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La nonviolenza e' in cammino. 182



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 182 del 30 luglio 2001

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini, per invigilare se stessi
2. Maurizio  Meloni, considerazioni lillipuziane dopo Genova
3. Una lettera aperta a Vittorio Agnoletto di Marco Revelli
4. Françoise Thebaud, per mostrare la complessita' dei processi sociali
5. Giulio Vittorangeli, le contraddizioni della solidarieta' internazionale
6. Per studiare la globalizzazione: da Ernst Fraenkel a Johan Galtung
7. Alcuni recenti interventi di Pierre Bourdieu
8. In edizione economica il libro di Brecher e Costello "contro il capitale
globale"
9. L'appassionato rigore di Claudio Magris
10. La relazione di Giovanni Russo Spena su Peppino Impastato
11. Una introduzione a Unamuno
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. PEPPE SINI: PER INVIGILARE SE STESSI
La proposta di un atto legislativo (o amministrativo, o regolamentare) che
istituisca una specifica formazione e addestramento alla nonviolenza per
tutto il personale delle forze dell'ordine e' una urgente necessita'.
Gli operatori delle forze dell'ordine hanno nel nostro paese il compito
istituzionale di difendere la sicurezza pubblica: e quindi l'incolumita' e
la dignita' e i diritti di tutte le persone (si noti: tutte le persone, non
solo i cittadini italiani), poiche' questa e' la legalita' in uno stato di
diritto, poiche' questo e' scritto nella Costituzione della Repubblica
Italiana, fondamento del nostro ordinamento giuridico.
Gli operatori delle forze dell'ordine si trovano a svolgere un compito
delicato e difficile: contrastare i poteri criminali (e sappiamo quanto le
mafie nel nostro paese siano potenti e feroci), garantire le condizioni per
una civile convivenza, far rispettare le leggi vigenti.
Occorre che abbiano gli strumenti teorici (i saperi: anche quelli
assiologici ed ermeneutici) ed operativi (dall'organizzazione alle
metodologie, dalle strategie alle risorse materiali) necessari.
Tra questi strumenti la formazione e l'addestramento ai criteri, i metodi,
le tecniche e le strategie elaborate dalla teoria-prassi nonviolenta sono di
fondamentale importanza.
I valori morali, le analisi psicologiche e sociologiche, le acquisizioni
teoretiche, gli strumenti ermeneutici, le modalita' comunicative e
relazionali, il bagaglio operativo e la memoria storica della riflessione
nonviolenta costituiscono una "cassetta degli attrezzi" che ogni operatore
sociale (e quindi, e soprattutto, anche quegli operatori sociali che
agiscono nel campo della difesa dei diritti e della sicurezza pubblica)
dovrebbe avere a disposizione; dovrebbero essere un retroterra condiviso, un
curriculum formativo comune per tutti gli attori della scena pubblica.
La nonviolenza si insegna: non si tratta di richiedere una fede, ma di far
conoscere teorie, metodologie, esperienze che hanno una lunga storia e una
sistemazione scientifica notevoli. Da Mohandas Gandhi a Aldo Capitini a
Ernesto Balducci, da Johan Galtung a Giuliano Pontara a Gene Sharp, da
Martin Luther King a Danilo Dolci a Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, da
Alberto L'Abate a Hildegard Goss-Mayr a Jean Marie Muller, da Hannah Arendt
a Franco Basaglia ad Hans Jonas, da Nanni Salio a Enrico Peyretti ad
Alessandro Zanotelli, da Ivan Illich a Susan George a Vandana Shiva, vi sono
molteplici esperienze e riflessioni che possono e devono essere valorizzate
e condivise, studiate e discusse, apprese e utilizzate.
E dunque per formare e addestrare le forze dell'ordine (e sarebbe bene,
certo, tutti i cittadini) alla conoscenza e all'uso degli strumenti teorici
e pratici della nonviolenza si faccia subito un provvedimento; noi riteniamo
che dovrebbe essere una legge: ma che sia legge, che sia decreto, che sia
regolamento, che sia atto amministrativo, quel che piu' conta e' che si
faccia subito e subito abbia applicazione.
Poi magari ci sara' lo stesso il teppista che si copre di una divisa per dar
sfogo alla sua brutalita' (il quale, ovviamente, va individuato e punito
come tutti coloro che delinquono); ma ci sara' una grandissima parte di
operatori della sicurezza pubblica che saranno persone piu' mature e piu'
consapevoli, piu' qualificate e piu' responsabili, piu' adeguate al loro
compito istituzionale. E tutti staremo meglio.

