e polverose della catastrofe in diretta. La
polvere bianca del film si e' sparsa ai piedi della superpotenza americana.
E' terribile.
L'uomo non ha saputo sfruttare la sua ragione per organizzare una civilta'
equa, armoniosa, libera dalle frenesie del dominio etnico, culturale,
religioso, politico. La pace e' stata messa in un cantuccio, considerata
come un oggetto romantico e sentimentale, buono per addolcire certe
conclusioni di film d'avventura. Non e' stata messa al centro, ne' delle
chiese, ne' delle istituzioni politiche, ne' delle fedi, ne' delle culture,
ne' delle pedagogie, ne' delle letterature. Abbiamo privilegiato il braccio
di ferro, la contesa continua, la volonta' di potenza. Ci hanno pensato i
profeti a dire che lungo i sentieri di questa umanita' c'e' solo la foresta
della violenza a scatenare gli istinti macabri dell'odio. E cosi' abbiamo
creato i mostri che arrivano dall'aria, dall'acqua, dalla terra per far
sparire le citta', queste culle dell'umanita': Auschwitz, Hiroshima, Saigon,
Beirut, Gerusalemme, Belfast, Bagdad, Sarajevo, Belgrado... Le citta' dei
civili sono attaccate e affondate. Uomini, donne e bambini non possono
vivere perche' il braccio dell'Apocalisse annienta le loro dimora.
E' terribile.
Ma nessuno sa cosa accadra' domani. I sondaggi dicono che il 90% degli
americani vuole una ritorsione in grande stile contro i terroristi che hanno
osato invadere il cuore del mondo, ma anche contro i Paesi che li ospitano e
questo anche a costo di provocare una guerra mondiale. Gandhi e' morto e
sepolto. Il satyagraha, l'energia della verita' che egli vedeva realizzata
nella sofferenza che si oppone alla violenza, non dice nulla all'uomo del
terzo millennio. Ma e' morto anche il diritto scaturito dalla seconda guerra
mondiale. La Nato al posto dell'Onu, le armi al posto delle trattative, la
paura al posto della serenita'...
La soluzione non sta nella ricerca della pace giusta, ma nell'affermazione
della forza piu' grande, che si contrappone alla forza provocante. Questo
gioco all'azzardo brucia tutte le candele, perche' non c'e' forza piu'
grande di quella che oggi si agita nelle viscere delle potenze mondiali: i
missili "in-umani" di oggi sfidano Dio e la creazione. L'esito ultimo altro
non e' che l'Anticreazione.
Ecco la follia del nostro tempo: credere di poter risolvere le controversie
internazionali con la forza, con la violenza, con il braccio di ferro teso
alla provocazione dell'Apocalisse. E' come segare il ramo dell'albero a cui
siamo appesi.
Il mondo e' ingiusto, profondamente squilibrato, terribilmente diviso e
lacerato; c'e' un nord ricco, che sfrutta la maggior parte delle energie del
sud povero; ci sono bambini ingrassati dalla noia e dall'effimero, mentre
altri hanno la pancia gonfia per l'inedia e muoiono a migliaia e migliaia
ogni giorno; ci sono religioni che fanno a gara per rubarsi i fedeli e
uomini di fede che tentano con ogni sforzo di abbracciarsi sotto l'unico Dio
plurale dei popoli.
Eppure, anziche' capire la complessita' del mondo e cercare di tracciare
strade di convergenza possibili, si preferisce rompere, uccidere, guardare
gli inermi con gli occhi iniettati di sangue.
E' terribile.
Eppure non sappiamo cosa accadra' nei prossimi giorni: quale vendetta, quale
ritorsione, quale azione americana potra' mai risarcire un tributo di sangue
cosi' immenso?
La via ci sarebbe, ma e' una via inammissibile dalla nostra civilta'.
L'aveva fatta sua Gandhi, attingendola dalla spiritualita' dell'oriente. La
via e' semplice e impossibile: "Se tu fai questo io ti uccido", hanno da
sempre sentenziato le civilta' dell'occidente. "Se tu fai questo, sono io
che muoio", hanno proclamato gli spiriti liberi e nonviolenti dell'oriente.