2. RIFLESSIONE. MAURIZIO MELONI: CONSIDERAZIONI LILLIPUZIANE DOPO GENOVA
[Dal sito della Rete di Lilliput (www.lilliput.org) abbiamo ripreso questo
intervento di Maurizio Meloni.
Maurizio Meloni e' tra i promotori della Rete di Lilliput, network delle
associazioni di base italiane impegnate sui temi dell'economia di giustizia]
Faccio queste considerazioni schematiche unite a domande cosi' per aprire
piste di riflessione, premettendo che sono stato a Genova martedi per il
forum e sabato per la manifestazione, non c'ero venerdi.
1. sul piano dei contenuti, per quello che visto io, il forum mi e' sembrato
deludente. Non si fa un passo in avanti sulle riflessioni da molti anni (per
dire: Napoli '94 era certamente gia' su quei problemi, se non piu' avanti).
I relatori sono i soliti e sempre piu' ideologici (certamente nel mondo
delle idee che oggi fanno dibattito e interrogano davvero criticamente sul
presente e il capitalismo attuale la George e Walden Bello non sono al primo
posto, lo dico con amicizia verso entrambi).
2. Le persone che partecipano al Forum sono sempre le stesse. I protagonisti
della piazza e dei media non partecipano invece affatto, dimostrando la
totale scollatura tra contenuti e conflitto, divaricazione che si e' aperta
chiaramente almeno dopo Praga e che mi fa porre la seguente domanda: non e'
che sta succedendo che qualcuno cavalca i nostro striminziti e deboli e
minoritari contenuti (perche' di questo si tratta se abbiamo ancora occhi
per vedere e non scambiamo la realta' per le foto sui giornali) per rifare
il solito lavoro di sempre? (mi riferisco a Rifondazione, Tute bianche,
estremismi vari, in attesa che arrivi Fassino, ma sara' per la prossima).
3. "il popolo di Seattle" in quanto tale e' un prodotto dei media (una merce
del mercato delle immagini). Tra questa icona e la realta' dell'arcipelago
di associazioni come le nostre esiste lo stesso scarto che c'e', ad esempio,
tra una partita di calcio trasmessa alla TV (cinquanta telecamere, ventimila
replay del goal) e la stessa partita vista allo stadio dove le super icone
della domenica calcistica sono semplici ragazzotti che corrono appresso ad
una palla su un prato. L'oggettiva sopravvalutazione di questo movimento e'
data inoltre dall'amplificarsi vicendevole di alcuni fattori: il fatto che
gli altri (G8 e compagnia) politicamente e culturalmente stanno peggio; il
fatto che tanta sinistra e' alla ricerca disperata di nuovi nemici e nuove
battaglie; il fatto che dietro i discorsi trionfalistici sull'occidente c'e'
un fortissimo senso di disagio e colpa verso il resto del mondo che puo'
facilmente essere evocato come leva per attaccare la cultura dominante.
4. mi pare che, a causa di nostre debolezze e altrui forze per cosi' dire,
il ruolo dei portavoce e di altre figure abbia rapidamente tracimato
diventando altro. Agnoletto e' un'ottima persona e ha fatto un gran lavoro
(anche se non saprei giudicare il suo legame con Rc di cui e' stato
candidato recentemente), ma io ricordo che si era partiti dicendo di avere
due portavoce a rotazione alla volta e ora ci ritroviamo capi e leader che
gia' dettano l'agenda futura e le condizioni e i modi della partecipazione.
A proposito del discorso sulla legittimita' rinfacciato al G8, forse qualche
domanda sulla legittimita' interna nostra e sulla democrazia potremmo
farcela. Non prendetela come una cattiveria personale ma come una
riflessione su come i media distorcono la politica e la democrazia
tradizionale: Walden Bello nelle Filippine ha fatto un partito che prende il
2,7%, pero' e' leader ideologico di un movimento mondiale che detta agenda e
da' e toglie legittimita' ai governi. Si potrebbero fare altri esempi. Come
vedete la crisi dei meccanismi tradizionali della politica vale per tutti e
attanaglia pure noi. Volete negare che tanti movimenti delle stesse
dimensioni di Lilliput valgono assai piu' di noi perche' hanno capi
carismatici, urlano di piu' e rispondono al target che i media chiedono per
queste sacre rappresentazioni?
5. Ho visto i lillipuziani con tanto di maglietta per le strade di Genova.
Sono tanti, giovani, mi ha sorpreso scoprire di conoscerne cosi' pochi. Vuol
dire che c'e' un grande nuovo afflusso o un grande turn over. Questo ci pone
anzitutto un problema: come garantire identificazione a queste persone? come
dargli un medium che non sia solo una sigla dentro cui poter trovare una
casa: il sito, la mailing list, i nodi locali, "Altreconomia", i seminari
tematici o cos'altro?
E l'organizzazione? Dei portavoce?
6. Scontiamo limiti organizzativi ma anche un certo stile (che io rivendico
come positivo). Non avere leader, non esporre qualcuno alle fauci dei media,
non muoversi come un esercito, significa in questa fase anche giocare a fare
il vaso di coccio in mezzo a quelli di ferro. Dunque a farsi male, non solo
metaforicamente. Puo' essere una scelta anche questa. Pero' dovremmo esserne
piu' consapevoli, non subirla solamente. Se scegliamo cosi' poi non possiamo
piangere che altri decidono per noi.
7. Infine: brutalmente: quanto diamo e quanto prendiamo da tutta questa
baraonda? ognuno puo' dare la sua valutazione soggettiva. La mia e' che
diamo molto: contenuti, intelligenza politica, legittimita' morale, tutte
cose senza cui questo movimento sarebbe il solito estremismo di sinistra in
salsa postmoderna (le tute bianche anziche' gli eskimi). Riceviamo parecchio
pure: i nostri temi sono oggi sotto i riflettori della politica. Ma da ora
in avanti questo scambio, tattico per cosi' dire, funziona ancora? Dobbiamo
continuare questa strada insieme o tornare a riscrivere una nostra agenda a
prescindere da questo baraccone mediatico rispetto a cui, il meno che si
possa dire, e' che non si riesce assolutamente ad immunizzarlo dalla
violenza e dal cavalcamento di vecchie (vecchissime) idee e stili politici?
Attenzione: io credo che a poche altre sigle oltre il nostro giro (Lilliput,
Attac, ONG varie, Public Citizen) interessino davvero i temi per cui e' noto
questo movimento e abbiano competenza a gestirli. Sul resto vedo molta
confusione e voglia di captare predatoriamente nuovi temi, per ricostruire
nuove macchine politiche dentro cui rischiamo di fare il fiore all'occhiello
quando serve, per essere buttati via alla prima curva. La stessa sensazione
l'ho vissuta rispetto al modo in cui e' stato gestito il forum e la
controagenda.

3. RIFLESSIONE. UNA LETTERA APERTA A VITTORIO AGNOLETTO DI MARCO REVELLI
[Questo intervento di Marco Revelli abbiamo ripreso da "Vita", settimanale
del volontariato e del non profit (in rete: www.vita.it).
Marco Revelli e' docente alla facoltà di scienze politiche dell'Università
di Torino. Opere di Marco Revelli: Lavorare in Fiat, Garzanti, Milano 1989;
Le due destre, Bollati Boringhieri, Torino 1996; La sinistra sociale,
Bollati Boringhieri, Torino 1997; Fascismo/antifascismo (con Giovanni De
Luna), La Nuova Italia; un suo importante saggio è in Ingrao, Rossanda,
Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri. Ci sembra molto interessante
anche la sua "cronaca da un campo rom", Fuori luogo, Bollati Boringhieri.
Recentemente ha pubblicato Oltre il Novecento, Einaudi, Torino 2001.
Vittorio Agnoletto e' medico, presidente della LILA (Lega italiana per la
lotta contro l'Aids). Opere di Vittorio Agnoletto: La società dell'AIDS,
Baldini & Castoldi, Milano 2000]
Caro Vittorio,
prima di tutto voglio esprimerti un caldo, affettuoso, convinto
ringraziamento per quanto tu, e chi ti ha affiancato, avete fatto in questi
mesi di difficile, paziente (vorrei dire 'certosino') lavoro. Grazie a quel
vostro impegno, talvolta ingrato, sempre delicato, avete compiuto il
miracolo di tessere, nell'eterogeneita' delle mille esperienze associative,
delle multiformi identita', della pluralita' ampia delle culture e delle
pratiche quotidiane, la trama lieve che ha permesso loro di incontrarsi, di
riconoscersi reciprocamente, in qualche misura di contaminarsi l'un l'altra,
e infine di esprimersi. Soprattutto di esprimersi.
Questo mi sembra il vero miracolo che voi del Genoa Social Forum siete
riusciti a compiere: aprire un varco in quel densissimo, osceno spazio
simbolico costruito dai G8, nel quale far filtrare le ragioni degli altri;
strappare un pezzo di palcoscenico virtuale all'ostentazione vacua e mondana
di una sovranita' arrogante quanto declinante per disvelarne il retroscena
impresentabile, denunciare l'intollerabilita' del loro mondo, e gridare,
appunto, all'interno del loro spazio simbolico, che "un altro mondo e'
possibile". Questo merito nessuno ve lo potra' togliere, al di la' delle
menzogne, delle irrisioni, delle maldicenze postume, delle miserie della
polemica politica: da Genova il mondo esce rappresentato per quello che e' -
violento, ingiusto, spaccato da scandalose disuguaglianze -, non piu'
mascherato sotto gli stucchevoli servizi sul menu dei pranzi di gala dei
Grandi, i pettegolezzi di corte, i comunicati di circostanza.
Detto questo, vorrei aggiungere, se mi e' permesso, per la stima che ho per
te e per il tuo lavoro, un suggerimento amichevole: se ti e' possibile, se
le inevitabili incombenze della gestione delle infinite (e non mi nascondo
anche drammatiche) code delle giornate di Genova te lo permettono, ritorna
al "sociale" da cui provieni. Ritorna al tuo lavoro importante e prezioso di
medico, e di rappresentante della Lila [Lega Italiana per la Lotta
all'Aids]. Sfuggi, se puoi - se la pesantezza della repressione te lo
permette, se l'urgenza di un'informazione veritiera che dissipi le calunnie
te ne lascia lo spazio -, alla tentazione di formalizzare oltre i suoi
compiti il Genoa Social Forum, di trasformarlo in una struttura permanente
di rappresentanza, o peggio in un "soggetto politico".
Il Genoa Social Forum e' nato per gestire - per quanto la situazione lo
permettesse, nei limiti in cui quella realta' eterogenea si lasciava
"gestire" -, le giornate di Genova. Non credi che sia giusto che finisca con
quelle? Non pensi anche tu che sarebbe un errore illudersi di poter
continuare a "rappresentare" la realta' multiforme che le ha vissute?
Intanto perche' quella realta' e' irrappresentabile. Non e' un "soggetto
politico", nemmeno potenziale. Tutt'al piu' e' un soggetto etico
infinitamente plurale, poliglotta, mutevole, che ha nella molteplicita' dei
suoi linguaggi e nella molteplicita' concreta delle esperienze quotidiane di
ogni suo piccolo segmento la propria forza. Pensare di ricondurlo all'unita'
forzata di un linguaggio uniforme e di un progetto politico unitario
significherebbe strangolarlo nella culla. O quantomeno insterilirlo,
impoverirlo, disseccarlo. Le ragioni di quei 150, 200 o 300mila - non so
contarli, erano una moltitudine straordinaria, multicolore e trasversale
rispetto a tutte le identita' -, la forza dei tanti che inermi hanno subito
le prove muscolari della violenza dall'alto dello Stato e di quella dal
basso dei black, non si esprimera' su nessun palcoscenico politico, dentro
nessuna parte in commedia, ma solo se sapra' reimmergersi nel proprio humus,
ritornare alla quotidianita' del proprio operare. Se sapra' abbandonare la
scatola simbolica piena di miasmi e di veleni costruita dagli altri - il
territorio estraneo della rappresentazione del potere - e ritornare alle
origini. Siamo stati, con sofferenza, e pagando un costo alto - tu, anche
personale - sul terreno degli altri. Usciamone rapidamente, ti prego.
Con un forte abbraccio, Marco Revelli

4. PROSPETTIVE. FRANCOISE THEBAUD: PER MOSTRARE LA COMPLESSITA' DEI PROCESSI
SOCIALI
[Il brano seguente abbiamo estratto dalla p. 16 del volume conclusivo della
grande Storia delle donne in Occidente (Laterza, Roma-Bari), la monumentale
impresa coordinata da Georges Duby e Michelle Perrot e cui hanno contribuito
alcune delle piu' illustri e profonde studiose contemporanee. Il quinto
volume, dedicato al Novecento, e' stato curato da Françoise Thebaud, dalla
cui introduzione abbiamo ripreso questa riflessione.
Françoise Thebaud, nata nel 1952, docente universitaria, è una delle
maggiori specialiste di storia delle donne del XX secolo]
La storia delle donne non e' la fine della storia, non e' il punto di vista
eletto rispetto agli altri punti di vista e che vorrebbe essere l'unico
punto di vista. Ma, nel momento in cui la storia, travolta dall'attualita',
s'interroga sulla propria identita' come disciplina e sui propri principi di
intelligibilita' del reale, la storia delle donne puo' essere una delle vie
per arricchire i modelli storici, il solo mezzo per mostrare la complessita'
dei processi sociali.

5. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: LE CONTRADDIZIONI DELLA SOLIDARIETA'
INTERNAZIONALE
[Giulio Vittorangeli, coordinatore dell'Associazione Italia-Nicaragua di
Viterbo e una delle figure piu' prestigiose dell'impegno italiano nella
solidareita' internazionale, e' tra i principali collaboratori del nsotro
notiziario, del che ancora lo ringraziamo. Per contatti: e-mail:
giulio.vittorangeli@tin.it]
Nel nuovo quadro mondiale fatto di globalizzazione, di nuove oppressioni,
violenze e sofferenze, di pericoli per la biosfera, ecc., la solidarieta'
internazionale resta uno strumento (non il solo) per analizzare il nuovo
ordine/disordine mondiale; e per tentare di cambiarlo.
Quando parliamo di solidarieta', la interpretiamo nel suo aspetto piu' alto,
di scelta etica che rompe con la concezione dominante, machiavellica, della
politica, intesa come realpolitik, retta unicamente dal diritto del piu'
forte.
Scelta politica, che implica uno stretto rapporto fra politica e morale.
Nella prospettiva e' il riconoscimento degli emarginati come soggetti (in
quanto emergono alla coscienza e alla dignita'), soggetti storici che
diventano la cerniera tra morale e politica.
Scelta culturale che svela l'occultamento e la legittimazione della violenza
che domina la storia; l'occultamento anzitutto del conflitto fondamentale
Nord-Sud del mondo, dell'emarginazione delle grandi maggioranze. In una
parola il punto di vista dei vincitori, eurocentrico ed imperiocentrico,
largamente prevalente nel mondo.
Scelta educativa, come progetto per un nuovo modello di uomo e di popolo,
consapevole della tragica realta' della societa' e del mondo, identificato
con le sofferenze e il destino di tutti gli emarginati, cosciente dei loro
diritti e delle loro potenzialita', capace di condividere le loro lotte e le
loro speranze. Un uomo ed un popolo che si caratterizzano come soggetti
solidali.
Infine, scelta teologica per i credenti, (si veda l'ampia riflessione di
Giulio Girardi, a cui siamo debitori anche per queste note sulla
solidarieta').
Non parliamo, quindi, genericamente di solidarieta', ne sottolineiamo il
carattere internazionalista, per distinguerla nettamente da quella
assistenziale, che puo' anche rispondere realmente ed efficacemente a
bisogni urgenti, ma resta prigioniera di limiti e forte ambiguita'.
La prima contraddizione e' proprio qui, quando la solidarieta' diventa
sinonimo solo di elemosina, di beneficenza (tipo le partite del "cuore" o la
solidarieta' caritatevole delle campagne alla "telethon". Dispensatori di
elemosine, invece che di giustizia ("Non si dia come dono di carita' cio'
che ai poveri e' dovuto a titolo di giustizia", dal documento del Concilio
Vaticano II).
La solidarieta' e' il prolungamento della giustizia o non e'. E' il pane dei
vinti (la stessa parola compagno "cum + panis" indica chi/che mangia lo
stesso pane), di quelli che la storia ufficialmente dichiara vinti e che
ancora adesso lo sono; e' l'unico pane della speranza che possiamo mangiare.
Per questo la solidarieta' e' la capacita' di farsi carico dei problemi
degli altri, per contribuire a risolverli, non attraverso puri gesti
assistenziali "una tantum", ma con l'impegno permanente che comporta
inevitabilmente sacrifici personali e collettivi; che richiede un
cambiamento profondo della nostra societa', retta da una cultura
individualista e prepotente di ricchezza e consumo in faccia alla
maggioranza oppressa, spogliata, discriminata o vittima delle guerre di
rapina.
E' una contraddizione che profondamente attraversa ciascun militante della
solidarieta' internazionale, che vive nelle societa' consumistiche del Nord
del mondo; anche i militanti piu' rigorosi, quelli che vanno a dormire
rimuginando sul come fare solidarieta' (pensando a parole come liberta',
uguaglianza, democrazia... parole belle, al femminile) e si risvegliano
ricominciando a pensarci.
Secondo dati Onu, un abitante degli Stati Uniti consuma in media 600 litri
di acqua al giorno; un europeo e' a quota oltre 200 e un malgascio a quota
5. Sommando tutti i consumi diretti e indiretti di energia che lo stile di
vita consumista comporta, si capisce perche' le emissioni annuali pro capite
di anidride carbonica negli Stati Uniti siano pari a 20 tonnellate, contro
le 7,4 dell'Italia e le 0,2 (cento volte meno) di moltissimi tra i paesi
poveri del Sud della terra. Non stupisce che Bush junior abbia recentemente
stracciato il Protocollo di Kyoto sul clima.
E' inevitabile che chi vive nel ricco Primo mondo deve abbandonare
l'atteggiamento consumista: "I padroni hanno cosi' tanto bisogno del tuo
consumo che ti rimbecilliscono con la pubblicita'. In Italia, nel 1993, per
renderti un automa, hanno speso 20.000 miliardi. Come risultato tu compri
tutto quello che ti propongono. Ma se smetti di comperare alla cieca, potrai
fare del tuo consumo un momento privilegiato per far cambiare il mondo" (da
"Lettera ad un consumatore del Nord" del Centro Nuovo Modello di Sviluppo,
edito da Editrice Missionaria Italiana).
Ecco allora che alcune piccole cose si possono fare per cambiare il nostro
pessimo "stile" di vita. Si puo' iniziare, per esempio, ad acquistare i
prodotti nelle Botteghe del Commercio Equo e Solidale, che attraverso
cooperative senza fine di lucro consentono che i prodotti dell'Africa, Asia,
America Latina, vengano importati e diffusi qui in occidente. E' un
commercio che non sfrutta i piu' deboli, assicura a chi lavora un reddito
dignitoso e stimola lo sviluppo delle comunita' locali nel rispetto
dell'ambiente.
Oppure si possono investire i propri risparmi nella neonata Banca Etica. Una
banca che usa il denaro ispirandosi ai principi etici e solidali dei
risparmiatori che le hanno affidato i loro soldi.
C'e' anche un'ultima contraddizione, legata all'"impotenza" della
solidarieta'.
Sappiamo che la solidarieta' non e' mai il dare senza avere; e' un dare per
avere anche se con una grande differenza rispetto allo scambio merci: e' uno
scambio nel tempo, un investimento, una scommessa sul futuro. Si investe nel
tempo, ma poi qualcosa ritorna, qui, su questo mondo.
Ma i tempi sono lunghi, e questo crea spesso disillusione ed abbandoni.
Chiunque fa parte di una associazione di solidarieta' internazionale, sa
molto bene, come ad ogni tesseramento siamo li' a dover contare le assenze,
a chiederci se per caso non siano definitive; con l'animo lacerato ci
domandiamo dove e' stato ed e' insufficiente quello che comprendiamo, che
riusciamo ad interpretare, che proponiamo.
Ed e' un senso di impotenza reale. Pensiamo a quanto avviene in Medio
Oriente, con la disperazione palestinese, la solitudine dell'Intifada e la
crisi della sua leadership. Non c'e' solo il silenzio del "civile" occidente
che non vede, non sente, non parla per fermare la prevaricazione del governo
di Israele; e si nasconde dietro gli sporadici accenni o ipocriti richiami
all'abbandono dell'uso della violenza, fingendo di non sapere che l'attuale
situazione e' conseguenza del mancato rispetto da parte di Israele degli
accordi gia' sottoscritti e delle risoluzioni dell'Onu. Finendo con il
mettere sullo stesso piano oppressi ed oppressori.
C'e' anche impotenza nella solidarieta' internazionale. Chi non prova
giornalmente questo senso di angoscia, ogni volta che apriamo il giornale e
troviamo il quotidiano stillicidio di vittime palestinesi, siamo
all'assassinio ed al ferimento di piccoli neonati.
E' vero che generalmente ci si avvicina alla solidarieta' partendo dallo
slancio "sentimentale". Ma la solidarieta' non e' vera se rimane solo un
sentimento. Bisogna che passi a una pratica di condivisione; che puo'
aiutare a fare chiarezza sulle sue contraddizioni. Dare del "proprio":
tempo, disponibilita', mezzi economici, pensieri, atteggiamenti sociali che
favoriscono una politica di condivisione, un poco della propria vita.
Solo cosi' la solidarieta' puo' diventare soggetto politico attivo;
prendendo pienamente coscienza della necessita' dell'impegno politico, senza
il quale il rischio, appunto, e' quello di fare l'assistenzialismo del "buon
cuore" che, se pure reca un necessario conforto immediato, alla fine, non
risponde pienamente alla richiesta di giustizia che proviene dalla
maggioranza dell'umanita'.

6. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA ERNST FRAENKEL A JOHAN
GALTUNG

* ERNST FRAENKEL
Profilo: nato a Colonia nel 1898 e deceduto a Berlino nel 1975, oppositore
del nazismo, tra i maggiori studiosi del diritto e della politica. Opere di
Ernst Fraenkel: Il doppio Stato, Einaudi, Torino 1983.

* ANNE FRANK
Profilo: Annelies Marie Frank nacque il 12 giugno 1929 a Francoforte; emigrò
con la famiglia in Olanda nel 1933. Dal 1942 al 1944 visse segregata nell'
alloggio segreto per sfuggire ai  nazisti. A seguito di una segnalazione
spionistica tutti i rifugiati nell'alloggio furono arrestati; deportata ad
Auschwitz, poi trasferita a Bergen Belsen, vi morì nel marzo 1945, poche
settimane dopo le truppe inglesi liberavano i sopravvissuti del campo. Opere
di Anne Frank: il Diario (in italiano edito da Einaudi e negli Oscar
Mondadori) fu trovato nell'alloggio segreto e consegnato dopo la guerra al
padre, unico sopravvissuto della famiglia; fu pubblicato nel 1947. Cfr.
anche i Racconti (Cappelli). Opere su Anne Frank: Melissa Müller, Anne
Frank. Una biografia, Einaudi, Torino 2000; segnaliamo anche l'interessante
lavoro di Willy Lindwer, Gli ultimi sette mesi di Anna Frank (Newton
Compton).

* GIOVANNI FRANZONI
Profilo: nato a Varna (Bulgaria) nel 1928, monaco benedettino, nel marzo
1964 eletto abate dell'abbazia di S. Paolo fuori le mura a Roma, padre
conciliare alle ultime due sessioni del Consilio Vaticano II. Le sue prese
di posizione contro il Concordato, contro la guerra nel Vietnam, di
solidarietà con le lotte operaie e popolari, gli procurano l'ostilità delle
gerarchie vaticane. Animatore di comunità cristiane di base, collabora dalla
fondazione con la rivista ecumenica "Com-nuovi tempi" (poi divenuta
"Confronti"). Opere di Giovanni Franzoni: La terra è di Dio, Com, Roma 1973;
Il mio regno non è di questo mondo, Com, Roma 1974; Il posto della fede,
Coines, Roma 1977; Il diavolo, mio fratello, Rubbettino, Soveria Mannelli
1986; La solitudine del samaritano, Theoria, Roma-Napoli 1993; Farete
riposare la terra, Edup, Roma 1996.