E' la via che Bush non seguira' mai. L'odio dev'essere combattuto con altro
odio, con altri attacchi, con altre citta' distrutte. Questo sembra essere
il dato premonitore di cio' che ci attendera'.
Speriamo che non sia cosi' e che la ragione faccia luce sui colpevoli di
tali terribili attentati, ma preservi il mondo dal rischio di una nuova
guerra totale. Se prevarra' la saggezza l'occidente (Abendsland) non sara'
ancora tramontato.
E' terribile...
9. RIFLESSIONE. ASSOCIAZIONE NAZIONALE "AMICI DI ALDO CAPITINI": PER UN
FUTURO NUOVO, LA NONVIOLENZA
[L'Associazione nazionale Amici di Aldo Capitini ha sede in via Ulisse
Rocchi 3 c/o Libreria L'Altra, Perugia; tel. 0755736104, tel. e fax
075887141, in rete: www.full-service.it/capitini/capitini.htm, o anche:
www.citinv.it/associazioni/ANAAC, o anche: www.cosinrete.it, e-mail:
ass.capitini@full-service.it, o anche: capitini@tiscalinet.it]
Di fronte all'esplosione in ogni parte del mondo di terrorismi feroci e
irrazionali, l'Associazione degli Amici di Aldo Capitini ricorda di lui
l'antico monito, rivolto a tutta l'umanita', di capire che i mezzi cattivi
rendono inutile la lotta e cattivo anche il fine.
Usare la violenza per risolvere i problemi e' la vecchia e fallimentare via
del vecchio mondo.
Chi lavora per un futuro nuovo sceglie la nonviolenza, la nonmenzogna, la
noncollaborazione con i violenti.
Non e' un'utopia, come dimostra l'esperienza pacifica e nonviolenta dei
palestinesi e degli israeliani di Neve' Shalom, oasi di comprensione e di
pace nel mare d'odio che la circonda.
Alla vigilia della nuova edizione della marcia Perugia-Assisi, da Capitini
realizzata per primo nel 1961, e organizzata per il 14 ottobre 2001 dalla
Tavola della Pace, desideriamo far conoscere la nostra preoccupazione, dopo
i fatti di Genova, che questo storico appuntamento pacifista e nonviolento
sia minacciato dall'azione di gruppi violenti e di oscura provenienza, visti
all'opera in quella occasione.
Chiediamo, per questa ragione, che tutti i partecipanti assicurino
l'opinione pubblica, con precise ed inequivocabili dichiarazioni, della
assoluta estraneita' dai temi e dagli scopi della marcia, di discorsi,
comportamenti e atti violenti, da qualsiasi parte provengano e in qualsiasi
posto avvengano.
Chiediamo che si rinnovi l'impegno a difendere con tutti i mezzi nonviolenti
il carattere pacifico della marcia, senza provocatorie chiusure di nessun
tipo.
Chiediamo in particolare la predisposizione di un servizio d'ordine composto
da volontari nonviolenti, in grado di isolare subito gli eventuali
provocatori violenti, che hanno dimostrato di essere organizzati e
funzionali all'inquinamento interessato dei movimenti pacifisti e
alternativi.
10. RIFLESSIONE. UNA LETTERA DEI COOPERANTI ITALIANI IN PALESTINA
[Diffondiamo ampi stralci di un comunicato sottoscritto da cooperanti
italiani in Palestina (per contatti: cooperantipalestina@inwind.it)]
Cordoglio, esecrazione, dolore, sgomento, condanna per la strage dei civili
innocenti a New York. Lo diciamo forte e chiaro senza tentennamenti e
infingimenti.
Perche' non siamo animali e neanche sciacalli. Siamo persone con un cuore e
con un cervello che cerca di ragionare.
Forse e' presto per i ragionamenti ma bisogna cominciare. Lo abbiamo sentito
dire solo da Giulietto Chiesa, noto giornalista e commentatore questa
mattina dalle onde di Popolare Network via satellite. Parlava di guardare a
orizzonti futuri e al passato, di pericoli per la liberta' e la democrazia
rispetto alle misure che si prenderanno e di prove di forza militare che
porteranno altro dolore e altra rabbia. Abbiamo timore che sara' sottoposto
ad un linciaggio pseudointellettuale dopo quanto ascoltato e letto sugli
avvenimenti di ieri da parte dei mass-media italiani.