* FREI BETTO
Profilo: Carlos Alberto Libanio Christo, noto col suo nome da religioso, è
nato a Belo Horizonte, in Brasile, nel 1944. Impegnato nel movimento
studentesco, entrò poi nell'ordine domenicano. Giornalista, teologo,
scrittore, impegnato per i diritti umani, arrestato nel 1969 e detenuto in
carcere per anni sotto la dittatura. E' una delle voci più note della
teologia della liberazione e della chiesa popolare in America Latina. Opere
di Frei Betto: Dai sotterranei della storia, Mondadori, Milano 1973; Novena
di S. Domenico, Queriniana, Brescia 1974; Diario di Puebla, Queriniana,
Brescia 1979; Lettere dalla prigione, Dehoniane, Bologna 1980; La preghiera
nell'azione, Dehoniane, Bologna 1980; Il lievito nella massa, Emi, Bologna
1982; Battesimo di sangue, Emi, Bologna 1983; Allucinante suono di tuba, La
Piccola, Celleno 1993. Cfr. inoltre Una scuola chiamata vita (con Paulo
Freire), Emi, Bologna. Ha anche partecipato a molti volumi in collaborazione
(tra cui ad esempio Complicità o resistenza? La Chiesa in America Latina,
Cittadella, Assisi 1976; Fede e perestroika, Cittadella, Assisi 1988; Cina,
l'armonia dei contrari, Cittadella, Assisi 1989), e pubblicato
libri-intervista come il noto volume Fidel Castro: la mia fede, Paoline,
Cinisello Balsamo 1986.

* CELESTIN FREINET
Profilo: pedagogista francese (1896-1966), nella sua esperienza di maestro
ha profondamente rinnovato le tecniche didattiche; tra le sue proposte più
note il testo libero, la tipografia in classe, la corrispondenza tra classi
di scuole diverse. Opere di Célestin Freinet: fondamentali La scuola moderna
(1946); L'educazione del lavoro (1947); I detti di Matteo (1949). Opere su
Célestin Freinet: fondamentale è Elise Freinet, Nascita di una pedagogia
popolare, Editori Riuniti; si veda anche Aldo Pettini, Célestin Freinet e le
sue tecniche, La Nuova Italia.

* ELISE FREINET
Profilo: maestra, pittrice, moglie di Célestin Freinet e sua principale
collaboratrice e prosecutrice della sua opera di rinnovamento pedagogico e
didattico e di impegno per la democrazia. Opere di Elise Freinet: Nascita di
una pedagogia popolare, Editori Riuniti, Roma 1975.

* PAULO FREIRE
Profilo: E' nato a Recife (Brasile) nel 1921. Nel 1961 ha fondato il
Movimento di cultura popolare, cominciando ad elaborare ed applicare il
metodo di alfabetizzazione legato al suo nome. Nel 1964 dopo il colpo di
stato militare è imprigionato. Successivamente è costretto all'esilio. Tra i
massimi esperti di problematiche educative (con particolar riferimento al
Sud del mondo), ha continuato la ricerca e l'attività di alfabetizzazione in
varie parti del pianeta. E' deceduto nel 1997. Opere di Paulo Freire: La
pedagogia degli oppressi, Mondadori, Milano 1980; L'educazione come pratica
della libertà, Mondadori, Milano 1977; Pedagogia in cammino, Mondadori,
Milano 1979. Cfr. anche il libro-intervista a cura di Edson Passetti,
Conversazioni con Paulo Freire, Elèuthera, Milano 1996. Opere su Paulo
Freire: Moacir Gadotti, Leggendo Paulo Freire, Sei, Torino 1995; Leandro
Rossi, Paulo Freire profeta di liberazione, Edizioni Qualevita, Torre dei
Nolfi 1998; ovviamente di Freire si occupano pressoché tutti i manuali
recenti di teoria e storia della pedagogia contemporanea. Per un rapido
avvio alla conoscenza cfr. anche Stefano Del Grande (a cura di),
Memorabilia: Paulo Freire, fascicolo monografico del "Notiziario CDP" n.
161, gennaio-febbraio 1999, Centro di documentazione di Pistoia.

* ANNA FREUD
Profilo: illustre studiosa, figlia di Sigmund Freud, nata a Vienna nel 1895
e deceduta a Londra nel 1982, si è occupata soprattutto di psicoanalisi
infantile e di aiuto ai bambini. Opere di Anna Freud: Opere, 3 voll.,
Boringhieri, Torino 1978-1979.

* SIGMUND FREUD
Profilo: nato nel 1856, deceduto nel 1939, fondatore della psicoanalisi.
Opere di Sigmund Freud: ad affiancare l'edizione italiana delle Opere di
Freud l'editore Boringhieri (ora Bollati Boringhieri) ha pubblicato un
utilissimo strumento di lavoro: Sigmund Freud, Compendio di tutti gli
scritti, Boringhieri. Opere su Sigmund Freud: per un primo orientamento cfr.
Vincenzo Cappelletti, Introduzione a Freud, Laterza; e soprattutto Silvia
Vegetti Finzi, Storia della psicoanalisi, Mondadori.

* BETTY FRIEDAN
Profilo: intellettuale americana, nata nel 1921, tra le promotrici della
consapevolezza e del movimento femminista. Opere di Betty Friedan: La
mistica della femminilità, Comunità, Milano 1964.

* FRIEDRICH GEORGE FRIEDMANN
Profilo: nato ad Augusta in Baviera nel 1912, nel 1933 si trasferisce in
Italia a causa delle persecuzioni naziste; dopo le leggi razziste italiane
del '38 si trasferisce in Inghilterra, ed un anno dopo negli Stati Uniti.
Docente universitario, tra il '50 e il '57 ha preso parte a varie ricerche
sul campo di studio della cultura e delle condizioni di vita dei contadini
nell'Italia meridionale. Dal 1960 è tornato in Germania. Opere di Friedrich
George Friedmann: Da Cohen a Benjamin. Essere ebrei tedeschi, Giuntina,
Firenze 1995; Miseria e dignità. Il Mezzogiorno nei primi anni Cinquanta,
ECP, S. Domenico di Fiesole 1996; Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001.