Il dolore e l'angoscia per quanto avvenuto non possono giustificare lo
sciacallaggio e la criminalizzazione di un intero popolo, quello
palestinese, che abbiamo visto eruttare dalle trasmissioni di tutti i canali
televisivi pubblici e privati, in una corsa a chi fosse piu' irresponsabile.
Prima la falsa attribuzione al Fronte democratico per la liberazione della
Palestina, poi le sottolineature sulle "non abbastanza" forti parole di
condanna di Arafat e infine la volonta' spietata di rappresentare con
immagini e parole la barbarie dell'intera "razza" araba e palestinese per
poche decine di persone che hanno sorriso e distribuito dolcetti. E hanno
colpito nel segno perche' qualcuno ci ha scritto e ha creduto a quello che
stavano dicendo.
Non e' la prima volta e non sara' l'ultima che un'infima percentuale di
persone venga additata come se fosse un intero popolo. Vorremmo vedere se
fossimo noi a farlo, questi giornalisti direbbero che "gli italiani (tutti)
ballano e cantano"? No, direbbero che sono un pugno di esaltati, disperati
o chissa' cosa.
Ma nel caso dei palestinesi no, diventa un popolo intero. Intanto altri
undici palestinesi sono stati uccisi in queste ore ma, chi se ne frega,
vanno additati tutti come criminali. Anche quei bambini palestinesi messi
alla gogna in televisione. Anche i palestinesi che oggi pomeriggio hanno
organizzato e partecipato ad una veglia di solidarieta' di fronte al
consolato americano.
E le insinuazioni, le falsita' che sono state dette, come quella di
affiancare la strage di Sabra e Chatila a questa strage.
Non sappiamo chi sia il mandante e l'organizzatore della strage di New York.
Invece l'informazione televisiva italiana sembra saperlo da subito: i popoli
mediorientali, i popoli islamici, tutti i popoli "diversi", addirittura
tutto il movimento no-global, tutti quelli che dubitano e che non vogliono
essere omologati. Cari amici, tutti noi che ci poniamo domande e cerchiamo
risposte siamo mandanti, questo e' il messaggio. Non bisogna cercare -
secondo lorsignori - e' tutto cosi' evidente, basta solo decidere quando
innalzare le gabbie e dove colpire per primo con i bombardieri.
Ma noi che non sappiamo, e vogliamo ragionare sui perche', ricordiamo le
vendite di armi, le operazioni segrete, i servizi deviati, i
narcotrafficanti e il Plan Colombia, la mafia, Oklahoma city, le destre
fondamentaliste, l'uccisione di Kennedy, l'uccisione di Rabin, la Cia e il
Pakistan e Kabul, il Cile del '73, le materie prime, il petrolio, il dominio
e la supremazia mondiale... e tutto il resto. Forse non c'entrano nulla,
forse, e forse non c'entra nulla il Medioriente.
Dubitare a volte aiuta a capire.
Carla Benelli, volontaria CISS; Gianluca De Luigi e Carla Pagano, cooperanti
CRIC; Carlotta Sami, cooperante Terres des hommes; Dina Taddia, cooperante
GVC; Lino Zambrano, cooperante AICOS; Marco Grazia, ex cooperante.
11. RIFLESSIONE. LA FEDERAZIONE ITALIANA EMIGRAZIONE IMMIGRAZIONE:
SOLIDARIETA' AL POPOLO AMERICANO
[Per contatti con la FIEI (Federazione Italiana Emigrazione Immigrazione):
via XX Settembre, 49, 00187 Roma, tel. 0642014861, e-mail: fiei@email.it]
La FIEI anche a nome di tutte le organizzazioni aderenti in Italia e
all'estero, esprime la piena solidarieta' al popolo americano e la piena e
totale condanna dell'efferato attacco terroristico che ha seminato
distruzione e morte tra inermi cittadini americani e presumibilmente di
molti altri paesi.
La Fiei e' vicina in particolare ai connazionali ed ai cittadini americani
di origine italiana ai quali rivolge una particolare affettuoso solidale
saluto.
I mandanti dei gravissimi e raccapriccianti attentati vanno al piu' presto
individuati e puniti.
Ad oggi il quadro delle responsabilita' non e' ancora emerso. Il
perseguimento dei responsabili di un attentato senza precedenti deve essere
il piu' rapido possibile, mirato e selettivo.
La FIEI, di fronte all'attacco inaudito contro il popolo americano condanna
quanti usano o intendono usare gli strumenti del terrorismo nella vana
illusione di risolvere con cio' i conflitti che insorgono fra paesi.
Va rivendicato il primato del confronto, del negoziato, della mediazione,
del consenso della comunita' internazionale per dirimere ogni contrasto fra
paesi e fra governi.
Pace, giustizia sociale, solidarieta' fra i popoli attraverso una piu' equa
redistribuzione della ricchezza prodotta, democrazia, devono essere i
principi alla base delle relazioni internazionali.
12. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA VLADIMIR PROPP A GRATTAN
PUXON
* VLADIMIR PROPP
Profilo: nato nel 1895 a Kiev, studioso del folclore e della struttura del
racconto; docente dapprima di germanistica, poi di etnologia; scomparso nel
1970. Opere di Vladimir Propp: Morfologia della fiaba; Le radici storiche
dei racconti di magia; L'epos eroico russo; tutti pubblicati in edizione
economica dalla Newton Compton di Roma. Anche presso Einaudi sono apparse
traduzioni italiane di vari lavori di Propp.
* SANDRO PROVVISIONATO
Profilo: giornalista, particolarmente impegnato con i poteri cirminali.
* ENRICO PUGLIESE
Profilo: economista e sociologo, docente universitario, militante della
sinistra critica. Opere di Enrico Pugliese: cfr. (con G. Mottura),
Agricoltura e movimento operaio, Savelli, Roma 1977; (con M. I. Macioti),
Gli immigrati in Italia, Laterza, Roma-Bari, 1992.
* GIOVANNI PUGLIESE
Profilo: impegnato nell'esperienza di Peacelink.
* PASQUALE PUGLIESE
Profilo: pacifista nonviolento, č impegnato tra l'altro nel Movimento
Nonviolento (del cui Comitato di Coordinamento fa parte) e nella Rete di
Lilliput.
* ANNA PUGLISI
Profilo: studiosa e militante antimafia, impegnata nell'esperienza del
Centro Impastato. Opere di Anna Puglisi: con Umberto Santino ha curato La
mafia in casa mia, intervista a Felicia Bartolotta Impastato, La Luna,
Palermo 1986; con Antonia Cascio ha curato il dossier Con e contro. Le donne
nell'organizzazione mafiosa e nella lotta antimafia, Palermo 1988; Sole
contro la mafia, La Luna, Palermo 1990.
* GIUSEPPE PUGLISI
Profilo: sacerdote cattolico, dal 1990 alla guida della parrocchia di san
Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, un quartiere dominato dal
potere mafioso. Dal 1990 al 1993 un impegno sereno e inflessibile per i
diritti e la dignitą, per aiutare chi ha bisogno e promuovere la civile
convivenza. La sera del 15 settembre 1993, mentre rincasava, con un colpo di
pistola alla tempia un killer mafioso lo uccide. Opere su Giuseppe Puglisi:
F. Anfossi, Puglisi. Un piccolo prete tra i grandi boss, Edizioni Paoline,
Milano 1994; F. Deliziosi, «3 P». Padre Pino Puglisi. La vita e la pastorale
del prete ucciso dalla mafia, Edizioni Paoline, Milano 1994; Saverio Lodato,
Dall'altare contro la mafia. Inchiesta sulle chiese di frontiera, Rizzoli,
Milano 1994. Segnaliamo anche i contributi (molto interessanti) pubblicati
in "Una cittą per l'uomo", nel fascicolo 4/5 dell'ottobre 1994 e nel
fascicolo 1/2 dell'aprile 1995.
* GRATTAN PUXON
Profilo: segretario generale del World Romani Congress. Opere di Grattan
Puxon: con Donald Kenrick, Il destino degli zingari, Rizzoli, Milano 1975.
13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.
14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail č: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 229 del 15 settembre 2001