* DINO FRISULLO
Profilo: impegnato nel movimento antirazzista e per i diritti umani, per il
suo impegno di solidarietà con il popolo kurdo è stato detenuto in Turchia.
Opere di Dino Frisullo: L'utopia incarcerata, L'altritalia, Roma 1998.

* ERICH FROMM
Profilo: psicoanalista (Francoforte 1900 - Locarno 1980), collaboratore
della scuola di Francoforte, esule in America, nella sua riflessione unisce
analisi e suggestioni di Marx, Freud, della tradizione ebraica e cristiana,
del buddhismo zen. Opere di Erich Fromm: segnaliamo tra le principali: Fuga
dalla libertà, Comunità; Dalla parte dell'uomo, Astrolabio; Il linguaggio
dimenticato, Garzanti; Psicoanalisi della società contemporanea, Comunità; L
'arte di amare, Il Saggiatore; Psicoanalisi dell'amore, Newton; Marx e
Freud, Garzanti; La rivoluzione della speranza, Bompiani; La crisi della
psicoanalisi, Mondadori; Anatomia della distruttività umana, Mondadori;
Avere o essere?, Mondadori; Grandezza e limiti del pensiero di Freud,
Mondadori; La disobbedienza, Mondadori. Fromm ha anche curato il volume di
AA. VV., L'umanesimo socialista, Rizzoli. Opere su Erich Fromm: Rainer Funk,
Erich Fromm. La vita e il pensiero, Massari Editore.

* CELSO FURTADO
Profilo: economista brasiliano, ministro, esule. Opere di Celso Furtado:
Introduzione alla nuova economia politica, Jaca Book, Milano 1977.

* NADIA FUSINI
Profilo: intellettuale italiana nata ad Orbetello nel 1946, fine saggista,
docente universitaria, impegnata nelle esperienze del movimento delle donne.
Opere di Nadia Fusini: segnaliamo particolarmente (a cura di, con Mariella
Gramaglia), La poesia femminista, Savelli, Roma1974; La passione
dell'origine, Dedalo, Bari 1981; Pensieri di pace e di guerra, Centro
Virginia Woolf, Roma 1984; Due, Feltrinelli, Milano 1990.

* HANS GEORG GADAMER
Profilo: nato a Marburgo nel 1900, è il principale esponente della
cosiddetta ermeneutica filosofica ed uno dei pensatori più influenti del
secondo novecento. Opere di Hans Georg Gadamer: nella sua vasta produzione
segnaliamo l'opera fondamentale, Verità e metodo, del 1960 (nuova edizione
italiana con testo a fronte, Bompiani, Milano 2000). Un recente
libro-intervista utile per un'introduzione è L'ultimo Dio. La lezione
filsofica del XX secolo, Reset, Roma 2000. Opere su Hans Georg Gadamer: per
la biografia, Jean Grondin, Hans-Georg Gadamer. Eine Biographie, Tübingen
1999; un volume di saggi brevi di autori vari in omaggio al filosofo per il
suo centenario è AA. VV., Incontri con Hans-Georg Gadamer, Bompiani, Milano
2000.

* ALESSANDRO GALANTE GARRONE
Profilo: nato a Vercelli nel 1909, magistrato, partigiano, docente
universitario, storico. Opere di Alessandro Galante Garrone: Buonarroti e
Babeuf; Filippo Buonarroti e i rivoluzionari dell'Ottocento; Gilbert Romme.
Storia di un rivoluzionario; I radicali in Italia. 1849-1925; Cavallotti;
Salvemini e Mazzini; I miei maggiori; Padri e figli; Calamandrei; L'albero
della libertà. Dai giacobini a Garibaldi; Amalek: il dovere della memoria;
Libertà liberatrice; Un affare di coscienza; L'Italia corrotta. 1895-1996.

* JOHN KENNETH GALBRAITH
Profilo: nato nel 1908, economista, docente ad Harvard, ambasciatore,
democratico. Opere di John Kenneth Galbraith: tra molti altri lavori
segnaliamo Come uscire dal Vietnam, Einaudi; La natura della povertà di
Massa, Passaggio in Cina, L'economia e l'interesse pubblico, presso
Mondadori.

* EDUARDO GALEANO
Profilo: è nato nel 1940 a Montevideo (Uruguay). Giornalista e scrittore,
nel 1973 in seguito al colpo di stato militare è stato imprigionato e poi
espulso dal suo paese. Ha vissuto lungamente in esilio fino alla caduta
della dittatura. Dotato di una scrittura nitida, pungente, vivacissima, è un
intellettuale fortemente impegnato nella lotta per i diritti umani e dei
popoli. Collabora al quotidiano italiano "Il manifesto". Opere di Eduardo
Galeano: fondamentali sono Le vene aperte dell'America Latina, recentemente
ripubblicato da Sperling & Kupfer, Milano; Memoria del fuoco, Sansoni,
Firenze; il recente A testa in giù, Sperling & Kupfer, Milano. Tra gli altri
libri editi in italiano: Guatemala, una rivoluzione in lingua maya, Laterza,
Bari; Voci da un mondo in rivolta, Dedalo, Bari; La conquista che non scoprì
l'America, Manifestolibri, Roma; Las palabras andantes, Mondadori, Milano.

* NICOLA GALLERANO
Profilo: storico di grande impegno civile.

* CLARA GALLINI
Profilo: illustre antropologa.

* LUCIANO GALLINO
Profilo: nato a Torino nel 1927, docente universitario di sociologia, dirige
la rivista "Quaderni di sociologia". Opere di Luciano Gallino: nella sua
vasta produzione segnaliamo almeno il fondamentale Dizionario di sociologia,
Utet, poi Tea.

* DOMENICO GALLO
Profilo: nato ad Avellino nel 1952, giurista e magistrato. Opere di Domenico
Gallo: Dal dovere di obbedienza al diritto di resistenza, Edizioni del
Movimento Nonviolento, Perugia 1985.

* JOHAN GALTUNG
Profilo: è nato in Norvegia nel 1930, fondatore e primo direttore dell'
Istituto di ricerca per la pace di Oslo, docente, consulente dell'ONU, è a
livello mondiale il più noto studioso di peace research. Opere di Johan
Galtung: Ambiente, sviluppo e attività militare, Ci sono alternative, Gandhi
oggi, Buddhismo. Una via per la pace, presso le Edizioni Gruppo Abele,
Torino; Sulla educazione alla pace, Quaderni degli Insegnanti Nonviolenti,
Torino; Palestina-Israele: una soluzione nonviolenta?, Sonda, Torino 1989; I
diritti umani, Esperia, Milano.

7. LIBRI. ALCUNI RECENTI INTERVENTI DI PIERRE BOURDIEU
Non sappiamo se questo libriccino sia stato gia' tradotto in italiano, ma
almeno a chi legge il francese lo vogliamo segnalare: di Pierre Bourdieu,
Contre-feux 2 (sottotitolo: Pour un mouvement social europeen), Raison
d'agir, Paris 2001.
Il sociologo vi ha raccolto alcuni suoi interventi militanti, facendo
seguito al precedente volumetto Contre-feux (sottotitolo: Propos pour servir
a' la resistance contre l'invasion neo-liberale) edito sempre in questa
ottima collana tascabile, Raison d'agir, Paris 1998 (e' stato anche tradotto
in italiano da Donzelli ma noi non abbiamo letto la traduzione italiana).
In Contre-feux 2, Bourdieu raccoglie, introdotti da una breve prefazione che
spiega le ragioni del libro, otto interventi del biennio 1999-2000, in gran
parte discorsi pronunciati in varie occasioni.
Cogliamo l'occasione per segnalare anche l'esperienza editoriale di Raison
d'agir, libri agili di intervento militante ma rigorosi nell'impostazione.
Pierre Bourdieu e' un prestigioso intellettuale francese. Directeur d'études
all'Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi, impegnato nel movimento
contro la globalizzazione neoliberista e per l'umanita'. Un'ampia scheda
biobibliografica e' nel n. 172 del nostro notiziario.

8. LIBRI. IN EDIZIONE ECONOMICA IL LIBRO DI BRECHER E COSTELLO "CONTRO IL
CAPITALE GLOBALE"
Opportunamente Feltrinelli negli ultimi mesi sta ristampando in edizione
economica alcuni volumi,  gia' pubblicati negli scorsi anni in collane piu'
costose, utili per capire cosa sia la globalizzazione economica (e quali
alternative di giustizia e per una globalizzazione dei diritti vi siano, e
come impegnarsi per esse).
Ad esempio questo: Jeremy Brecher, Tim Costello, Contro il capitale globale.
Strategie di resistenza, Feltrinelli, Milano 2001, pp. 248, 14.000 lire.
Tradotto e curato da Luigi Piccioni (che cogliamo l'occasione per salutare),
e' un libro che e' stato un po' il vademecum del cosiddetto "popolo di
Seattle", e in Italia il precedente teorico e programmatico della nascita
della Rete di Lilliput.
Unica pecca del libro, e grave: la copertina, del tutto sbagliata.

9. LIBRI. L'APPASSIONATO RIGORE DI CLAUDIO MAGRIS
Garzanti ha ripubblicato in edizione economica la bella raccolta di saggi di
Claudio Magris, Utopia e disincanto. Saggi 1974-1998, Garzanti, Milano 2001,
pp. 328, 22.500 lire. Una raccolta di brevi prose saggistiche che caldamente
raccomandiamo: ci pare che particolarmente in questa misura ed in questo
genere di scritture Magris ottenga esiti di grande penetrazione
intellettuale e finezza psicologica: come in altre sue opere in queste
pagine non vi e' solo elegante e lucido saggismo, sovente vi e' anche vera
saggezza.

10. LIBRI. LA RELAZIONE DI GIOVANNI RUSSO SPENA SU PEPPINO IMPASTATO
Bene, gli Editori Riuniti hanno stampato la relazione della Commissione
parlamentare antimafia presentata da Giovanni Russo Spena, Peppino
Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001, pp. 248,
18.000 lire. Da leggere.
Il testo della relazione (pp. 55-246) e' accompagnato da alcuni interventi
(pp. 7-54) di Giuseppe Lumia, Nichi Vendola, Michele Figurelli, Gianfranco
Donadio, Enzo Ciconte, Antonio Maruccia, Umberto Santino.
Su Peppino Impastato, militante della nuova sinistra di Cinisi (PA)
assassinato dalla mafia nel 1978, si legga anche: Salvo Vitale, Nel cuore
dei coralli, Rubbettino, Soveria Mannelli; Felicia Bartolotta Impastato, La
mafia in casa mia, La Luna, Palermo; Claudio Fava, Cinque delitti
imperfetti, Mondadori, Milano. Ma anche le molte ottime pubblicazioni del
Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" promosso dai suoi
compagni di lotta, ed in particolare il tenace e decisivo lavoro di
denuncia, ricerca, documentazione ed interpretazione del potere mafioso e
delle altre forme di criminalità organizzata svolto da Umberto Santino (per
contatti: Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa
Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 091/6259789, fax 091/348997, e-mail:
csdgi@tin.it). Si veda anche Marco Tullio Giordana, Claudio Fava, Monica
Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, Milano 2001 (sceneggiatura del film
omonimo).

11. LIBRI. UNA INTRODUZIONE A UNAMUNO
Armando Savignano, gia' benemerito soprattutto per le sue ricerche su Ortega
y Gasset, ha curato per la collana de "I filosofi" di Laterza una monografia
su Miguel de Unamuno, ed e' una festa per tutti noi che del professore di
Salamanca siamo vecchi appassionati.
Armando Savignano, Introduzione a Unamuno, Laterza, Roma-Bari 2001, pp. 202,
18.000 lire.
Una sola (marginale) spiacevolezza e' la distrazione nell'editing: a pagina
172 e' stata fatta una greve ammucchiata di libri diversi saltando tutti gli
a capo.

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 182 del 30 luglio 2001